VARSAVIA (pol. Warszawa; A. T., 51-52)
Capitale della repubblica polacca. La città, che è collocata quasi esattamente al centro geometrico d' Europa (52° 12′ N.; 21° 0′ E.) ed in pari tempo al centro della Polonia, si sviluppa sulla sinistra della Vistola, poco a monte o a valle della confluenza, nel gran fiume, di un largo reticolo di fiumi (Bug-Narew, Wkra, Pilica, Wieprz) che fanno della regione la zona di convergenza di vie provenienti da tutte le parti del paese. Di fronte agli altri insediamenti umani fissatisi in corrispondenza ai passaggi meno difficili attraverso la bassa doccia paludosa in cui divagava, e continua a divagare, il fiume (Włocławek, Płock, Czersk), quelli da cui ebbe origine l'attuale centro abitato presentavano il vantaggio di essersi impiantati sopra una terrazza sabbioso-argillosa che, tenendosi di regola intorno o al disopra dei 100 m., sovrasta di una trentina-quarantina all'incirca il livello medio della Vistola. Alla terrazza, che tocca qui il suo limite estremo verso settentrione - pił oltre ę la bassura occupata dal bosco di Kampinos, proprio a N. dell'attuale cittމ - fa riscontro, sull'opposta sponda del fiume, un'altra sia pur esile emergenza sabbiosa - tra lo stagno di Czarna Struga ed il braccio morto della Vistola che lambisce il Parco Paderewski - alta anch'essa di pochi metri sul pelo d'acqua del fiume, sị che questo ę, in corrispondenza a tale tratto della valle, costretto a fluire in un letto giމ naturalmente ben definito. Attraversarlo era qui pił agevole che in qualunque altro punto del suo corso nella regione: onde il fissarsi, ai due capi del traghetto, dei centri abitati destinati a comandarvi e regolarvi il traffico tra i due dominî che il fiume divide. Lo sviluppo di Varsavia era così necessariamente legato ad una funzione che si è andata delineando piuttosto tardi. Consacrata nel 1569 l'unione della Polonia e della Lituania - che allora abbracciava quasi tutto il bacino del Dnepr, dal Baltico all'Eusino - e aperte così alla colonizzazione occidentale le immense plaghe dell'Ucraina, presso che prive di braccia, il centro di gravità del nuovo stato venne a spostarsi verso oriente, mentre si creavano di necessità più intense correnti di scambio tra il vecchio nucleo della Polonia (Cracovia) e quello della Lituania (Vilna), divenuti ambedue marginali. D'allora in poi la fortuna di Varsavia era assicurata: gli 8-10 mila abitanti, che costituivano il centro urbano intorno alla metà del secolo XVI, salivano a quasi 100 mila prima della fine del XVIII, quando andò perduta l'indipendenza della Polonia. Durante l'occupazione russa il progresso continuò, pur attraverso periodi di stasi e nonostante che l'annessione all'impero avesse ridotto Varsavia a città di provincia: 140 mila ab. nel 1829, 223 mila nel 1864, 500 mila nel 1893 e 600 mila al chiudersi del secolo XIX. Alla vigilia della guerra mondiale la città, con i suoi 845 mila ab. (1913), era non solo il centro più popoloso di tutta la Polonia, ma uno dei ganglî industriali dell'impero russo, nel quale, per la stessa sua posizione al limite occidentale del territorio europeo, teneva un luogo distinto, quale tramite tra due civiltà dissimili e giunte a differente grado di evoluzione. L'indipendenza dello stato polacco ha, dopo il 1918, ancora accelerato il processo di sviluppo demografico della metropoli, la cui popolazione, accresciuta dal flusso delle vicine campagne in genere assai densamente popolate rispetto alle risorse naturali di cui dispongono, è cresciuta a 945 mila abitanti nel 1920, per superare di lì a poco il milione (1.200.000 abitanti nel 1935).
Ad onta delle trasformazioni subite, l'odierna topografia lascia ben riconoscere le tappe attraverso le quali è passato, nel suo successivo dilatare, l'insediamento urbano. Il nucleo originario (Stare Miasto) sviluppatosi dai precedenti piccoli centri feudali (Ujazdów, residenza di caccia dei duchi di Masovia, probabilmente il più antico di tutti, che sorgeva nella parte S. dell'attuale città, dov'è oggi l'ospedale militare), di pescatori (Rybitwy, da ryba "pesce") e di commercianti (Solec, che ricorda il traffico del sale; nuclei, i due ultimi, che hanno lasciato traccia nella toponomastica dei quartieri settentrionali), si ebbe il nome di Warszawa vensimilmente da Warsz, diminuitivo di Warcisław. L'onomastico era passato certo a indicare qualche casa o gruppo di case coloniche che si erano andate stabilendo sulla terrazza dominante il fiume. L'esistenza di nuclei di questo genere ę dimostrata dal decorso stesso delle attuali vie a S. del vecchio centro. Il decorso s'ę adattato a quello delle antiche strade campestri, facendo sị che nella maggior parte dell'abitato si avesse giustapposizione di stretti rettangoli di edifici, allungati perpendicolarmente alla Vistola, cin̄ che ę caratteristico appunto della zona a occidente della Marszałkowska. D'altronde, anche non poche delle vie che attraversano trasversalmente questo stesso settore - per es., Bracka, Zgoda, Bagno e Twarda - ricalcano senza dubbio la traccia di itinerarî destinati ad unire i sobborghi rurali al vecchio centro.
Prima che verso SO., però, l'abitato urbano era andato accrescendosi a N. dello Stare Miasto. Qui, a partire dal secolo XIV, un'esile striscia di case s'era distesa lungo la Vistola sino alla foce di un piccolo corso d'acqua oggi scomparso, ma allora utilizzato per la produzione di forza motrice. Si ebbe così un Nowe Miasto rimasto ben distinto dal nucleo primigenio. Le due città si congiunsero con un fossato di protezione solo a mezzo il sec. XVII. L'unificazione amministrativa, invece, non ebbe luogo se non molto più tardi, sotto Stanislao Augusto Poniatowski (1791), al cui interessamento si deve non poco del poco che fu fatto, innanzi i tempi moderni per la soluzione dei varî problemi urbanistici che poneva un sì grosso centro cittadino, allora, come oggi, tra i maggiori dell'Europa continentale. Anche sotto tale riguardo, il dominio russo lasciò molto a desiderare: durante questo periodo, anzi, non solo si ebbe la completa distruzione, in due riprese (1794 e 1831) di Praga - il centro sviluppatosi, dopo il sec. XV, sull'opposta sponda della Vistola - ma lo stesso accrescimento di Varsavia venne inceppato o addirittura soffocato dalle costruzioni militari volute da Nicola I dopo la rivolta del 1831. Un intiero quartiere a N. del Nowe Miasto fu raso a terra per far posto alla cittadella, attorno alla quale, come attorno al campo di Mokotów fissato all'altro estremo della città, era vietata ogni costruzione.
Con queste premesse, e tenendo conto degli avvenimenti che caratterizzano la storia della Polonia durante gli ultimi due secoli, è facile spiegarsi le disarmonie che Varsavia non è riuscita a cancellare, almeno agli occhi di un occidentale. Disarmonie delle quali la più appariscente è forse il contrasto tra la funzione che la città è chiamata ad assolvere in un grande stato e come agglomerato urbano non solo di vaste proporzioni, ma di indubbio significato culturale e storico, ed il suo aspetto che, qua e là, tradisce ancora una origine provinciale.
Il centro dell'attività cittadina, che rimase a lungo sul margine meridionale del nucleo più antico - all'incirca nel Plac Zamkowy (Piazza del Castello), cui mette capo uno dei ponti che attraversano la Vistola - ha finito con lo spostarsi via via verso S., in armonia con la tendenza all'espansione edilizia nello stesso senso. La vecchia Varsavia, tra i giardini Krasiński, la via Długa, il parco di Sassonia e il fiume, conserva nel pittoresco dedalo delle sue viuzze tortuose, edifici che risalgono agli ultimi del sec. XVI e ai due successivi. Oltre al giardino Krasiński, verso N., è il quartiere ebreo, che consta di una sessantina di strade, dai due lati del Nalewki: zona che contrasta, per il suo carattere quasi orientale e più ancora per le sue poco commendevoli condizioni igieniche, col resto della città, in cui è invece predominante l'impronta della civiltà europea. A S. del Plac Zamkowy si allineano, lungo il Krakowskie Przedmieście (Sobborgo di Cracovia) da un lato, e la Marszałkowska dall'altro, le case pił aristocratiche ed eleganti della cittމ: le due vie sono pił a S. continuate fino al magnifico Parco Łaziehki che porta sị evidenti tracce del gusto e della genialitމ degli artisti italiani che vi lavorarono.
Le due rive della Vistola comunicano per mezzo di tre ponti - un quarto serve esclusivamente per la ferrovia - il pił antico dei quali, quello di Kierbedź, costruito nel 1865, conduce nel cuore di Praga, mentre il monumentale Ponte Poniatowski - che risale al 1913, ma fu parzialmente rifatto nel 1925, essendo stato danneggiato durante la guerra mondiale - unisce la zona dei giardini ch'è sulla riva sinistra al Parco Paderewski e al porto fluviale. La lunga arteria rettilinea che ne è così venuta fuori tra Kamionek ed i sobborghi occidentali è destinata a divenire l'asse del futuro sviluppo urbanistico. Praga è agglomerazione essenzialmente operaia, perché sede della maggior parte degli opifici, delle stazioni ferroviarie di smistamento e dei bacini del nuovo porto fluviale. Questo utilizza una depressione della terrazza su cui sorge l'abitato, depressione occupata dalle acque di un braccio morto della Vistola. Quartieri industriali si sono però impiantati anche a NO. ed a SO. del centro urbano vero e proprio. Come in tutte le altre grandi metropoli europee, la più recente espansione di edilizia si orienta in misura notevole verso le città-giardino e i centri satelliti: espansione volta di preferenza nelle due opposte direzioni di N. (Zolibórz, Marymont, Słodowiec) e di S. (Rakowiec, Mołotów, Czerniaków), anche sulla sponda destra (Saska Kępa), essendo cessate, con la riacquistata indipendenza, le ragioni che avevano deviato il naturale accrescimento della città dal continuarsi parallelamente al fiume. Caratteristico del dopoguerra è poi non solo il più intenso ritmo industriale impresso al centro urbano - circa un quarto della popolazione attiva di questo è impegnato ora nelle industrie, fra le quali, accanto alle tessili ed alle metallurgiche, figurano già, con promettente sviluppo, quelle chimiche, - ma ancor più l'aumento della sua attività commerciale (il 18% della popolazione attiva è addetto ai traffici). Chiara conseguenza, l'una e l'altra, della funzione che oggi adempie Varsavia rispetto allo stato di cui è in pari tempo capitale e massimo centro economico. D'altra parte non vanno dimenticati i grandi lavori che il governo nazionale ha iniziato e in gran parte compiuto per regolarizzare ed utilizzare il corso della Vistola. Una striscia di terreno lungo la riva sinistra è stata conquistata alle acque: vi trovano posto ora un bel parco e una fila di stabilimenti balneari. Praga, oltre che capolinea del movimento ferroviario di Varsavia, ne è divenuto il porto fluviale, destinato a smaltire il traffico di una parte almeno delle merci e dei passeggeri provenienti o diretti alle regioni della bassa Vistola. Il movimento è ancora modesto, ma tende ad aumentare e più aumenterà quando l'attrezzatura tecnica dei bacini sarà migliorata.
La grande Varsavia si stende su di una superficie di 125 kmq., - di poco inferiore a quella del comune di Torino - dei quali la maggior parte sulla sinistra della Vistola, tra Bielany e Wilanów, ed abbracciando sulla destra un largo tratto di territorio ad E. di Praga. Entro questi confini, il censimento del 1931 ha rilevato 1.178.914 abitanti, dei quali il 72,4% è costituito da polacchi e il 26,9% a israeliti.
L'omonimo voivodato è, coi suoi 29.338 kmq. di superficie, uno dei più estesi, ma non dei più densamente popolati (2,5 milioni di ab. nel 1931, cioè 86 ab. al kmq.) della repubblica. Il distretto abbraccia la valle della media Vistola dalla confluenza della Pilica a quella della Drwęca, toccando a N. il confine con la Prussia Orientale. È paese piatto e umido, costituito da terreni recenti di origine glaciale e fluvio-glaciale, che la Vistola e i suoi affluenti hanno rimaneggiato, dove terrazzandolo, dove espandendo le proprie alluvioni: zone favorevoli alle coltura si alternano a lembi boschivi, specialmente ad E., ed a lande incolte. La vicinanza della capitale e di grossi centri abitati vi ha determinato uno sviluppo agricolo in complesso più intenso che nelle regioni orientali della Polonia mediana, riducendo il dominio della foresta. In generale, però, l'agricoltura ha solo per ristretti spazî carattere intensivo. Prevalgono i cereali (segale e grano), la patata (massime nei dintorni di Varsavia) e la barbabietola da zucchero. Scarso, relativamente, è invece l'allevamento, eccetto a N. della Vistola e nelle vicinanze della capitale.
La popolazione è in grande maggioranza polacca (90% circa), con pochi Ebrei (7,8%) e Tedeschi (2,3%), questi presso il confine con la Prussia Orientale. La percentuale della popolazione urbana (22%) resta al disotto della media della repubblica; vi sono tuttavia una quarantina di centri superiori ai 5 mila ab. Di questi i più importanti sono Włocławek (40 mila ab.) e Plock (28 mila ab.), ambedue sulla Vistola, a valle di Varsavia, e sorti in corrispondenza a punti di facile transitabilitމ del fiume.
Monumenti. - Fondata alla fine del sec. XIII, Varsavia non possiede monumenti più antichi del sec. XIV. Restano del sec. XIV: la chiesa di S. Giovanni oggi cattedrale, e la chiesa di Santa Maria, ambedue edificate sotto influsso dell'architettura dell'Ordine Teutonico.
Non resta alcun edificio del Rinascimento che non sia stato ricostruito. Il palazzo comunale, ricostruito dall'italiano Antonio del Ralia nel 1580, non esiste più. Anche le case nel mercato edificate per la maggior parte dopo l'incendio del 1431 subirono nei sec. XVI e XVII ricostruzioni. Ma dalla pianta delle costruzioni gotiche e dai successivi apporti del Rinascimento polacco si formò un tipo di casa del sec. XVII-XVIII, in cui si trovano segni anche del Rinascimento italiano, tedesco e olandese. Esempî tipici delle case sono: la casa della famiglia di Baryczka e la casa detta dei duchi di Masovia. Divenuta capitale della Polonia, Varsavia ebbe uno sviluppo rapido. Nello stile barocco fu riedificato (1621) il castello su progetto d'Andrea Hegner Abramowicz. La guerra con gli Svedesi guastò magnifici palazzi costruiti nella prima metà del sec. XVII, ma restano e formano una singolarità di Varsavia quelli della fine del sec. XVII e XVIII. La loro architettura mostra l'influsso delle residenze rustiche ma anche quello delle ville italiane suburbane. Il palazzo di Wilanów presso Varsavia è il più magnifico monumento dell'architettura civile barocca in Polonia. Ne diressero la fabbrica gl'italiani Locci (1681-1694), G. Belloti, Ceroni, Affati; e inoltre il Thilman di Gammeren in Brabantea, e il tedesco A. Schlüter. Memorabile è anche il palazzo della famiglia Krasiński costruito dal 1676 al fine del sec. XVII su pianta polacca, ma con architettura italiana sotto influsso dei Paesi Bassi. Le chiese del tempo hanno facciate semplici nella maniera del Palladio. Nelle facciate delle chiese dei cappuccini e degli scolopî è il primo annunzio del classicismo; la prima chiesa concentrica su pianta a croce greca è quella delle Sacramentine. Nel 1683-1688 fu eretta la chiesa di Czerniaków presso Varsavia, in cui la pianta, la cupola, i grandi piani attestano l'influsso italiano. Nel secondo decennio del sec. XVIII si ebbe una grande attività architettonica in cui il re Augusto II esercitò un'azione personale. Allora l'influsso italiano cedette allo stile rococò di Dresda: architetti sassoni, o italiani che lavorarono a Dresda - M. D. Pöppelmann, Z. Longuelune, I. F. Knöbel, I. C. Knöffel, Fontana, Jauch I. D. von Krubsacius, G. Chiaveri, I. S. Deybel - direttamente o mediatamente decidevano della nuova architettura nella capitale. Si ricostruì il palazzo di Brühl oggi Ministero degli affari esteri; il palazzo della famiglia Bieliński, comperato dal re Augusto II per propria residenza, fu rinnovato e allargato ed ebbe il nome "Palazzo Sassone". Nello stile del Palladio fu eretto nel 1720 "Pałac pod Blacha" (Palazzo sotto Piastra). Altri influssi giungevano da Vienna e da Praga (se ne vedono nel Collegio degli scolopî dal 1743 eretto su progetti di Iacopo Fontana) e tra riflessi del Bernini, del Borromini, di Carlo Fontana alla fine del sec. XVIII ritornò di nuovo lo stile del Palladio.
Fra il 1777 e il 1794 si andò formando uno stile fondato sul classicismo francese ma distinto dai suoi proprî caratteri: lo stile di "Stanislao Augusto", il cui maggiore monumento è il palazzo di Łazienki, interamente ricostruito su progetti di Domenico Merlini. Anche il castello fu rinnovato nello stile classico: soprattutto fumno ricostruiti gli appartamenti sotto la direzione del Merlini e di I. B. Kamsetzer.
Tra le chiese ę da ricordare quella valdese, a pianta centrale e cupola, capolavoro di S. B. Zug (1799). Pietro Aigner introdusse di nuovo lo stile del Palladio a Varsavia, tipico per gli ultimi anni di Stanislao Augusto. Il neoclassicismo dopo il congresso di Vienna si mostra soprattutto nei palazzi privati e pubblici. In pochi anni si costruirono la Banca Polacca, il palazzo del Consiglio dei ministri, il palazzo della Commissione delle Finanze, la zecca, l'universitމ, l'osservatorio, il palazzo di Staszyc, il palazzo del Luogotenente, il Belvedere, il palazzo della Commissione degli Affari Interni e il Teatro Grande. Rappresentanti dello stile neoclassico sul principio del sec. XIX sono gli architetti Zug, I. Kubicki e Zawadzki, poi Antonio Corazzi da Livorno e anche Pietro Aigner. Dell'Aigner, che dopo i suoi viaggi in Italia rimase a Varsavia sino al 1825, la costruzione pił interessante ę la chiesa di S. Alessandro finita nel 1824. Il Corazzi, giunto a Varsavia nel 1828 vi lavorn̄ fino al 1841 facendo progetti per molti palazzi. Bisogna ricordare anche Enrico Marconi la cui ricostruzione del palazzo di Pac (adesso Tribunale distrettuale) ę un capolavoro, specialmente nella facciata principale (1823). Le costruzioni pił moderne, tra la fine del sec. XIX e il principio del XX, segnano un ritorno allo stile classico dei tempi di Stanislao Augusto, come il Teatro Polacco, creazione di Czesław Przybylski, la biblioteca Krasiński, capolavoro di Nagórski e Gay. Negli ultimi tempi, con le costruzioni in cemento armato, si è affermata la tendenza a favore di architettura "razionale".
Pochi gli avanzi di scultura gotica e del Rinascimento. Tra questi ultimi bisogna ricordare il monumento sepolcrale di Stanislao e Giovanni duchi di Masovia (circa 1530). Il più grandioso monumento di Varsavia è barocco: la colonna di Sigismondo III, in cui la parte architettonica è opera di Costantino Tencalla, la figura fu modellata da Clemente Molli e fusa in bronzo da Daniele Thym di Danzica (1644). Nella seconda metà del sec. XVII gli scultori Thylman e Schlüter decoravano il palazzo di Wilanów, lo Schlüter ornò (1689-1693) il palazzo Krasiński, specialmente nel timpano della facciata principale. Francesco Maino da Milano eseguì i ricchi stucchi della chiesa di Czerniaków. Durante il regno di Stanislao Augusto prese sviluppo anche la scultura. Il Le Brun, scultore del re, ornò il palazzo di Łazienki e il giardino con molte figure. Accanto a lui lavorarono gli scultori Monalgi, Righi, Staggi e Pinck.
Nel sec. XIX l'influsso del Canova e del Thorvaldsen predominn̄. Un allievo del Canova, Luigi Kaufman, ornn̄ l'attico del palazzo di Pac; il Thorvaldsen scolpị il monumento di Copernico (1830) e quello del principe Giuseppe Poniatowski (1832). Con l'indipendenza, la scultura opern̄ sempre pił erigendo monumenti nelle piazze e nei giardini (monumento di Chopin, opera di W. Szymanowski; la "Ballerina" di St. Jackowski, i monumenti di Kiliński, opera di Jackowski e Il cavaliere; l'Aviatore del Wittig e il monumento di Bogusławski dello Szczepkowski).
La pittura gotica ha lasciato pochi monumenti. Alla fine del sec. XVI, tra i numerosi pittori della corte di re Sigismondo III e di re Ladislao IV vi erano Tomaso Dolabella, veneto, Iacopo Troschel, tedesco, Agostino John di Dresda, Pieter Claes Soutman e Justus d'Egmont, fiamminghi, Peter Danckerts de Ry, olandese, e i polacchi Adalberto Bożymowski, Cristoforo Trętkowski e Giovanni Trętko. Lucas Förstermann, Wilhelm Hondius e Jeremias Falck, eminenti incisori, producono per la corte molte opere. Alla fine del secolo XVII operavano soprattutto i pittori Martino Altomonte, Giorgio Filippo Rugendas e Giorgio Eleuter Siemiginowski e l'incisore Romeyn de Hoogh.
Nei tempi della dominazione dei re di Sassonia lavorarono per la corte Adam Manyoki, Lodovico de Silvestre e Silvestre de Mirys. Per le chiese dipinse quadri Simone Czechowicz. Un gran movimento d'arte durante il regno di Stanislao Augusto si mostrò anche nella pittura. Lavoravano alla corte gli artisti italiani Bernardo Bellotto, detto il Canaletto, Marcello Bacciarelli, Giovanni Battista Lampi, Giuseppe Grassi, lo svedese Peter Krafft, il francese Luigi Marteau, il tedesco Gustaw Taubert e altri. Carlo Bechon, Anna Bacciarelli, Vincenzo de Lesseur, Giuseppe Kosiński e Alessandro Kucharski dipinsero numerose miniature. Eminente pittore fu Giovanni Norblin. Sigismondo Vogel era un abile disegnatore. Degli allievi del Bacciarelli lavorò a Varsavia Casimiro Wojniakowski; Francesco Smuglewicz v'importò la maniera neoclassica; il realista Alessandro Orłowski non vi soggiornn̄ che poco. Nella prima metމ del sec. XIX vanno ricordati Martino Zaleski, pittore delle vedute e degli eventi storici di Varsavia del suo tempo. Antonio Brodowski, ritrattista; nella seconda metމ i pittori Giuseppe Simmler, Adalberto Gerson, Enrico Pilatti, Alessandro Lesser, Rafaele Hadziewicz. Alla fine del sec. XIX e nel sec. XX si distinsero tra i pittori di Varsavia o vi dimorarono, Giuseppe Chełmoński, i fratelli Alessandro e Massimiliano Gierymski, Ladislao Podkowiński, Giuseppe Pankiewicz, St. Lenz, Stan. Masłowski, Apolonio Kędzierski, Conrado Krzyżanowski e altri. Attualmente tutte le maniere dell'arte moderna hanno i loro rappresentanti, più o meno originali, e soprattutto fiorisce l'arte grafica.
V. tavv. CXXXI e CXXXII.
Istituti culturali. - Fra i centri culturali della Polonia contemporanea Varsavia occupa il primo posto. L'Accademia polacca delle scienze, il principale istituto scientifico polacco, ha bensì la sua sede a Cracovia, ma Varsavia accentra in sé il maggior numero di scuole superiori, e, in quanto capitale della repubblica, possiede una serie d'istituti governativi, cittadini e privati, destinati alla scienza e alla cultura.
L'università "J. Piłsudski" ę stata fondata nel 1827. Chiusa dai Russi dopo la rivoluzione del 1831, fu riaperta nel 1862 quale Scuola principale che però soltanto fino al 1869 conservò il suo carattere polacco, per diventare poi un'università russa (ma fino dal 1905 gli studenti polacchi la boicottavano) senza alcuna influenza sullo sviluppo della scienza polacca. L'attuale università è stata inaugurata nel 1915 e consta di 9 facoltà: tre teologiche (cattolica, protestante e ortodossa), l'umanistica e quelle di giurisprudenza, medicina, scienze naturali, e veterinaria e farmaceutica. Conta tra i 9 e 10 mila studenti. Il Politecnico di Varsavia si riallaccia alle tradizioni dell'Accademia tecnica, esistente sin dal 1824, ma soppressa poi dal governo russo. Solo nel 1901 fu concessa la fondazione, a spese del municipio e di privati, dell'attuale politecnico, ma siccome la lingua d'insegnamento vi era il russo, anch'esso fu boicottato dagli studenti polacchi. Attualmente il politecnico è diviso in cinque sezioni: strade e ponti, meccanica, elettrotecnica, chimica e architettura. Conta circa 4500 studenti. Vi sono inoltre a Varsavia i seguenti istituti superiori: l'Università libera, la Scuola centrale di agronomia (fondata nel 1906, 1500 studenti), la Scuola superiore di scienze commerciali (fondata nel 1906, 1100 studenti), la Scuola di scienze politiche (fondata nel 1915, 1500 studenti), l'Istituto centrale di educazione fisica, la Scuola superiore di giornalismo, la Scuola di stomatologia, ecc.
Di recente fondazione (1933) è l'Accademia polacca di letteratura: essa conta 15 membri eletti a vita, e scelti fra i rappresentanti più eminenti della letteratura polacca. Essa organizza conferenze, sedute di discussioni, conferisce premi.
La "Società scientifica di Varsavia" (Towarzystwo Naukowe Warszawskie), fondata nel 1907, continua l'attività della società omonima, creata nel 1800 e soppressa nel 1832. Si divide in cinque classi (linguistica e storia della letteratura, storia, sociologia e filosofia, matematica e fisica, scienze biologiche, scienze tecniche). Vi è annessa una biblioteca di circa 70.000 volumi. L'attività scientifica della società si accentra in diverse pubblicazioni.
La Cassa Mianowski, fondata nel 1888, ha il compito di favorire lo sviluppo della scienza polacca. Le sue pubblicazioni di carattere scientifico (finora circa 1200 volumi) sono affiancate da due periodici: Nauka Polska (Scienza polacca) e Organon. La "Cassa", che una volta traeva i suoi proventi da proprie miniere di petrolio nel Caucaso, continua, nonostante le peggiorate condizioni economiche, ad essere uno dei più importanti istituti culturali polacchi.
Finalità simili ha il Fondo della cultura nazionale, costituito nel 1928 presso la Presidenza del consiglio. Dal 1928 al 1936 esso ha conferito numerosi sussidî nell'ammontare di circa 9 milioni di złoty.
A Varsavia vi sono attualmente, oltre a 5 archivî, la Biblioteca nazionale, fondata nel 1928 tuttora in stato di sistemazione, con circa 450.000 volumi, 18.000 manoscritti, in parte provenienti da diverse raccolte esistenti prima della guerra mondiale a Rapperswil in Svizzera, a Parigi e altrove; riceve per diritto di stampa tutte le pubblicazioni e ne pubblica la bibliografia; la Biblioteca universitaria, fondata nel 1817, asportata in buona parte in Russia dopo il 1830, conta ora 785.000 volumi, e 3000 manoscritti; la Biblioteca Krasiński, con importantissime raccolte, dei secoli XVI e XVIII, donate da diverse famiglie dell'aristocrazia, conta 252.000 volumi e 6000 manoscritti (vi è annessa una raccolta d'armi); la Biblioteca Zamojski possiede il ricco archivio della famiglia Zamojski, importanti documenti storici, codici miniati, un gabinetto numismatico, conta circa 100.000 volumi e 2000 manoscritti; la Biblioteca pubblica (250.000 volumi); la Biblioteca centrale militare (240.000 volumi), ecc.
Il Museo nazionale, che accoglie in sé le raccolte del Museo municipale, è sorto nel 1936. Ha carattere ecclettico: galleria di quadri, polacchi e stranieri, un gabinetto numismatico, raccolte di antichi tessuti polacchi, ecc. Varsavia possiede inoltre i seguenti musei: Museo dell'industria e dell'agricoltura (fondato nel 1875), Museo statale di scienze naturali (1919), Museo dell'esercito (1920).
A Varsavia vi sono infine diversi istituti culturali stranieri: quello italiano è stato fondato nel 1934.
Storia. - Varsavia appare nei documenti molto tardi. Nel 1224 essa è menzionata quale villaggio. Ma dopo questa data, Varsavia, che deve il suo sorgere tardivo alla lontananza da ogni centro politico e commerciale, in cui prima del sec. XIII si era trovata tutta la Masovia, cominciò a svilupparsi sempre più favorevolmente. Nello stesso sec. XIII i principi di Masovia vi costruirono il loro castello e Varsavia divenne una città posta sotto la giurisdizione del diritto tedesco. Nel sec. XIV lo sviluppo di Varsavia, situata presso il traghetto sulla Vistola, lungo la via che conduceva verso la Lituania, fu ancora più rapido. Nel 1339 essa è sede del processo tra la Polonia e l'Ordine Teutonico. Alle chiese di legno subentrano allora chiese di pietra; accanto alla città sorge, verso occidente, la città nuova, Nowe Miasto.
Con tutto ciò Varsavia, ad onta della protezione dei principi masoviani, resta pur sempre una piccola città, non solo in confronto alle altre città polacche, ma anche paragonata ad alcune città della stessa Masovia.
Dopo l'incendio del 1431 fu proibita la costruzione di case di legno nella città propriamente detta, circondata da mura, abitata da una popolazione più agiata, e centro del movimento commerciale. Quando nel 1526 si estinse la famiglia dei duchi masoviani, la Masovia, e con essa Varsavia, fu incorporata al regno di Polonia, col quale si trovava fino allora in rapporto di vassallaggio. Grande interesse per Varsavia manifestò Bona Sforza, moglie di Sigismondo I, scegliendo spesso questa città a sua dimora. Quando poi l'Unione di Lublino (1569) strinse ancora più i rapporti tra la Polonia e la Lituania, Varsavia, a datare dal 1573, divenne, per la sua posizione centrale tra i due stati uniti, il luogo di elezione dei re polacchi. Allora attraverso la Vistola fu costruito il primo ponte. Poco dopo, nel 1595, Sigismondo III trasportò la sua residenza a Varsavia. E per quanto Cracovia rimanesse anche più tardi il luogo d'incoronazione dei re polacchi, pure, da allora in poi, essi risiedevano a Varsavia. Con il trasferimento della residenza dei re, e il conseguente trasloco degli organi governativi, anche la vita politica cominciò a spostarsi a Varsavia. Tanto più in quanto a Varsavia cominciò allora a tenere le sue sedute anche la Dieta.
Il rapido sviluppo della città ha avuto per conseguenza un popolamento sempre più intenso dei sobborghi, soprattutto del "Sobborgo di Cracovia", situato sulla strada che conduceva verso questa città. Lì fu anche costruita una serie di palazzi per i magnati che dimoravano accanto al re. Questo incremento di Varsavia fu interrotto intorno alla metà del sec. XVII dalle ripetute devastazioni che la città subì durante la guerra con gli Svedesi e con i Transilvani. Nel 1659 il centro di Varsavia non aveva che 184 case, e il Nowe Miasto 93. Da queste devastazioni la città non si riebbe che lentamente. E solo durante il regno di Stanislao Augusto, nella seconda metà del sec. XVIII, essa riprese a svilupparsi favorevolmente ed ebbe anzi un periodo di grande splendore. Lo stesso re, cultore di belle arti, poneva molta cura nell'abbellimento della capitale. Sorse allora il primo teatro pubblico, furono costruiti molti grandi edifici e rinnovate le vie principali. Il re fece ricostruire il castello ed eresse inoltre per sé il palazzo Łazienki, circondato da un grande parco. La ricca borghesia di Varsavia si assicurn̄, grazie al presidente della cittމ Jan Dekert, una parte importante nell'ottenimento di diritti politici per la classe borghese della Polonia. E i borghesi varsaviani si distinsero, nel 1794, tanto nella cacciata dei Russi dalla capitale quanto nella successiva difesa della cittމ. La terza spartizione della Polonia che fece di Varsavia una cittމ provinciale della Prussia, il periodo del ducato di Varsavia e quello delle guerre napoleoniche ostacolarono lo sviluppo della cittމ. Invece il periodo del "Regno del Congresso" (dopo il 1815) segnn̄ il principio di uno straordinario incremento di Varsavia. Capitale del regno, sede del governo, della dieta e dell'arcivescovato allora fondato, Varsavia ottenne in quegli anni un'universitމ (1816) e una "Societމ delle Scienze", divenne il centro della vita culturale della Polonia.
Allo sviluppo della cittމ diede un forte impulso la creazione di diversi stabilimenti industriali. Tale sviluppo continun̄ anche sotto il governo russo che danneggin̄ invece gravemente le condizioni culturali di Varsavia. Dopo la sconfitta dell'insurrezione del 1831 i Russi chiusero l'universitމ polacca, soppressero la "Societމ delle Scienze" e asportarono da Varsavia, come giމ avevano fatto dopo le spartizioni, importanti collezioni di libri e di materiale scientifico. Le industrie, pern̄, continuarono a svilupparsi favorevolmente, facendo di Varsavia un forte centro industriale, difeso, con barriere doganali, dalla concorrenza dell'occidente, e con vie aperte verso la Russia e il lontano Oriente. A Varsavia avevano termine i binarî ferroviarî a larghezza normale, e s'iniziavano i binarî larghi di tipo russo. Importante nodo ferroviario, la città divenne un centro del movimento di transito, di commercio, dell'organizzazione bancaria. E ad onta della politica russificatrice vi si sviluppò anche la vita culturale: Varsavia fu il centro di attività di parecchi grandi scrittori, quali Sienkiewicz, Prus, ecc.
L'era costituzionale, inaugurata nel 1905, rese possibile anche un miglioramento dell'attività scientifica. La guerra mondiale segna la fine del dominio russo: il 5 agosto 1915 Varsavia fu occupata dagli eserciti tedeschi e rimase tre anni occupata da essi. L'occupazione ebbe termine l'11 novembre 1918, quando Varsavia divenne la capitale della Polonia restituita. La vittoria dell'agosto 1920 sull'esercito bolscevico che si era spinto fin nei pressi di Varsavia, consolidò definitivamente l'indipendenza polacca.
Musica. - Solo nel 1587, diventata residenza dello stato polacco, Varsavia appare nella storia della musica. Sigismondo III Vasa, poco dopo l'assunzione sul trono, cominciò a organizzare nella sua corte una cappella, alla quale fece invitare sin dai primi anni noti musicisti e compositori stranieri, soprattutto italiani. Nel 1596 ne divenne membro Luca Marenzio, che vi fu attivo circa due anni, ottenendo ricche ricompense e la nobiltà polacca. Assieme a lui faceva parte della cappella di Varsavia Annibale Stabile, allievo diretto del Palestrina, che prima della sua partenza per la Polonia era stato maestro della cappella presso la basilica di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore in Roma. Furono chiamati inoltre alla corte di Sigismondo III, per un soggiorno più o meno lungo, i musicisti Giulio Cesare Gabussi, allievo di Costanto Porta, Giulio Osculati, Lorenzo Bellotti, Raffaele Veggio, Vincenzo Bertolusi, Alessandro Cilli, Vincenzo Giglio-Lilio e Aspridio Pacelli, oriundo da Vasciano nell'Umbria. Per il posto di maestro della cappella di Varsavia, Pacelli abbandonò quello di maestro del coro presso la basilica del Vaticano, e conservò la sua nuova carica per 20 anni, sino alla morte, avvenuta nel 1603.
Accanto a questi artisti italiani emerse intorno al 1600 il talento dell'unico musicista polacco, occupato alla corte di Sigismondo III, Andrzej Staniczewski. Un bel documento di questa prima epoca della musica di Varsavia, che si riallaccia alla tradizione due volte secolare di Cracovia, l'antica capitale polacca, è la raccolta Melodiae sacrae (a cura di B. Skalski, Cracovia 1604), nella quale tutti i musicisti menzionati sono rappresentati con perfette composizioni polifoniche di carattere ecclesiastico. A questa prima serie di musicisti italiani si aggiunsero altri non meno famosi: Giovanni Francesco Anerio, fratello di Felice e allievo di Palestrina, e Tarquinio Merula.
Per il tramite di Pacelli, Sigismondo III cercò, senza successo, di far venire da Venezia anche Giovanni Gabrieli. Varsavia ebbe un secondo periodo di splendore, quale centro di cultura musicale, ai tempi di Marco Scacchi che giunse alla corte regia nel 1618 da Roma, ove era stato allievo di Felice Anerio. Egli assunse, dopo la morte del Pacelli, la direzione della cappella reale e conservò tale posto per ben 25 anni, per ritornare poi, dopo la morte di Vladislao IV, in patria. Sotto la direzione dello Scacchi il numero dei componenti la cappella reale andò aumentando sino a raggiungere, nel 1643, 48 membri. Di questi circa 20 erano italiani e 21 Polacchi. I saggi del loro talento furono raccolti dallo Scacchi e pubblicati con il titolo Xenia Apollinea, nell'appendice alla sua opera teoretico-polemica Cribrum musicum ad triticum Siferticum. Fra i compositori della cappella si distinsero Bartłomiej Pękiel, Adam Jarząbski e Marcin Mielczewski. L'attività della cappella era molto varia e abbracciava tutte le forme e generi musicali allora in voga, compresa la rappresentazione di opere, che furono introdotte a Varsavia prima che negli altri paesi d'Europa, e cioè già nel 1635. Secondo la concorde opinione dei contemporanei, il livello artistico della cappella di Varsavia era molto alto. Gl'inizî del regno di Giovanni Casimiro permettevano di trarre i migliori auspici per le sorti della musica, ma il flagello della guerra che si abbatté sulla Polonia ne impedì un ulteriore sviluppo. I tempi dello splendore musicale alla corte del re erano terminati. L'organizzazione della musica cominciò ad assumere forme più democratiche. Ai tempi di Giovanni III Sobieski emerge con caratteri ben distinti, dal grigio sfondo musicale dell'epoca, la figura del compositore Jacek Różycki. Rimangono inoltre come documenti della musica di quei tempi alcuni buoni organi, eseguiti da maestri di organi di Varsavia, e violini perfetti usciti dalle botteghe di due noti liutai locali: Dankwart e Groblicz.
All'epoca della dinastia sassone sorse un'Opera pubblica con ottimi cantanti italiani che Augusto I e II fecero venire nella residenza polacca da Dresda. Gl'inizî dell'Opera polacca risalgono al 1778. I primi saggi in questo campo - modesti vaudevilles-Singspiele - sono opera del librettista Bohomolec e del compositore Maciej Kamieński. Nel repertorio dell'opera di Varsavia, alla fine del sec. XVIII e al principio del sec. XIX, apparvero - talvolta a poca distanza dalle prime rappresentazioni - le opere di Paisiello, Mozart, Sacchini, Cimarosa, Salieri, Cherubini, e poi di Méhul, Rossini, ecc. Ne erano protagonisti, nei primi decennî dell'800, Józef Elsner e Karol Kurpiński. Nel 1806 E. Th. A. Hoffmann fondò la "Musikalische Gesellschaft", che si prefiggeva di coltivare la musica sinfonica. Nel corso degli anni seguenti appare sempre più evidente la predilezione per la musica nella società di Varsavia: cresce il numero degli insegnamenti di canto e pianoforte, la musica diventa sempre più un importante fattore di cultura generale, occupa nella vita individuale il carattere di un vero bisogno dello spirito, è segnacolo di cultura. Nel 1818 Elsnei fondò l'Alta scuola musicale, sotto la tutela della Commissione educativa. Dal corso di Elsner uscirono i seguenti compositori polacchi: Stefani, Wejnert, Nidecki, Dobrzyński, Wysocki, Krogulski e Federico Chopin. A Varsavia, sotto la guida dell'organista Augusto Freyer, ottenne la sua preparazione musicale il piccolo Stanislao Moniuszko (1827-29) e a Varsavia egli si fissò stabilmente nel 1858 quale direttore dell'Opera. La scuola fondata da Elsner fu chiusa nel 1831, e solo nel 1861, grazie all'iniziativa del noto violinista Apolinary Kątski, fu creato l'Istituto musicale, quale scuola del tipo dei conservatorî. Abbastanza favorevole, ad onta delle condizioni politiche, fu lo sviluppo, dal punto di vista artistico, dell'opera nella bella sede del Teatr Wielki (Teatro Grande). Moniuszko vi rappresentò nel 1858 la sua Halka e nel 1865 l'altro suo capolavoro Straszny dwór. Ma Varsavia restava ancora priva di un'istituzione destinata alla musica sinfonica. A questo compito non poté adempiere appieno la Società musicale diretta, successivamente, da Aleksander Zarzycki, Józef Wieniawski, Władysław Zieleński, Zygmunt Noskowski ed altri. Infine, nel 1901, la fondazione, per opera di un gruppo di cittadini benemeriti, della Filarmonica, permise uno sviluppo in grande stile dell'attività concertistica, nella quale l'arte sinfonica passò in primo piano. A capo dell'ottima orchestra fu chiamato quale suo primo direttore, Emil Młynarski. Tutto il vasto repertorio dell'arte sinfonica apparve sui programmi della Filarmonica, e la produzione sinfonica polacca, fino allora scarsamente sviluppata, ottenne una base magnifica per la realizzazione dei suoi progetti e presto comincin̄ a mettersi alla pari con le nazioni che, in questo campo, si trovavano all'avanguardia. La risurrezione dello stato polacco ebbe una ripercussione favorevolissima sulla vita musicale di Varsavia, divenuta capitale della repubblica. Gli organismi musicali giމ esistenti ebbero un forte incremento: l'antico conservatorio fu statizzato e il suo programma pedagogico ampliato; il municipio autonomo di Varsavia comincin̄ a sovvenzionare l'opera della capitale che si sforzava di adempiere ai suoi obblighi di fronte alla creazione drammatica polacca.
La trasformazione dei corsi superiori del conservatorio in una Accademia nusicale non si mantenne a lungo - unico rettore ne fu Karol Szymanowski. Nel 1926 sorse la Società editrice di musica polacca che si rese benemerita con l'edizione di numerose opere di valore di giovani compositori polacchi (anche di spartiti orchestrali) e con la pubblicazione di periodici di musicologia e di opere a carattere informativo. Contemporaneamente si costituì l'Associazione degli amici della musica antica, che diffonde l'interessamento per la musica dei secoli passati e pubblica pregevoli documenti dell'antica musica polacca. Nel 1933 fu fondato l'Istituto F. Chopin che ha per iscopo di propagare le opere del geniale artista.
Grazie alle sue diverse istituzioni musicali, alle scuole musicali, all'attivissima stazione radio, all'esistenza di case editrici musicali, allo sviluppato movimento di concerti, ecc., Varsavia è oggi uno dei centri principali della vita musicale d'Europa.
Teatro. - Con la fondazione, nel 1765 e per opera del re Stanislao Augusto, di un teatro nazionale, ha inizio la storia ininterrotta della vita teatrale di Varsavia. Ci furono bensì anche prima di questa data periodi di fervida attività teatrale - il teatro di corte, fondato da Vladislao IV, ebbe intorno alla metà del'600 fama europea, ma fu soprattutto destinato all'opera (v. sopra: Musica); d'altro lato le scuole confessionali non avevano trascurato rappresentazioni drammatiche - ma si trattava di tentativi sporadici, dovuti in buona parte all'opera di stranieri e rivolti a un pubblico limitato. Avvenimenti, quali la rappresentazione alla corte della trascrizione del Cid (1662), dovuta a A. Morsztyn, hanno carattere eccezionale.
A Stanislao Augusto è dovuta la creazione di un teatro polacco, che dischiudeva un campo di attività agli attori indigeni. Gl'inizî erano difficili; tanto più, in quanto occorreva entrare in concorrenza con le rappresentazioni date da stranieri: con la commedia francese e con l'opera italiana.
Solo più tardi, dopo il 1790, grazie ai più abbondanti aiuti del re e della dieta, la sorte del nuovo teatro si consolida. Il merito maggiore di ciò spetta a W. Bogusławski che ne fu direttore per lunghi anni. Fu lui che inaugurn̄ nel 1811 la prima scuola drammatica in Polonia, e a lui si deve la creazione di un repertorio in lingua polacca, ove accanto a numerose traduzioni, non mancano anche opere originali: del Bogusławski stesso, di Niemcewicz, di Wybicki ed altri.
Ma la difficoltމ incontrata dal Bogusławski nell'attuazione del suo programma, condussero, dopo 26 anni di lotta, al fallimento finanziario. Il suo successore Osiński, pur manifestando dapprincipio forti ambizioni, specie nella scelta del repertorio, restò attaccato a correnti letterarie già superate. Il favore del pubblico si rivolse perciò alla succursale del Teatro Nazionale, il Teatr Rozmaitości (Teatro di varietà, 1829) destinato dapprincipio alle commedie leggiere e all'opera comica.
Intanto il governo russo sin dal 1827 cerca di sottoporre anche il teatro alle sue direttive politiche. Nel 1833 il Teatro Nazionale (Teatr Narodowy) si trasferisce nel nuovo edificio, cambiando il suo nome in quello di Teatro Grande (Teatr Wielki). Dopo il 1863 Varsavia vanta tutta una serie di grandi attori: Helena Modrzejewska, il comico Żółtowski, Jan Królikowski, Wincenty Rapacki, Bolesław Leszczyński ed altri ancora. La messa in scena non corrisponde invece all'alto livello della recitazione. E tardi giungono a Varsavia opere drammatiche di scrittori eminenti che da lungo tempo avevano già avuto la loro consacrazione sul teatro di Cracovia (per es., Wyspiański solo dopo il 1907).
Pochi anni prima della guerra mondiale, Varsavia - subentrando a Cracovia e a Leopoli - diventa il centro principale anche dell'arte drammatica. Al successo del teatro contribuisce in quest'epoca, oltre al miglioramento delle condizioni economiche dei teatri municipali, anche l'inaugurazione, nel 1910, del Teatro Polacco (Teatr Polski) sotto la direzione di Arnold Szyfman, organizzatore e regista di grande valore, che pone una particolare cura allo sviluppo contemporaneo di tutti i fattori dell'arte scenica.
La ricostruzione dello stato polacco dà nuovi impulsi anche alla vita teatrale di Varsavia che in pochi anni vi raggiunge un livello altissimo. L'antico Teatro di Varietà distrutto dall'incendio del 1919 risorge col nome di Teatro Nazionale (Teatr Narodowy) nel 1921. Nuovi fermenti nell'arte drammatica apporta la compagnia Reduta (1919) diretta da J. Osterwa. La ricerca di vie nuove si è manifestata nel teatro di Varsavia in varie direzioni: dalle tonalità morbide di un'arte intima, fino a visioni monumentali, plastiche, ricorrenti all'impiego di grandi masse. Con registi esperti (J. Osterwa, L. Schiller, A. Węgierko, K. Junosza-Stępowski) e attori eminenti (M. Frenkiel, K. Junosza-Stępovvski, L. Leszczyński, J. Węgizyn, M. Ćwiklińska, Z. Czaplińska, ecc.) collaborano valenti decoratori (W. Drabik, K. Frycz). La crisi generale non ha risparmiato neanche il Teatr Polski. L'associazione per la diffusione della cultura teatrale che nella stagione 1933-34 aveva preso sotto la sua tutela solo i due teatri ("Polski" e "Maly"), rimasti sotto la direzione di A. Szyfman, estese nel 1934-35 la direzione sugli altri teatri della città ("Narodowy", "Nowy" e "Letni"). Lo stato - attraverso il Ministero dell'educazione - si è assicurata l'influenza sull'organizzazione teatrale, ha affidato a ciascuno dei teatri menzionati un compito speciae, ed agevola l'affluenza ai teatri di ampî strati della popolazione. Alcuni teatri, diretti da grandi attori quali Stefan Jaracz, Maria Malicka ed altri, sono rimasti all'infuori di questa organizzazione.
Bibl.: A. Lauterbach, Warschau, Lipsia 1918; M. Orłowicz, Petit guide de Varsovie, Varsavia 1921; H. Marszewska, Rozwój terytorialny Warszawy, in Przegl. Geogr., 1922, pp. 68-80; O. Sosnowski, Powstanie, układ i cechy charakterystyczne sieci ulicznej na obszarze wielkiej Warszawy, Varsavia 1930; A. Jobert, Varsovie étude de géographie urbaine, in Revue de Géog. Alpine, Grenoble 1932, pp. 793-815; L. Sawicki, Budowa geologiczna oraz morfologja okolic Warszawy, in Ziemia, 1934, pp. 206-08; R. Przeździecki, Varsovie, Varsavia s. a.; id., Piękno Warszawy, voll. 2, ivi 1936; W. Rapacki, Sto lat sceny polskiej (Cento anni di teatro pol.), ivi 1925; M. Orlicz, Polski teatr współczesny (Teatro pol. contemporaneo), ivi 1932; M. Treter,Teatr a sztuki plastyczne (Il teatro e le arti plastiche), in Sztuki piękne (Belle arti), 1932; L. Simon, Dykcjonarjusz teatrów polskich (Diz. dei teatri pol.), Varsavia 1935 (fino al 1863, con ricca bibliografia); Z. Tonecki, L. Schiller a reẓyseria nowoczesna, ivi 1937.
Il ducato di Varsavia.
Il ducato di Varsavia fu costituito col trattato di Tilsit del 7 luglio 1807, che in realtà non faceva che consacrare lo stato di cose, creatosi, nel territorio occupato dai Prussiani, dopo la campagna napoleonica dei 1806-07 alla quale aveva partecipato anche l'esercito polacco guidato dal gen. H. Dąbrowski. Ma la speranza dei Polacchi in una ricostituzione, da parte di Napoleone, dello stato polacco nei suoi antichi confini, andò delusa. Il nuovo ducato non era che la conseguenza di un compromesso tra Napoleone e Alessandro I; limitato alle terre occupate dalla Prussia con la seconda e terza spartizione e a una parte del territorio perduto con la prima spartizione, esso non aveva che una superficie di 102.000 kmq. con 2.200.000 abitanti. Danzica con i dintorni divenne città libera, presidiata da truppe francesi e polacche, e destinata a fungere da porto polacco. Il 22 luglio 1807 il ducato ottenne da Napoleone una propria costituzione e per sovrano, conformemente alla tradizione della costituzione del 3 maggio 1791, il re di Sassonia Federico Augusto.
Ma data la sua assenza dalla Polonia, fu il nipote di Stanislao Augusto, il principe Giuseppe Poniatowski, ministro della Guerra e comandante dell'esercito, che accentrò sempre più il potere nelle sue mani.
Gli eserciti del ducato parteciparono, nelle formazioni francesi, alla campagna spagnola del 1808 e si distinsero nella battaglia di Somosierra e nell'assedio di Saragozza. Le conseguenze delle guerre sul territorio polacco, dei gravami imposti ad esso dal precedente governo prussiano e della riorganizzazione sociale e amministrativa del ducato si risolsero in una grave crisi finanziaria. Ciò nonostante la parte avuta dal ducato nella campagna del 1809 fu importantissima: Poniatowski sconfisse gli Austriaci presso Raszyn (19 aprile 1809), e cacciò dalla Polonia anche l'arciduca Ferdinando che in un primo tempo era riuscito a impadronirsi di Varsavia. Con la pace di Vienna il ducato s'ingrandì della Galizia occidentale con Cracovia e Lublino, che la terza spartizione aveva assegnato all'Austria.
Il territorio del ducato contava ora, su una superficie di 154.000 kmq., 3.780.000 ab. E per quanto la politica di Napoleone nei riguardi della Polonia avesse scontentato i Polacchi, e le condizioni finanziarie del ducato continuassero ad essere precarie, pure vi si fecero grandi sforzi organizzativi nella speranza di un conflitto tra la Francia e la Russia. Prima del 1812 l'esercito del ducato fu elevato a 73.000 uomini (senza contare i 10.000 Polacchi inquadrati nell'esercito francese); alla campagna del 1812 parteciparono complessivamente oltre 120.000 Polacchi. Scoppiata la guerra, la dieta proclamò la ricostituzione del regno polacco. Gli eserciti polacchi si distinsero particolarmente a Smolensk, Borodino e alla Beresina. I Polacchi rimasero fedeli a Napoleone anche dopo la sua sconfitta. Ad onta dell'occupazione della Polonia da parte dei Russi, Poniatowski condusse il riorganizzato esercito polacco verso l'occidente, si unì a Napoleone, e combatté a suo fianco a Lipsia, dove, nominato maresciallo, morì eroicamente. I resti dell'esercito parteciparono alla campagna francese del 1814 e divennero il primo nucleo dell'esercito del regno di Polonia, creato dal Congresso di Vienna. Questo regno, corrispondente nella maggior parte al ducato di Varsavia, fu sottomesso allo zar Alessandro, quale re polacco. La parte occidentale con Poznań e Toruń fu assegnata alla Prussia. Cracovia col distretto divenne repubblica e tale rimase fino al 1846 quando fu incorporata all'Austria.
Bibl.: Sz. Askenazy, Książe J. Poniatowski, Varsavia 1902; Gembarzewski, Wojsko polskie 1807-1814 (L'esercito pol. negli anni 1807-14), ivi 1904; M. Handelsman, Napoléon et la Pologne, Parigi 1909; M. Kukiel, Historja polska w. l. 1796-1813, nell'opera Polska, jej dzieje i kultura (La Polonia, sua storia e cultura), Varsavia s. a.; id., Wojna 1812 r. (La campagna del 1812), Cracovia 1937; M. Loret, Między Jeną a Tylżą (Tra J. e Tilsit), Varsavia 1902.