Scrittore inglese (Calcutta 1811 - Londra 1863). Nato in India, ma cresciuto nell'Inghilterra vittoriana, T. fu un autore caratterizzato dalla vena satirica e caricaturale delle sue opere, spesso condizionata da una esigenza moralistica che gli consentì, però, di trovare consensi nella società del suo tempo. Raggiunse la notorietà in particolare con Vanity fair (1847-48).
Mortogli a quattro anni il padre, fu mandato a studiare in Inghilterra; dopo gli studi a Charterhouse e a Cambridge, non completati, viaggiò nel continente e incontrò Goethe a Weimar. Tentò poi di dedicarsi alla carriera forense, ma a quegli studi preferiva la società di letterati e artisti, sicché, dopo essere entrato in possesso del proprio patrimonio (1832), si recò a Parigi a studiare disegno; ma avendo perso quasi tutta la sua fortuna al gioco, fu ridotto a vivere delle sue doti di caricaturista e di giornalista. Fu (1836) corrispondente parigino del Constitutional; tornò in Inghilterra nel 1837. Fu direttore (1860-62) della rivista Cornhill magazine, direzione che dovette abbandonare per motivi di salute.
Dopo il rientro in Inghilterra pubblicò in vari giornali e riviste (Fraser's Maga zine, Punch, ecc.), sotto diversi pseudonimi (Yellowplush, Titmarsh e altri), articoli di critica, fantasie, bozzetti e romanzi: The Yellowplush papers (1838), The Paris sketchbook (1840), e soprattutto The snobs of England by one of themselves (1846-47, ristampato nel 1848 come The book of snobs), dove, sotto il comune denominatore di "snobismo" (fu T. a dare alla parola il senso che ha oggi), satireggia quasi tutti gli umani difetti. Nel 1840 si era separato dalla moglie colta da pazzia: patetiche reminiscenze della sua felicità coniugale formano l'argomento della Ballad of Bouillabaisse (1849). Umorista schietto è T. in operette burlesche quali: A legend of the Rhine (1845), Rebecca and Rowena (1850), The rose and the ring (1855). Il primo romanzo di T., The luck of Barry Lyndon (1848), narrazione in prima persona delle gesta d'un avventuriero e furfante, non ebbe successo. Un'avventuriera (Becky Sharp) è anche la figura centrale del romanzo che rese celebre T., Vanity fair (1847-48). Seguirono: Pendennis (1848-50), The newcomes (1853-55) e i romanzi storici Henry Esmond (1851-52) e The Virginians (1857-59). Nel Cornhill magazine apparvero alcuni dei migliori saggi di T., i Roundabout Papers (ma il suo miglior libro di critica è The English humourists of the eighteenth century, 1853). T. è stato superficialmente definito un cinico e un realista; ma il realismo di Vanity fair, suo capolavoro, è impedito da reticenze e sottintesi.