psicologici, verbi
Verbi psicologici è un’etichetta generale che indica un gruppo di verbi che denotano processi mentali di varia natura e tipo (percezione, sensazione, emozione, ecc.), quali amare, pensare, spaventare, piacere, temere, ecc. Sono verbi a due ➔ argomenti: un soggetto (che dev’essere animato e umano) col ruolo tematico di esperiente (cioè, il partecipante che è sede di un processo o stato mentale) e un oggetto (che può essere animato o no) con il ruolo tematico di tema o di causa (lo stimolo del processo o stato mentale).
In base ad alcuni test, si riconoscono (Pesetsky 1995) due tipi sintattici e tre sottogruppi di verbi psicologici:
(a) verbi con esperiente soggetto (per es., amare, temere; § 2.1);
(b) verbi con esperiente oggetto, che hanno:
(i) la codifica canonica (esperiente all’accusativo: interessare, preoccupare, spaventare; § 2.2)
(ii) o quella non-canonica (esperiente al dativo: piacere, dispiacere; § 2.3).
Tali test mostrano l’interazione tra le caratteristiche aspettuali dei predicati (per es., il loro carattere stativo; ➔ aspetto) e le proprietà inerenti (il loro carattere animato) o relazionali degli argomenti (per es., il grado di controllo; § 3).
In base al loro diverso comportamento sintattico, si possono individuare tre sottoclassi di verbi psicologici (cfr., inter alia, Belletti & Rizzi 1988; Arad 1998; Bentley 2006: 94-96), esemplificate in (1)-(3), in cui la seconda frase contiene una pronominalizzazione:
(1)
classe I: soggetto esperiente - oggetto tema
Mario teme l’insegnante di matematica → Mario teme questo
(2)
classe II: soggetto tema o causa - oggetto esperiente
Mario preoccupa i suoi genitori → questo li preoccupa
(3)
classe III: oggetto esperiente - soggetto tema
a Mario piace la matematica [o la nuova insegnante] → gli piace la matematica
La classe I, in cui il soggetto è l’esperiente, comprende verbi che hanno un soggetto animato e per oggetto un tema che può essere o no animato: amare, ammirare, disprezzare, ricordare, conoscere, ecc.
La classe II consiste di verbi con soggetto [± animato], tematicamente non specificato, che rappresenta il tema o la causa, e oggetto animato col ruolo di esperiente e codifica canonica (se pronominalizzato, il clitico è all’accusativo: li in 2).
La classe III è costituita da verbi con soggetto [± animato] e oggetto esperiente, codifica non canonica, cioè espresso mediante a + nome, se realizzato da un nominale pieno (a Mario in 3), o mediante un clitico dativo se pronominalizzato (gli in 3).
Nei ➔ tempi composti i verbi delle classi I e II hanno l’ausiliare avere, come i verbi transitivi (➔ ausiliari, verbi; ➔ transitivi e intransitivi, verbi); i verbi della classe III, invece, hanno essere, in linea con la loro intransitività sintattica.
Lo specchietto seguente rappresenta le tre classi di verbi con alcuni esempi per ciascuna:
classe I classe II classe III
soggetto esperiente oggetto esperiente oggetto esperiente al dativo
all’accusativo
amare annoiare bastare
ammirare attrarre dispiacere
avere fiducia in colpire interessare
avere paura di confondere mancare
conoscere disgustare piacere
desiderare divertire rincrescere
detestare interessare seccare
disprezzare irritare toccare
invidiare nauseare …
odiare preoccupare
ricordare seccare
sdegnare sorprendere
temere spaventare
venerare stupire
… …
I verbi appartenenti alla classe I hanno due argomenti: il soggetto è l’esperiente e l’oggetto è il tema. Si tratta di verbi stativi (➔ aspetto), come appare dal fatto che non possono combinarsi con avverbi denotanti il completarsi dell’evento (in X tempo) (es. 4 a.), né possono entrare in perifrasi di forma progressiva (es. 4 b.) (➔ perifrastiche, strutture):
(4)
a. Mario teme l’insegnante *in un’ora
b. *?Mario sta temendo l’insegnante
Questa classe comprende anche ➔ verbi supporto del tipo avere + nome (di stato o processo psicologico): avere timore (di), avere paura (di o per), avere ribrezzo (di), avere noia (di), avere stima (di o per), avere fiducia (in), ecc. (es. 5):
(5)
a. Mario ha stima per l’insegnante di lettere
b. Mario ha fiducia nell’insegnante di lettere
Ad alcuni di questi verbi corrispondono costrutti del tipo essere + aggettivo (o participio passato in funzione aggettivale): essere intimorito, impaurito, annoiato, fiducioso. Tali costrutti hanno un solo argomento, l’esperiente, in funzione di soggetto, come per i predicati complessi avere + nome (Bentley 2006: 97-99).
I verbi psicologici della classe II denotano un cambiamento di stato. Possono avere tre diverse interpretazioni: agentiva, eventiva e stativa (Arad 1998; Bentley 2006: 101):
(a) nell’interpretazione agentiva denotano un evento causato da un agente che determina volontariamente un cambiamento di stato nell’esperiente:
(6) Mario ha spaventato Laura di proposito
(b) nell’interpretazione eventiva il cambiamento di stato nell’esperiente è involontario:
(7) Mario spaventò Laura inavvertitamente
(c) nell’interpretazione stativa interviene uno stimolo (codificato come soggetto) percepito dall’esperiente (codificato come oggetto) e tale percezione determina nell’esperiente uno stato mentale; mancano quindi il cambiamento di stato e la causa, presenti, invece, nelle altre due interpretazioni:
(8) la situazione economica spaventa tutti [= tutti ne hanno paura, la temono]
La diversa interpretazione dei verbi della classe II, quindi, riflette le componenti di significato del verbo e la natura dello stimolo (per es., che esso sia animato o inanimato).
Alcuni verbi ammettono solo l’interpretazione stativa (così riguardare, preoccupare, importunare, disgustare). Altri, invece, ammettono solo l’interpretazione eventiva (sorprendere). Verbi quali spaventare possono avere un’interpretazione sia agentiva, sia eventiva, sia stativa, secondo che il soggetto sia animato e agentivo e a seconda della presenza o meno della componente di cambiamento nel significato del verbo (Arad 1998: 188 segg.; Rothmayr 2009: 54, nota 1).
2.2.1Test. L’ambiguità aspettuale dei verbi della classe II si riflette nel loro diverso comportamento rispetto a tre test, che permettono di individuare se sono presenti o no le componenti causativa (agentività) e di cambiamento di stato (telicità).
Tali test sono: la riflessivizzazione (➔ riflessivi, pronomi), la costruzione causativa (➔ causativa, costruzione), le restrizioni all’estrazione di un costituente da un sintagma nominale oggetto.
(a) Costruzione riflessiva. La costruzione riflessiva di alcuni verbi psicologici della classe II è possibile solo con verbi denotanti cambiamento di stato e con soggetto agentivo (ossia verbi telici: spaventare, aizzare; es. 9), non con verbi stativi (preoccupare, disgustare, stupire, interessare). Con questi ultimi, il costrutto riflessivo è possibile solo nella interpretazione media (10 a.), ma non in quella riflessiva (10 b.) (➔ riflessivi, verbi; Belletti & Rizzi 1988: 298):
(9) quei due si spaventano di proposito ogni volta che possono
(10) a. i ragazzi si preoccupano [interpretazione media: soggetto non agentivo]
b. *i ragazzi si preoccupano di proposito [interpretazione riflessiva: soggetto agentivo]
(b) Costruzione causativa. Anche la costruzione causativa è possibile solo con i verbi con soggetto agentivo, denotanti cambiamento di stato (11 a. - 11 b.), mentre è esclusa con verbi stativi, coi quali il soggetto è non agentivo e manca la componente di cambiamento (11 c. - 11 d.):
(11) a. Mario fece spaventare i ragazzi da Luca [*a Luca]
b. Mario li fece spaventare da Luca [*a Luca]
c. *Mario fece preoccupare i ragazzi da [o a] Luca
d. *Mario li fece preoccupare [o a] Luca
Con questi verbi il secondo agente della costruzione causativa può essere introdotto solo da da, e non, come di solito nelle causative, da a (11 a. - 11 b.). Analogo comportamento è presente con i verbi della classe I, proprio per la loro natura stativa:
(12) *Mario fece temere i ragazzi da [o a] Luca → Mario li fece temere da [o a] Luca
La diversa natura aspettuale si riflette anche nel diverso comportamento di verbi telici che ammettono una interpretazione non psicologica, ma ‘fisica’, quali colpire, catturare, agitare (Arad 1998: 13; Bentley 2006: 108-109):
(13)
a. Mario ha fatto colpire i ragazzi da [o a] Luca → Mario li ha fatti colpire da [o a] Luca
b. *Mario ha fatto colpire i ragazzi da [o a] Luca → Mario li ha fatti colpire da Luca
Con colpire, per es., il costrutto causativo è possibile solo nell’interpretazione non psicologica, illustrata in (13 a.). Con quella psicologica, invece, il costrutto causativo non è grammaticale (13 b.): il soggetto, infatti, non è agentivo, e il verbo denota uno stato mentale, non un processo, come in (13 a.).
(c) Estrazione dall’oggetto. Infine, l’estrazione dall’oggetto non è possibile con verbi stativi (12 a.); è ammessa, invece, se è presente un agente, ossia con verbi che ammettono una interpretazione eventiva, quali spaventare, divertire, impressionare (Arad 1998: 190):
(14)
a. *la ragazza di cui Gianni teme il padre
b. la ragazza di cui Gianni ha divertito i genitori.
I verbi della classe III codificano l’esperiente come oggetto o complemento indiretto. Quest’ultimo è introdotto da a se è costituito da un nominale pieno (15 a.) e dal clitico dativo se pronominalizzato (15 b.):
(15)
a. a Mario piacciono le equazioni → gli piacciono le equazioni
b. le equazioni piacciono a Mario → le equazioni gli piacciono
Tale fenomeno, molto frequente tra le lingue con i verbi psicologici, è noto come inversione (Bossong 1998; Harris 1984; Perlmutter 1984, inter alia), poiché consiste in una codifica rovesciata degli argomenti: l’esperiente è al dativo, il tema al nominativo, con possibilità di inversione dell’ordine degli argomenti nucleari. La diversa distribuzione degli argomenti ne riflette la natura pragmatica: il tema è in posizione iniziale (preverbale) se codifica informazione data (➔ dato/nuovo, struttura), in posizione postverbale se veicola informazione nuova. I verbi di questa classe sono stativi, come quelli della classe I. L’ausiliare è essere (16), come per i verbi inaccusativi (➔ inaccusativi, verbi):
(16) a Mario sono piaciuti i pasticcini → gli sono piaciuti i pasticcini
Questi verbi, infatti, sono inaccusativi: il loro soggetto è in effetti un oggetto, e, in quanto tale, presenta le proprietà dell’oggetto, quali la ripresa con ne (Belletti & Rizzi 1988: 335):
(17) a Mario piacciono tre automobili → gliene piacciono tre
La classe III comprende anche verbi con i quali l’esperiente ha codifica dativa (ossia intransitiva) e accusativa (transitiva): interessare, mancare, seccare, riflesso del grado di coinvolgimento dell’oggetto esperiente (➔ transitivi e intransitivi, verbi):
(18)
a. questo interessa molto i ragazzi
b. questo interessa molto ai ragazzi
c. questa situazione lo secca
d. questa situazione gli secca
Nelle costruzioni in cui occorrono verbi di questa classe, il tema codifica il soggetto (che controlla l’accordo del verbo finito: i fiori in 19), mentre l’esperiente (a Mario, in 19) controlla il soggetto silente nelle infinitive dipendenti (Bentley 2006: 115):
(19) a Mario piacciono talmente i fiori da mettere una serra in casa [Mario soggetto di mettere]
Entrambi gli argomenti, quindi, hanno proprietà di soggetto, sia pure di tipo diverso. Altri verbi della classe III quali mancare, ammettono una codifica canonica dell’esperiente, in funzione di soggetto, in una configurazione sintattica analoga ai verbi della classe I, quali amare, temere, e con codifica non canonica dell’oggetto, riflesso dell’intransitività del costrutto (20 c.):
(20)
a. ai profughi manca (di) tutto
b. i profughi mancano di tutto
c. i profughi mancano *tutto
I verbi della classe III, quindi, possono esser considerati i corrispettivi intransitivi dei verbi della classe I: l’esperiente, infatti, è al dativo, caso non-canonico, pur avendo proprietà di soggetto, quali il controllo dell’argomento omesso nei costrutti infinitivali dipendenti.
I verbi psicologici operano inoltre estesamente come predicato di frasi che reggono frasi oggettive. Per questi impieghi, vedi le voci pertinenti (➔ completive, frasi; ➔ oggettive, frasi).
Arad, Maya (1998), Psych-notes, «UCL Working papers in linguistics» 10, pp. 203-222.
Belletti, Adriana & Rizzi, Luigi (1988), Psych verbs and theta theory, «Natural language and linguistic theory» 6, pp. 291-352.
Bentley, Delia (2006), Split intransitivity in Italian, Berlin - New York, Mouton de Gruyter.
Bossong, Georg (1998), Le marquage de l'expérient dans les langues d'Europe, in Actance et valence dans les langues de l'Europe, edité par J. Feuillet, Berlin - New York, Mouton de Gruyter, pp. 259-294.
Harris, Alice C. (1984), Case marking, verb agreement, and inversion in Udi, in Perlmutter & Rosen 1984, pp. 243-258.
Perlmutter, David (1984), Working 1s and inversion in Italian, Japanese and Quechua, in Id. & Rosen 1984, pp. 292-330.
Perlmutter, David & Rosen, Carol (edited by) (1984), Studies in relational grammar, Chicago - London, The University of Chicago Press, 1983-1990, 3 voll., vol. 2º.
Pesetsky, David (1995), Zero syntax. Experiencers and cascades, Cambridge (Mass.) - London, The MIT Press.
Rothmayr, Antonia (2009), The structure of stative verbs, Amsterdam, John Benjamins.