PUTIN, Vladimir Vladimirovič
Uomo politico russo, nato a Leningrado (oggi San Pietroburgo) il 7 ottobre 1952. Di umili origini, laureato in diritto internazionale, P. iniziò molto giovane la propria carriera nei servizi segreti sovietici (KGB, Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti, Comitato per la sicurezza dello Stato) all’epoca di Jurij Andropov, che doveva restare il suo modello politico. Nel 1989, al momento della caduta del Muro di Berlino, si trovava da alcuni anni in Germania Est. Rientrato a Leningrado, ricoprì nella città incarichi di rilievo in campo economico e commerciale, avendo formalmente lasciato i servizi. Nel 1996 entrò a far parte dello staff del presiden te Boris El′cin a Mosca. Tra il luglio 1998 e l’agosto 1999 divenne capo del FSB (Federal ′naja Sluûba Bezopasnosti, Servizio di sicurezza federale), l’ente erede del KGB. Nell’agosto 1999 El′cin lo nominò capo del governo e lo investì quale proprio successore. P. fu eletto presidente della Federazione Russa nel marzo 2000 (v. Russia).
P. seppe costruire la propria immagine di uomo forte, volto a restaurare l’autorità dello Stato. Gli aspetti salienti della sua azione furono il controllo statale nei settori strategici dell’economia, la subordinazione del potere giudiziario e dei media, la centralizzazione degli assetti federali, la guerra in Cecenia, la lotta contro i magnati indipendenti. Egli si circondò di uomini strettamente fidati, provenienti da San Pietroburgo o dai servizi sovietici, quali Aleksej Miller, Dmitrij Medvedev, Vladislav Surkov.
Rieletto trionfalmente nel 2004, P. poggiò la propria popolarità sulla modernizzazione economica e su una retorica patriottica, non priva di nostalgie per la grandeur sovietica. Il suo potere personale si fece così incontrastato che nel 2008 egli poté designare il proprio successore nel delfino Medvedev e mantenere il proprio controllo nella veste di capo del governo. Fu rieletto presidente nel 2012.
La politica estera di P. rispecchiò l’evoluzione nazionalista del suo regime. Sotto la sua guida, i rapporti con gli Stati Uniti e l’Unione Europea si fecero sempre più difficili e conflittuali. La visione dello spazio postsovietico come sfera d’influenza russa portò all’uso delle risorse energetiche come strumento della politica di potenza, a un’aperta ostilità verso le ‛rivoluzioni arancioni’ in Ucraina e in Georgia, e infine all’impiego della forza nella crisi in Ucraina nel 2014.
Bibliografia: V. Putin, Memorie d’oltrecortina, Roma 2001; A. Lynch, Vladimir Putin and Russian statecraft, Washington 2011; M. Gessen, The man without a face: the unlikely rise of Vladimir Putin, New York 2013; K. Dawisha, Putin’s kleptocracy: who owns Russia?, New York 2014; R. Sakwa, Putin redux: power and contradiction in contemporary Russia, London-New York 2014.