WIMPFEN
(od. Bad Wimpfen)
Città della Germania, costituita da due zone distinte, W. im Tal e W. am Berg, situata nella regione del Baden-Württemberg, lungo il corso del fiume Neckar.Le origini del centro abitato risalgono alla fine del sec. 1° a.C., quando i Romani eressero sul sito di W. im Tal un castellum, ubicato sulla riva sinistra del fiume e collegato verso N e verso S con altre fortezze a formare il c.d. limes del Neckar. Nel corso del sec. 2° d.C., la fondazione militare si trasformò in un insediamento civile, un vicus circondato da mura e aree a destinazione funeraria, divenuto una sorta di suburbio della civitas Allsinensium (od. Elsenzgau); un ponte di legno sul fiume e una nuova strada assicuravano i collegamenti in direzione E-O verso il nuovo limes allestito sotto Antonino Pio (138-161) e verso l'interno del territorio romano. Il centro antico declinò in seguito all'invasione alamanna del 259-260.Tra i secc. 4° e 6° W. fu governata dagli Alamanni, dopo di che passò ai Franchi e venne cristianizzata; in epoca carolingia faceva parte della diocesi di Worms. Il potere episcopale si rafforzò attraverso la conferma dell'immunità della città, concessa dall'imperatore Ottone I nel 965, e il conferimento del Wildbann al vescovo nel 988: intorno al Mille il vescovo di Worms poteva definirsi il capo incontrastato di W. e dei suoi dintorni.Le invasioni ungare del 905-954 causarono gravi danni alla città e comportarono la distruzione della chiesa che i vescovi di Worms avevano costruito e dedicato a s. Pietro. A questa chiesa apparteneva una collegiata, menzionata per la prima volta nel 1068. Dopo la ricostruzione della chiesa, avvenuta prima del 965, sorse la città medievale, dotata di mercati e circondata da mura.Con l'approvazione del vescovo di Worms, Federico Barbarossa (1152-1190) fondò, sul pianoro sommitale della collina situata a O della città medievale, un complesso palaziale in linea con quelli, grosso modo contemporanei, di Gelnhausen e di Norimberga. In connessione con la costruzione del palazzo, che recenti studi hanno datato agli ultimi decenni del sec. 12° (Binding, 1996), tra il 1200 e il 1230 sulla collina si sviluppò un secondo nucleo insediativo, W. am Berg. Federico Barbarossa visitò per la prima volta W. nel 1182, sebbene non sia chiaro dove egli risiedesse, se nel palazzo o a W. im Tal. Federico II soggiornò a W. per due volte nel 1218; tra il 1224 e il 1235 la città fu spesso visitata dal re di Germania Enrico VII. Nel 1227 la cittadella sulla collina venne donata allo stesso Enrico VII dal vescovo di Worms. Da quel momento il vescovado esercitò la sua influenza soltanto su W. im Tal, che si sviluppò indipendentemente sotto la protezione della città soprastante. Nel frattempo, quest'ultima era divenuta città imperiale (la presenza di cives è testimoniata nel 1224) e importante centro politico degli Hohenstaufen nell'area del fiume Neckar, offuscando completamente W. im Tal. L'unificazione tra la città sulla collina e quella nella valle avvenne nel 1552.Il complesso palaziale, situato sul pianoro sommitale della collina a picco sul fiume Neckar e sulla sua vallata, si estendeva su di un'area di oltre ha 1,5 ed era protetto da una cerchia di mura che ancora si conserva parzialmente; vi si accedeva dal lato meridionale attraverso una porta sormontata da una torre. Mentre il lato settentrionale segue il limite della scarpata sul fiume, le terminazioni orientale e occidentale del complesso furono ulteriormente segnate da torri di fortificazione quadrate che, sebbene parzialmente alterate, dominano tuttora la città moderna (Roter Turm e Blauer Turm). Tra le due torri sorgevano il palazzo, la cappella e una casa in pietra.Il palazzo era utilizzato come residenza reale e da esso si accedeva direttamente alla cappella. Dell'edificio si è conservato soltanto il muro settentrionale, che testimonia come il palazzo si articolasse su due piani: il piano terreno presenta delle feritoie, mentre la parte principale del secondo piano, con funzioni di rappresentanza, si apre con tre arcate su coppie di colonne separate da pilastri. I capitelli delle colonne sono cubici e variamente decorati, mentre i fusti sono a spirale, lisci o scanalati.L'adiacente cappella di palazzo presenta un impianto basilicale a navata unica con abside semicircolare orientale leggermente allungata; la zona dell'abside è separata dalla navata da un arco trionfale a sesto acuto. Nella parte occidentale della chiesa vi era in origine una galleria, sostenuta da pesanti travi, alla quale era possibile accedere direttamente dal palazzo attraverso una porta nel muro che separava i due edifici. Il popolo entrava invece da una porta posta sul lungo lato meridionale della chiesa. Entrambi i lati longitudinali dell'edificio avevano tre monofore a tutto sesto, separate da fasce coronate da un fregio continuo, anch'esso a tutto sesto. Un'ulteriore e più elegante coppia di bifore, ognuna separata da una colonna, dava luce alla galleria su entrambi i lati.La casa in pietra deve essere annoverata tra le abitazioni secolari di epoca romanica meglio conservate della Germania; sono infatti pervenuti intatti l'originale portone ad arco del lato meridionale, le bifore nel primo e nel secondo piano e le piccole monofore che si affacciano sul fiume Neckar. Il tetto a spioventi e le finestre nel frontone sono aggiunte successive. Ciò che resta della disposizione interna indica che il primo piano aveva una destinazione utilitaria, mentre il secondo aveva funzioni di rappresentanza. Rimangono comunque sconosciuti la destinazione d'uso e il proprietario della casa.La chiesa, situata nel punto più alto della collina e dedicata alla Vergine, è menzionata per la prima volta nel 1234. Gli scavi archeologici condotti tra il 1962 e il 1972 hanno dimostrato che due precedenti chiese vennero erette sullo stesso sito prima dell'attuale. La prima chiesa sembra essere stata una basilica mononave di dimensioni analoghe a quelle della navata attuale; la seconda, alla quale appartenevano in origine le due attuali torri del coro (1210-1220), era una basilica a tre navate tardoromanica. Il coro è la parte più antica dell'od. chiesa tardogotica e risale alla fine del sec. 13°, mentre il resto dell'edificio venne eretto nel corso del sec. 15° e presenta tipiche caratteristiche tardogotiche, compresi sottili pilastri a sostegno di una volta a costoloni su mensole. La chiesa era arricchita da vetrate databili a partire dal tardo sec. 13° (in parte conservate a Stoccarda, Württembergisches Landesmus.); la più antica pittura murale si trova nella sagrestia e rappresenta una Madonna con il Bambino, databile al tardo 14° secolo.La chiesa e il monastero dei Domenicani (od. parrocchiale cattolica) sono situati al di fuori della cinta muraria e furono eretti nella seconda metà del sec. 13°, poco dopo l'arrivo degli esponenti dell'Ordine a Wimpfen. La chiesa attuale risale al sec. 18°; il chiostro adiacente presenta parti del 13° e 14° secolo.A W. im Tal, la collegiata gotica del sec. 13°, dedicata a s. Pietro, ha preso il posto di una precedente chiesa romanica a pianta centrale ispirata alla Cappella Palatina di Aquisgrana, seppure in dimensioni fortemente ridotte; di questa chiesa rimane l'attuale ingresso, comprendente anche le due torri, che risalgono all'inizio dell'11° secolo. La costruzione della chiesa gotica ebbe inizio sotto il decano Richard von Deidesheim, che impiegò un capomastro francese. Il coro, il transetto e le tre navate della basilica furono portati a termine entro la fine del sec. 13°, ma la mancanza di fondi condusse all'incorporazione della precedente facciata occidentale romanica e impedì la copertura a volte della navata, che fu realizzata per la prima volta negli anni 1460-1487.Piuttosto che seguire la contemporanea prassi francese dell'impianto a deambulatorio con cappelle sporgenti (secondo i modelli di Chartres e Reims), il transetto con le sue tre absidi appare d'impianto romanico (come a Hirsau e a Sciaffusa). D'altro canto, il portale meridionale della chiesa venne realizzato sotto l'influsso della contemporanea arte francese, anche se appare insolitamente stretto e privo dell'usuale strutturazione verticale in aree chiaramente definite. Al di sopra del portale si trova un'ampia finestra con una tracery gotica che, se confrontata con la cattedrale di Strasburgo, può essere datata intorno al 1280.Nonostante l'apparenza provinciale, se confrontata con i contemporanei esempi a Naumburg, Meissen, Magonza e Strasburgo, la collegiata possiede uno dei più estesi cicli scolpiti del sec. 13° in Germania: il portale meridionale è il più riccamante ornato ed è direttamente ispirato al portale centrale della cattedrale di Strasburgo. Sul pilastro centrale compaiono la Vergine e il Bambino; il timpano presenta la Crocifissione con Maria e s. Giovanni e le personificazioni dell'Ecclesia e della Sinagoga; negli archivolti compaiono i dodici apostoli sormontati dal Cristo Giudice affiancato sui pinnacoli da due angeli che tengono gli strumenti della Passione. A N della chiesa si trova un chiostro gotico abbastanza ben conservato.
Bibl.: F.V. Arens, Die Stiftskirche St. Peter zu Wimpfen im Tal, München-Berlin 1953; id., Die Kunstdenkmäler in Wimpfen am Neckar, Mainz 19643; id., Die Königspfalz Wimpfen (Denkmäler deutscher Kunst), Berlin 1967; K.P. Schroeder, Wimpfen: Verfassungsgeschichte einer Stadt und ihres Verhältnisses zum Reich von den Anfängen bis zum Ende des 15. Jahrhunderts, Stuttgart 1973; K.J. Philipp, Pfarrkirchen: Funktion, Motivation, Architektur. Eine Studie am Beispiel der Pfarrkirchen der schwäbischen Reichstädte im Spätmittelalter, Marburg 1987; D. Planck, Mittelalterliche Städte auf römischer Grundlage, ZGO 135, 1987, pp. 14-18; G. Binding, Opus Francigenum. Ein Beitrag zur Begriffsbestimmung, AKultG 71, 1989, 1, pp. 45-54; F.V. Arens, R. Bührlen, Wimpfen. Geschichte und Kunstdenkmäler, Bad Nimpfen am Neckar 1991; A. Hafer, Stadt-Raum-Beziehungen im späten Mittelalter, Stuttgart 1993; H. Seibert, Reichsbischof und Herrscher, ZGO 143, 1995, pp. 139-141; G. Binding, Deutsche Köningspfalzen. Von Karl dem Grossen bis Friedrich II. (765-1240), Darmstadt 1996; J. Tripps, Das Handelnde Bildwerk in der Gotik, Berlin 1998.E. Thunø