WITTELSBACH
Famiglia principesca tedesca del ducato di Baviera, che ebbe come prime sedi Scheyern (prov. Pfaffenhofen an der Ilm) e Wittelsbach, presso Aichach.Tramite un'intelligente politica matrimoniale e soprattutto grazie al favore degli imperatori svevi, in particolare di Federico I Barbarossa (1152-1190), la famiglia ottenne importanti vantaggi, quali l'assegnazione della contea palatina presso Rhein e dell'arciabbazia di Salisburgo. Sotto l'imperatore Ludovico IV il Bavaro (1314-1347) il ducato raggiunse la sua massima estensione, con territori nella Frisia, nello Jülich (Alsazia), nel Tirolo, nella Franconia e nella Svevia.Le origini della famiglia si rintracciano nella linea dei duchi bavaresi Luitpoldingi nel sec. 10°; capostipite della stirpe bavarese dei W. fu il comes Otto de Skyrun (Ottone II di Scheyern; m. probabilmente nel 1078) il quale, nel Codex traditionum, a partire dalla metà del sec. 11° fino al 1078 ca., appare come il principale balivo della Chiesa di Frisinga; la sua seconda moglie, Haziga, fondò nel 1077 il monastero benedettino di St. Martin a Fischbachau, dapprima nel castello di Glaneck e quindi, intorno al 1120, nel castello di origine dei W., quello di Scheyern (Corrado di Scheyern, Chronicon Schirense). Dopo lo spostamento della residenza da Scheyern al castello di Wittelsbach, il nipote di Ottone II di Scheyern, Ottone V (m. nel 1156) utilizzò per la prima volta il 13 luglio 1115 per se stesso l'appellativo 'di W.', con riferimento alla nuova sede. Dopo il 1110 egli risulta anche citato come conte palatino della Baviera (Hundt, 1862, p. 257) ed è considerato il fondatore della linea di discendenza principale dei conti di W., quella di Scheyern; l'estensione dei suoi possedimenti territoriali, probabilmente beni imperiali, non è stata ancora oggetto di indagini adeguate. Il luogo di sepoltura dei conti di Scheyern fu spostato per la prima volta nel sec. 11° dal castello di Scheyern, nella locale fondazione monastica.Nel 1180 ad Altenburg - dopo la perdita delle aree della Marca orientale e della Stiria, che erano state elevate al rango di ducati autonomi - al conte palatino Ottone di W. (m. nel 1183) fu assegnato in feudo il ducato di Baviera (Magnus di Reichersberg, Chronicon), al quale furono dichiarati appartenenti contee e balivati. Il fratello del duca, Corrado (m. nel 1200), divenne arcivescovo di Magonza e di Salisburgo (1177-1183) e persino cardinale. Con l'aumento dei ministeriali al servizio dei W., il duca di Baviera Ottone di W. riuscì a rafforzare i propri territori dal punto di vista politico; tali ministeriali amministravano i principali castelli della famiglia a Wittelsbach, Wartenberg, Kelheim e Lengenfeld e i monasteri di Geisenfeld, Kühbach, Scheyern e Ilmmünster.Il ducato ebbe un significativo aumento di potere grazie sia al riconoscimento dell'ereditarietà del titolo nel 1208 sia all'ottenimento della contea palatina di Rhein nel 1214, già appartenuta alla famiglia dei Guelfi; ciò determinò l'inserimento del leone svevo-guelfo nello stemma della Baviera, che venne poi completato nel 1242 dalle losanghe blu e bianche dei conti di Bogen, la cui famiglia si era estinta.Il rigoroso rispetto della tradizione ereditaria germanica determinò lo smembramento del territorio d'origine della famiglia a causa della suddivisione dei possedimenti tra tutti i figli aventi diritto all'eredità. Soltanto sotto il più importante dei W., Ludovico IV il Bavaro, si giunse a un consolidamento della regione divisa della Baviera e persino a un aumento di territorio. Nella battaglia di Gammelsdorf (1313) egli si oppose al cugino, Federico I d'Asburgo, duca d'Austria e di Stiria, detto il Bello (1308-1330), ottenendo il dominio sulla Bassa Baviera e acquisendo quindi il diritto di cingere la corona di re di Germania, che dovette difendere nel 1322 nella battaglia di Mühldorf contro lo stesso Federico il Bello. L'aumento del potere portò Ludovico IV a un conflitto con Giovanni XXII (1316-1334): ad Avignone, il papa gli rifiutò la corona imperiale e lo colpì nel 1324 con la scomunica (Rinaldi, 1691, XVI, p. 228); imposto un antipapa, Ludovico si fece infine incoronare imperatore, insediando a Monaco la propria corte, frequentata da personaggi come Guglielmo di Ockham (m. nel 1350 ca.) e Marsilio da Padova (m. nel 1343 ca.).Dopo la morte di Ludovico IV la Frauenkirche di Monaco (od. duomo Unserer Lieben Frau) diventò luogo di sepoltura dei W.; i suoi figli lottarono di nuovo per l'eredità, fino a che nel 1392 un contratto familiare divise la Baviera in tre ducati: Ingolstadt, Landshut e Monaco; i conflitti militari tra i piccoli ducati dei W. determinarono, tra il sec. 14° e il 16°, un rafforzamento della nobiltà, dei funzionari ecclesiastici e della ricca borghesia, che comportò una riduzione della sovranità dei principi. Ciò diventa particolarmente rilevante per l'aspetto delle città di residenza: Ingolstadt, Straubing, Deggendorf, Burghausen, Landshut e Monaco.Le roccaforti di Wittelsbach e di Wartenberg risultano citate per la prima volta in documenti nel secondo decennio del 12° secolo. Gli scavi hanno dimostrato che i primi impianti sorsero nel tardo sec. 10° o nell'11°; a Wartenberg è persino possibile che sia esistito un insediamento preistorico. Dopo lo sviluppo del sec. 12° vennero abbandonate intorno al 1200. Simili anche nell'aspetto, gli impianti consistevano entrambi in un castello, preceduto a Wittelsbach da due basse corti e a Wartenerg da una, ed erano fortificati da un vallo con fossato; le prime strutture furono probabilmente in legno, poiché la pietra fu utilizzata in Germania come materiale da costruzione per i castelli soltanto all'epoca degli Svevi. Gli impianti venivano eretti in terra e legno con parapetti a graticcio, oppure palizzate a protezione dei difensori e con edifici a Fachwerk (con pareti riempite di materiale disposto a formare un intreccio e impastato con fango), oppure con edifici a pali, con pareti costituite da assi in legno; soltanto occasionalmente era utilizzata muratura a secco. Nel castello, reso doppiamente sicuro da un vallo e da un fossato, si situavano i più importanti edifici di abitazione e di rappresentanza, per lo più con la cappella; nelle basse corti si trovavano invece gli alloggi per i soldati e gli ambienti di servizio. Nel corso del sec. 12° i due castelli vennero racchiusi da una cinta muraria e vi furono erette cappelle in pietra.Il castello di Trausnitz a Landshut viene citato per la prima volta nel 1204 negli annali dell'abate Hermann di Niederaltaich (1242-1273), in cui è documentato l'inizio della costruzione sotto il duca di Baviera Ludovico I di W. (1183-1231; Landshuter Urkundenbuch, 1963, p. 2, nr. 6). Il castello, divenuto residenza principale, ospitò la ricca corte del duca e dei suoi successori ed ebbe fin dall'inizio notevoli dimensioni. La corte del castello era più ampia di quanto non appaia oggi (le arcate sono un'aggiunta rinascimentale) e le costruzioni erano più basse di un piano; un ponte levatoio, che attraversava un fossato, assicurava il collegamento con l'impianto esterno - difeso da una cinta muraria e da porte -, sede degli ambienti di servizio e delle scuderie; non è noto dove fossero ubicate la cancelleria e l'amministrazione. La porta d'accesso fortificata, il battifredo e la cappella risalgono all'epoca della fondazione, mentre il resto è stato molto alterato nel Rinascimento. La cappella del castello è costituita da un'aula di forma pressoché quadrata, che presentava una tribuna a O e una a E a copertura piana; le tribune, utilizzate dai membri della famiglia ducale durante le funzioni, poggiavano su tre arcate a pieno centro. Carattere peculiare della costruzione è la decorazione plastica, prevista sin dall'inizio. A E si trova un monumentale gruppo della Crocifissione, in legno di quercia, con una croce trionfale sospesa al soffitto e decorata sulle estremità dei bracci da quadrilobi a rilievo con i simboli degli evangelisti; Maria e Giovanni si trovano a destra e a sinistra della croce. La balaustra della tribuna è composta da diciotto figure sedute all'interno di nicchie realizzate in stucco e dipinte: al centro è rappresentato Cristo giudice in trono tra Maria e Giovanni Battista, i dodici apostoli e tre figure non identificate; al piano superiore, ai lati dell'abside sono collocate due sante - anch'esse in stucco - sotto baldacchini. Dal punto di vista stilistico queste raffigurazioni si avvicinano a quelle della Sinagoga e dell'Ecclesia del braccio meridionale del transetto della cattedrale di Notre-Dame a Strasburgo (1230 ca.). A sinistra dell'abside si trova una Annunciazione a rilievo, con figure di dimensioni maggiori del naturale, inserita all'interno di una doppia nicchia a parete. Anch'essa deriva probabilmente da modelli strasburghesi, e precisamente dall'Incoronazione della Vergine del portale destro del transetto; le statue, collocabili cronologicamente in un'epoca di poco successiva a quella delle sculture del duomo di Strasburgo, furono probabilmente donate da Ottone II (m. nel 1253), il quale nel 1231 spostò la propria sede da Heidelberg a Landshut.Il duomo di Salisburgo (arcivescovado dal 798) rivestì una posizione particolarmente importante tra le chiese vescovili della regione dipendente dai Wittelsbach. Dopo avere subìto due incendi (1127, 1167) il duomo venne praticamente riedificato dall'arcivescovo Corrado III di W. (1177-1183) e nuovamente danneggiato da un incendio nel 1598. Si tratta dell'unica chiesa vescovile nella quale sia possibile individuare un'influenza diretta da parte di un personaggio della famiglia dei Wittelsbach. Gli scavi hanno permesso di ricostruire l'aspetto del duomo del 12° e 13° secolo. L'edificio presentava un impianto basilicale a cinque navate con sostegni alternati, presbiterio quadrato con abside principale semicircolare chiusa da un muro rettilineo, transetto con absidi laterali sia sui lati orientali sia sulle fronti dei bracci; sotto il presbiterio e la campata d'incrocio si estendeva una cripta. Cinque torri segnavano l'edificio nel suo complesso: una coppia a O, una al di sopra dell'incrocio e infine, come attestano alcuni disegni, altre due circolari davanti alle fronti del transetto. I confronti con la chiesa di St. Nikolaus a Bad Reichenhall e con l'antica parrocchiale (od. Franziskanerkirche) di Salisburgo permettono di ipotizzare anche per il duomo una copertura a volte. Le chiese di St. Zeno e di St. Nikolaus a Bad Reichenhall sono caratterizzate da tribune nei transetti, delle quali è possibile ipotizzare la presenza anche a Salisburgo.Nel 1077 Haziga, consorte del conte Ottone II, aveva fondato a Margarethenzell, presso Bayerischzell, un insediamento monastico più volte spostato fino a trovare sede definitiva come monastero benedettino nel 1119 a Scheyern, grazie al conte Ottone III (m. nel 1120-1122 ca.); nel 1127 o nel 1128 venne consacrato alla Vergine, con intitolazione Mariä Himmelfahrt. Il W. seguì come fondatore la consuetudine molto diffusa nei secc. 11° e 12° di mettere un monastero a disposizione dei castelli. Il monastero di Scheyern era sottoposto alla Regola benedettina secondo la riforma hirsaucense e costituì la prima sepoltura di famiglia dei W., ma poiché la chiesa era priva di cripta (come del resto l'abbazia madre di Hirsau), le tombe trovarono collocazione nella chiesa. Più volte danneggiata da incendi, essa venne completamente ricostruita dopo il 1180, ottenendo inoltre lo status di chiesa di pellegrinaggio grazie all'acquisizione di una reliquia della croce. L'edificio consacrato nel 1215 presentava un impianto a tre navate con sostegni alternati, tre absidi allineate e un atrio a O. Tra il 1183 e il 1193 venne eretta a E, presso il chiostro, la Johanneskirche, o chiesa del Capitolo, a navata unica, che ospitò i monumenti funebri dei W. fino al 13° secolo.Il monastero cistercense femminile di Seligenthal a Landshut venne fondato nel 1232 dalla vedova del duca di Baviera Ludovico I di W., Ludmilla (m. nel 1240), portato a termine nel 1259 e utilizzato come luogo di sepoltura della linea di Landshut dei Wittelsbach. La fondazione, chiamata inizialmente Marienkloster, negli anni cinquanta del sec. 13° acquisì il nome di Vallis Felix. Le funzioni di chiesa monastica vennero svolte in un primo momento dall'Afrakapelle (già Johanniskirche), situata nella parte posteriore del cortile del monastero: la duchessa Ludmilla sembra avesse posto nel 1232 la prima pietra del pilastro centrale della cappella, nel quale peraltro erano contenute le reliquie che ella aveva portato con sé da un viaggio a Roma. Le spoglie di Ludmilla, sepolta nell'Afrakapelle, vennero trasportate nella chiesa monastica romanica nel 1259. L'Afrakapelle si articola in un ambiente per i laici e in una tribuna occidentale, secondo l'uso delle chiese monastiche femminili; l'area del coro sembra essere stata portata a termine soltanto intorno al 1300, mentre le finestre archiacute risalgono al 15° secolo. Di particolare importanza sono trentaquattro statue lignee, di cui non sono state accertate né l'originaria posizione, né la disposizione, né l'esatta iconografia. La tesi di Hartig (1939, p. 183), secondo cui le trentadue figure più piccole (altezza cm 48 ca.) dovevano essere collocate intorno al sepolcro ligneo della coppia dei duchi fondatori - analogamente alle statue dei pleurants della tomba di Filippo l'Ardito (1342-1404) della certosa di Champmol (1384-1411; Digione, Mus. des Beaux Arts) -, è stata confutata da Spitzlberger (1980, p. 460). Questi sostiene l'idea di una loro disposizione originaria, anteriore a un restauro del 1613-1615, come elementi della balaustra della tribuna; tale proposta si basa sull'analisi del legno della tribuna, che venne sostanzialmente realizzata nello stesso materiale delle statuette. Le due grandi figure dei fondatori (altezza cm 141) invece coprivano come giacenti la lastra di chiusura del sepolcro. Tutte le sculture erano fin dall'origine policrome, come avviene anche nell'altare di Coesfeld a Münster (1380). Nel 1971 è stato tolto il colore, mentre delle iscrizioni collocate sotto la galleria di personaggi si conservano le trascrizioni, la più antica delle quali risale al 1615 (Buchenrieder, 1980, p. 463). In base a queste fonti testuali è possibile identificare nelle statuette la linea di Landshut dei duchi di W. e le loro consorti, da Ludovico I e Ludmilla fino a Enrico III (m. nel 1333); il che consente di considerare il monumento come un eminente esempio di autocelebrazione dinastica.Il monastero benedettino di Ettal venne fondato il 28 aprile 1330 dall'imperatore Ludovico IV il Bavaro, dopo il suo viaggio a Roma, lungo la più importante arteria di traffici tra la Baviera e il Brennero; dopo la conferma papale, fu consacrato alla Vergine il 5 maggio 1370, dopo la morte di Ludovico (Suckale, 1993, pp. 229-230). L'edificio centralizzato, a pianta dodecagonale, ispirato al Pantheon di Roma - monumento anch'esso consacrato alla Vergine già dal sec. 7° -, consisteva di due ambienti: la chiesa e l'annesso coro dei monaci, entrambi racchiusi da un ambulacro a due piani, la funzione dei quali è discussa. Al centro si ergeva una colonna con un'immagine in marmo della Madonna con il Bambino che, prevista fin dal progetto originario, era parte integrante del simbolismo architettonico, come immagine dell'Ecclesia (Suckale, 1993, p. 41). Sul lato meridionale dell'impianto si trovava probabilmente una torre isolata; è conservato, ma in cattivo stato, il timpano del portale con la Crocifissione di Cristo affiancata dalla Vergine, da s. Giovanni Evangelista, dal fondatore Ludovico IV e dalla sua sposa Margherita; le figure sono inserite all'interno di una cornice lavorata a traforo, come nel timpano del portale occidentale mediano della cattedrale di Saint-Etienne a Sens (post 1267) e nei portali occidentali di Saint-Urbain a Troyes (ca. 1270). La Fundatrix Ettalensis, scultura di piccole dimensioni (altezza cm 33) che costituisce il punto focale dell'ambiente e il maggior elemento di attrazione devozionale di Ettal, viene citata per la prima volta nelle fonti nel 1347 (Fundationes monasteriorum Bavariae): secondo la leggenda essa sarebbe stata donata a Ottone IV (1282-1347) nel corso della sua campagna in Italia da un monaco, insieme a una somma di denaro, per la fondazione di un monastero dedicato alla Vergine. Stilisticamente si possono accostare alla Madonna alcune figure della cassa marmorea di S. Eulalia nella cattedrale di Barcellona, opera di un maestro pisano; la sua origine pisana viene inoltre confermata da alcune analogie con le sculture alla base del timpano della navata maggiore della facciata del duomo di Pisa. L'opera, collocabile nel terzo decennio avanzato del sec. 14° (Kreytenberg, 1980, p. 449), fu donata probabilmente all'imperatore dalla città di Pisa durante il suo lungo soggiorno nella città dal settembre del 1328 all'aprile del 1329.
Bibl.: Fonti. - Corrado di Scheyern, Chronicon Schirense, a cura di P. Jaffé, in MGH. SS, XVII, 1861, pp. 613-623; Landshuter Urkundenbuch, a cura di T. Herzog, Neustadt an der Aisch 1963; Monumenta Schirensia. Codex traditionum, diplomatarium. Miscellum (Monumenta Boica, 10), München 1768, pp. 373-600; Magnus di Reichersberg, Chronica, a cura di W. Wattenbach, in MGH. SS, XVII, 1861, pp. 439-534:506s.; O. Rinaldi, Annales ecclesiastici ab anno 1198, ubi Card. Baronius desinit, XIV-XVI, Köln 1691; Fundationes monasteriorum Bavariae, a cura di G. Leidinger, Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde 24, 1899, pp. 677-717:677.Letteratura critica. - F.H. Hundt, Kloster Scheyern, seine ältesten Aufzeichnungen, seine Besitzungen. Ein Beitrag zur Geschichte des Hausees Scheyern-Wittelsbach (Abhandlungen der Philosophisch-historischen Klasse der Akademie der Wissenschaften München, 9, 2), München 1862; Die Kunstdenkmäler von Bayern. Oberbayern, II, a cura di G. von Bezold, B. Riehl, München 1895 (19822); F. Bock, Die Gründung des Klosters Ettal. Ein quellenkritischer Beitrag zur Geschichte Ludwigs des Bayern, Oberbayerisches Archiv 66, 1929, pp. 1-116; R. Hoffmann, Seligenthal eine Heimstatt der Kunst (Festschrift Cistercienserinnenabtei Seligenthal in Landshut), Landshut 1932; M. Hartig, Die niederbayerischen Stifte, München 1939; F. Tyroller, Genealogie des altbayerischen Adels im Hochmittelalter mit Quellennachweisen und 51 genealogischen Tafeln (Genealogische Tafeln zur mitteleuropäischen Geschichte), Göttingen 1962-1969; Wittelsbach und Bayern. Die Zeit der frühen Herzöge. Von Otto I. zu Ludwig dem Bayern. Beiträge zur Bayerischen Geschichte und Kunst 1180-1350, a cura di H. Glaser, München-Zürich 1980; G. Kreytenberg, Das Marmorbildwerk der Fundatrix Ettalensis und die Pisaner Skulptur zur Zeit Ludwigs des Bayern, ivi, pp. 445-452; G. Spitzlberger, Die Wittelsbacher Fürstenfiguren in der Afrakapelle zu Seligenthal, ivi, pp. 453-462; F. Buchenrieder, Neue Untersuchungen an den Seligenthaler Fürstenfiguren, ivi, pp. 463-468; V. Liedke, Denkmäler in Bayern. Stadt Landshut, München-Zürich 1988; K. Weissenhorn, Benediktinerabtei Scheyern: 1077-1988, vor 150 Jahren wiedererrichtet, s.l. 1988; R. Suckale, Die Hofkunst Kaiser Ludwigs des Bayern, München 1993; U. Fahrbach, Kloster Seligenthal: kein Fall für die Denkmalpflege?, Denkmalpflege in Baden-Württemberg 24, 1995, 3, pp. 99-110.N.M. Zchomelidse