VIGOROSO da Siena
Pittore naturalizzato senese, attivo tra il 1276 e il 1293.V. fu fatto cittadino senese negli ultimi mesi del 1276 (Venturi, 1907; Sinibaldi, Brunetti, 1943). Lavorò ai libri del Camarlingo di Siena nel 1291 e nel 1292 (Rumohr, 1920) e, secondo Guglielmo Della Valle (1782), era ricordato in due documenti senesi del 1280 e del 1293.
Di V. si conosce un solo dipinto sicuro e cioè il dossale proveniente dalla chiesa perugina di S. Giuliana, ora a Perugia (Gall. Naz. dell'Umbria, inv. nr. 32), firmato e datato non 1280, come si è creduto a lungo (Santi, 1969), ma 1291, come è risultato da un recente restauro (Fusetti, Virilli, 1994).
Questo dipinto è più fortemente improntato dalla pittura di Cimabue di qualsiasi opera senese della seconda metà del Duecento e, quando si credeva che fosse datato 1280, vi si vedevano rapporti con gli affreschi cimabueschi della basilica superiore di S. Francesco ad Assisi e si ipotizzava una collaborazione del pittore senese a questi affreschi. In realtà, le figure longilinee e soprattutto la gamma cromatica degli incarnati ancora scura e cupa lo mettono in rapporto con opere di Cimabue, come il Crocifisso di Santa Croce a Firenze o la Madonna ora a Parigi (Louvre), certamente più antiche degli affreschi assisiati ed eseguite intorno al 1280. La più antica menzione di V. è del 1276 e diventa perfettamente plausibile una sua formazione su opere di Cimabue simili a queste, facendo anche supporre che il luogo d'origine di V. possa essere stato addirittura Firenze. Ma si tratta soltanto di un sospetto.
Pur essendo dipinto nel 1291, il dossale di Perugia non denuncia affinità evidenti con Duccio di Buoninsegna, che ormai doveva essersi affermato a Siena, dopo il suo determinante soggiorno fiorentino, in cui si era avvicinato, a sua volta, a Cimabue, con risultati di ben più raffinata e personale qualità. Ma non mancano certe affinità con la pittura senese, soprattutto nella forma del dossale e nella cromia. Le tavole d'altare sembrano aver conosciuto, più precocemente a Siena che in altri centri italiani, un'articolazione complessa, precorritrice del polittico dalle forme gotiche che si affermò nel Trecento. Con le sue cinque cuspidi assai pronunziate e differenziate - quella centrale più grande e più alta di quelle laterali - il dossale perugino di V. mostra una struttura molto 'moderna' (White, 1979). Per quanto riguarda la cromia, essa accoglie anche dei colori che - come il rosso lampone del manto di s. Giovanni, il verde marcio di quello di s. Giuliana o il rosa smalto di quello dell'Eterno benedicente nella cuspide - erano già presenti nelle opere di pittori senesi della generazione precedente e si ritrovano anche in Duccio di Buoninsegna.Per il resto, la teoria di angeli frontali ad ali aperte nelle cuspidi laterali, le deformazioni astrattive dei tratti dei volti e delle mani, il chiaroscuro che si suddivide in filamenti sottilissimi eseguiti in punta di pennello - particolarmente evidenti nelle parti in luce dei volti, eseguite con la biacca -, il modellato finissimo e trasparente, che caratterizza soprattutto l'Eterno benedicente nella cuspide centrale, meglio conservato delle altre figure, sono aspetti che si pongono in rapporto con i modi pittorici di Cimabue, al punto che Volpe (1968-1969) e Conti (1971) hanno pensato di riferire a V. dipinti come l'affresco absidale di S. Bartolomeo in Pantano a Pistoia o la Madonna in trono di S. Andrea a Mosciano (prov. Firenze), che tuttavia si spiegano meglio come opere di un altro importante seguace di Cimabue, e cioè Manfredino d'Alberto da Pistoia (Donati, 1972).È difficile cogliere i caratteri stilistici del dossale di Perugia in altri dipinti o miniature senesi. La possibilità che V. fosse anche miniatore è legata alla menzione di suoi lavori per i libri del Camarlingo nel 1291 e nel 1292; ma potrebbe anche essersi trattato di decorazioni del tipo di quelle che si eseguivano sulle copertine dei registri di Biccherna. Comunque sia, non ci sono stati importanti tentativi di attribuire a questo pittore altre opere oltre il dossale di Perugia. Da tenere in conto un'idea di Bartalini (comunicazione orale) e di Tartuferi (1990) che sia da riferire a V. la Madonna con il Bambino di S. Biagio a Scrofiano (prov. Siena), che ripete la Madonna di Crevole di Duccio di Buoninsegna (Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana) ed è stata cautamente riferita all'attività giovanile di Segna di Bonaventura (Padovani, 1983; 1984).Un esame riflettografico condotto nel 1986 ha mostrato, al di sotto delle figure del dossale di Perugia, un disegno preparatorio eseguito con tratti spessi, ma ordinati e puliti, molto simili a quelli che si vedono nel gruppo di cinque disegni, in parte colorati, che si conservano a Firenze (Uffizi, Gab. Disegni e Stampe, 1E, 2E, 5E, 6E, 7E), illustrati e schedati sistematicamente (Degenhart, Schmitt, 1968), recanti un'antica scritta con il nome di Cimabue, con i quali va d'accordo stilisticamente (Bellosi, 1985a) una miniatura ritagliata (Venezia, Fond. Cini, 55) con i dodici apostoli in una lettera M (Il Gotico a Siena, 1982). La stretta affinità stilistica dei disegni degli Uffizi, e quindi della miniatura Cini, con il dossale di Perugia, riscontrabile anche nell'umanità un po' diminutiva in confronto ai grandi modelli di Cimabue e di Duccio, ha indotto ad attribuirli a V. (Bellosi, 1994).In conclusione, questo pittore si può considerare il principale testimone della presenza a Siena di una corrente fortemente cimabuesca, di cui parteciparono, insieme a lui e al giovane Duccio di Buoninsegna, anche il Maestro del Dossale di S. Pietro (Guido di Graziano) e il Maestro delle Clarisse (Rinaldo da Siena), oltreché, nella fase tarda della loro attività, Guido da Siena e Dietisalvi di Speme.
Bibl.:
Fonti. - G. Della Valle, Lettere sanesi, I, Venezia 1782, pp. 276-277 (rist. anast. Bologna 1976).
Letteratura critica. - J.A. Crowe, G.B. Cavalcaselle, Storia della pittura in Italia dal secolo II al secolo XVI, IV, Firenze 1887, p. 34, n. 1; id., A History of Painting in Italy, II, Londra 19033, p. 158, n. 160; Venturi, Storia, V, 1907, p. 109, n. 3; I. Vavasour Elder, La pittura senese nella Galleria di Perugia, RassASen 5, 1909, pp. 63-77: 64; C. Weigelt, Duccio di Buoninsegna. Studien zur Geschichte der frühsienesischen Tafelmalerei, Leipzig 1911, pp. 323-324; W. Bombe, Geschichte der Peruginer Malerei bis zu Perugino und Pinturicchio (Italienische Forschungen, 5), Berlin 1912, pp. 34-35; B. Khvoshinsky, M. Salmi, I pittori toscani dal XIII al XVI secolo, I, I Primitivi, Roma 1912, p. 35; O. Sirén, Maestri primitivi. Antichi dipinti nel Museo Civico di Pisa, RassA, n.s., 1, 1914, pp. 225-226; C.F. von Rumohr, Italienische Forschungen, a cura di J. von Schlosser, Frankfurt a. M. 1920, p. 243, n. 4; R. Van Marle, Le scuole della pittura italiana, I, Dal VI alla fine del XIII secolo, Den Haag-Milano 1932, pp. 392-394; s.v. Vigoroso da Siena, in Thieme-Becker, XXXIV, 1940, p. 358; G. Sinibaldi, G. Brunetti, Pittura italiana del Duecento e Trecento, Firenze 1943, pp. 278-281; R. Longhi, Giudizio sul Duecento, Proporzioni 2, 1948, pp. 5-54 (rist. in id., Opere complete, VII, Giudizio sul Duecento e ricerche sul Trecento nell'Italia centrale, Firenze 1974, pp. 1-53: 39, 45); E.B. Garrison, Italian Romanesque Panel Painting, Firenze 1949, pp. 33, 169; C. Volpe, Preistoria di Duccio, Paragone 5, 1954, 49, pp. 4-22; F. Bologna, La pittura italiana delle origini, Roma-Dresden 1962, pp. 127-129; B. Degenhart, A. Schmitt, Corpus der italienischen Zeichnungen 1300-1450. I. Sud und- Mittelitalien, Berlin 1968, I, pp. 16-21; C. Volpe, La pittura toscana e umbra del XIII e XIV secolo, Dispense dell'Università degli studi di Bologna per l'a.a. 1968-1969, p. 45ss.; F. Santi, La Galleria Nazionale dell'Umbria. Dipinti, sculture e oggetti d'arte di età romanica e gotica, Roma 1969, pp. 41-42; A. Conti, Appunti pistoiesi, Annali della Scuola normale superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia, s. III, 1, 1971, pp. 109-124: 112-115; P.P. Donati, Il punto su Manfredino d'Alberto, BArte, s. V, 57, 1972, 3-4, pp. 144-153; M. Boskovits, Pittura umbra e marchigiana fra Medioevo e Rinascimento, Firenze 1973, pp. 10-11, 33; s.v. Vigoroso da Siena, in Dizionario enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, XI, Torino 1976, p. 331; J. White, Duccio: Tuscan Art and Medieval Workshop, London 1979, p. 19; Il Gotico a Siena: miniature, pitture, oreficerie, oggetti d'arte, cat. (Siena 1982), Firenze 1982; S. Padovani, Mostra di opere d'arte restaurate nelle province di Siena e Grosseto. III, cat. (Siena 1983), Genova 1983; id., Una 'Madonna' duccesca, in Scritti di storia dell'arte in onore di Federico Zeri, Milano 1984, I, pp. 33-38; L. Bellosi, Su alcuni disegni italiani tra la fine del Due e la metà del Quattrocento, BArte, s. VI, 70, 1985a, 30, pp. 1-42 id., La pecora di Giotto, Torino 1985b, p. 168; A. Tartuferi, La pittura a Firenze nel Duecento, Firenze 1990, p. 47; L. Bellosi, Vigoroso da Siena, in Dipinti, sculture e ceramiche della Galleria Nazionale dell'Umbria. Studi e restauri, a cura di C. Bon Valsassina, V. Garibaldi, Firenze 1994, pp. 91-93; S. Fusetti, P. Virilli, Il restauro, ivi, pp. 93-94.L. Bellosi