TITTONI, Vincenzo
– Nacque a Manziana il 3 novembre 1828 da Bartolomeo e da Caterina Moretti, sesto di sette figli.
La famiglia Tittoni apparteneva al ceto dei mercanti e affittuari di campagna, che ebbe una notevole influenza nelle vicende liberali dell’Ottocento romano. Il primogenito Angelo fu uno dei primi esponenti della guardia civica e colonnello nel battaglione universitario durante la prima guerra di indipendenza del 1848. Successivamente, fu sempre impegnato in iniziative liberal-patriottiche, contribuendo alla formazione del Comitato nazionale romano. Gli altri fratelli, Mariano e Antonio, in particolare quest’ultimo, si occuparono delle aziende di famiglia, sia a Manziana che a Roma. Della famiglia facevano parte anche due sorelle, Gertrude e Francesca.
Il giovane Vincenzo, iscritto all’Università Sapienza di Roma, fu inquadrato nel battaglione universitario, e la partenza per la campagna del Veneto fu la sua prima partecipazione alla vita pubblica. Combatté nelle battaglie di Montebelluna e Cornuda, e nella difesa di Vicenza durante la prima guerra d’indipendenza. Rientrato a Roma prese parte alla difesa della Repubblica Romana del 1849 con il grado di tenente di artiglieria.
Dopo la caduta della Repubblica, tornò a Manziana, partecipando alle attività dell’azienda di famiglia.
I Tittoni avevano una serie di interessi, sia nelle campagne dell’Agro romano, dove durante questo periodo acquisirono alcune tenute di notevole estensione, sia nella città di Roma, dove erano proprietari di alcuni palazzi nei pressi di via del Corso.
Fu proprio nel decennio successivo alla Repubblica che Vincenzo maturò definitivamente la sua scelta politica, prima con l’adesione alla divisione romana del comitato mazziniano, poi con la formazione del Comitato nazionale romano, che si era allontanato dalle posizioni di Giuseppe Mazzini, cercando una soluzione diplomatica alla questione romana anziché quella rivoluzionaria.
Strinse una particolare amicizia con Luigi Silvestrelli, anch’egli appartenente a una famiglia di mercanti di campagna, attiva nei moti liberali (lo stesso Luigi aveva partecipato alla difesa della Repubblica Romana). Vincenzo ne sposò la sorella, Elisa, mentre Luigi si unì a sua volta in matrimonio con la sorella dell’amico, Francesca. Con Elisa Silvestrelli Tittoni ebbe Tommaso (v. la voce in questo Dizionario), che sarebbe stato diplomatico, deputato, senatore e ministro degli Esteri, oltre a Tito e Teresa.
Tra il 1859 e il 1860, per via dei moti liberali seguiti alla seconda guerra d’indipendenza, anche a Roma riprese vigore la mobilitazione politica. L’episodio più animato si verificò il 19 marzo 1860, quando si svolse una manifestazione di popolo per festeggiare l’annessione delle Romagne al Regno di Sardegna, con scontri fra dimostranti e gendarmi pontifici. La sera stessa Tittoni assieme a Silvestrelli, Luigi Mastricola, Felice Ferri e Annibale Santangeli, fu piantonato in casa e obbligato la mattina successiva a lasciare lo Stato pontificio e a rifugiarsi in Toscana. Si stabilì a Livorno, diventando il referente del Comitato nazionale romano in quella città, dove rimase fino alla fine del 1864, quando si trasferì a Napoli, dove già viveva il fratello Angelo.
Entrato nelle grazie di Eugenio Emanuele di Savoia, principe di Carignano, e del ministro della Guerra Manfredo Fanti, seguì nel mese di settembre del 1860 l’iniziativa dei Cacciatori del Tevere, comandati dal generale Luigi Masi, durante la liberazione di Perugia e la temporanea conquista di Viterbo.
Assieme agli altri membri del Comitato nazionale romano frequentò Bettino Ricasoli e il gruppo di intellettuali che avevano dato vita al quotidiano La Nazione. Nel giugno del 1861, pochi giorni dopo l’insediamento del governo Ricasoli, Tittoni, assieme ad Antonio Boncompagni Ludovisi, principe di Piombino, e all’architetto Pietro Camporese, fu mandato in missione diplomatica a Parigi, per ottenere dall’imperatore il riconoscimento della questione romana, con la consegna di un indirizzo firmato da circa diecimila cittadini romani. I tre non furono ricevuti dell’imperatore, né tantomeno dal ministro degli Esteri Éduard-Antoine Thouvenel. Tittoni riuscì soltanto ad avere un incontro con il medico Henri Conneau, uomo di fiducia di Napoleone III. Non convinse il suo interlocutore, ma la questione romana fu inserita nell’agenda del governo italiano.
Nel febbraio del 1862, su iniziativa di Ricasoli, venne costituito un Comitato centrale di emigrazione, di cui fecero parte il conte Gaetano Manni e i fratelli Tittoni, con sede a Orvieto, scelta per via della posizione strategica per mantenere i rapporti sia con gli emigrati in Toscana che con i comitati presenti nello Stato pontificio, in particolare a Viterbo.
Durante tutti gli anni Sessanta Tittoni mantenne un fitto contatto epistolare con gli altri componenti del comitato, in particolare con Giuseppe Checchetelli e Augusto Lorenzini, entrambi combattenti durante la Repubblica Romana ed espulsi dallo Stato pontificio. In particolare, fu proprio con Checchetelli, eletto deputato, che divenne il punto di riferimento per portare la questione romana all’attenzione del Parlamento italiano.
A causa della collaborazione con Checchetelli, Tittoni fu bersaglio degli attacchi del radicale Mattia Montecchi, critico nei confronti dei dirigenti del Comitato nazionale romano. In una serie di lettere spedite da Montecchi a Luigi Coccanari si accusava Tittoni, come altri componenti del comitato, di applicare una politica «gretta e indecorosa» (Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Archivio, b. 402).
Il 22 settembre 1870 Tittoni fu nominato dal generale Raffaele Cadorna nella Giunta provvisoria di governo della città di Roma, presieduta dal duca di Sermoneta Michelangelo Caetani. Pochi giorni dopo l’insediamento, assieme a Emanuele Ruspoli, fu inviato in missione a Firenze, per concordare con il governo le modalità per lo svolgimento del plebiscito per l’annessione della città di Roma al Regno d’Italia.
Il 13 novembre 1870 Tittoni venne eletto consigliere comunale. La sua partecipazione alle assemblee municipali fu però saltuaria, perché contemporaneamente venne eletto alla Camera dei deputati per la Destra storica. Nelle elezioni politiche del novembre del 1870 Tittoni vinse il ballottaggio nel primo collegio di Roma; in seguito fu eletto altre due volte, nel gennaio del 1881 in una suppletiva per il collegio di Frosinone e nel 1882 nel collegio plurinominale di Roma IV (Frosinone). Dopo tre legislature come deputato, nel giugno del 1886 fu nominato senatore. Nella sua attività alla Camera alta, Tittoni si occupò principalmente di finanze, ricoprendo la carica di commissario di vigilanza al debito pubblico dal novembre del 1892 al gennaio del 1902.
Fu insignito delle onorificenze di cavaliere dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, commendatore dell’ordine della Corona d’Italia e membro del Comitato ippico del Regno.
Nel 1902, dopo la fondazione dell’associazione Soccorso e Lavoro, Tittoni rinunciò agli incarichi e alla politica attiva, in seguito a una malattia che lo costrinse negli ultimi anni di vita a una mobilità ridotta.
Morì nella sua casa di Roma il 4 luglio 1905.
Fonti e Bibl.: Civita Castellana, Archivio della Diocesi, Registro dei battesimi, parrocchia di Manziana, 1796-1832; Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Archivio, bb. 223, 243, 244 (lettere di Tittoni ad A. Lorenzini, G. Checchettelli e altri patrioti); Biblioteca di storia moderna e contemporanea, Collezione bandi, A191; Archivio privato della famiglia Tittoni.
N. Roncalli, Diario di Nicola Roncalli dall’anno 1849 al 1870, II, 2, Roma 1884, passim; C. Cesari, I cacciatori del Tevere, Roma 1910, ad ind.; P. Bardi, Roma piemontese (1870-1876), Roma 1970, pp. 45, 363 s.; F. Bartoccini, La Roma dei romani, Roma 1971, ad ind.; V.G. Pacifici, Luigi Coccanari mittente e destinatario di lettere inedite sulle vicende del 1867, in Atti e memorie della Società tiburtina di storia e d’arte, LV (1982), pp. 217-267; A. Zucconi, Autobiografia di un paese. Un piccolo comune del Lazio dall’Unità al fascismo, Milano 1984, pp. 82, 84, 124; F. Bartoccini, Roma nell’Ottocento, in Storia di Roma, XVI, Bologna 1985, ad ind.; Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, https://notes9.senato.it/Web/senregno. NSF/T_l2?OpenPage.