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McDougall, William

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Psicologo inglese naturalizzato statunitense (Chadderton, Lancashire, 1871 - Durham, Carolina del Nord, 1938). Si dedicò inizialmente agli studî antropologici compiendo ricerche nel Borneo, fu poi all'università di Londra e successivamente a Oxford, e dopo la prima guerra mondiale si trasferì negli Stati Uniti, dove insegnò (1920-27) alla Harvard Univ. e (dal 1927) alla Duke Univ. di Durham. Fu tra l'altro allievo di G. E. Müller a Gottinga, ma la sua formazione ebbe luogo principalmente nell'ambiente della psicologia inglese (Stout, Sully). Si occupò dapprima di riflessi, processi inibitorî e problemi riguardanti il parallelismo psico-fisico, nonché di teoria dei colori in rapporto alla visione. Nella Physiological psychology (1905) tentò di combinare le posizioni di James con le ricerche neurofisiologiche di Sherrington, subendo, sul piano del metodo, l'influenza di Lotze. In An introduction to social psychology (1908), svolse le linee fondamentali della sua psicologia "ormica" (ὁρμή "impulso") in cui il comportamento umano, sia individuale sia sociale, è fatto derivare dagli istinti, concepiti come disposizioni psicofisiche di tipo innato (in cui si distinguono tre diversi aspetti, quello cognitivo, quello affettivo e quello conativo). Nelle opere successive andò svolgendo e ampliando il suo punto di vista, costruendo una teoria della personalità basata sui sentimenti, a loro volta innescati dagli istinti, in cui si manifesta una energia biologica diretta a un fine. Le sue dottrine, in cui predomina un indirizzo finalistico radicalmente antibehaviourista e in cui sono accolte suggestioni metodologiche spesso in antitesi con la scienza del tempo (animismo, vitalismo, interazionismo, posizioni metafisiche apparentate al monadismo leibniziano, ecc.), non giunsero mai a imporsi stabilmente pur esercitando una larga influenza. Si accostò tra l'altro, criticamente, alle teorie freudiane e junghiane, che divulgò in ambiente americano. Particolarmente discutibili le estrapolazioni delle sue tesi in campo politico (Is America safe for democracy?, 1921; World chaos, 1931). Tra le altre sue opere: Body and mind (1911); Psychology, the study of behaviour (1912); The group mind (1920); An outline of psychology (1923); An outline of abnormal psychology (1926); Energies of man (1932); Psyco-analysis and social psychology (1936).

Vedi anche
psicologia Scienza che studia i processi psichici, coscienti e inconsci, cognitivi (percezione, attenzione, memoria, linguaggio, pensiero ecc.) e dinamici (emozioni, motivazioni, personalità ecc.). Il termine sembra sia stato usato per la prima volta dall’umanista dalmata M. Marulo nell’opera Psychologia de ratione ... psicologìa sociale Disciplina che ha per oggetto lo studio dei processi di socializzazione e d'interazione sociale. La natura sociale dell'uomo e le modalità del suo sviluppo hanno attirato l'attenzione dei pensatori di ogni tempo, ma solo modernamente i processi di socializzazione e d'interazione sociale sono divenuti ... behaviorismo Teoria e scuola di psicologia (dall’ingl. behaviorism, der. di behaviour «comportamento»), di cui fu iniziatore J. B. Watson, nel 1914. Pone come unico oggetto della psicologia il comportamento dell’individuo, cioè le sue reazioni in una determinata situazione. Il comportamento prende il posto della ... parapsicologia Studio di presunti fenomeni, detti paranormali, non spiegabili in base alle leggi scientifiche (fisiche, biologiche, psicologiche ecc.) conosciute. Tali fenomeni si verificherebbero grazie a particolari poteri attribuiti ad alcune persone (sensitivi o medium) e consisterebbero in modificazioni del mondo ...
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Vocabolario
william
william 〈u̯ì-〉 s. f. [propr., forma appositiva di pera william (e del meno com. pero william), dal nome del vivaista ingl. R. William che nel 1816 la presentò alla Società Orticola di Londra]. – In frutticoltura, una delle cultivar di pero...
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