impersonali, verbi
Gli impersonali sono verbi caratterizzati dalle seguenti proprietà:
(a) appaiono in costrutti privi di soggetto esplicito;
(b) nei tempi semplici il verbo è alla III persona singolare (piove, bisogna);
(c) nei tempi composti il verbo ha il participio passato al maschile singolare (è piovuto).
Comportano sottotipi diversi di predicati e costruzioni: alcuni sono privi di soggetto, come con i verbi meteorologici (➔ atmosferici, verbi) e altre costruzioni zeroargomentali (cfr. § 2; ➔ argomenti); altri sono muniti di un partecipante indefinito, implicato logicamente ma non espresso, come in alcune costruzioni con il si impersonale (per es., si parla italiano: cfr. § 3.1), nei verbi impersonali con subordinate argomentali (cfr. § 4.1) e nell’uso impersonale della III persona plur. con predicati mono- o biargomentali (cfr. § 4.2). L’elasticità sincronica di questa categoria ne riflette l’instabilità diacronica (cfr. § 5).
I verbi atmosferici (o meteorologici) denotano il verificarsi di un evento naturale privo di agente: indicano per lo più fenomeni atmosferici (piovere, piovigginare, grandinare, nevicare, tuonare, saettare, diluviare) o eventi astronomici (albeggiare, imbrunire, fare giorno, ecc.: Salvi 1988: 56, 70; Serianni 1989: XI, 91-92; La Fauci 2009: 60-61):
(1) piove a dirotto
(2) nevica a larghe falde
Questi verbi rappresentano processi (ossia situazioni dinamiche prive di un punto finale conclusivo) compatibili con avverbi di durata (è nevicato per due giorni; v. 3 a.), o anche eventi con un punto finale, nel qual caso si combinano con avverbi (del tipo di in X tempo) che alludono al compiersi dell’evento, focalizzandone il punto finale (3 b.):
(3) a. piovve per tutto il giorno
b. si allagò tutto in poco tempo
Quanto ai tempi composti, la scelta dell’ausiliare dipende dalla rappresentazione dell’evento: se è dotato di un punto finale (tecnicamente, se è telico), questi verbi richiedono essere (4 a.-d.); se non ha punto finale (è cioè atelico), sia essere che avere sono possibili (4 e.-f.):
(4) a. mi è piovuto sulla testa / * ha piovuto sulla testa
b. improvvisamente è piovuto / * improvvisamente ha piovuto
c. è piovuto molto in poco tempo / * ha piovuto molto in poco tempo
d. è piovuto alle tre di notte / * ha piovuto alle tre di notte
e. è piovuto / ha piovuto a lungo
f. ci ha piovuto / ci è piovuto dentro per giorni
Se il punto finale dell’evento è specificato, il verbo meteorologico ha sempre essere (5) (Sorace 2000: 878):
(5) a. ci è piovuto in testa [o sulla testa]
b. * ci ha piovuto in testa [o sulla testa]
Alcuni verbi, come lampeggiare (denotante un processo incontrollato di emissione di luce), hanno di solito l’ausiliare avere (6), indipendentemente dal carattere telico o atelico dell’evento:
(6) a. oggi ha lampeggiato tutto il giorno / * oggi è lampeggiato tutto il giorno
b. questa mattina alle cinque ha lampeggiato / * questa mattina alle cinque è lampeggiato
Molti verbi impersonali ammettono anche usi personali, a volte con valore metaforico e con parziale cambiamento di significato. Ad es., piovere, seguito o preceduto da soggetto, con uso personale ha il significato di «scendere, cadere, venire giù»; denota, cioè, un cambiamento telico di luogo, e come tale ha sempre l’ausiliare essere:
(7) a. piovvero granate da tutte le parti
b. sono piovute granate
c. * hanno piovuto granate
d. Mario è piovuto a casa mia alle tre di notte
Generalmente, negli usi personali il soggetto è indefinito e compare dopo il verbo, come in (8) a.; sono possibili, tuttavia, anche soggetti definiti, sia prima che dopo il verbo (La Fauci 2009: 61):
(8) a. grandinavano vetri dal cielo
b. piovevano gli elogi
c. le solite piccole gocce sottili cadevano come ogni sera sull’uggiosa città
Alcuni verbi meteorologici denotanti emissione di luce o di suono (per es., lampeggiare, tuonare) hanno anche uso transitivo, con reggenza con a (6 a.-b.), pur essendo occasionalmente possibile la soluzione senza preposizione, quando si tratti di una entità inanimata (9 c.) e a volte in senso metaforico (9 d.):
(9) a. ho lampeggiato alla macchina di fronte
b. gli ho lampeggiato
c. ho lampeggiato i fari per segnalare il guasto
d. il portiere lampeggiò un riso sinistro
Alcuni verbi impersonali possono occorrere in costrutti biargomentali, con l’argomento paziente al dativo (10 a.-b). Il verbo di forma finita è nella terza persona singolare e nei tempi composti il participio passato è al maschile singolare, con ausiliare essere:
(10) a. a Carlo piace che gli grandini sul viso
b. ci è piovuto addosso [o sulla testa]
Ricorrono in forma impersonale anche alcune tipiche costruzioni con fare (anche nella forma farsi) ed essere + nome, aggettivo o avverbio relativi per lo più (ma non solo) a eventi astronomici: far(si) buio, far(si) giorno (11 a.), far(si) notte (11 b.), far(si) tardi, fare freddo, fare caldo (11 c.), fare bel tempo, essere tardi, essere notte, essere presto:
(11) a. fa giorno presto in questo periodo dell’anno
b. se continuano così (si) fa notte
c. nei giorni scorsi faceva caldo / ieri ha fatto caldo
Nei tempi composti di questo costrutto l’ausiliare è avere (12 a.-b.); se la forma del verbo è farsi, l’ausiliare è essere (12 c.):
(12) a. ha fatto molto freddo quest’inverno
b. ha fatto giorno, dobbiamo alzarci
c. si è fatto giorno, dobbiamo andare.
3.1 Si impersonale e impersonale-passivo
Il costrutto col si riflessivo è utilizzato per eventi con partecipante indefinito, umano, implicato logicamente, segnalato dal si (con riferimento generico o indeterminato / esistenziale), ma non esplicitamente realizzato, oppure realizzato da da + nome, come nel costrutto con il si impersonale-passivo (cfr. § 3.2) (Lepschy & Lepschy 19882; Cinque 1988; Salvi 1988: 101-102, 108-109; Cennamo 1993; Bentley 2006: 158-164; D’Alessandro 2007).
A seconda del verbo e della costruzione, il si si riferisce a tipi diversi di entità:
(a) soggetto (l’argomento unico di un predicato monoargomentale, come nei verbi intransitivi inaccusativi / inergativi e nei costrutti equativi):
(13) a. si parte
b. si lavora
c. si è allegri
d. si è bambini
(b) agente (il soggetto di un verbo transitivo bi- o triargomentale):
(14) a. si vendono libri
b. si mangia
(c) oggetto (il paziente di un verbo transitivo biargomentale: Cennamo 1993: 36; ➔ riflessivi, verbi):
(15) si è pagati (dallo Stato).
Il si impersonale indica un partecipante umano, indefinito, dal riferimento generico (indeterminato o esistenziale, a seconda del tipo di evento descritto; Salvi 1988: 98; Salvi & Vanelli 2004: 77).
Nell’interpretazione generica il si denota un gruppo di persone a cui si applica una proprietà, intesa come caratteristica del gruppo. Può includere anche il parlante (interpretazione di I persona plur. o inclusiva):
(16) in questa casa si legge molto [si = «le persone che vivono in questa casa»]
Il si indeterminato-esistenziale si riferisce a una o più persone nell’universo del discorso, di cui è presupposta l’esistenza, ma la cui identità non è nota o non è rilevante. Può avere anche riferimento specifico, ad es. riferirsi al parlante (interpretazione inclusiva):
(17) ieri si è bevuto molto a casa di Mario [= «ieri hanno bevuto molto o abbiamo bevuto molto»]
L’interpretazione generica o indeterminata-esistenziale del si dipende dal riferimento temporale della frase e dalla natura aspettuale del predicato (➔ aspetto). Se il riferimento temporale è specifico e l’aspetto è perfettivo, infatti, si attiva l’interpretazione esistenziale inclusiva (I persona plur.) con tutti i tipi di verbi (transitivi, inergativi, inaccusativi) (Salvi 1988: 98; Cinque 1988; D’Alessandro 2007: 141 segg.):
(18) a. ieri si è lavorato fino a tardi [= *uno, qualcuno, essi (indef.)]
b. ieri si è partiti alle cinque [= *essi (indef.)]
L’interpretazione inclusiva del si impersonale può essere sospesa se il riferimento temporale è specifico (cioè se il predicato non è temporalmente legato): ciò accade ad es. nella frase ipotetica, in cui l’evento si prolunga senza raggiungere un punto finale. Si veda (19) a., che ammette entrambe le interpretazioni, a differenza di (19) b.-f., in cui il si ha interpretazione inclusiva, e di (19) g., in cui l’interpretazione inclusiva è impossibile (Cinque 1988: 150: D’Alessandro 2007: 160):
(19) a. ieri, se si fosse arrivati tardi all’appuntamento, si sarebbe persa una riunione importante
b. ieri si è arrivati tardi all’appuntamento e si è persa una riunione importante (interpretazione inclusiva) [= «ieri siamo arrivati tardi e abbiamo perso»]
c. ieri si è pagato molto in quel ristorante [= «ieri abbiamo pagato molto»]
d. ieri si è stati pagati in contanti [= «ieri siamo stati pagati in contanti»] (possibile solo l’interpretazione inclusiva)
e. ieri ci si è pentiti di aver parlato [= «ieri ci siamo pentiti»]
f. ieri ci si è bevuti una birra a casa di Mario [= «ieri ci siamo bevuti una birra»]
g. se ci si è bevuti più di una birra si può avere problemi nella guida.
Nei tempi composti l’ausiliare è sempre essere, ma il participio passato può occorrere in forma non accordata, al maschile singolare, o al plurale (maschile, cioè forma non marcata, o femminile, cioè forma marcata), con accordo a senso (➔ accordo) con il partecipante implicato logicamente, segnalato dal morfema si.
La presenza o assenza di accordo del participio passato riflette il tipo di verbo e di costrutto. Il participio passato ricorre nel maschile singolare con i verbi inergativi e transitivi (anche nell’uso intransitivo, con omissione dell’oggetto: 20 c.) Nei costrutti inaccusativi – predicati inaccusativi (20 a.), costrutti equativi (20 b.), si impersonale-passivo (20 d.) – il participio passato e l’aggettivo o nome della costruzione equativa sono al plurale, riflesso della regola generale per la quale nell’impersonale la parte nominale del predicato è al plurale (20 e.) (Cennamo 1993: 36; Salvi 1988):
(20) a. ieri si è arrivati tardi
b. si è spensierati quando si è in vacanza
c. si è discusso fino a sera
d. si è richiesti (dal mercato)
e. conviene sempre essere sinceri
Se il partecipante non espresso si riferisce in modo specifico al parlante o altro individuo dell’universo del discorso, la parte nominale va al singolare (maschile o femminile) (Lepschy & Lepschy 19882; La Fauci 2009: 122):
(21) a. quando si è un genio [o anche dei geni] degli scacchi, si vince facilmente
b. quando si è una prima donna, si possono anche avere delle pretese.
Alcuni verbi zeroargomentali (quali bisognare, convenire) hanno solo forma impersonale, e sono seguiti da una subordinata argomentale all’infinito o introdotta da che + congiuntivo, in funzione di soggetto (22) (Serianni 1989: XIV, 68, 77a; ➔ completive, frasi; ➔ infinitive, frasi; ➔ soggettive, frasi):
(22) a. bisogna [o conviene] andare
b. bisogna [o conviene] festeggiare la vittoria
c. bisogna [o conviene] che si faccia chiarezza
d. bisogna [o conviene] che facciano chiarezza
Altri verbi – intransitivi (per es., bastare, sembrare, parere, risultare, succedere) e transitivi (toccare, dire nell’uso popolare alla III persona sing.: dice che domani piove; Rohlfs 1968: 520; Salvi 1988: 101; Serianni 1989: VII, 59) – possono occorrere anche in forma impersonale, con una subordinata argomentale come soggetto generico, introdotta dalla preposizione di + infinito o da che + congiuntivo (Serianni 1989: XIV, 66):
(23) a. sembra di vivere in un mondo irreale
b. sembra che faccia sul serio
c. basta fare un po’ di movimento per sentirsi meglio
d. basta che dica la verità
e.dice che la riforma della pubblica amministrazione è stata approvata.
Per indicare un partecipante indefinito umano non espresso, si può utilizzare anche la III persona plur., con valore generico (24 a.) o indeterminato (24 b.), con esclusione del parlante e dell’ascoltatore (Salvi 1988: 99; ➔ generico, interlocutore):
(24) a. [generico] in questa stagione ammazzano il maiale
b. [indeterminato] hanno ucciso un rappresentante dell’ONU.
L’oscillazione tra usi impersonali e personali di taluni predicati caratterizza anche stadi antichi della lingua. Nel fiorentino del Duecento, ad es., verbi meteorologici quali piovere alternano usi personali (25 a.) e impersonali (25 b.), con presenza di un soggetto espletivo e(gli), proprio del fiorentino e di molti dialetti toscani d’oggi (Cennamo 1997: 158; Jezek 2010: §§ 3.1; 5.5):
(25) a. E’ piove gioco [cioè gioia]
d’amore in noi (Guido Cavalcanti, Rime XXX, vv. 3-4)
b. [...] uno spiritello di mercede:
lo quale spiritel spiriti piove [cioè effonde] (Cavalcanti, Rime XXVIII, vv. 11-12)
Inoltre alcuni verbi, che oggi sono personali, potevano essere costruiti impersonalmente. Ad es., verbi psicologici (➔ psicologici, verbi), quali ricordare, potevano occorrere nella forma impersonale, con il verbo finito nella III persona singolare (26 a.), alternando entrambi i costrutti già nel fiorentino del Duecento (Serianni 1989: XI, 94; Jezek 2010: § 5.5):
(26) a. Mi ricorda peraltro di aver veduto più musi arrovesciati che allegri (Ippolito Nievo, Le confessioni di un Italiano, cap. 20)
b. Deh, increscavi di me, donne, per Dio (Gianni Alfani, Rime, 5, v. 25)
c. e non m’increscerà la fatica (Bono Giamboni, Dell’arte della guerra di Vegezio Flavio volgarizzata, libro 4, prologo).
Bentley, Delia (2006), Split intransitivity in Italian, Berlin - New York, Mouton de Gruyter.
Cennamo, Michela (1993), The reanalysis of reflexives: a diachronic perspective, Napoli, Liguori.
Cennamo, Michela (1995), Transitivity and VS order in Italian reflexives, «Sprachtypologie und Universalienforschung» 48, 1, 2, pp. 84-105.
Cennamo, Michela (1997), Passive and impersonal constructions, in The dialects of Italy, edited by M. Maiden & M. Parry, London - New York, Routledge, pp. 145-161.
Cennamo, Michela (1998), Transitivity in the Italian dialects: synchronic aspects and diachronic implications, in Transitivität und Diathese in romanischen Sprachen, hrsg. von H. Geisler & D. Jacob, Tübingen, Niemeyer, pp. 73-84.
Cinque, Guglielmo (1988), On ‘si’ constructions and the theory of ‘arb’, «Linguistic inquiry» 19, 4, pp. 521-581.
D’Alessandro, Roberta (2007), Impersonal ‘si’ constructions. Agreement and interpretation, Oxford, Oxford University Press.
Jezek, Elisabetta (2010), La struttura argomentale dei verbi, in Salvi & Renzi, vol. 1°, pp. 77-122.
La Fauci, Nunzio (2009), Compendio di sintassi italiana, Bologna, il Mulino.
Lepschy, Annalaura & Lepschy, Giulio C. (19882), The Italian language today, London - New York, Routledge (1a ed. London, Hutchinson, 1977; trad. it. La lingua italiana. Storia, varietà dell’uso, grammatica, Milano, Bompiani, 1986).
Rohlfs, Gerhard (1968), Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti,Torino, Einaudi, 1966-1969, 3 voll., vol. 2° (Morfologia) (1a ed. Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten, Bern, Francke, 1949-1954, 3 voll., vol. 2º, Formenlehre und Syntax).
Salvi, Giampaolo (1988), La frase semplice, in Grande grammatica italiana di consultazione, a cura di L. Renzi, G. Salvi & A. Cardinaletti, Bologna, il Mulino, 1988-1995, 3 voll., vol. 1° (La frase. I sintagmi nominale e preposizionale), pp. 29-114.
Salvi, Giampaolo (2010), La realizzazione sintattica della struttura argomentale, in Salvi & Renzi 2010, vol. 1°, pp. 123-189.
Salvi, Giampaolo & Renzi, Lorenzo (a cura di) (2010), Grammatica dell’italiano antico, Bologna, il Mulino, 2 voll.
Salvi, Giampaolo & Vanelli, Laura (2004), Nuova grammatica italiana, Bologna, il Mulino.
Serianni, Luca (1989), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.
Sorace, Antonella (2000), Gradients in auxiliary selection with intransitive verbs, «Language» 76, 4, pp. 859-890.