Arcivescovo di Canterbury (Fressingfield, Suffolk, 1617 - ivi 1693). Studiò a Cambridge; nel 1651 pubblicò Fur praedestinatus, ecc., un attacco violento contro il calvinismo, e l'anno dopo un attacco non meno violento contro il regime di Cromwell, definito ignobile mescolanza di religione e di politica: Modern policies taken from Machiavel, Borgia, and other choise authors by an eye-witness. Era in Italia al momento della Restaurazione, ma richiamato tornò immediatamente. Cappellano del re (1661), l'anno dopo diventava master dell'Emmanuel College di Cambridge. Decano di York (1664) e pochi mesi dopo di St. Paul, si dedicò appassionatamente alla ricostruzione della cattedrale bruciata nell'incendio del 1666. Arcidiacono di Salisbury (1668-70), ebbe poi parte cospicua nelle controversie ecclesiastiche della Convocation. Arcivescovo (1677) di Canterbury, inaugurò un regime di rigore morale che combatté la generale frivolezza del regno di Carlo II. Giacomo II, divenuto re nel 1685, nonostante l'opposizione di S. e di tutta l'alta gerarchia anglicana, portò avanti la sua politica filo-cattolica. S. nella primavera del 1688 invitò il clero a opporsi alla seconda dichiarazione regale della libertà di coscienza, inviando a Giacomo II una petizione, firmata da altri sei vescovi, nella quale veniva richiesta l'abrogazione della dichiarazione appena concessa (da loro considerata illegale). Il re fece arrestare i firmatarî, ma S., assolto al processo, continuò a incitare il sovrano alla revoca di tutti gli atti arbitrarî commessi. S. firmò l'appello dell'11 dicembre a Guglielmo d'Orange, ma quando vide che Guglielmo intendeva dichiarare Giacomo incapace di governare, e farsi riconoscere custos regni, rifiutò di prestar giuramento al nuovo sovrano. Sospeso (1689), poi destituito (1690), si ritirò a Fressingfield, dove rimase fino alla morte il capo autorevole del clero non juror.