Verdi
Partiti politici impegnati in campo ecologico, che per l’accresciuta sensibilità sociale alle tematiche della qualità della vita e dell’ambiente hanno assunto, almeno nei Paesi industrialmente più avanzati, un certo peso nell’opinione pubblica e, di conseguenza, un significativo ruolo sia politico sia elettorale. Associazioni di tipo ambientalista si erano sviluppate già dai primi decenni del 20° sec., e in particolare dagli anni Cinquanta in avanti. A partire dagli anni Settanta il movimento ecologista ha assunto una più decisa fisionomia politica, costituendo veri e propri partiti, generalmente collocati nella sinistra dello schieramento politico, e intervenendo sui temi delle politiche economiche. Tra le prime forze politiche ambientaliste a essere fondate, furono i V. tedeschi (Grünen), i quali affiancavano alle battaglie ambientaliste le lotte antimilitariste e antinucleariste. Nel 1983 i Grünen giunsero all’8,3% dei voti, e il loro leader, J. Fischer, iniziò ad acquisire una visibilità e un prestigio politico che lo portarono poi a diventare ministro degli Esteri e vicecancelliere del governo retto da G. Schröder (1998-2005). Nel 1984 fu costituito il Coordinamento europeo dei partiti verdi (CEPV), che nel 1993 si trasformò in Federazione europea dei partiti verdi (FEPV), e nel 2004 nel Partito verde europeo (PVE). Nelle elezioni europee del 2009 rilevante fu anche il successo dei V. francesi, guidati dall’ex leader del movimento studentesco del Sessantotto D. Cohn-Bendit. In particolare i V. hanno messo a punto proposte riguardanti il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, la tassazione ecologica, lo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali, l’assetto idrogeologico del territorio; a queste tematiche sul finire degli anni Novanta e all’inizio del Duemila si sono aggiunte quelle sullo sviluppo della genetica e delle biotecnologie, con i connessi problemi etici. In genere essi hanno continuato comunque a mantenere alcuni loro caratteristici connotati, come la mancanza di una rigida organizzazione centrale, alla quale si contrappone una miriade di associazioni con sensibilità e culture diverse.
In Italia la Federazione delle liste verdi fu fondata nel 1986, assumendo il simbolo del «sole che ride». I contenuti del suo programma furono in linea di massima in sintonia con quelli dei corrispondenti movimenti europei, ma con una particolare accentuazione della battaglia antinuclearista che culminò nel referendum abrogativo sul nucleare dell’8-9 nov. 1987. Nel maggio 1989 l’ala ambientalista di Democrazia proletaria, alcuni esponenti provenienti dal Partito radicale e altri ecologisti diedero vita a loro volta alla formazione dei Verdi arcobaleno, che alle elezioni europee di giugno ottenne il 2,4% dei voti. Alle stesse elezioni la Federazione delle liste verdi raggiunse il 3,8%, eleggendo tre euro-parlamentari. Nel 1990 i due tronconi si fusero, dando vita alla Federazione dei verdi, che raggiunse la massima affermazione elettorale alle elezioni europee del 1994, allorché ottenne il 3,1%. Collocatosi nello schieramento di centrosinistra, il partito visse alterne vicende, giungendo anche al governo nel 2006 con il proprio leader, A. Pecoraio Scanio, ministro dell’Ambiente. Alle elezioni europee del 2009, guidati dalla portavoce G. Francescato, i V. si sono presentati nelle liste di Sinistra e libertà; parte dei quadri del partito è poi confluita nella formazione guidata da N. Vendola, che ha infatti assunto la denominazione Sinistra, ecologia e libertà (SEL). L’ala dei V. italiani maggiormente legata alla specificità del percorso politico ambientalista, guidata da A. Bonelli, ha invece lanciato, nel sett. 2010, una Costituente ecologista.