CABANIS (Cambanis), Vitale de
Non si hanno notizie sicure sulla sua origine, né si sa nulla sul luogo e sulla data di nascita. È comunemente ritenuto napoletano. Anche la dizione del nome è incerta, giacché mentre nei documenti a noi noti (cfr. Capasso) egli si sottoscrive "Cabanis", le edizioni della sua opera riportano sempre il cognome "Cambanis". Dubbia è la sua discendenza da Roberto de Cabanis, gran siniscalco della regina di Napoli Giovanna I d'Angiò.
La prima notizia sicura di lui risale al 1435, quando si recò a Digione per comunicare a Renato d'Angiò, che era ancora prigioniero del duca di Borgogna, gli ultimi avvenimenti napoletani: la sua adozione da parte di Giovanna II, la morte della regina, la nomina di un consiglio di reggenza in attesa del suo arrivo. Partigiano di Renato, il C. lo invitava a prendere possesso al più presto del nuovo Regno, per sventare i piani del suo rivale, Alfonso V d'Aragona. Dalla stessa prigione, il 4 giugno 1435, il nuovo re affidò la luogotenenza generale nel Regno di Napoli alla moglie Isabella e iniziò immediatamente le trattative per la conclusione di un'alleanza offensiva e difensiva con il duca di Milano, Filippo Maria Visconti. Tali trattative vennero condotte dal C., insieme con altri due delegati, nominati da re Renato il 5 giugno. Esse si conclusero positivamente con un accordo, sottoscritto a Milano dai rappresentanti delle due parti il 21sett. 1435, che prevedeva, tra l'altro, oltre alla mutua assistenza, la cessione di Gaeta a Filippo Maria Visconti. Renato d'Angiò, prima di lasciare la Francia, il 12 apr. 1438, per la sua avventura italiana, ricompensò il C. per i servizi prestatigli, conferendogli alcune terre in beneficio.
Già dal 1435 il C. ricopriva inoltre l'ufficio di gran giustiziere del Regno. In tale qualità aveva dato allora inizio a un grande processo contro le maggiori famiglie napoletane considerate ribelli all'autorità di re Renato, tra le quali i Carafa, i Del Balzo e gli Orsini. Il processo si concluse nel 1438 con la confisca dei loro beni, attraverso la quale Renato sperava di risolvere o alleggerire i suoi problemi finanziari.
Il C. accompagnò poi Renato d'Angiò nella sua discesa nel Mezzogiorno d'Italia. Nell'ottobre 1438, durante l'assedio di Sulmona, il C. si trovava infatti al seguito del re, che gli aveva affidato le funzioni di luogotenente del protonotaro, come risulta da due diplomi regi, contrassegnati dallo stesso C. il 14 e il 17 di quel mese. A Napoli, dove era intanto entrato insieme con il re Renato, ricopriva quelle funzioni ancora il 14 marzo 1441.
Tornato in Provenza, alla sconfitta del sovrano angioino, venne nominato consigliere regio. Il 29maggio 1453 fu uno dei quattro esecutori testamentari nominati da Renato in vista della nuova partenza per l'Italia. Seguì poi il re anche in questa spedizione militare, e fu presente, come testimonio, all'accordo concluso ad Alessandria, il 15 sett. 1453, tra il marchese Giovanni del Monferrato e il duca di Milano. Il trattato era stato stipulato su sollecitazione e con la mediazione di Renato d'Angiò e non è quindi da escludere che il C. abbia avuto nelle trattative una parte di qualche rilievo. Terminata la spedizione angioina in Lombardia, il 25 giugno 1454 il C. era nuovamente ad Aix dove difese Renato d'Angiò nella controversia che lo opponeva al re di Francia Carlo VII, il quale aveva insistentemente richiesto l'arresto e l'estradizione di un commerciante di Marsiglia, capitano della marina avignonese.
Dopo questa data mancano di lui ulteriori notizie.
Dottore in utroque iure, il C. fuanche il fortunato autore di un Tractatus clausularum, o De clausulis, o In clausulas et conclusiones, del quale ignoriamo la data di composizione. Il trattato fu stampato a Napoli, il 9apr. 1478, nella tipografia di Mattia Moravo e a spese di Giovanni Antonio Camos. Alla data di pubblicazione dell'opera, che venne fatta revisionare prima della stampa da un altro giurista napoletano, Paride de Puteo, il C. era molto probabilmente già morto da qualche tempo, ma ignoriamo la data e le circostanze della sua scomparsa. Il trattato si rivelò di grande utilità e interesse tanto per la pratica giudiziaria, quanto per quella extragiudiziaria. L'opera conteneva l'esame di numerose clausole contrattuali, di formule notarili e anche di espressioni tipiche del lessico giudiziario, amministrativo e legislativo, e forniva, sulla base della dottrina civilistica e canonistica, i criteri interpretativi per ciascuna di esse. Il trattato si offriva dunque ai giuristi come strumento pratico di consultazione in un campo assai vasto, ed ebbe infatti numerose e continue riedizioni. A distanza di pochi anni dall'edizione napoletana del 1478, l'opera venne ripubblicata a Venezia nel 1483, a Milano nel 1488e poi nel 1495, ancora a Venezia nel 1498.Tra le riedizioni cinquecentesche si ricordano quella pavese del 1513, la lionese del 1548, la veneziana del 1570.
Altre edizioni risultano pubblicate a Venezia nel 1571e nel 1575, a Francoforte nel 1588. Nel 1584 l'opera del C. venne inclusa nel diciottesimo volume della raccolta veneziana dei Tractatusillustrium in utraque tampontificii tam caesareiiuris facultateiurisconsultorum de variis verbis iuris.
Fonti e Bibl.: B. Cavasso, Undiploma di re Renato al Comune di Bucchianico del 1438, in Archivio storico per le provincie napoletane, XI (1886), pp. 505-517; C. Tutini, Dell'origine e fundazione de' seggi di Napoli, Napoli 1644, pp. 197 s.; A. Summonte, Dell'historia della città e Regno di Napoli, II, Napoli 1675, pp. 426 s.; L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, III, Napoli 1788, p. 298; Id., Saggio storico-critico sulla tipografia del Regno di Napoli, Napoli 1817, pp. 119 s.; A. Lecoy de La Marche, Le roi René,sa vie,son administration,ses travaux artistiques et littéraires, Paris 1875, I, pp. 112 s., 135, 141 s., 178, 276, 278 s., 296, 443; P. Fiorelli, Vocabolari giuridici fatti e da fare, in Riv. ital. per le scienze giurid., LXXXIV (1947), p. 309; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, VI, nn. 5931-5935.