ALOJA (Alloja), Vincenzo
Incisore in rame, attivo a Napoli fra la seconda metà del sec. XVIII e la prima del XIX. La tradizione orale lo dice figlio di Giuseppe e nipote di Raffaele Aloja, entrambi incisori di professione. Fra i diversi Aloja, che tanta parte ebbero nella storia dell'incisione napoletana, applicata specialmente al paesaggio ed alla veduta locale, la sua figura è quella che ha più spiccato rilievo. Si deve all'A. la traduzione in rame del famoso Corso di principi di disegni di paese ecc. di J. Ph. Hackert (1 ediz. Napoli 1790), in cui sono dettate le regole per l'adozione di una sorta di "grammatica del paesaggio",che, ridotto ai semplici contorni, mirava a rendere i siti e gli oggetti, indipendentemente da ogni individuale o occasionale impressione ed interpretazione, in tutti i loro particolari. Con lo stesso criterio l'A. incideva, aiutato per i disegni preparatori (specie quando c'era da tradurre un dipinto) da L. Fergola e da altri, le vedute di Napoli e dintorni dello stesso Hackert, che poi sarebbero uscite a cura del Fergola, con il titolo in francese di Recueil des vues les plus agréables de Naples et de ses environs (1804; integrate, con il titolo italiano di Raccolta..., ecc., nel 1806). Con sentimento più personale, anche se valendosi di un'altra convenzione grafica, qual'era quella del modellato per linee m un senso prospettico, l'A. incise un ritratto di Giovanni Paisiello, da E. Vigée Le Brun, ed alcuni paesaggi suoi ed altrui. È inesatto dire ch'ebbe a maestro d'incisione Giorgio Hackert, autore di alcune mediocri vedute della Campania, quando già nella sua famiglia c'erano altri provetti incisori. Fin dal principio dell'800 l'A. ebbe cattedra nell'Accademia di belle arti di Napoli accanto a Guglielmo Morghen. Questi anzi insegnava incisione di figura, nei modi tradizionali del "gran genere"o "genere nobile", mentre a lui, come ai detentore d'una particolare poetica o scienza del mondo tradotto in linee, era riservato l'insegnamento dell'incisione di paesaggio. Veniva infusa così nuova e metodica vita a quella scuola partenopea d'incisione al bulino e all'acquaforte sul rame (e quindi anche sull'acciaio) che un più illustre maestro, Antonio Porporati, aveva tenuta precedentemente a battesimo senza troppa fortuna, ma da cui sarebbero discesi in seguito un Pisanti, un Aloysio Juvara, un Pollice, un Pistolesi, un Cucinotta, ecc.
In talune delle stampe di V. A. si legge la firma Alloja, per raddoppiamento dialettale della consonante. La lettura Allaja è invece errata, dovuta ad una lieve trasgressione del bulino o dell'ago nel tracciare il legamento dell'o, e non va presa in considerazione.
Bibl.: Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, p. 30; A. Petrucci, Vincisione italiana, L'Ottocento, Roma 1941, p. 11; S. Ortolani, Gli incisori di vedute e di costume nella Napoli dell'Ottocento, in Stampe e disegni napol., Napoli 1941, pp. 9 a.; C. Lorenzetti, L'Accademia di Belle Arti in Napoli. Mostra celebrativa del bicentenario, Napoli 1954, pp. 23, 28, tav. XLIV; M. Rotili, Achille Vianelli,Napoli 1954, pp. 34-35; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1956, I, p. 452; G. K. Nagler, Künstlerlexikon, I, p. 75; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, pp. 318 s. (sub voce Alloja); L. Servolini, Diz. ill. degli incisori ital., Milano 1955, pp. 9 ss.