MONTI, Vincenzo
MONTI, Vincenzo. – Nacque il 12 ottobre 1906 a Civitella del Tronto, in provincia di Teramo, da Attilio e da Letizia Carli.
Dopo aver frequentato la scuola elementare, affiancò il padre nell’attività di venditore ambulante di tessuti nei mercati abruzzesi e marchigiani e apprese il mestiere sul campo. A 15 anni rilevò l’attività paterna; successivamente, grazie all’acquisto di un mezzo furgonato, poté ampliare il giro d’affari. Agli inizi degli anni Trenta si trasferì con la famiglia a Pescara, dove, abbandonata l’attività di ambulante, aprì nel 1933 il suo primo negozio all’ingrosso di stoffe e tessuti per venditori ambulanti, realizzando così il sogno paterno. A tale attività affiancò presto quella di vendita al minuto inaugurando un secondo e più grande punto vendita, adiacente al primo. Il successo delle iniziative commerciali fu bruscamente interrotto dallo scoppio della seconda guerra mondiale.
Tra il 1945 e il 1948 Monti si dedicò alla ricostruzione dei suoi negozi, fortemente danneggiati dalla guerra, riprendendo progressivamente l’attività di vendita al minuto e all’ingrosso di tessuti e stoffe; ma, intuendo le trasformazioni del mercato, decise di impegnarsi anche nella produzione di capi di abbigliamento preconfezionati. Nel 1950 creò la Società Monti s.r.l. dedita inizialmente al commercio di tessuti e, poi, alla realizzazione e gestione di stabilimenti industriali per la produzione di tessuti, maglieria, camiceria e capi di vestiario per uomo, donna e bambino.
Nel 1951, grazie ai finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno e all’opportunità dei mutui concessi dal Comune di Pescara, Monti poté aprire il suo primo stabilimento nel centro cittadino, nel quale operavano circa 200 unità. Nello stesso anno acquistò a Roseto degli Abruzzi (Teramo) un terreno di oltre 20.000 m2 dove fece costruire una grande e moderna fabbrica di confezioni: nel 1954 sorse così la Monti Confezioni spa, con 200 operai e 20 impiegati che, in meno di un decennio, raggiunsero all’incirca le 1300 unità. Nei primi quattro anni di vita lo stabilimento produsse mediamente 70.000 capi di vestiario all’anno destinati ai mercati italiani, europei e statunitensi. Nel 1955, dopo una serie di visite in diversi stabilimenti di confezioni degli USA, Monti decise di dotare la fabbrica di computer Olivetti per l’elaborazione automatica dei modelli; tale innovazione consentì un notevole risparmio nei tempi di produzione e nei costi dei capi. La crescita si tradusse nel sorpasso, in termini di fatturato, di alcuni suoi concorrenti a livello nazionale, tra i quali la società FACIS.
Negli anni del ‘miracolo economico’ l’attività di Monti crebbe febbrilmente, tanto che, già nel 1957, fu costretto a ingrandire la propria fabbrica; nel 1962, a lavori conclusi, la superficie occupata risultò triplicata, inoltre fu realizzata una mensa interna per le maestranze (ormai superiori alle 800 unità). Per far fronte alla crescente richiesta di lavoratori qualificati, Monti decise di organizzare corsi periodici di aggiornamento e addestramento aziendale (della durata di sei mesi) e di far partecipare i suoi sarti e figurinisti più dotati a corsi di specializzazione all’estero. Nel 1962 la produzione annua di abiti col marchio Monti superò i 200.000 capi.
Parallelamente all’attività di produzione iniziò a curare anche la commercializzazione dei prodotti. Tra il 1950 e 1962 aprì numerosi punti vendita, dai grandi magazzini ubicati a Pescara ai grandi negozi dei centri cittadini di Chieti, Lanciano, L’Aquila, Vasto, Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto e Roma. Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta il prêt-à-porter dell’azienda Monti contribuì al tramonto definitivo, nella città di Pescara, delle sartorie più famose (Mariani e Tritapepe) riuscendo a vincere la concorrenza insidiosa dei più importanti negozi del settore, i negozi Sideri, da tempo il fulcro della moda cittadina. Nello stesso tempo allargò il giro d’affari ai mercati esteri, esportando gli abiti col marchio Monti nelle principali città statunitensi, inglesi e medio-orientali.
Nel giugno 1964, quando fu insignito del titolo onorifico di cavaliere del lavoro, Monti stava realizzando un nuovo progetto: la costruzione di un grande e moderno stabilimento di confezioni nella città di Pescara.
Per realizzare tale impresa nel 1954 aveva acquistato nel centro cittadino un’area di oltre 30.000 m2. Qui fece erigere un edificio di sette piani, quattro dei quali destinati alle varie fasi di lavorazione e dotati di moderni macchinari di fabbricazione italiana, statunitense e tedesca. Gli ultimi tre furono adibiti ai magazzini, ai servizi, alla mensa aziendale e all’asilo nido, segni – questi ultimi – di una gestione aziendale attenta alle esigenze dei lavoratori. La realizzazione dello stabilimento richiese investimenti ingenti, in parte finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno. L’apertura della fabbrica nel 1964 fu concomitante con la nascita di una nuova società la Monti M.E.C. specializzata nella produzione di pantaloni per uomo e donna. Il prodotto dello stabilimento pescarese era inviato in quello di Roseto dal quale partivano poi le esportazioni verso i paesi arabi (Libano, Marocco e Tunisia), la Svizzera, la Germania e la Gran Bretagna. Nel nuovo stabilimento furono occupate circa 1200 persone, con uno standard produttivo superiore ai 300.000 capi di vestiario l’anno; negli anni seguenti Monti decise di ampliare la produzione ed iniziò a realizzare, nello stabilimento di Pescara, nuovi capi come biancheria intima e pantaloni sportivi per oltre 500.000 unità annue.
L’ampliarsi delle attività coincise con l’ingresso nella società anche dei due figli minori, Orlando ed Attilio, mentre la moglie Domenica e la figlia Olga, insieme al genero Achille Orsini, già amministratore unico, avevano sempre affiancato l’imprenditore nelle sue attività. Nel corso degli anni Sessanta le società di Monti raggiunsero l’apice del successo con la diffusione dei prodotti sull’intera scala nazionale, grazie anche ad una massiccia campagna pubblicitaria condotta su ogni mezzo di informazione.
Un nuovo strumento di avvicinamento nei confronti della potenziale clientela fu rappresentato dal mezzo televisivo. Monti ne comprese tutte le potenzialità occupando spazi nei caroselli televisivi, creando lo slogan «Monti vince in eleganza» e «Monti abiti belli, abiti pronti». Contemporaneamente le confezioni Monti iniziarono ad affermarsi con successo sui mercati esteri. Un articolo pubblicato il 16 aprile 1961 dal quotidiano statunitense Daily American lo testimonia bene, esaltando la qualità, il prezzo competitivo e l’eleganza dello stile degli abiti col marchio Monti.
Alla fine degli anni Sessanta le aziende di Monti occupavano oltre 4000 persone, mentre decine di migliaia erano impiegate nell’indotto; l’opera di ammodernamento delle fabbriche continuò con l’introduzione di macchinari moderni e innovativi, tanto che nel 1968 Monti ebbe un premio dall’amministrazione comunale di Pescara. Nel 1969, nella vicina Montesilvano, costruì un nuovo stabilimento, una filiale della Monti MEC di Pescara, che iniziò l’attività nel 1970 con circa 2000 operai. Dapprincipio la produzione si orientò su giacche e cappotti per uomo di alta qualità, riservando a un secondo momento la nuova linea di abbigliamento per ragazzi, che però – a causa della crisi economica – non entrò mai in produzione.
Agli inizi degli anni Sessanta l’Italia conobbe in una crisi economica indotta dagli aumenti salariali (la dinamica dei salari superò quella della produttività) e dalle tensioni inflazionistiche.
La conflittualità della fine degli anni Sessanta non risparmiò le fabbriche di Monti che, tra la fine del decennio e l’inizio del successivo, furono scosse da una serie di agitazioni operaie. I sindacati rivendicarono gli aumenti salariali previsti dai contratti nazionali, la riduzione delle ore lavorative e gli incrementi di personale. Ne nacque un lungo braccio di ferro segnato da una catena di scioperi e da una conseguente brusca caduta della produzione, con relativa perdita di commesse nazionali ed estere. La prima conseguenza della crisi, per le aziende Monti, fu la prospettiva della cassa integrazione per centinaia di lavoratori. L’imprenditore tentò con ogni mezzo di salvare le sue attività ma il 16 maggio 1974 fu costretto a vendere i suoi stabilimenti all’ENI, l’ente petrolifero che già nel 1962, con il controllo della Lanerossi, aveva iniziato una manovra di acquisizione di partecipazioni nelle imprese tessili (la produzione di abiti col marchio Monti cesserà definitivamente nel 1994).
Dopo essersi ritirato a vita privata Monti divenne vicepresidente della Banca popolare di Teramo e Città Sant’Angelo; in questi anni si dedicò ad attività benefiche distinguendosi in occasione del terremoto dell’Irpinia (1980) con un cospicuo contributo in denaro e con l’invio di generi di vestiario.
Morì a Pescara il 2 febbraio 1981.
Fonti e Bibl.: Molte delle informazioni derivano dall’intervista rilasciata nel 2003 da Achille Orsini, amministratore unico delle società Monti, ad Andrea Trozzi (comunicazione orale). Altre notizie sono tratte da : I Cavalieri del lavoro (1901-2001). Storia dell’Ordine e della Federazione, Roma 2001, p. 783; Monti confezioni. I decennale, a cura di C.R. Baccalà, Pescara 1961; N. Lopez, Pescara dalle origini ai giorni nostri, Pescara 1993, p. 285; M. V. confezioni, in La Provincia, il Comune, Enti Ospedalieri, Aziende municipalizzate. Rassegna d’informazione tecnica e giuridica per amministrazioni, tecnici, funzionari ed appaltatori di enti locali, X (1963), 2, pp. 114-121; O. Di Vincenzo, Pescaramia. Rassegna di storia e cronistoria, Roma 1979, pp. 445-450; A. D’Alessandro, Pescara industriale, Pescara 1964, pp. 67-72; Pescara economica, periodico della Camera di commercio industria artigianato e agricoltura, 1966, n. 2, p. 21; n. 10, p. 14; n. 12, p. 22; 1968, n. 5, p. 20; Pescara in posa. 600 immagini per 100 anni di storia fotografica della città, Pescara 1999, p. 17.