VILNA (A. T., 51-52)
Città della Polonia nord-orientale (in polacco Wilno, in lituano Wilnius: Vilna è forma dovuta a influenza russa), della quale è il centro più notevole come quello che fra tutti spicca per la sua felice ubicazione topografica e per l'opportuna postura all'incrocio della grande via di comunicazione fra il bacino del Dnepr e il Baltico - di cui comanda il passaggio sulla Wilja - con quella che dalla Russia settentrionale adduce a Varsavia. Il vecchio nucleo della città corrisponde al punto di confluenza della Wilejka nella Wilja; di lì l'abitato si è poi a poco a poco esteso sulle terrazze che i due fiumi si costruirono divagando. Vilja è chiusa su tre lati (Góra Zamkowa, Pohulanka e Bakszta) da un anfiteatro di colline boscose, che s'aprono verso O., dove la Wilia disegna i suoi ampî meandri: situazione favorevole ai traffici e alla difesa, che i granduchi di Lituania cominciarono a valorizzare nella prima metà del secolo XIV, prima con la costruzione di una fortezza e poi trasportandovi nel 1323 la propria corte dal vicino Troki. Vilna, che aveva occupato un posto distinto nella controriforma religiosa, è rimasta, ad onta di ogni influenza orientale e dello stesso cosmopolitismo conseguente alla sua funzione commerciale, in maggioranza cattolica (60% della popolazione urbana contro il 35% di Ebrei). Né meno chiara si è conservata, d'altra parte, la prevalenza dell'elemento polacco (56%, contro 36% di Ebrei, e 3% di Russi), nonostante gli sforzi compiuti per favorirvi le varie minoranze (Lituani 20O, Bianco-russi 2%, Tedeschi 1% nel 1920) che potevano trovar alimento nelle regioni vicine, divenute frontiera fra gruppi etnici diversi e contrastanti. Nel 1860 Vilna contava però appena 50 mila ab., 125 mila nel 1890, e 200 mila alla vigilia della guerra mondiale. Questa ha duramente pesato sulla città, come del resto su tutto il distretto - qui si svolsero le battaglie più aspre fra Tedeschi e Russi nel 1915 - sì che il censimento del 1921 assegnava al centro urbano 129 mila abitanti, divenuti 197.049 nel 1931. Vilna è così per popolazione la sesta città della repubblica, mentre era la terza un secolo fa.
Lo sviluppo edilizio, evidentemente non regolato da leggi, e il malgoverno dei Russi hanno contribuito a dare a Vilna, malgrado la relativa ricchezza dei suoi monumenti d'interesse artistico, aspetto più d'un grosso villaggio che di vero e proprio centro urbano. La piazza della cattedrale, dominata a E. dalla collina del Castello (Góra Zamkowa), con le vie che se ne dipartono - Mickiewicza, Zamkowa, Wiełka ed Ostrobramska - rappresenta il centro dell'attivitމ cittadina: in questa zona sono anche la maggior parte degli edifici monumentali. Pittoresco, ma anche meno gradevole, ę, proprio a S. della cattedrale, il quartiere ebraico, troppo piccolo, d'altronde, per dar ricetto da solo alla popolazione israelitica della cittމ. Va notato, nello sviluppo urbano, il posto tenuto dai sobborghi impiantatisi sulle colline, non di rado in mezzo a magnifici boschi di pini (Snipiszki. Antokol, Belmont, Poplawy, Nowy Świat, Sołtaniszki, ecc.). Mediante questi tentacoli, la cittމ si continua, pur inframmezzata da larghe aree verdi, oltre il corso della Wilja, massime verso N., nonchḫ nelle immediate vicinanze della stazione ferroviaria, che ę a S. del vecchio nucleo.
Vilna resta, com'era sotto il dominio russo, essenzialmente un centro amministrativo. Sola industria che vada oltre a un interesse locale ę quella del legname, abbastanza sviluppata dopo l'annessione alla Polonia; diminuiti, invece, i traffici che avevano fatto in passato la fortuna della cittމ ora che le non lontane frontiere spezzano la unitމ economica.
Il Voivodato di Vilna (28.948 kmq. con 1.275.269 ab. nel 1931) si stende a mo' di cuneo fra Lituania e Russia Bianca e rientra tutto nel dominio dei terreni morenici o fluvioglaciali compreso tra i corsi della Dvina e del Niemen, i cui tributarî (Dzisna, Wilja e Mereczanka) incidono e frammentano, terrazzandolo, un ripiano che supera di poco, qua e là, i 300 m. Accumuli di sabbie, dune, lande, laghi glaciali e torbiere si alternano capricciosamente con i solchi, talora abbastanza profondi, del reticolo fluviale: ne risulta una topografia piuttosto mossa, dove, anche per l'assoluta prevalenza della foresta, le comunicazioni sono difficili - poche le ferrovie - e limitato quindi dovunque il terreno coltivabile. Segale, patata, e lino sono, dopo il legname, la base dell'economia locale; economia però tanto povera, da conservare ancora forme chiuse di sapore arcaico. La popolazione è assai mista. Accanto a una netta maggioranza, nel complesso del voivodato, polacca, vivono Ebrei, Lituani, Bianco-russi, Tedeschi, e perfino Tatari musulmani, qui trapiantatisi in dominio russo. Gli Ebrei sono concentrati quasi tutti nelle città, i Lituani sono numerosi nei distretti occidentali (Święciany, Olkieniki), i Bianco-russi in quelli occidentali (Wiłejka, Mołodeczno, Wołożyn).
La densità della popolazione (44 ab. per kmq.) è la più debole fra quelle dei voivodati polacchi; bisogna tener conto però che la regione è a N. occupata in gran parte da laghi (il L. Narocz, con 83 kmq., è il più ampio della Polonia) e da acquitrini (valle della Dzisna). Nessun centro, all'infuori di Nowa Wilejka (12 mila ab.), poco ad E. di Vilna, tocca i 5 mila ab.
Bibl.: M. Weber, Wilno, eine vergessene Kunststätte, Vilna 1917; J. Machlejd e B. Zaborski, Mapa narodowościowa polskich kresów pólnocno-wschodnich i Litwy, Varsavia 1922; Wilno i ziemia Wileńska, Vilna 1930.
Monumenti. - I più antichi monumenti in questa città sono i gotici resti del castello e della chiesa di S. Francesco, eretta circa il 1430 e ricostruita nel secolo XVII. Gotiche sono anche la piccola chiesa di S. Nicola (1440), quella di Sant'Anna (secolo XVI), magnifica per l'esterno con la decorazione architettonica a mattoni, e la chiesa dei monaci di S. Bernardo, della quale anche l'interno è di grande effetto. Del Rinascimento si conserva la piccola chiesa di San Michele costruita nel 1594-1596. Lo stile del Barocco è rappresentato da sfarzosi edifizî. Circa il 1630 fu eretta l'Accademia dei Gesuiti e nel 1604-1615 la chiesa di San Casimiro. Opera importante è la cappella di San Casimiro presso la cattedrale, fondazione del re Sigismondo III. La chiesa di Santa Teresa dei carmelitani si distingue per monumentale carattere. La chiesa dei Ss. Pietro e Paolo nell'Antokol, costruita dal 1668-1684, è decorata di ricchissimi stucchi. Lo stile rococò non ha lasciato monumenti importanti; quello classico e il neoclassico, invece, sono bene rappresentati dalle opere dell'architetto Lorenzo Gucewicz (1753-98) e soprattutto dal suo Capolavoro, la cattedrale.
Bibl.: J. Klos, Wilno, Vilna 1929; J. Remer, Wilno, Poznań s. a.
Istituzioni culturali. - L'università di V. trae le sue origini dall'"Accademia" gesuitica che St. Báthory vi fondò nel 1579. Decaduta, al pari della città, nel secolo seguente, l'Accademia, trasformata in "Scuola superiore del granducato lituano" nel 1781, diventa verso la fine del sec. XVIII e i primi del sec. XIX uno dei più imporianti focolari della cultura polacca. Nel 1803 cambia un'altra volta il suo nome in "Università" e, sotto il patronato del principe Adamo Czartoryski, annovera una serie di famosi professori, quali gli scienziati fratelli Śniadecki, il letterato E. Slowacki, padre del poeta, lo storico Lelewel e il filologo Groddek, maestro di A. Mickiewicz. Non meno importanti, culturalmente e politicamente, sono i circoli segreti studenteschi che vi vengono fondati intorno al 1815 e che si concludono nel 1823 col processo dei "Filareti" (v. mickiewicz). Soppressa nel 1832, l'università viene riattivata nel 1919. Attualmente conta sei facoltà (umanistica, giuridica, scientifica, teologica, di medicina e di belle arti) e più di 3500 scolari. A Vilna c'è inoltre una Scuola superiore di scienze politiche presso l'Istituto scientifico per l'Europa Orientale, una "Biblioteca pubblica universitaria" (circa 500.000 volumi, 13.000 manoscritti), un importante "Archivio statale" e una "Società degli amici delle scienze" con numerose pubblicazioni proprie.
Anche la vita teatrale ha avutu a Vilna, dopo la guerra mondiale periodi di grande splendore, in particolar modo quando, nel 1925, J. Osterwa vi trasferì la sua compagnia Reduta.
Storia. - Situata in un territorio che intorno al Mille era abitato probabilmente da popolazioni rutene (bianco-russe), V. diventa nel 1323 la capitale del ducato lituano e sotto il governo di Gedimino e di Olgierd si trasforma in un importante centro politico e commerciale. Distrutta dall'Ordine Teutonico (1377), la città si riprende rapidamente, prima sotto Jagiello, che nel 1386 v'introduce il cristianesimo, nel 1387 pone V. sotto la giurisdizione del diritto di Magdeburgo e v'istituisce la sede di un vescovado; poi sotto l'energico governo di Vitoldo che, rappacificatosi col cugino Jagiello, re di Polonia, allontana dalla città la minaccia dei crociati e le assicura un periodo di benessere e di prosperità. Anche i successori di Jagiello e Vitoldo pongono molta cura nell'incremento della capitale della Lituania: sorgono allora numerosi edifici di pietra, si intensifica il commercio con la Polonia, si costruiscono chiese, cattoliche e ortodosse, e ospedali. Ma solo nella seconda metà del secolo XVI, ai tempi di Sigismondo Augusto e di Stefano Báthory, la città raggiunge il suo apogeo: essa conta allora 100.000 abitanti, alberga numerosi artisti - fra i quali non pochi italiani - è sede di un'Accademia dei gesuiti (1579) e del tribunale lituano (1581).
Nel sec. XVII Vilna decade: incendî (1610), occupazione da parte russa (1655-1660) e epidemie decimano la popolazione e devastano la città. Verso la fine del secolo le condizioni di Vilna migliorano, ma soltanto per breve tempo. Nuove e più grandi calamità si abbattono su Vilna: gli eserciti svedesi la depredano nel 1702, l'incendio la distrugge di nuovo nel 1706 e infine 35.000 abitanti cadono vittime della peste nel 1710. L'epoca di Stanislao Augusto riporta, almeno parzialmente, Vilna all'antico splendore. Nel 1793, insieme con il Granducato lituano, la città viene annessa alla Russia, ma prende parte, poco dopo (1794), alla rivolta di Kościuszko, sotto la guida del colonnello J. Jasiński, che per breve tempo libera la città dal dominio russo. Discesa al rango di capoluogo di governatorato, V. ha ancora qualche decennio (1803-1824) di floridezza culturale - vi studiano e iniziano la loro carriera letteraria i poeti Mickiewicz e Slowacki - partecipa alla rivoluzione del 1831, ma diventa, poi, il centro delle repressioni zariste: le chiese cattoliche vengono trasformate in ortodosse, i conventi in caserme e nel 1839 vi viene ucciso l'emissario polacco Szymon Konarski. Più gravi ancora vi diventano le condizioni dopo la rivolta del 1863, quando M. Murav′ev reprime ogni manifestazione polacca nella città. Durante la guerra mondiale Vilna fu occupata il 19 settembre 1915 dall'esercito tedesco e due anni dopo fu eretta a capitale della Lituania. Dopo la partenza dei Tedeschi la città alternò periodi di predominio polacco, bolscevico e lituano, finché il 9 ottobre 1920 fu occupata dal generale polacco Zeligowski (v. anche litiuania: Storia; polonia: Storia).