Economista e filosofo (Liverpool 1835 - Galley Hill, Kent, 1882). Pienamente aderente all'etica utilitaristica, il suo pensiero esercitò profondi influssi, soprattutto in Inghilterra. La sua teoria economica, imperniata sul concetto del grado finale di utilità - il principio dell'utilità marginale decrescente della scuola austriaca, al quale, peraltro, J. arrivò indipendentemente - rappresenta uno spostamento dell'angolo visuale dell'indagine economica, rispetto sia alle concezioni dei classici, sia alle critiche storicistiche. Tra le sue opere occorre citare le fondamentaliTheory of political economy (1871, 2a ed. 1879; trad. it. 1875 e 1948), e Money and the mechanism of exchange (1875; trad. it. 1876).
Prof. di logica e filosofia morale nell'univ. di Manchester (1863-75) e di economia politica in quella di Londra (1876-81). Particolarmente notevoli, nei suoi scritti di logica, le teorie dell'induzione e della probabilità (Pure logic, 1864; Principles of science, 2 voll., 1874; Primer of logic, 1876; Studies in deductive logic, 1880). L'opera di J. è ormai riconosciuta della più alta importanza, per quanto frammentaria e asistematica e per quanto sia difficile precisarne l'apporto nei confronti dei precursori e contemporanei orientati in modo analogo e degli studiosi posteriori che hanno assimilato il sistema da lui originalmente delineato ma non svolto compiutamente.
Oltre alle già citateTheory of political economy, in cui vengono elaborati spunti già colti nel 1860-62, e Money and the mechanism of exchange, J. scrisse anche di problemi economici concreti (The coal question, 1865; The state in relation to labour, 1882) e compì pionieristici studî di statistica sulla teoria dei numeri indice. Notevoli i saggi pubblicati postumi (Methods of social reform, 1883; Investigations in currency and finance, 1884; Principles of economics, incompiuto, 1905).