Storaro, Vittorio
Direttore della fotografia, nato a Roma il 24 giugno 1940. Vincitore di tre premi Oscar per i film Apocalypse now (1979), Reds (1981) e L'ultimo imperatore (1987), ha ottenuto con Tango il Gran premio della Commissione tecnica al Festival di Cannes del 1998. Dopo essersi diplomato nel 1960 in fotografia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, dal 1961 al 1968 è stato assistente operatore e operatore alla macchina (fra l'altro, per Prima della rivoluzione, 1964, di B. Bertolucci) e direttore della fotografia in numerosi cortometraggi dei fratelli C. e L. Bazzoni, alcuni dei quali - L'urlo (1965) e Rapporto segreto (1967) - vincitori del Nastro d'argento. Fin dall'esordio nel lungometraggio Giovinezza, giovinezza (1969) di F. Rossi, suo unico film in bianco e nero, anch'esso premiato con il Nastro d'argento, si è fatto apprezzare per l'equilibrio raggiunto fra luce naturale e artificiale, un fattore espressivo che in seguito, operando nel cinema a colori, ha caratterizzato la sua vita professionale (distinta dalla critica in vari periodi: l'azzurro, l'arancione ecc.). Dopo Delitto al circolo del tennis (1969) di F. Rossetti e L'uccello dalle piume di cristallo (1970) di D. Argento, ha proseguito una lunga e prestigiosa collaborazione con B. Bertolucci (Il conformista, 1970; La strategia del ragno, 1972; Ultimo tango a Parigi, 1974; Novecento, 1976; La luna, 1979; L'ultimo imperatore, 1987; Il tè nel deserto, 1990; Piccolo Buddha, 1993), nel corso della quale ha elaborato una teoria e una pratica della fotografia quale 'scrittura con la luce', che si vale delle ombre e dei colori come punteggiatura.
Nel 1979 è cominciata la sua collaborazione con F.F. Coppola in film di forte impianto spettacolare - il premiato Apocalypse now, One from the heart (1982; Un sogno lungo un giorno), Captain Eo (1985), Tucker, a man and his dream (1988; Tucker, un uomo e il suo sogno), Life without Zoe (1989, episodio del film New York stories) - che gli hanno consentito di compiere nuove sperimentazioni e di lasciare nuovamente il segno sulla parte figurativa grazie a una creatività luministica favorita dal progresso tecnologico.
La maturità artistica di S. si è espressa, inoltre, in numerosi film italiani degli anni Settanta (di G. Patroni Griffi, F. Carpi, L. Bazzoni, S. Samperi, G. Montaldo), in sceneggiati per la TV (L'Eneide di F. Rossi, 1970; Orlando furioso di L. Ronconi, 1972; Riccardo Wagner di T. Palmer, 1982; Arlecchino di G. Montaldo, 1983, con le prime riprese ad alta definizione; Pietro il Grande, 1985), nel 'fantabiografico' Agatha (1979; Il segreto di Agatha Christie) di M. Apted, in Ladyhawke (1985) di R. Donner, e nell'impegnativa serie di 15 film monografici su Roma antica Imago Urbis (1991-92).
Sono ancora da menzionare Dick Tracy (1990) di W. Beatty, in cui S. è ricorso all'uso dei colori primari dei fumetti, e alcune opere dello spagnolo C. Saura (Flamenco, 1995; Taxi, 1996; Tango, 1998) per il notevole apporto all'eleganza formale delle immagini.
Studioso di fisica e di psicoanalisi, S. ha continuato l'uso pittorico della luce inaugurato da G.R. Aldo e G. Di Venanzo rivelando una sensibilità estetica e, col tempo, una poetica d'autore che hanno dato al suo stile un timbro molto personale. Oltre a tenere corsi in alcune università americane, e a firmare qualche spot pubblicitario, S. si è battuto affinché anche il direttore della fotografia fosse legalmente riconosciuto quale coautore del film.
bibliogrfia
L. Codelli, Entretien avec Vittorio Storaro, in Positif, 1979, 222.
La bottega della luce. I direttori della fotografia, a cura di S. Consiglio, F. Ferzetti, Milano 1983.
S. Masi, Storie della luce. I film, la vita, le avventure, le idee di 200 operatori italiani, Roma 1983.
G. Vitale, Intervista a Vittorio Storaro, in Cinemasessanta, 1983, 5-6.
M.I. Zambelli, Vittorio Storaro. Scrivere con la luce, in Cineforum, 1984, 231.
A. Piro, 'La luce per dirlo', in Cinecritica, 1988-89, 11-12.