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VARSAVIA

di Riccardo PICCHIO - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)
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VARSAVIA (XXXIV, p. 1015)

Riccardo PICCHIO

Nel 1939 Varsavia contava 1.306.950 ab. Il 6 settembre 1939, mentre le forze del gen. Deb-Biernacki venivano annientate presso Tomaszów Mazowiecki dall'esercito nazista, si decideva l'evacuazione del comando supremo dalla città. Il giorno 8 settembre, alle 17, i primi carri armati nazisti entravano nei sobborghi di Varsavia accolti da un nutrito lancio di bottiglie incendiarie. Gli attacchi tedeschi si moltiplicarono, la città fu oggetto d'un bombardamento indiscriminato. Gli ultimi difensori si arresero il 27 settembre.

Il 5 ottobre le truppe del terzo Reich sfilavano in parata nel cuore della città alla presenza di Hitler. Incominciava così un lungo periodo di lotta e di sofferenze. Il movimento patriottico di resistenza si organizzò sin dai primi mesi, la repressione tedesca diventò sempre più spietata, con fucilazioni in massa e rastrellamenti di civili destinati alla deportazione. Nelle due sole giornate del 22 e 23 gennaio 1943 furono rastrellate nelle vie 35.000 persone.

Il 19 aprile 1943 i Tedeschi iniziarono la liquidazione definitiva del ghetto di Varsavia in cui le parecchie centinaia di migliaia di Ebrei avevano organizzato una resistenza armata. Dopo giorni di disperata e strenua lotta i difensori furono sopraffatti e quindi massacrati. Il ghetto venne totalmente distrutto.

Mentre le forze sovietiche si stavano avvicinando alla capitale, il 1° agosto 1944, la popolazione di Varsavia insorse. L'eroica insurrezione fu domata senza che in aiuto degli insorti potessero venire le truppe sovietiche attestatesi sulla Vistola a Praga, sobborgo orientale della città. La storia dell'insurrezione costituisce uno dei capitoli più drammatici e più discussi della storia della seconda Guerra mondiale. I cittadini insorti resistettero valorosamente per 63 giorni. Il 2 ottobre 1944 la città si arrese; tutti gli abitanti furono deportati. I Tedeschi completarono le già enormi distruzioni: l'85% della città risultava distrutto alla fine del 1944.

L'esercito sovietico e le truppe polacche combattenti a fianco dei Russi entrarono a Varsavia il 17 gennaio 1945. Le rovine di Varsavia erano deserte. La vita ritornò a poco a poco. Il 1° febbraio 1945 un Consiglio dei ministri del nuovo governo polacco decise di ristabilire a Varsavia la capitale. Subito incominciarono i lavori per riorganizzare e ricostruire la città rasa quasi completamente al suolo, priva d'acqua, di luce, di comunicazioni interne (i quattro ponti sulla Vistola erano stati distrutti), di tutti i servizî essenziali, rimuovendo quantità enormi di macerie sotto le quali erano scomparsi tutti i tesori artistici della città: il palazzo reale, la basilica di S. Giovanni, la città vecchia (stare miasto) con la sua caratteristica piazza (rynek), i palazzi storici, tutto. Dopo un anno le principali comunicazioni erano assicurate nelle vie della città per 165 km.; 15.000 locali d'abitazione erano stati ricostruiti, i servizî dell'acqua, dell'elettricità e del gas erano pure ristabiliti. La popolazione rifluì rapidamente e in notevole numero; essa ammontava a 478.755 ab. nel 1946 e aveva oltrepassato i 600.000 alla fine del 1948. Tredici mesi dopo la liberazione venne approvato un piano regolatore. Nel luglio del 1946 fu aperto al traffico il grande ponte Poniatowski sulla Vistola. Nel 1947 e nel 1948 la ricostruzione continuò con ritmo febbrile (150.000 vani ricostruiti alla fine del 1948). Tutte le vie vennero riaperte al traffico, interi quartieri ricostruiti; la nuova concezione urbanistica incominciò ad essere realizzata nel cuore della città.

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