VECCHI CATTOLICI
CATTOLICI. Assunsero tale nome quei cattolici tedeschi che rifiutarono di accettare il dogma dell'infallibilità pontificia, proclamato il 18 luglio 1870 dal Concilio Vaticano, e costituirono nel 1871 una chiesa scismatica.
La profonda trasformazione della struttura della Chiesa attuata con la bolla Ineffabilis Deus del 1854, col Sillabo (1863) e conclusa con la decisione del 18 luglio 1870, significava la vittoria di quelle correnti che avevano la loro più vigorosa espressione nella Compagnia di Gesù. Il nuovo dogma dell'infallibilità pontificia, che significava la definitiva sconfitta, nel seno della Chiesa cattolica, delle tradizioni anticurialistiche, fu accolto con aperta ostilità in quelle regioni cattoliche settentrionali che erano in più immediato contatto con i protestanti. In particolare vivace era l'opposizione in Germania, dove verso il '48 si era avuto il movimento dei cosiddetti "cattolici tedeschi" guidato da Robert Blum, e dove numerosi erano i fautori del cattolicismo liberale e della teologia razionalistica. L'alto clero stesso si era dimostrato, in maggioranza, contrario. Né erano rimasti indifferenti i governi: già nel 1869 il presidente dei ministri bavarese Hohenlohe aveva sollecitato un'azione collettiva delle potenze contro il progetto e Bismarck aveva tentato d'influire a Roma.
Dopo la definizione del dogma, i vescovi tedeschi si sottomisero, ad eccezione del vescovo Hefele di Rottenburg. I governi europei sollevarono delle riserve, ma lo scoppio della guerra franco-prussiana e gli eventi che la seguirono, distrassero gli spiriti. Solamente nel 1871 l'agitazione si ridestò in Renania, nelle regioni cattoliche della Prussia Orientale e soprattutto in Baviera. Capo spirituale di essa Ignaz von Döllinger. In generale, alla testa del movimento erano professori di teologia e di diritto ecclesiastico: F.H. Reusch e I.F. von Schulte a Bonn, I.H. Reinkens a Breslavia. Il 25 agosto 1870 i teologi dell'università di Monaco si raccolsero intorno al Döllinger e sottoscrissero una dichiarazione contraria all'infallibilità pontificia chiedendo la convocazione d'un nuovo concilio al di qua delle Alpi. Si contestava cioè la validità del Concilio Vaticano, in cui la maggioranza sarebbe stata raggiunta con l'intervento dei prelati di Curia e dei vescovi in partibus infidelium. Seguì, nel settembre, una dichiarazione analoga la quale venne sottoscritta a Königswinter da un migliaio di laici.
Sotto l'occhio benevolo del governo bavarese l'università di Monaco eleggeva a suo rettore il Döllinger, nonostante la scomunica, mentre si formava un comitato d'azione per la difesa della vecchia Chiesa cattolica. Il 5 agosto 1871 si ebbe a Heidelberg una riunione preliminare di tutti i rappresentanti dei vecchi cattolici tedeschi, cui tenne dietro il 24 settembre un congresso generale a Monaco, che deliberò la costituzione di comunità vecchio-cattoliche e di un vescovado con sede a Bonn. Per la consacrazione del loro primo vescovo, I.H. Reinkens, i vecchi cattolici si rivolsero alla chiesa giansenista di Utrecht (v.). Un secondo congresso, a Colonia nel 1872, creò un vescovado per l'Austria, e il terzo, tenuto a Costanza nel 1873, ne istituì uno per la Svizzera con sede a Basilea.
L'alto clero tedesco, rimasto fedele a Roma, iniziò un'attiva campagna contro lo scisma. Il governo bavarese e gli altri governi tedeschi si mostrarono invece tolleranti verso un movimento, che prometteva una sorta di anglicanismo tedesco. Le masse popolari tuttavia arretrarono dinnanzi all'idea dello scisma, cosicché il movimento rimase in certo senso entro la sfera d'influenza dell'aristocrazia intellettuale delle facoltà universitarie. Si formarono bensì comunità vecchio-cattoliche in Renania, nel Baden, in Baviera, in Svizzera, nella Slesia e in Boemia, ma già nel 1873 apparve evidente che lo slancio era esaurito. Le vicende del papato, dopo la presa di Roma, gli avevano riacquistato molte simpatie e accresciuto la devozione delle masse. Con l'elezione di proprî vescovi i vecchi cattolici avevano cessato di costituire un fermento nel seno della Chiesa cattolica. Né mancarono i dissidî interni: Döllinger, che dapprima considerava la Chiesa vecchio-cattolica come uno stato d'eccezione provocato da Roma, caldeggiò nelle cosiddette Unionskonferenzen di Bonn del 1874 e 1875 l'unione dei vecchi cattolici con la chiesa scismatica orientale e con la chiesa anglicana, e finì col volgersi all'idea d'una unione anche con i protestanti, disinteressandosi del movimento. Altri conflitti sorsero a proposito del celibato dei preti e del sacramento della penitenza.
Sembrò che il movimento dovesse subire un forte impulso allorché Bismarck pensò di servirsi di esso durante il Kulturkampf: il ministro prussiano del culto A. Falk intervenne a difendere il clero vecchio-cattolico contro i vescovi, lo mantenne nei suoi uffici e gli assicurò l'uso di edifici del culto. La prepositura militare prussiana, che aveva voluto escludere dall'esercito i cappellani vecchio-cattolici, fu soppressa. In Prussia, nel Baden, nell'Assia le comunità furono allora riconosciute come corporazioni di diritto pubblico. Non così in Austria e neppure in Baviera, dove la chiesa vecchio-cattolica fu benevolmente tollerata senza pubblico riconoscimento fino alla morte del Döllinger, e poi ammessa soltanto come associazione religiosa privata (fino alla costituzione di Weimar del 1920 che ha riconosciuto tutte le chiese). Il Kulturkampf tuttavia fu fatale al movimento: l'interessato favore di Bismarck finì con lo screditarlo, mentre il mondo cattolico tedesco, costretto a stringersi intorno ai proprî vescovi, dimostrò con rinnovato fervore il suo attaccamento a Roma dimenticando il malcontento per la decisione del Concilio Vaticano. Il numero dei vecchi cattolici che nel 1878, anno della massima diffusione, era di 52.000, discese a 35.000 già nel 1882.
Attualmente i fedeli, sparsi in Germania, Austria, Svizzera e Olanda, ammontano ad alcune decine di migliaia. Dopo la guerra mondiale, la chiesa vecchio-cattolica austriaca si è suddivisa in una cecoslovacca e una austriaca; si è pure formata una chiesa nazionale vecchio-cattolica in Polonia, e un vescovado a Zagabria è stato riconosciuto dal governo iugoslavo.
La dottrina, contenuta nel cosiddetto "Catechismo cattolico" (6a ed., Berna 1916), si è andata col tempo avvicinando alle idee del protestantesimo: si è introdotta nella liturgia la lingua tedesca, è stato abolito il culto dei santi e delle reliquie, sono state soppresse le indulgenze e si è sostituito alla confessione auricolare un atto di penitenza collettivo, è stato abolito il celibato dei preti, si è ammessa la cremazione. Alla testa della chiesa sta il vescovo, che è eletto dal sinodo, costituito da ecclesiastici e laici, ed è assistito da una "rappresentanza sinodale", pure composta di ecclesiastici e laici. I parroci sono eletti dalle comunità. Centro intellettuale fu dapprima la facoltà di teologia cattolica di Bonn. In seguito, riconquistata la facoltà dai cattolici, fu creato a Bonn un seminario vecchio-cattolico. In Svizzera, dove la comunità si chiama ufficialmente Christkatholische Kirche, il centro di studî è la facoltà di teologia cattolica dell'università di Berna.
Organo principale del movimento è la rivista Internationale kirchliche Zeitschrift (già Revue internationale de théologie), che si pubblica a Berna. L'ordinamento della chiesa vecchio-cattolica tedesca è definito nelle Kirchliche Ordnungen u. Satzungen f. d. deutschen Altkatholiken (Friburgo i. B. 1922).
Bibl.: E. Fiedberg, Aktenstücke die altk. Bewegung betreffend, Tubinga 1876; W. Beyschlag, Der A., Halle 1883; J. F. von Schulte, Der A., Giessen 1887; L. K. Goetz, Die geschichtl. Stellung u. Aufgabe d. deutsch. A., Lipsia 1896; M. Kopp, Die a. Bewegung d. Gegenwart, Berna 1911; Der A. in deutschland 1871-1912, Kempten 1913; C. K. Zelenka, Der A., Friburgo 1924; P. Geschwind, Geschichte u. Entstehung d. christkath. Kirche d. Schweiz, voll. 2, Berna 1904-10; H. I. Demmel, Geschichte d. A. in Österreich, Kempten 1914. Cfr. anche döllinger.