MELEZIO, vescovo di Antiochia
È il personaggio rappresentativo del cosiddetto scisma meleziano d'Antiochia, uno degli episodî più noti delle lotte teologiche nella chiesa cristiana d'Oriente nel sec. IV. Nato a Melitene, nella piccola Armenia, e per breve tempo vescovo della sua città natale, il suo incerto atteggiamento di fronte alle varie fazioni teologiche fu forse il motivo per cui fu prescelto come vescovo di Antiochia, dove, dopo la deposizione del vescovo ortodosso Eustazio, la comunità cristiana era profondamente divisa, non avendo una parte di essa voluto riconoscere la legittimità dei vescovi arianeggianti succeduti a Eustazio. Nella lotta fra il partito eustaziano e quello ariano M., seguito da una parte della comunità, prese un atteggiamento conciliante, che appare anche da un suo discorso conservatoci da Epifanio (Patrol. Graeca, XLII, coll. 457-465), dove egli espose la sua dottrina sulla generazione del Verbo in modo tale da consentire anche oggi opposti giudizi sul suo preciso indirizzo teologico. Esiliato pertanto M. da Costanzo II e sostituito dall'ariano Euozio, si venne a determinare nella chiesa antiochena quella situazione che sfociò, al ritorno di M. dall'esilio all'epoca di Giuliano, nello scisma (v. arianesimo, IV, pp. 297-98; antiochia, III, p. 511). M. conobbe nuovamente la via dell'esilio, e prima di morire (381) ebbe l'onore di presiedere per pochi giorni il concilio di Costantinopoli.
Bibl.: V. arianesimo; F. Cavallera, Le schisme d'Antioche, IVe siècle, Parigi 1906; P. Batiffol, Le siège apostolique, Parigi 1924, pp. 87, 144, 270-81.