WINCHESTER
(lat. Venta Belgarum; Wentanceastre, Wintonia nei docc. medievali)
Città capoluogo della contea dello Hampshire, nell'Inghilterra centromeridionale, situata a km 110 ca. a S-O di Londra.W. è sita sulle rive del fiume Itchen, ai piedi e lungo un pendio di modeste ondulazioni che scendono a poco a poco verso il fiume. Durante la media età del Ferro (ca. 300-100 a.C.) venne fondato un insediamento sui pendii occidentali, attestato da una recinzione vasta ha 20, difesa da un terrapieno e da un fossato.W. fu uno dei primi insediamenti romani dopo l'invasione da parte dell'imperatore Claudio, nel 43 dopo Cristo. Il suo sviluppo è conosciuto pressoché esclusivamente attraverso l'archeologia e, nei testi di scrittori come Tolomeo (sec. 2°), solo di sfuggita compaiono riferimenti alla città. Venta Belgarum, il cui nome suggerisce la presenza di popolazione belga durante il sec. 1° a.C., venne fondata nella vallata sottostante, incorporando il terzo più orientale del recinto dell'età del Ferro; il centro in origine si estendeva su entrambi i lati del fiume, il corso del quale venne presto deviato nella sua attuale posizione extramuraria. L'insediamento romano, il quinto per ampiezza in Britannia (ha 55), presentava impianto rettangolare, con un inspiegabile saliente nell'angolo sudoccidentale, e in origine era probabilmente di tipo prevalentemente militare; inizialmente delimitato da un terrapieno e da un fossato, nel tardo sec. 2° si estese fino a includere la fortificazione orientale lungo l'Itchen; nel sec. 3° venne costruita una cinta muraria della quale si conservano pochi tratti, inglobati nelle mura più tarde, che costituiscono per la città l'unica struttura di epoca romana sopravvissuta in alzato. Tali fortificazioni diedero forma alla fisionomia della W. medievale, che tuttavia soffrì in seguito un lungo abbandono.Entro l'inizio del sec. 2° Venta Belgarum era il centro di una civitas, una regione amministrativa che si estendeva a O verso Bath. L'impianto viario romano è stato sufficientemente indagato: l'asse E-O sopravvive approssimativamente nell'od. High Street, a S della quale è stato parzialmente scavato il foro, nell'immediata prossimità della cattedrale, mentre la posizione della basilica è tuttora incerta; gli scavi hanno riportato alla luce diverse dimore urbane, con mosaici pavimentali di alta qualità e intonaci decorativi (Winchester, City Mus.). La fase romana si chiuse all'inizio del sec. 5°, dopo che dalla fine del 4° la città aveva acquisito un carattere progressivamente sempre più industriale, con un aumento della popolazione germanica. Gli oggetti rinvenuti nelle sepolture inducono a supporre due ondate di insediamento, alla metà del sec. 4° e all'inizio del 5°: date che precedono non di poco l'arrivo dei Sassoni nel Wessex. Si è ipotizzata la possibilità che, nonostante il collasso della vita urbana nel 450 ca., un nucleo di potere politico persistesse durante l'Alto Medioevo, con un centro amministrativo sul sito del più tardo palazzo reale, a S del foro romano. La concentrazione di cimiteri dei secc. 6°-7° attorno alla città suggerisce anche che esistesse un centro di interesse all'interno delle mura e, inoltre, indagini condotte dal Winchester Excavations Committee, negli anni Sessanta, hanno rivelato l'esistenza di piccole proprietà private intramurarie della classe sociale dei thane, nel tardo 7° secolo.La teoria secondo la quale il potere amministrativo avrebbe continuato a sussistere a W. trova supporto nella costruzione da parte di Cenwalh, re del Wessex (643-672), nel 648 di una chiesa dedicata ai ss. Pietro e Paolo, in seguito nota come Old Minster. Questa divenne cattedrale negli anni sessanta del sec. 7°, quando la diocesi sassone occidentale venne trasferita dalla sede originaria a Dorchester-on-Thames, dove il padre di Cenwalh, Cynegils (611-643), era stato battezzato da s. Birino nel 635. L'Old Minster fu costruito immediatamente a E del palazzo reale, entro la fine del sec. 10°, e poteva inizialmente essere stato concepito come chiesa di palazzo. La sua planimetria è stata ricostruita attraverso indagini di scavo, effettuate da Martin e Birthe Biddle negli anni Sessanta, che hanno interessato le trincee di fondazione saccheggiate: si trattava di un modesto edificio cruciforme in pietra, apparentemente poco alterato negli anni tra il 648 e il 971.L'Anglo-Saxon Chronicle riporta che l'Old Minster era il luogo di sepoltura di molti sovrani del regno sassone occidentale. A partire dal sec. 7°, W. fu la capitale del regno del Wessex e la città è tuttora considerata l'antica capitale dell'Inghilterra.L'attuale planimetria del centro medievale di W. è il risultato di un'intensa fase ricostruttiva della fine del 9° secolo. A questa data, la rete viaria di epoca romana era stata completamente cancellata, fatta eccezione per High Street, che potrebbe aver continuato a essere in uso e che, insieme con la cinta difensiva romana, determinò l'orientamento delle nuove strade. Queste vennero tracciate negli anni 880-886 ca., durante il regno del re del Wessex Alfredo (871-899), secondo un preciso schema urbanistico, con l'obiettivo di fornire accessi alle mura per la difesa dai Danesi, che avevano messo a sacco la città nell'860; il nuovo reticolato comprendeva vie secondarie che fiancheggiavano High Street e un circuito difensivo all'interno delle mura. I nomi medievali delle strade di W. testimoniano l'incremento di attività locali, come la lavorazione dell'argento, a partire dalla rifondazione della città sotto re Alfredo; la prima zecca di W. risale a questo periodo di rinnovamento della vita cittadina.L'inizio del sec. 10° fu segnato da due nuove fondazioni ecclesiastiche, situate nell'angolo sudorientale della città. Nelle immediate vicinanze di Old Minster, a N, re Edoardo il Vecchio (899-924) fondò nel 903 il New Minster - probabilmente per soddisfare le esigenze della nuova popolazione della città riprogettata -, che divenne anche il luogo di sepoltura della casa reale inglese durante la prima metà del 10° secolo. Dello stesso periodo era anche un monastero femminile, il Nunnaminster, forse fondato su una proprietà cittadina appartenente a Ealhswitha, vedova di re Alfredo. L'abbazia di St Mary (come venne denominata in seguito) è la meno conosciuta fra i tre più importanti monasteri di W. e sopravvisse fino alla soppressione, avvenuta sotto Enrico VIII nel 1538; in seguito, i suoi edifici vennero demoliti per ricavarne materiale da costruzione; le fondazioni della navata della chiesa ricostruita nel sec. 12°, riportate alla luce grazie agli scavi, sono visibili accanto al palazzo del Municipio.Le riforme monastiche del sec. 10°, che raggiunsero W. partendo da centri sul continente come Gand, ebbero un impatto considerevole. Incoraggiato dal re Edgardo il Pacifico (959-975) e dall'arcivescovo di Canterbury Dunstan (961-988), il vescovo di W. Etelvoldo (m. nel 984) espulse i Canonici regolari di s. Agostino dell'Old Minster e del New Minster nel 964 ca., sostituendoli con monaci benedettini. Questo comportò la costruzione di nuovi edifici d'uso ed Etelvoldo viene ricordato per la creazione del sistema fognario monastico, il Lockburn, i cui più tardi adattamenti servirono come scarichi cittadini per W. fino al 1875, e ancora si conservano. Nel 960-970 il re Edgardo racchiuse le tre fondazioni religiose con una recinzione, che rese necessaria la demolizione di molte abitazioni in questa parte della città. Nel medesimo periodo venne eretto il palazzo episcopale di Wolvesey (Wulf's Island) nella parte bassa della città, nell'angolo sudoccidentale, là dove le case romane erano state soppiantate da campi intramurari. Di conseguenza le tre fondazioni monastiche e il palazzo episcopale finirono per occupare più di un quarto dell'area racchiusa dalle mura romane. Le tre chiese furono centri di sviluppo dello stile attualmente conosciuto come 'scuola di W.', il più alto prodotto artistico dell'Inghilterra del tardo periodo anglosassone.Lo sviluppo del culto di s. Swithun, un vescovo di W. vissuto nel sec. 9°, fu essenziale per la riforma dell'Old Minster, notevolmente ingrandito in seguito alle traslazioni del 971 e del 974. Uno spettacolare Westwerk, consacrato nel 980, venne eretto sul luogo della sepoltura del santo, in origine collocata sub divo, in un atrio a O della chiesa. Gli scavi hanno dimostrato, inoltre, la presenza di un gran numero di sepolture di personaggi di alto livello, raggruppati ad sanctum presso la tomba di Swithun, probabilmente re e vescovi; la chiesa venne ampliata anche verso E. Probabilmente, allo scopo di rivaleggiare con queste opere, un'imponente torre occidentale venne aggiunta al New Minster.Un mese dopo la conquista normanna, W. si arrese al duca di Normandia Guglielmo I il Conquistatore (1066-1087), che scelse di essere incoronato re d'Inghilterra nell'abbazia di Westminster, piuttosto che nell'antica capitale del Wessex. W. rimase, comunque, la principale città del regno, sede del tesoro reale sino alla fine del sec. 12°, luogo di nascita dello scacchiere e sede di un'importante zecca. Guglielmo il Conquistatore lavorò velocemente per erigere un castello che dominasse la città: dopo la demolizione di una cinquantina di case nel 1067, una grande piattaforma in terra aveva già preso forma nel saliente delle mura romane; a S della porta urbica occidentale venne innalzata una motta circolare, rinforzata con travi lignee, sulla quale all'inizio del sec. 12° fu costruito un mastio rettangolare in pietra, mentre all'esterno delle mura venne allargato il fossato, a spese di altre dieci abitazioni.Nel giro di pochi anni, probabilmente nel 1070 ca., il palazzo reale situato di fronte al Westwerk dell'Old Minster doveva essere potenzialmente raddoppiato di dimensioni e vi fu aggiunta una nuova sala - anche se non sono ancora emerse testimonianze archeologiche, a eccezione di alcune pietre scolpite, riutilizzate in un camino nei pressi della chiesa di St Lawrence -, mentre le cucine del palazzo erano in parte di un edificio sul lato meridionale di High Street. Il palazzo venne probabilmente distrutto durante la guerra civile, nel 1141, quando il vescovo Enrico di Blois (1129-1171), fratello di re Stefano (1135-1154), lo occupò durante il suo assedio al castello, dove all'epoca era insediata l'imperatrice Matilde I (m. nel 1167), sua rivale nelle pretese al trono.In conseguenza alla costruzione del palazzo reale si ridusse ulteriormente l'estensione dello spazio che circondava il New Minster; per tale ragione, insieme alla natura insalubre del terreno e alla prossimità dell'Old Minster (poi cattedrale), il nuovo edificio del New Minster venne trasferito nel sobborgo settentrionale di Hyde, nel 1110, traslandovi anche le sepolture di re Alfredo e della sua famiglia. L'abbazia di Hyde, sopravvissuta fino alla soppressione nel 1538, è documentata in due importanti testi medievali: il Liber monasterii de Hyda e il registro e martirologio conosciuto come Liber vitae.Nel frattempo, il vescovo sassone della città, Stigand (1047-1072), che era anche arcivescovo di Canterbury (dal 1058), veniva deposto e sostituito con il vescovo normanno Walkelin (1070-1098), che volle sostituire l'Old Minster con una grande cattedrale romanica.Il Domesday Book, istituito da Guglielmo il Conquistatore nel 1086, era conservato a W., ma non comprendeva la città. Nel 1110 Enrico I (1100-1135) istituì un registro per rilevare i cambiamenti avvenuti nella proprietà delle terre a W. fin dai tempi di Edoardo il Confessore (1043-1066); tale documento e un più tardo registro del 1148 forniscono molte notizie sull'urbanistica della città medievale, le attività, la popolazione e i commerci. A partire dal tardo sec. 11°, W. fu la sede di un'importante fiera medievale, che si teneva sulla collina di St Giles, e rimase un centro importante fino al Tardo Medioevo, in particolare per la lavorazione dei tessuti.Nonostante i danni inflitti dalla guerra civile, un buon numero di prestigiosi edifici venne eretto a W. durante il sec. 12°, soprattutto da Enrico di Blois, che ampliò il palazzo di Wolvesey e fondò il St Cross Hospital; a lui o al suo successore si deve inoltre la fondazione del Magdalen Hospital, demolito nel 1788 e conosciuto soltanto attraverso disegni del 18° secolo.Nei primi anni del sec. 13°, il re d'Inghilterra Enrico III (1216-1272) intraprese importanti lavori nel castello di W., che però non venne più utilizzato per il cerimoniale reale, in seguito a un incendio avvenuto nel 1302. Verso la fine del sec. 14°, il vescovo William di Wykeham (v.) fondò il Winchester College e promosse importanti lavori nel palazzo di Wolvesey, dove, a partire dall'inizio del Trecento, i monarchi inglesi soggiornavano di frequente.Della cattedrale costruita nel 1079 dal vescovo Walkelin sopravvivono la cripta e parte dei transetti; entro l'8 aprile 1093 lo stato dei lavori era sufficientemente avanzato per la prima consacrazione; nel luglio dello stesso anno le reliquie di s. Swithun furono traslate nella nuova chiesa e, stando agli Annales Wintonienses, il giorno successivo, per ordine del vescovo Walkelin, gli uomini cominciarono subito a demolire la chiesa originaria e tutto venne distrutto in quell'anno, a eccezione di una porticus e dell'altare maggiore. Con la demolizione dell'Old Minster poté essere completata la navata, che inisisteva parzialmente sul sito della chiesa di epoca sassone. Per un breve periodo, fino alla ricostruzione di Cluny III (1049-1109), la cattedrale di W. fu la chiesa più lunga dell'Europa settentrionale. La torre centrale, crollata nel 1107 e rapidamente ricostruita, mostra un netto miglioramento nella qualità della muratura. Nel 1158, il vescovo Enrico di Blois fece erigere nell'abside del coro una 'piattaforma sepolcrale' rialzata, su cui venne collocata la tomba di s. Swithun; intorno a essa furono sistemate le urne funerarie in piombo contenenti le ossa dei monarchi precedenti la conquista normanna e dei vescovi un tempo sepolti nell'Old Minster; Enrico chiuse, inoltre, una parte della navatella occidentale del transetto sud, con lo scopo di creare un ambiente per il tesoro, la cui decorazione è influenzata da esempi borgognoni.La terminazione orientale della cattedrale fu alterata in una serie di campagne costruttive iniziate nel 1202, quando il vescovo Godfrey de Lucy (1189-1204) cominciò la realizzazione del retrocoro, una grande chiesa a sala rettangolare situata a E dell'altare maggiore e della tomba di s. Swithun, con un pavimento che costituisce la più vasta superficie di mattonelle decorate a fuoco del sec. 13° conservata in Inghilterra. Nel sec. 14° fu ricostruito il presbiterio e vennero inseriti nuovi stalli nel coro: importante esempio di scultura, essi sono opera di William Lyngwode, datati a partire dal 1308 circa. Il rinnovamento del braccio orientale fu completato nel 1509 ca., quando il vescovo Fox ricostruì le navatelle del coro, alterato anche dopo la morte del cardinale Henry Beaufort (1404-1447) con l'inserimento del Great Screen.La facciata occidentale fu trasformata dal vescovo Edington (1345-1366), che aggiunse un basso portico a tre campate in perpendicular style, e dal successore Wykeham, il quale in due campagne costruttive rimodellò la navata centrale, modificando le modanature e l'articolazione dell'alzato della struttura romanica esistente e aggiungendo una volta stellata sotto la direzione dell'architetto William Wynford.La cattedrale di W. contiene importanti opere commemorative, come le cappelle vescovili di Edington e Wykeham; una tomba, tradizionalmente riconosciuta come quella di Guglielmo II il Rosso (m. nel 1100), è invece probabilmente del vescovo Enrico di Blois. Tra le opere più preziose della cattedrale sono il fonte battesimale in marmo di Tournai (1160 ca.) e le pitture murali della cappella del Santo Sepolcro (1180 ca.).La biblioteca della cattedrale, risalente al sec. 17°, custodisce la Bibbia di W. (Cathedral Lib., 3), cominciata nel 1160 ca., capolavoro dell'arte del sec. 12°; alla biblioteca è stato di recente annesso un museo nel quale si trova esposta, insieme ad altri tesori, l'importante collezione lapidaria della cattedrale.La cattedrale di W. era la chiesa monastica del priorato di St Swithun, soppresso nel novembre del 1539, anno dopo il quale un decano e un Capitolo sostituirono il priore e il monastero; degli edifici monastici sopravvivono soltanto pochi resti, in particolare la galleria claustrale della sala capitolare, un ambiente sotterraneo del sec. 13° nel settore del cellario e la sala per gli ospiti, attualmente conosciuta come Pilgrim's Hall (1308 ca.), che possiede il più antico soffitto conosciuto a travatura lignea. Dal 1539 molti degli edifici monastici furono adattati alle necessità abitative del decano e dei dodici canonici.Del castello normanno fatto erigere da Guglielmo il Conquistatore non si conserva nulla, sebbene le fondazioni della cappella reale di Guglielmo e di un torrione dell'inizio del sec. 12° - ora visibili nel cortile - siano state oggetto di scavi negli anni Sessanta. Il torrione quadrato venne rimaneggiato in forme circolari da Enrico III nel 1222 e nella stessa epoca venne ricostruita la Great Hall, splendido esempio di architettura civile dell'inizio del 13° secolo. Le alterazioni che essa ha naturalmente subito sono di incerta datazione, ma l'edificazione delle pareti laterali e la ricostruzione del tetto risalgono probabilmente entrambe alla fine del sec. 14°, sebbene il motivo della rose-en-soleil venga normalmente associato a Enrico IV (1399-1413) o a Edoardo IV (1461-1483). La famosa Tavola rotonda, sul muro occidentale della Great Hall, risale al 1290 ca., all'epoca di Edoardo I (1272-1307); la prima immagine sulla Tavola rotonda venne dipinta poco prima del 1522, quando Enrico VIII condusse l'imperatore Carlo V (m. nel 1558) a W. perché la vedesse: l'esame ai raggi X ha mostrato che il volto di Artù era stato eseguito in origine come ritratto giovanile dello stesso Enrico VIII.Il palazzo episcopale di Wolvesey, eretto da Etelvoldo in epoca anglosassone, è da tempo scomparso completamente. All'inizio del sec. 12° venne costruita una vasta serie di appartamenti privati, nonché una sala occidentale, probabilmente a opera del vescovo William Giffard; i lavori furono in seguito proseguiti dal suo successore Enrico di Blois, che aggiunse la sala orientale e apportò miglioramenti tali da rendere sontuoso il palazzo, come testimoniano frammenti scultorei di alta qualità (Winchester, City Mus.). Il palazzo di Wolvesey, estesamente rinnovato nel sec. 14° dal vescovo William di Wykeham, venne poi per la maggior parte demolito alla metà degli anni ottanta del sec. 17° dal vescovo George Morley e completamente riedificato in forme barocche; la cappella, sebbene fortemente rimaneggiata, include parti di muratura del 12° secolo.Un altro dei progetti di Enrico di Blois fu il St Cross Hospital a Sparkford, poco a S di W., cominciato negli anni trenta del sec. 12° e progettato per dare accoglienza a tredici poveri. Il completamento della chiesa richiese molto tempo e i lavori del sec. 12° interessarono soltanto il coro (molto restaurato da Butterfield nel 1864-1865), la parte inferiore dei transetti e la prima campata della navata; le campate rimanenti della corta navata sono duecentesche, mentre il cleristorio e le parti superiori della torre risalgono all'inizio del 14° secolo. La sala dei confratelli si data a partire dal 1340 ca. e presenta un raffinato tetto a travature lignee a vista; gli altri edifici ausiliari vennero invece sostituiti in ampia misura nel sec. 15°, in particolare dal cardinale Beaufort, che provvide a incrementare il numero dei 'fratelli di nobile povertà'.Dopo aver fondato il New College a Oxford, William di Wykeham progettò una scuola, negli anni ottanta del sec. 14°, accanto al suo palazzo episcopale, il College of St Mary Nigh Winton; il suo scopo principale era quello di formare un clero istruito che potesse sostituire coloro che erano stati vittime dell'epidemia di peste nera della metà del secolo. Nel 1382 fu acquistato il terreno e venne emanata la carta di fondazione; entro il 1394 il direttore e gli studenti presero possesso degli edifici intorno alla princiale corte quadrangolare; la cappella e i chiostri vennero consacrati nel 1395. Le strutture originali, che rimandano al New College di Oxford, comprendono un ingresso (con ambienti soprastanti) che conduce a una corte esterna, una corte interna, la Chamber Court, con cappella e sala sul lato meridionale, e un chiostro separato.Delle più di cinquanta chiese intramurarie medievali di W. sopravvive solamente il St Lawrence, in gran parte datato a partire dal sec. 15° ma che ingloba parti di età precedente; la chiesa medievale di St Maurice, ricostruita nel sec. 19° e successivamente demolita, è oggi ricordata soltanto da un portale del sec. 12° inserito nella torre (ricostruita nel 1842).All'esterno delle mura urbiche, il St John the Baptist, risalente al tardo sec. 12°, fu sostanzialmente riedificato nel Quattrocento, ma si conservano raffinate pitture murali del sec. 13° e una transenna lignea trecentesca di buona qualità, tra il coro e le cappelle che lo fiancheggiano. Nei pressi dell'abbazia di Hyde, a N di W., la parrocchiale di St Bartholomew, del sec. 12° ma radicalmente ricostruita negli anni 1857-1880, custodisce una serie di capitelli scolpiti del sec. 12° provenienti probabilmente dal chiostro dell'abbazia. La cappella di St John, il secondo ospedale di W., è del tardo sec. 13°, mentre la chiesa di St Peter a Chesil, dei secc. 13°-15°, è poi stata trasformata in un teatro. Due delle porte cittadine di W. sono medievali: si tratta di Westgate (secc. 13°-14°), che ora sorge isolata dopo l'abbattimento degli edifici che la affiancavano, e, sul lato meridionale della cinta muraria, Kingsgate (sec. 14°), sulla quale è stata eretta la cinquecentesca chiesa di St Swithun. Un certo numero di abitazioni medievali a graticcio è stato sacrificato nello sviluppo urbano dei secc. 19° e 20°, ma si conservano talora piani sotterranei superstiti, databili al 12° secolo.Il City Mus. ospita collezioni che illustrano la storia di W., dalla preistoria fino all'epoca attuale; il Westgate Mus. ospita pesi e misure medievali della città.
Bibl.: Fonti. - The Anglo-Saxon Chronicle, a cura di D. Whitelock, London 1961; Annales Wintonienses, in Annales monastici, a cura di H.R. Luard, in Rer. Brit. MAe. SS, XXXVI, 2, 1865, pp. 3-125; Liber vitae, Register and Martyrology of New Minster and Hyde Abbey Winchester, a cura di W. de Gray Birch (Hampshire Record Series), London-Winchester 1892; Liber monasterii de Hyda, a cura di E. Edwards, in Rer. Brit. MAe. SS, XLV, 1866; J. Milner, The History [...] and Survey of the Antiquities of Winchester, 2 voll., Winchester 1798-1799.Letteratura critica. - The Victoria History of Hampshire and the Isle of Wight, a cura di W. Page, Winchester 1912; The Summer Meeting at Winchester, AJ 81, 1924; R. Quirk, Winchester New Minster and its Tenth-Century Tower, JBAA, s. III, 24, 1961, pp. 16-54; N. Pevsner, D. Lloyd, Hampshire and the Isle of Wight (Buildings of England Series), London 1967, pp. 657-721; M. Biddle, D. Hill, Late Saxon Planned Towns, AntiqJ 51, 1971, pp. 70-85; M. Biddle, Winchester: the Development of an Early Capital, in Vor- und Frühformen der europäischen Stadt im Mittelalter, a cura di H. Jankuhn, W. Schlesinger, H. Steuer, Göttingen 1973, pp. 229-261; id., Felix Urbs Winthonia: Winchester in the Age of Monastic Reform, in Tenth-Century Studies, a cura di D. Parsons, London 1975, pp. 123-140; Winchester in the Early Middle Ages (Winchester Studies, 1), a cura di M. Biddle, Oxford 1976; D. Keene, Survey of Medieval Winchester (Winchester Studies, 2), 2 voll., Oxford 1985; M. Biddle, Object and Economy in Medieval Winchester (Winchester Studies, 7), 2 voll., Oxford 1990; Winchester Cathedral: Nine Hundred Years, a cura di J. Crook, Chichester 1993; T. Beaumont James, Winchester, London 1997; M. Biddle, B. Kjølbye-Biddle, The Anglo-Saxon Minsters of Winchester (Winchester Studies, 4, 1), Oxford (in corso di stampa).J. Crook
Nessun manoscritto si conserva della primissima fase della cattedrale di W., ovvero dell'Old Minster. La storia della miniatura a W. ebbe effettivamente inizio con il regno di re Alfredo (871-899); questo sovrano e i suoi successori trasformarono il palazzo reale e la cattedrale in un complesso straordinario, attraverso le fondazioni del New Minster e di Nunnaminster. La definizione di 'miniatura di W.' corrisponde perciò a una realtà complessa, dal momento che i codici furono quasi certamente prodotti e raccolti in tutti e tre i monasteri della città, mentre la corte reale poteva essere essa stessa un centro sia di committenza sia di produzione.Della miniatura a Nunnaminster purtroppo si può dire ben poco: il catalogo della biblioteca non è pervenuto e può esserle attribuito soltanto un numero ridotto di manoscritti superstiti, tra i quali il più importante è forse un libro di preghiere chiamato Book of Nunnaminster (Londra, BL, Harley 2965), che presenta iniziali dal disegno vivace con motivi decorativi a intreccio e terminazioni a protomi zoomorfe; secondo la tradizione, esso sarebbe stato donato dalla regina Ealswitha (m. nel 902), fondatrice del monastero e consorte di re Alfredo, ma va piuttosto considerato originario della Mercia e databile stilisticamente agli inizi del 9° secolo.Ingenti, sebbene meno gravi, sono state anche le perdite sia dell'Old Minster sia del New Minster: neanche in questo caso si conservano i cataloghi ma, per il priorato della cattedrale, il cartulario fornisce la prova dell'esistenza di uno scriptorium organizzato, almeno dall'epoca della conquista normanna (registrazioni per il 1101 e il 1127; Chartulary of Winchester Cathedral, 1927). Purtroppo non vi sono testimonianze superstiti per il New Minster (dal 1111 denominato abbazia di Hyde).Durante i regni di Alfredo, Edoardo il Vecchio ed Etelstano (925-940), la committenza regia fu considerevole e influente. Il biografo di re Alfredo, Asser (m. nel 910 ca.), ricorda come egli chiamasse alla propria corte eruditi e artisti, ed è ben noto il progetto del sovrano di far tradurre dal latino all'antico inglese alcuni testi chiave scelti. I manoscritti di quel periodo mostrano un notevole eclettismo nella decorazione, così come una forte tendenza ad attingere a opere dei secc. 8° e 9°, rendendo pertanto estremamente incerta l'assegnazione di singoli manoscritti a determinati centri. Si possono addurre ragioni che indicherebbero la provenienza da W. di una copia della traduzione fatta da Alfredo della Cura pastoralis di Gregorio Magno (Oxford, Bodl. Lib., Hatton 20) e della copia in inglese antico della Historia ecclesiastica gentis Anglorum di Beda (Oxford, Bodl. Lib., Tanner 10). Tuttavia, il primo esempio certo di arte figurativa di W. è costituito da una serie di ricami commissionati prima del 916 dalla regina Aelfleda per il vescovo di W. Fritestano (Durham, Cathedral Treasury): sia le monumentali figure allungate sia l'acanto carnoso attestano l'adozione di nuovi modelli carolingi e bizantini. Uno stile prossimo presentano due manoscritti associati al re Etelstano, ornati da miniature con figure e motivi vegetali, che potrebbero essere prodotti dello scriptorium di W.: il Salterio di Etelstano (Londra, BL, Cott. Galba A.XVIII), offerto dal re all'Old Minster, e una copia della Vita sancti Cuthberti di Beda (Cambridge, C.C.C., 183). Collegato a questo gruppo è un altro salterio (Oxford, Bodl. Lib., Junius 27), attribuibile a W. grazie al calendario, nelle cui iniziali miniate - specialmente l'iniziale istoriata D con Davide e il leone (c. 118r), correlata a Sal. 109 (108) - si fondono elementi insulari e continentali.Il ruolo guida svolto da W. nella prima metà del sec. 10° sembra essersi ulteriormente affermato nella seconda metà dello stesso secolo, che vide lo sviluppo della c.d. scuola di W., una definizione attualmente usata per indicare la miniatura di tutti i monasteri riformati dell'Inghilterra del 10° secolo. I disegni più antichi, caratterizzati dal nuovo stile di influsso carolingio, effettivamente non sono attribuiti a W., ma la prima miniatura completamente dipinta è il frontespizio della New Minster Charter (Londra, BL, Cott. Vesp. A. VIII), datata 966, nella quale solide figure e vivaci colori sono combinati con un altro elemento particolare: una cornice di vigoroso acanto che si arrampica su di un bordo dorato. Cornici di questo tipo sono ulteriormente sviluppate nel manoscritto più riccamente decorato dell'epoca a W., il Benedizionale di s. Etelvoldo (Londra, BL, Add. Ms. 49598), prodotto quasi certamente nell'Old Minster tra il 971 e il 980. Il suo scriba, il monaco Godeman, testimonia (cc. 4v-5r) che Etelvoldo aveva ordinato la realizzazione del codice, comprese le caratteristiche cornici, con la ricchezza dell'oro e la profusione dell'acanto. La difficoltà di distinguere la miniatura dell'Old Minster da quella prodotta nel New Minster in questa fase è attestata dal fatto che il Benedizionale (più correttamente, il Pontificale) dell'arcivescovo Roberto (Rouen, Bibl. Mun., 369 [Y. 7]), contenente miniature strettamente correlate a quelle del precedente manoscritto e realizzato, sembra, anch'esso per s. Etelvoldo, fu probabilmente redatto nel New Minster. Le sue miniature, tuttavia, mostrano lo stesso ricco uso del colore, insieme con un più spiccato senso di tensione tanto negli atteggiamenti delle figure quanto negli sfondi, con un risultato analogo a quello che si ritrova anche in un salterio (Londra, BL, Harley 2904), probabilmente eseguito a W., le cui iniziali condividono le caratteristiche monumentali delle cornici degli altri codici, mentre la miniatura della Crocifissione è eseguita con la nuova tecnica del disegno al tratto colorato, destinata a rimanere importante per tutto il sec. 12° e oltre.Nel sec. 11° la miniatura di W. mostra sia una fioritura finale di questo stile sia l'affermarsi di nuove influenze in direzione dell'arte romanica. Opera importante del primo gruppo è l'Evangeliario di Grimbaldo (Londra, BL, Add. Ms 34890), nel quale viene introdotto l'uso dell'argento, dell'oro e di scene figurate all'interno delle stesse cornici. Un salterio della metà del sec. 11° (Londra, BL, Cott. Tib. C.VI), sontuosamente miniato, mostra pagine con iniziali incorniciate, ma è anche il più antico salterio superstite dotato di una serie di miniature introduttive, sedici disegni a piena pagina, eseguiti al tratto e colorati, e due miniature dipinte. I contorni più rigidi e i panneggi più fortemente stilizzati di queste miniature ricorrono in forma ancora più accentuata in un altro salterio (Londra, BL, Arund. 60), generalmente datato al 1060 ca. e attribuito al New Minster; questo codice presenta due miniature della Crocifissione: la prima (c. 12v) con linee di contorno estremamente pesanti e figure statiche, ma ancora anglosassoni nello stile; la seconda, probabilmente un'aggiunta successiva alla Conquista, già pienamente normanna sia nel disegno sia nell'uso del colore.I manoscritti conservati successivi alla Conquista attestano per quel periodo una produzione scarsa a Winchester. L'episcopato di Enrico di Blois, nipote di Enrico I, formatosi nella grande abbazia di Cluny, comportò un cambiamento della situazione: alla fase del suo governo a W. è attribuita la realizzazione di alcuni codici, miniati in modo straordinario, nel momento in cui nello scriptorium del priorato della cattedrale fu quasi certamente prodotta una serie di opere patristiche decorate con grande raffinatezza e, talora, persino con sfarzo. Più difficile da risolvere è la questione del New Minster, poiché il suo trasferimento a Hyde, cui si aggiunse l'incendio subìto nel 1141, dovette certamente provocare una sospensione della produzione di codici. Il più antico di questo gruppo di manoscritti miniati della metà del secolo, un salterio con le Orationes sive Meditationes di s. Anselmo (Madrid, Bibl. Nac., Vit. 23-8), per quanto si ricava dal calendario, poté essere eseguito a uso della cattedrale o dell'abbazia di Hyde: lo stile e la struttura delle iniziali decorate lo ricollegano a un altro salterio (Oxford, Bodl. Lib., Auct.D.2.4) e a due grandi bibbie, quella di W. (Cathedral Lib., 17) e quella di Oxford (Bodl. Lib., Auct.E.inf.1-2), inequivocabilmente associate al priorato della cattedrale e probabilmente alla committenza di Enrico di Blois. In ogni caso, problemi analoghi pone un salterio di lusso, generalmente conosciuto come Salterio di W. (Londra, BL, Cott. Nero, C.IV), che poté essere stato realizzato per il monastero o, più probabilmente, per lo stesso Enrico di Blois. Questo codice presenta trentotto miniature a piena pagina e iniziali riccamente decorate; lo stile che caratterizza le figure e l'uso di atteggiamenti drammatici e di volti espressivi lo collegano agli altri manoscritti di questo gruppo di W., e soprattutto a una copia delle Epistolae di s. Paolo (Oxford, Bodl. Lib., Auct.D.1.13). Un esempio del gusto di Enrico di Blois è fornito dalle due miniature della Vergine contenute nel Salterio di W. (cc. 29-30), che sembrano ispirarsi a un'icona bizantina.La Bibbia di W. è una delle più lussuose delle grandi bibbie di questo periodo, nota per la ricchezza delle sue miniature e per la complessità dei problemi che le sono associati. L'originario schema seguito per la sua decorazione sembra aver previsto un'iniziale sontuosamente decorata per ognuno dei libri della Bibbia, e spesso anche per le loro prefazioni, schema ulteriormente arricchito, in una fase abbastanza precoce, dall'aggiunta di due frontespizi a piena pagina - al libro di Giuditta e al primo libro dei Maccabei -, entrambi perfettamente compiuti nel disegno ma mai dipinti. Ancora più intrigante è il caso del foglio Morgan (New York, Pierp. Morgan Lib., M.619), una carta singola con il capitolo iniziale del primo libro di Samuele sul recto, seguito sia sul recto sia sul verso da una sequenza di scene narrative; tanto il testo quanto la decorazione miniata indicano che doveva trattarsi in origine del frontespizio del primo libro di Samuele ma che, in conseguenza di un successivo cambiamento di programma, venne escluso dalla Bibbia, dov'è sostituito da un'iniziale istoriata. Così come le miniature a piena pagina, anche la sequenza delle iniziali miniate è incompleta, dal momento che il secondo volume originale ne presenta diverse che esistono solo sotto forma di disegno o che mancano completamente. Tutto questo conferma che il lavoro sulla Bibbia continuò per un certo tempo; attualmente viene in genere accettata l'ipotesi che l'opera costituirebbe il risultato di due differenti fasi di scrittura e di illustrazione, risultato della collaborazione di sei diversi artisti (Oakeshott, 1945; 1981). Il loro lavoro si può inquadrare cronologicamente soltanto attraverso l'analisi stilistica, ma i due maestri più antichi mostrano forti legami con i codici della metà del secolo provenienti dalla stessa W. e da St Albans; uno di essi, il Master of the Leaping Figures, l'artista principale della prima fase, fornì il disegno per almeno quaranta delle iniziali. L'équipe successiva, forse attiva nell'ultimo quarto del secolo, operò in uno stile fortemente bizantineggiante, presente anche nelle pitture murali della cappella del Santo Sepolcro nella cattedrale di W. e nella sala capitolare di Sigena in Spagna. L'ultimo artista che partecipò alla decorazione della Bibbia è forse il Master of the Gothic Majesty, le cui figure più naturalistiche e il cui trattamento dei panneggi anticipano il Gotico di transizione di fine secolo, analogamente a quanto prodotto a St Albans e a Westminster. La Bibbia di W. è dunque un manoscritto complesso di per sé, ma ulteriori problemi pone nelle sue interrelazioni con un'altra Bibbia di W., quella conservata a Oxford (Bodl. Lib., Auct.E.inf.1-2), anch'essa in due volumi e risalente in parte alla metà del secolo e al 1180 circa. In questo caso, lo schema con iniziale decorata o istoriata per ciascun libro venne adottato con coerenza, benché il libro dei Salmi comprenda due iniziali, ciascuna delle quali in apertura ai due testi paralleli, analogamente alla Bibbia di Winchester. Gli artisti che eseguirono la Bibbia di Oxford non sono gli stessi della Bibbia di W., sebbene il loro lavoro sia correlato e sia riferibile alle medesime due fasi stilistiche. È stato dimostrato (Ker, 1960) che il testo della Bibbia di W. è stato corretto sulla base della Bibbia di Oxford e che tra le due versioni vi sono legami a livello di scribi. Inoltre, la Vita sancti Hugonis, ovvero di s. Ugo vescovo di Lincoln (1181-1200), testimonia che il re d'Inghilterra Enrico II (1154-1189) aveva costretto, nel 1180 ca., i monaci del priorato della cattedrale di W. a dare ai monaci di s. Ugo della certosa di Witham, nel Somerset, una Bibbia che essi avevano realizzato per la lettura in refettorio. Venuto a conoscenza della vicenda, s. Ugo restituì la Bibbia (1180-1186), nonostante le proteste dei monaci di W., i quali sostenevano che un'altra Bibbia, persino più lussuosa, avrebbe potuto essere completata in breve tempo. Il mancato completamento della Bibbia di W. potrebbe essere spiegato proprio con il trasferimento del codice, benché le date non concordino facilmente; oggi è però accreditata piuttosto l'ipotesi (Oakeshott, 1981; 1985) che sia invece la Bibbia di Oxford a essere stata sottratta a Winchester. In ogni caso, il fatto che il biografo di s. Ugo credesse che la Bibbia in questione fosse stata realizzata dai monaci di s. Swithun per proprio uso è interessante, in quanto tale notazione meglio si addice alla Bibbia di Oxford che non alla Bibbia di W., generalmente considerata piuttosto di uso liturgico e legata alla committenza di Enrico di Blois.Il quadro della miniatura del sec. 12° a W. appare quindi nel suo complesso davvero notevole e trova conferma anche nell'ammirazione dei contemporanei. Dopo le due tappe più importanti, che coincidono con il periodo anglosassone e con il sec. 12°, l'età successiva rappresenta in qualche modo un declino: la produzione di manoscritti di lusso contenenti testi patristici cessò e, sebbene il vescovo William di Wykeham fosse un grande mecenate nel campo dell'architettura e della cultura in genere, non è possibile riportare alla sua committenza alcun codice miniato. Tra i più raffinati esemplari conservati figurano due copie della Legenda aurea di Jacopo da Varazze (Cambridge, Univ. Lib., Gg.2.18; Cambridge, Trinity College, 338), entrambe del sec. 14° ed entrambe rappresentative della buona qualità della miniatura e dell'alto livello professionale degli artisti dell'epoca. Ma i giorni gloriosi della miniatura di W. erano ormai passati.
Bibl.: Fonti. - Asser's Life of King Alfred, a cura di W.H. Stevenson, Oxford 1904, pp. 58-59; Chartulary of Winchester Cathedral, Winchester 1927; Magna vita sancti Hugonis episcopi Lincolniensis, a cura di D.L. Douie, H. Farmer, 2 voll., London 1961-1962: I, pp. 85-87.Letteratura critica. - W. Oakeshott, The Artists of the Winchester Bible, London 1945; F. Wormald, The Benedictional of St. Ethelwold, London 1959; id., An English 11th Century Psalter with Pictures (B.L. Cotton Ms. Tib. C VI), The Walpole Society 38, 1960-1962, pp. 1-13; N.R. Ker, English Manuscripts in the Century after the Norman Conquest, Oxford 1960; F. Wormald, The Winchester Psalter, London 1973; R. Deshman, Anglo-Saxon Art after Alfred, ArtB 56, 1974, pp. 176-200; L.M. Ayres, The Work of the Morgan Master at Winchester, ivi, pp. 201-223; J. Alexander, The Benedictional of St. Aethelwold and Anglo-Saxon Illumination of the Reform Period, in Tenth-Century Studies, a cura di D. Parsons, London 1975, pp. 169-207; C.M. Kauffmann, Romanesque Manuscripts, 1066-1190 (A Survey of Manuscript Illuminated in the British Isles, 3), London 1975; W. Oakeshott, The Two Winchester Bibles, Oxford 1981; L.M. Ayres, Collaborative Enterprise in Romanesque Manuscript Illumination and the Artists of the Winchester Bible, British Archaeological Association. Conference Transactions 6, 1983, pp. 20-27; W. Oakeshott, The Origin of the Auct. Bible, Bodleian Library Record 11, 1985, 6, pp. 401-406; K.E. Haney, The Winchester Psalter, Leicester 1986; M. Gullick, Two Winchester Medieval Manuscripts, Winchester Cathedral Record 56, 1987, pp. 20-22; A.E. Lawrence, Alfred, his Heirs and the Traditions of Manuscript Production in Tenth-Century in England, Reading Medieval Studies 13, 1987, pp. 35-56; R. Deshman, The Benedictional of Aethelwold, Princeton 1995.A. Lawrence