VICENNALIA
. Il Senato romano votava periodicamente la celebrazione di sacrifici e di giuochi per domandare agli dei la conservazione della salute degl'imperatori. Ciò poteva avvenire al quinto anno di regno (vota quinquennalia), al decimo (decennalia), al ventesimo (vicennalia) o al trentesimo (tricennalia). Le monete coniate in queste occasioni recavano l'indicazione della data dei voti, scritta d'ordinario su uno scudo, o su uno stendardo o racchiusa fra rami di alloro. Tali indicazioni divennero di uso costante nella monetazione di Diocleziano e dei suoi colleghi della tetrarchia e di Costantino e successori. I vicennali di Diocleziano sono ricordati da Lattanzio (De morte persecut., 17).
La dicitura più comune è vot. X mult. XX votis decennalibus [solutis], multis vicennalibus [susceptis] ossia, realizzati i voti decennali, si fanno molti altri voti per dieci anni successivi fino a raggiungere felicemente i vicennali. Compiuti i venti anni, si esprime la nuova formula; vot. XX, mult. XXX votis vicennalibus [solutis], multis tricennalibus [susceptis]. Altra formula, anch'essa comune, è sic XX, sic XXX (sic vicennalibus, sic tricennalibus), come felicemente si sono compiuti i vicennali, così si compiano i tricennali.
Nell'arco di trionfo di Costantino, presso il Colosseo, inaugurato nell'anno 315, si legge su di uno dei lati sic X, sic XX, sull'altro lato: votis X, votis XX. Questi voti si trovano anche espressi su oggetti varî, specie su quelli che si offrivano ad alti personaggi o si scambiavano fra parenti e amici al principio d'anno (strenae); i vicennalia votati in onore di Diocleziano si trovano incisi su un disco di una coppa di vetro.