riflessivi, verbi
I verbi riflessivi sono verbi pronominali (➔ pronominali, verbi) a cui è saldato un pronome riflessivo enclitico (➔ riflessivi, pronomi), il quale ha molteplici funzioni: da quella riflessiva in senso proprio (in cui indica coreferenza tra gli argomenti della frase, soggetto e oggetto) a una vasta gamma di altri usi, con varie sfumature di significato (§ 2).
Alla terza persona il riflessivo occorre in verbi pronominali, con valore anticausativo (➔ transitivi e intransitivi, verbi), impersonale (➔ impersonali, verbi) e impersonale/passivo (§ 3; ➔ passiva, costruzione).
Per classificare i verbi riflessivi si ricorre a una varietà di criteri:
(a) la valenza del verbo (cioè il numero dei suoi ➔ argomenti);
(b) il carattere (argomentale o non argomentale) del pronome riflessivo;
(c) l’animatezza e il grado di coinvolgimento del soggetto nell’azione.
Si distinguono quindi: riflessivo diretto, indiretto, reciproco, mediale, inerente, anticausativo (per dettagli, vedi tra gli altri Serianni 1989: XI,18-28; Cennamo 1995; Jezek 2003: 121-142; Salvi & Vanelli 2004: 49-51, 73-74, 206; La Fauci 2009: 100-124), che verranno esaminati in successione.
Nel riflessivo diretto il verbo è transitivo e il pronome riflessivo è oggetto e coreferente con il soggetto (1 a.). Può essere sostituito, infatti, con la forma tonica sé stesso a parità di significato; al suo posto può stare anche un pronome complemento, con altro significato (1 b.):
(1)
a. Mario si nascose nell’armadio → Mario nascose sé stesso nell’armadio
b. Mario lo nascose nell’armadio [lo = il portafoglio / Giovanni].
Nel riflessivo indiretto (propriamente un dativo), il verbo è (di)transitivo: il secondo argomento non è coreferente col soggetto, il pronome riflessivo è coreferente con il soggetto e denota il destinatario (o beneficiario) dell’azione o un oggetto posseduto.
Nelle forme canoniche è oggetto indiretto (tipicamente, complemento di vantaggio: comprarsi, prepararsi) (2-3) o indica possesso inalienabile (4) (Jezek 2003: 123):
(2) Mario si [= per Mario] è comprato una bicicletta nuova
(3) Mario si [= per Mario] è preparato la colazione
(4) mi sono rotto un braccio
In alcune realizzazioni non canoniche, ma di altissima frequenza in italiano (➔ lingue romanze e italiano) il pronome riflessivo non è argomento del verbo ma segnala il coinvolgimento del soggetto nell’azione (questa struttura, denominata anche ➔ dativo etico, è frequente nel linguaggio informale: Salvi 1988: 64-65; Serianni 1989: VII, 40; XI, 21-22; Jezek 2003: 132-133):
(5) mi sono letto il giornale mentre aspettavo
(6) mi sono fatta una gran mangiata di funghi.
Nel riflessivo reciproco (diretto o indiretto; ➔ pronominali, verbi; ➔ reciproci, verbi) il verbo è (di)transitivo. I suoi argomenti agiscono l’uno sull’altro e sono contemporaneamente agente e paziente (benefattivo nei riflessivi reciproci indiretti) l’uno rispetto all’altro: per es., detestarsi, influenzarsi.
In questi casi l’idea della reciprocità è resa esplicita da avverbi quali a vicenda, reciprocamente, l’un l’altro, nei casi in cui il costrutto può avere sia interpretazione riflessiva sia reciproca (Cordin 1988: 603):
(7) quei due si detestano (a vicenda / l’un l’altro)
(8) Mario e Giovanna si sono regalati reciprocamente un viaggio in Marocco.
Nel riflessivo mediale il verbo è transitivo. L’argomento oggetto, coreferente col soggetto, rappresenta un partecipante animato. Il pronome riflessivo non è argomento del verbo, ma è marca di intransitivo (Cordin 1988: 601; Salvi 1988: 101; Salvi & Vanelli 2004: 73-74):
(9) i ragazzi si sono stancati molto [*sono stancati molto] (ma i ragazzi hanno stancato tutti)
(10) Mario si è mosso [*è mosso] e ha urtato lo spigolo (ma Mario ha mosso la tenda)
Il soggetto è non agentivo, essendo privo di controllo sull’azione espressa dal verbo (cfr. Cennamo 1993; Jezek 2003: 131). La nozione di controllo distingue quindi l’interpretazione riflessiva da quella mediale di un verbo riflessivo, come in (11) e (12) (Jezek 2003: 134):
(11) azione involontaria: Mario si è bagnato mentre svitava il rubinetto
(12) azione volontaria: Mario si è bagnato per rinfrescarsi.
Nel riflessivo inerente il verbo è o mono- o biargomentale e occorre obbligatoriamente in forma riflessiva. Si tratta degli usi lessicalizzati (➔ lessicalizzazione) del riflessivo con verbi stativi o di attività, che hanno soggetto animato, spesso non agentivo, e che talvolta hanno anche ➔ reggenza: arrabbiarsi, accorgersi (di), congratularsi (per), pentirsi (di), ribellarsi, vergognarsi (di) (13-14).
Questi verbi sono detti anche intransitivi pronominali o riflessivi intransitivi (Cordin 1988: 601; Serianni 1989: XI, 23; Jezek 2003: 123; ➔ pronominali, verbi; ➔ psicologici, verbi):
(13) Giovanni si è congratulato con il vincitore
(14) alcuni si pentirono di non essere andati alla festa.
Alcuni verbi, transitivi e intransitivi, ammettono un uso riflessivo che non sembra riconducibile a nessuna delle categorie illustrate. Ad es., gli intransitivi sedere, dispiacere, dolere e i transitivi sbagliare, dimenticare, ricordare, ammettono entrambi i costrutti, con diversa interpretazione e diversa realizzazione di agente e oggetto per dispiacere e dolere (17-18):
(15) Mario siede [o è seduto o sedeva] lì, in seconda fila
(16) Mario si siede [o è seduto o sedeva] lì, in seconda fila
Con sedere, ad es., la forma non-riflessiva indica stato (15), mentre la forma riflessiva denota un cambiamento di stato (16; Salvi & Vanelli 2004: 50). Coi verbi dispiacere e dolere, invece, nella forma non-riflessiva l’agente è oggetto indiretto (17), mentre nella corrispondente forma riflessiva è soggetto (18; Salvi & Vanelli 2004: 50):
(17) questo è dispiaciuto molto ai ragazzi → i ragazzi si sono dispiaciuti molto di questo
(18) questa decisione duole a tutti → tutti si dolgono di questa decisione
Con i verbi sbagliare, dimenticare, ricordare, la forma riflessiva sembra sottolineare l’assenza di controllo del soggetto sul processo verbale, come in (19) e (20):
(19) Mario ha sbagliato di proposito → Mario si è sbagliato (*di proposito)
(20) Mario ha dimenticato le chiavi deliberatamente → Mario si è dimenticato le chiavi (*deliberatamente)
I diversi tipi di costrutti riflessivi, quindi, si dispongono su una scala, nella quale le categorie alla periferia, nelle realizzazioni non canoniche, si sovrappongono. Non è sempre facile individuare, infatti, la specifica funzione del riflessivo, proprio per la complessa interazione tra fattori sintattici e semantici (Jezek 2003: 132-136), che a volte si devono anche a percorsi diacronici diversi (Cennamo 1984; 1993; 2000).
Non fa parte della scala sopra accennata il riflessivo anticausativo (del tipo di rompersi, bruciare o bruciarsi), forma intransitiva di verbi transitivi in cui il riflessivo è obbligatorio o facoltativo, a seconda delle proprietà aspettuali del verbo, come in (21) e (22) (➔ transitivi e intransitivi, verbi):
(21) il vaso si ruppe → *il vaso ruppe
(22) la carne bruciò in pochi minuti → la carne si bruciò in pochi minuti.
Un caso a parte è rappresentato dai riflessivi impersonali (per es., si va a casa, si gioca) (➔ impersonali, verbi) e dagli impersonali/passivi, coi quali un’interpretazione impersonale si alterna con una passiva (➔ passiva, costruzione) secondo il contesto, come in (23):
(23) i libri di avventura si leggono con piacere → si leggono con piacere i libri di avventura
È il contesto, infatti, a decidere se (23) ha un’interpretazione passiva (con focus sull’oggetto «i libri di avventura sono letti») o impersonale (con focus su un partecipante indefinito: «uno, qualcuno legge; essi leggono i libri di avventura» (Cennamo 1993, 1995; Bentley 2006; D’Alessandro 2007).
Se il soggetto grammaticale è pronominalizzato, il costrutto è impersonale: il verbo finito, infatti, è in forma non accordata, la terza persona singolare (legge in 24, è in 25); nei tempi composti, il participio passato si accorda con l’originario oggetto pronominalizzato (25):
(24) li si legge con piacere [li = i libri di avventura]
(25) li si legge con piacere [li = i libri di avventura] → li si è letti con piacere
Nei ➔ tempi composti l’➔accordo del participio passato differenzia il si passivo dal si impersonale, come in (26):
(26) si è (o si è stati) pagati poco (dal gestore) in quel ristorante
Nel costrutto passivo il participio passato è al plurale maschile, accordato con un partecipante non specificato – riflesso della regola generale per la quale nell’impersonale la parte nominale del predicato è al plurale (Salvi 1988; Cennamo 1993: 36; ➔ predicato, tipi di) – e l’agente è espresso opzionalmente mediante un sintagma preposizionale introdotto dalla preposizione da (ad es., dal gestore in 26).
Nel costrutto impersonale, invece, il participio passato è nella forma non accordata, il maschile singolare, come in (27):
(27) si è pagato poco in quel ristorante
Questo schema di accordo accomuna i verbi biargomentali con oggetto non espresso (pagare, bere, leggere: 28), i verbi biargomentali con oggetto non canonico (discutere di, pensare a: 29) e i verbi inergativi (camminare, passeggiare: 30) (➔ ergativi, verbi):
(28) si è bevuto molto
(29)
a. si è discusso di politica
b. si è pensato a tutto
(30) si è camminato a lungo
I verbi inaccusativi (nascere, partire, ecc.; ➔ inaccusativi, verbi) (31) e le frasi copulative equative (➔ copula), invece, nel costrutto impersonale con il si presentano accordo scisso: la terza persona singolare per il verbo di modo finito e il plurale maschile (di rado femminile) (32) per la parte nominale del predicato (aggettivo: 32; nome: 33; participio passato: 34) (Lepschy & Lepschy 1977: 215):
(31) si è partiti all’alba
(32) si è contenti/e
(33) si è bambini
(34) si è pagati, si è menzionati.
Una proprietà dei costrutti riflessivi in cui si è lessicalizzato (riflessivi diretti e indiretti, medi, inerenti) è la presenza del clitico di prima persona plurale ci (➔ clitici) in funzione impersonale in sostituzione di si. In ➔ italiano standard infatti la sequenza si si è impossibile, e al suo posto si ha invece il nesso ci si:
(35)
a. ci si nasconde la verità
b. ci si è nascosti/e la verità
(36)
a. ci si compra una macchina
b. ci si è comprati/e una macchina
(37)
a. ci si muove
b. ci si è mossi/e
Il clitico ci in funzione impersonale denota la prima persona plurale (in senso inclusivo: parlante + ascoltatore; ➔ personali, pronomi) (Cennamo 1993; 2000). Ciò è confermato dal fatto che in alcune varietà italiane ci è usato in funzione impersonale in luogo di si: ci parte «si parte» nell’isola del Giglio (Rohlfs 1968: 186; Cennamo 1997: 158; 1998: 82) e dal fatto che si appare in luogo del pronome di prima persona plurale noi in diverse varietà toscane (➔ toscani, dialetti), in cui si va vale «(noi) andiamo» (Cennamo 1997: 82; 1998: 158 e ulteriori riferimenti).
Con i riflessivi diretti o indiretti, reciproci, medi e inerenti, l’ordine non marcato è generalmente soggetto + si + verbo, in cui il soggetto veicola l’informazione data (➔ dato/nuovo, struttura) ed è definito (cfr. Cennamo 1995 per l’analisi di un corpus scritto) (38-39):
(38) i docenti si ribellano in blocco
(39) l’assassino si è dileguato
Un soggetto definito è invece dopo il verbo se veicola un’informazione nuova, come in (40), se è realizzato da un costituente ‘pesante’, cioè lungo e dalla struttura sintattica complessa (41), se in posizione iniziale compare un costituente avverbiale facente parte della valenza sintattica del verbo (42) o dopo una citazione (43) (Cennamo 1995: 89):
(40) non se ne meravigliano più [delle parolacce] nemmeno i preti
(41) non si ribellano solo quelli che si sono sempre opposti all’estremismo
(42) in una situazione analoga si trovano anche i nostri ragazzi
(43) «Non siamo mica dei vagoni ferroviari» si lamentano i professori
Nei riflessivi anticausativi, con verbi risultativi (per es., rompersi), sono possibili sia la sequenza soggetto + si + verbo, sia si + verbo + soggetto, riflesso del ruolo pragmatico del soggetto, che è prima del verbo se veicola un’informazione data, dopo il verbo se veicola un’informazione nuova. Con verbi stativi e di attività, invece, l’ordine si + verbo + soggetto non è grammaticale nell’interpretazione anticausativa (45 b.), possibile solo se il soggetto è separato dal verbo, fuori del nucleo della frase (45 c.) (Cennamo 1995: 95-96):
(44) il mio rapporto di fiducia si è rotto / si è rotto il mio rapporto di fiducia
(45)
a. la pittura si ispira agli affreschi rinascimentali
b. *si ispira la pittura agli affreschi rinascimentali
c. si ispira agli affreschi rinascimentali, la pittura
Con queste classi di verbi l’ordine si + verbo + soggetto codifica normalmente il costrutto impersonale/passivo (46), ma non quello anticausativo (47), in cui, invece, il soggetto è preverbale:
(46) per ora il malumore si esprime in lettere ai giornali
(47) *per ora si esprime il malumore in lettere ai giornali
Invece, è grammaticale nell’interpretazione impersonale/passiva. L’ordine si + verbo + soggetto, infatti, è quello non marcato per il costrutto riflessivo impersonale/passivo (48-49):
(48) si aspettano istruzioni / le istruzioni
(49) si nutrono i ragazzi con cibi in scatola.
L’ordine dei pronomi clitici generalmente distingue il si riflessivo da quello impersonale, come in (50) e (51):
(50) se li compra / se li è comprati
(51) li si compra / li si è comprati
Nei costrutti riflessivi il si precede il clitico; nel costrutto col si impersonale, invece, il si segue il clitico (Cennamo 1993; Salvi & Vanelli 2004: 75-76).
Nei costrutti con il si impersonale, inoltre, è possibile solo l’aggettivo possessivo proprio (➔ riflessivi, pronomi; Salvi & Vanelli 2004: 138-139):
(52) ci si pente / ci si è pentiti dei propri pregiudizi
(53) li si compra con i propri risparmi.
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