Veneto
Dolomiti, terraferma, laguna e mare
A parte Venezia con la sua laguna, il Veneto è soprattutto una vastissima pianura disseminata di centri abitati, ville rinascimentali e piccole fabbriche attivissime e sempre aggiornate. Alle spalle della pianura, le montagne delle Dolomiti attirano turisti anche da fuori d’Italia. Regione ricca, dall’economia complessa e composita, il Veneto trova i suoi punti di forza nei servizi avanzati e nel turismo, che può spaziare dalle visite di interesse storico-culturale alle escursioni in montagna, agli sport invernali, alla villeggiatura al mare. Il Veneto, insomma, non rappresenta solo il retroterra di Venezia
Disposto all’estremità orientale della Pianura Padana, il territorio del Veneto è per più della metà pianeggiante.A nord e a est della Pianura Padana alcuni fiumi – come l’Adige, il Brenta, il Piave (che scorre tutto in territorio veneto) e il Tagliamento – hanno formato una piana, detta appunto Pianura Veneta, che prosegue senza interruzione fino all’Isonzo, in Friuli. Fino a pochi decenni fa, del resto, il Friuli era considerato parte della regione veneta, sia per una storia in parte comune sia per questa evidente continuità territoriale.
Come la Pianura Padana, anche quella Veneta è molto livellata, interrotta solo da ondulazioni come i Monti Berici e i Colli Euganei, di antica origine vulcanica, tra Vicenza e Padova.
Questa vasta pianura, come il versante della Pianura Padana tra le Alpi e il Po, si divide in due fasce ben distinte: una asciutta, più a monte, formata da materiali permeabili che fanno filtrare l’acqua in profondità – e che quindi in superficie è arida e poco fertile – e una umida, più a valle, dove invece i terreni sono argillosi, trattengono l’acqua – che è distribuita in un’infinità di piccoli e grandi corsi d’acqua naturali e artificiali – e consentono un’agricoltura molto produttiva. La congiunzione tra queste due parti è detta linea delle risorgive, perché qui si allineano le sorgenti che riportano in superficie l’acqua che si infiltra sottoterra nell’alta pianura.
Anche la costa è tutta pianeggiante, bassa, e ha la particolarità di essere formata senza interruzioni da lagune, stagni costieri, paludi e cordoni di dune dalla foce del Tagliamento al delta del Po. Al centro, la grande Laguna Veneta in cui sorge Venezia. È soprattutto nella fascia costiera e nella bassa pianura umida che è molto evidente il lavoro millenario che gli uomini hanno realizzato per cercare di controllare il difficile equilibrio tra acqua e terra.
È quasi inevitabile pensare al Veneto come alla regione di Venezia e quindi a una regione marittima: cosa verissima, del resto, dato il grande peso che il Mar Adriatico ha non solo nella fascia costiera, ma anche nell’interno, dove per esempio un clima di tipo mediterraneo interessa parte della pianura.
Ma il Veneto è soprattutto una regione di terraferma e di montagna. A nord della grande pianura solo una breve fascia collinare preannuncia le montagne, che si innalzano piuttosto bruscamente sul piano: a ovest i Monti Lessini, l’Altopiano dei Sette Comuni (o di Asiago) e il Monte Pasubio; ma soprattutto, oltre il massiccio del Monte Grappa e oltre le Prealpi Bellunesi, all’estremità nord del territorio regionale, le Dolomiti (che superano i 3.000 m) e i monti del Cadore. Questi ultimi, insieme alle Dolomiti, rientrano pienamente nel sistema alpino e ne condividono le caratteristiche, a cominciare dal clima, che qui è freddo e nevoso. Grazie alla neve, che alimenta in maniera abbastanza costante i fiumi della regione, anche l’area montana ha trovato un suo sviluppo economico e territoriale, che oggi è profondamente segnato dal turismo invernale. Soprattutto al clima si deve la presenza di una copertura forestale ancora abbastanza densa sulle montagne, dove è stato creato il Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, che a sua volta attrae il turismo estivo.
Nell’area prealpina e in parte dell’alta pianura il clima è invece di tipo continentale, umido, con la frequentissima formazione di nebbia, caldo d’estate e freddo d’inverno. Qui la vegetazione spontanea è molto ridotta o è scomparsa completamente in conseguenza della messa a coltura dei terreni.
Nelle lagune, che non sono coltivate se non in piccolissima parte, esiste ancora una vegetazione spontanea di tipo particolare, formata da piante (erbe e arbusti) che possono vivere in acque salmastre.
L’annessione all’Italia (1866), l’industrializzazione, lo sviluppo delle vie di comunicazione, le bonifiche nella bassa pianura, le modificazioni nella proprietà agraria, la forte meccanizzazione agricola sono i fattori che, tra Ottocento e Novecento, spinsero a un notevole aumento della popolazione del Veneto, al punto che la regione fu tra le prime e tra quelle più colpite dall’emigrazione all’estero. Ancora oggi la popolazione veneta presenta un andamento meno negativo di quello della maggior parte d’Italia, mentre si è trasformata in una delle più importanti aree di immigrazione.
L’aumento demografico rafforzò la rete urbana di pianura, con la rapida crescita di città come Verona – avvantaggiata dalla posizione sulle vie di comunicazione verso l’Europa centrale – e di Padova; Venezia anche ne fu interessata, specie nel pieno del Novecento, ma solamente per quanto riguarda l’espansione sulla terraferma (Mestre), mentre le isole dove sorge la vecchia città sono andate gradualmente spopolandosi.
Nella regione, tuttavia, non si sono formate grosse concentrazioni urbane: oltre ai capoluoghi di provincia, molte piccole città e grossi borghi un tempo rurali sono andati crescendo in popolazione, fino a formare una rete fittissima di insediamenti, spesso poco distinti gli uni dagli altri, assai ben collegati e in continuo rapporto, tanto che tra Verona e Venezia si può quasi parlare di una conurbazione.
A parte la città di Venezia, che aveva un’economia mercantile e marinara vecchia di secoli, il mare come risorsa fu importante per i centri pescherecci (come Chioggia), che alla pesca nell’Adriatico aggiunsero presto quella in speciali bacini lagunari, detti valli da pesca, dove già da secoli si allevavano pesci.
Ma l’economia della regione prese a svilupparsi, soprattutto in pianura, grazie alla modernizzazione dell’agricoltura, che ancora oggi è importante e produttiva (granturco, grano, riso, barbabietole in pianura, vite sui colli).
Dopo la Seconda guerra mondiale fu invece l’industria a guidare lo sviluppo, sia in aree compatte – come intorno alle città di Venezia (Mestre), Verona e Padova – sia sparpagliandosi intorno ai centri abitati grandi e piccoli o nelle campagne. Oggi è specialmente questa industrializzazione diffusa e strettamente intrecciata con l’ambiente rurale – molte persone lavorano in fabbrica e, nel tempo libero, nei campi di loro proprietà – che caratterizza l’economia della regione.
La dispersione è consentita dalle piccole dimensioni degli impianti produttivi, che quasi sempre sono il risultato della crescita progressiva di attività nate come artigiane e di piccolissime dimensioni, in qualche caso cresciute però fino a realizzare grandissimi impianti che hanno addirittura rilevanza mondiale. Un’altra caratteristica dell’industrializzazione della Pianura Veneta è la formazione dei cosiddetti distretti industriali: aree in cui molte piccole e medie imprese, più o meno tutte di origine artigiana, operano nello stesso settore produttivo (le calzature, per esempio, o i mobili), ciascuna specializzandosi in una fase di lavorazione o in uno specifico prodotto, in modo da collaborare fra loro, piuttosto che farsi concorrenza. Queste aziende, con pochi operai e pochi macchinari, hanno una flessibilità che le grandi fabbriche non conoscono: se bisogna cambiare tipo o quantità di prodotti, per esempio, riescono ad adattarsi in un tempo molto più breve, anche grazie al fatto che gran parte della manodopera ha anche altre attività (come quelle agricole) o proviene dalla famiglia dello stesso imprenditore. Con questa struttura particolare – che è tipica del Veneto, ma anche di altre regioni italiane – l’industria ha ottenuto una straordinaria competitività internazionale: la maggior parte della sua produzione, cioè, è destinata all’esportazione.
La ricchezza prodotta prima dall’agricoltura moderna e poi dall’industrializzazione si è riversata nelle città grandi e piccole della regione, ma anche nelle campagne. Ne restano relativamente escluse le aree più marginali delle province di Belluno (in montagna) e di Rovigo (nel Polesine, cioè nella parte ‘più bassa’ della bassa pianura).
La tradizione urbana, molto antica, era importante già in età romana e soprattutto dopo il Mille. Per lungo tempo le città di terraferma ebbero un’importanza tutta loro, in competizione spesso con Venezia, che solo nel 15° secolo riuscì a imporsi su tutta la regione.
Le città capoluogo che sorgono nella fascia intermedia della pianura hanno tutte una storia millenaria, ben rappresentata dalla loro ricchezza artistica. L’anfiteatro romano di Verona – detto Arena e utilizzato per spettacoli di grande suggestione – è uno degli edifici romani meglio conservati, all’interno di una città medievale splendida, in cui spicca il duomo di S. Zeno. Vicenza è ricca di edifici tardo-medievali e nota in tutto il mondo per la Rotonda e per la Basilica – che non è una chiesa, ma un palazzo comunale – progettate da Andrea Palladio nel Cinquecento. Allo stesso architetto si devono molte altre costruzioni, specie nel Vicentino, ma anche a Venezia e in altre parti della regione, che conferiscono un’impronta inconfondibile all’architettura rinascimentale veneta. Padova, dove ha sede una delle università più antiche del mondo (fondata nel 1222), va ricordata almeno per la chiesa di S. Antonio e per la Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto. Treviso, come ancora altri centri (Bassano del Grappa, Feltre, Este), conserva un assetto medievale e rinascimentale molto suggestivo. Alcuni centri minori, come Castelfranco Veneto e Montagnana, hanno delle cinte murarie splendide.
Oltre a una ricca agricoltura e a un’industria competitiva, il Veneto ha quindi un patrimonio storico-artistico capace di richiamare turisti da tutto il mondo. Il punto di maggiore attrazione, in questo senso, è certamente Venezia, ma delle decine di milioni di turisti che ogni anno vengono nella regione (la più visitata in Italia) moltissimi si fermano anche nelle altre città.
E moltissimi, poi, sono quelli che arrivano in Veneto per trascorrervi periodi più lunghi, di vera e propria villeggiatura, sia sul mare – dove tutto il litorale è attrezzato per accogliere una clientela soprattutto straniera (Tedeschi, Austriaci, Olandesi) – sia lungo il Lago di Garda, che pure attira villeggianti soprattutto dall’estero. Un certo richiamo esercitano anche le aree montane interne, rimaste però un po’ al margine dello sviluppo recente, mentre le Dolomiti e il Cadore non sono affatto marginali dal punto di vista turistico.
Questo insieme di patrimoni, di capacità produttive e di attrattive fanno del Veneto una delle regioni più vitali e avanzate del nostro paese. Ovviamente, non mancano i problemi anche qui: per esempio, la fortissima congestione di persone, attività e traffico nella pianura tra Verona e Mestre ha raggiunto ormai da tempo un punto critico e richiede una soluzione. Ma le capacità mostrate dalla regione e dai suoi abitanti nel corso dei secoli passati sono una garanzia anche per il futuro.