Vietnam
La produzione cinematografica è stata per molto tempo ostacolata dalla drammatica storia del Paese, che, colonia francese dal 1887, conobbe l'occupazione giapponese (1940-1945) e la guerriglia contro la Francia (1946-1954); l'indipendenza comportò la divisione tra V. del Nord e V. del Sud, seguita in quest'ultimo da un'intensa guerriglia antigovernativa, poi trasformatasi in una guerra che coinvolse anche Stati Uniti e V. del Nord. Una vera e propria cinematografia è nata solo alla fine degli anni Cinquanta; essa ha però dovuto attendere gli anni Novanta per acquisire una certa visibilità internazionale.Il primo film realizzato in V. fu un breve documentario girato nel 1902 da un operatore dei fratelli Lumière; ma fu soltanto nel 1916 che ebbe inizio una regolare produzione di documentari realizzata dall'esercito coloniale francese. Al decennio seguente risalgono i primi lungometraggi a soggetto, tutti realizzati a Hanoi con attori e soggetti locali ma capitali e registi francesi: Kim Vãn Kiều (1923) di E.A. Framechon, dal romanzo di N. Du, e, di autori ignoti, T'u-Ph'u đí h'oi v·o' (1925, Una sposa per Tu-Phu) e Giai thoại bà De (1929, La bella storia della signora De), dal racconto di U. Hoa. L'esperienza, interrotta dalla Grande crisi del 1929, riprese solo nel 1938, quando furono girati a Hong Kong altri film con storie e attori vietnamiti ma capitali e registi stranieri (in questo caso cinesi): si ricordano Cánh dồng mẚ (Il fiore del cimitero) di Tran Phi, dal racconto di N. Van Nam, considerato il primo film parlato in vietnamita, e, di autori ignoti, Tr‸ạn phong ba (Vento nella tempesta) e Tồng trận Ngọc Hoa (Il generale Ngọc Hoa). Sull'onda del loro successo si costituirono in quello stesso anno varie società vietnamite, due delle quali, la Vietnam Film di Antoine Giau (Ang-Toan Giau) e l'Asia Film di Nguyen Van Dinh, riuscirono a realizzare alcuni film (anch'essi però girati a Hong Kong), tra cui Một chiếu trên sống Cửu Long (Una sera sul Mekong) di autore ignoto. Il tentativo di creare un embrione di cinematografia nazionale fu tuttavia bloccato dell'occupazione giapponese.
Terminata la Seconda guerra mondiale, durante la successiva guerriglia contro i francesi furono costituite alcune unità cinematografiche, dirette da operatori-registi come Mai Loc e Khuong Me nel Sud, Tien Loi, Ngoc Quynh e Quy Luc nel Nord; esse realizzarono documentari in 16 mm sulle principali battaglie.
Dopo l'indipendenza e la divisione del V., tra il 1954 e il 1975 nelle due zone del Paese si svilupparono cinematografie del tutto indipendenti, e molto diverse tra loro quanto a tipo e qualità della produzione. Nel Sud si produssero circa dieci film all'anno, quasi tutti di genere (horror, erotici o di arti marziali); a partire dal 1968 se ne girarono anche alcuni di propaganda anticomunista, come Xin nhân no'i này lam quê hu'o'ng (1971, La mia patria è qui) di Hoang Ving Loc.
Nel Nord il primo lungometraggio a soggetto fu Chúng một dòng sống (1959, Viviamo sulle rive dello stesso fiume) di Nguyen Hong Nghi e Pham Ky Nam, che intrecciava il tema della divisione del V. con le descrizioni liriche della vita delle campagne e del mondo della natura. Molto simili erano Vợ chồng A Phu (1961, Gli sposi A Phu) di Mai Loc e Hoang Thai, Chim vạn khuyên (1962, Lo scricciolo) di Nguyen Van Thong e Tran Vu, Chị tú hầu Bai Sao (1963, La servetta di Bai Sao) di Pham Ky Nam. Dal 1964 il coinvolgimento del Nord nel conflitto in corso nel Sud spinse il governo a usare l'industria cinematografica come arma di propaganda. Nono-stante i massicci bombardamenti americani, si passò quindi da due a cinque film all'anno, incentrati interamente sul tema della guerra, pur senza che venisse del tutto abbandonata l'indagine psicologica: tra essi da ricordare in particolare Kim Dong (1964) di Nong Ich Dat e Vu Pham Tu, N'ôi gió (1966, Si alza la tempesta) di Huy Tanh e Le Huye, Lũy thép Vinh Linh (1968, Vinh Linh bastione d'acciaio) di Ky Nam, Vọ' chồng anh Luc (1971, A casa degli sposi Luc) di Tran Vu, Em bé Hà Nội (1974, La ragazza di Hanoi) di Hai Ninh.
Dopo la riunificazione del Paese nella Repubblica socialista del Vietnam (1976) la produzione passò a quindici film all'anno; per un certo tempo la guerra rimase al centro dei soggetti, come testimonia Cánh đồng hoang (1979, Terra devastata) di Hong Sen, il principale regista di quel decennio; egli approfittò del clima di relativa liberalizzazione politica per realizzare un film fortemente critico sulla collettivizzazione agricola, Vùng gió xoay (1980, La regione dei cicloni). Non conformista fu anche Hy vọng cuối cùng (1981, L'ultima speranza) di Tran Phuongin, sulla corruzione e i privilegi dei dirigenti.Nel frattempo la produzione era ulteriormente aumentata grandi successi di pubblico come Cánh đồng hoang (1979, Il campo abbandonato) di Nguyen Hong Sen, Về noi gió cát (1983, Ritorno al villaggio di sabbia) di Huy Thanh, Chuyện tử tề (1986, Una storia a modo) di Tran Van Thuy; alcuni di essi, considerati troppo critici, furono colpiti dalla censura, come Gánh xi`êc rong (1988, La troupe del circo ambulante) di Viet Linh, che fu bloccato per due anni. Si assistette anche alla rinascita di un cinema del Sud, soprattutto a opera di Dang Nhat Minh (Bao giò' cho đến tháng mu᾽o᾽i, 1984, Quando arriva ottobre l'amore non torna indietro; Cô gái trên sống, 1987, La ragazza sul fiume).
Nel quadro della liberalizzazione dell'economia, la progressiva abolizione dei sussidi statali per l'industria cinematografica, iniziata nel 1986, ha comportato per i registi la necessità di ricorrere all'aiuto finanziario e tecnico di canali televisivi o enti pubblici stranieri; ha inoltre provocato un forte calo produttivo, tanto che a partire dal 1994 i sussidi sono stati in parte ristabiliti. è stato però proprio in questo periodo di crisi che il cinema vietnamita ha per la prima volta acquisito una visibilità internazionale, soprattutto grazie a Tran Anh Hung, con i suoi film dalle immagini raffinate ma al limite del manierismo: Mùi đu đu xanh (1993; Il profumo della papaya verde), Xích lô, noto anche come Cyclo (1995), Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia, Mùa hè chiếu thẳng đu'ng (2000; Solstizio d'estate). Oltre a lui, ben pochi sono stati i registi che hanno realizzato una produzione regolare: Dang Nhat Minh, le cui opere rigorose polemizzano con il 'nuovo corso' economico-sociale del V. (Tr'o' v`ê, 1994, Il ritorno; Thu'o'ng nhó đồng quê, 1995, Nostalgia per la campagna; Mùa ôi, noto anche come La saison des goyaves, 2000), Duc Vuong (Co Lau, 1993; Nhũ'ng ngu'òi thợ xé, noto anche come The sawyers, 1999; Của ro'i, noto anche come Missing object, 2002), Le Hoang (Le couteau, 1995; Ai xuôi vạn lý, 1998, La lunga giornata; Chi´êc chià khóa vàng, noto anche come The golden key, 2000). Dalla fine degli anni Novanta si è presentata una nuova ondata di giovani esordienti, spesso premiati ai festival internazionali: Nguyen Vu Chau (Duyên nghiệp, 1998, Unione predestinata), Viet Linh (Chung cu', noto anche come L'immeuble, 1999), Van Nguyen Thanh (Đò'i cát, noto anche come Sandy lives, 1999), Luu Trong Ninh (Bến không chồng, noto anche come Wharf of widows, 2000), Do Minh Tuan (Vua bãi rác, noto anche come Foul king, 2002). *
Cinemasia: Tailandia, Vietnam, Filippine, Indonesia, a cura di G. De Vincenti, Venezia 1983, pp. 16-77; B. Bánh, L'itinéraire du film de fiction vietnamien, Hanoi 1984.