Worms
Città della Germania, nel Land di Renania-Palatinato, sul Reno. L’antica Borbetomagus fu centro celtico; occupata nel sec. 1° a.C. dai vangioni, i romani vi eressero un castellum. Nel sec. 4° vi fu introdotto il cristianesimo. Centro (dal 413) del regno dei burgundi, nel 437 fu distrutta dagli unni chiamati da Ezio. Fu poi occupata dagli alemanni e nel 496 dai franchi. Ricostruita dai Merovingi, fu scelta da loro come residenza, prediletta da Carlomagno e Ludovico il Pio, sotto i quali vi si tennero numerosi sinodi e diete. Allora W. era centro di una contea; nel 10° sec. i vescovi riuscirono ad appropriarsi dei diritti comitali su W., finché l’imperatore Ottone II conferì loro nel 979 il diritto di amministrare la giustizia. Il potere del vescovado culminò con l’occupazione, da parte del vescovo Burcardo (1000-25), della rocca, tenuta dal duca Ottone di Carinzia, nipote di Ottone I. Al vescovo Burcardo si deve la fondazione del duomo attuale e la fioritura della scuola cattedrale, divenuta celebre per il Decretum, una grande raccolta di canoni. Nel dic. 1073 l’imperatore Enrico IV, abbandonato dai principi, si rifugiò a W. trovandovi l’appoggio del ceto borghese che gli fornì un esercito, e con il suo aiuto rese vana la riunione dei principi in Magonza; come premio la città ebbe la franchigia doganale, di grande importanza per il suo sviluppo. In seguito, avendo l’imperatore Enrico V confermato (1112) la franchigia doganale concessa da Enrico IV, la città andò sempre più sviluppandosi. W. ottenne anche da Federico Barbarossa franchigie; alla fine del 12° sec. risale l’origine del consiglio comunale, che nel corso del 13° sec. riuscì ad assumere importanti diritti spettanti al vescovo. Ne derivarono lunghe lotte tra vescovi e consiglio comunale, fino all’accordo del 1519 per il quale W. fu riconosciuta città libera. Nel 1521 vi si svolse la Dieta durante la quale Lutero fu chiamato a difendere le sue tesi. Nel 1525 la città accolse la Riforma. Pur perdendo nei secoli successivi l’importanza di cui aveva goduto, rimase una fiorente città commerciale. Ebbe a soffrire durante la guerra dei Trent’anni. In occasione della guerra di Luigi XIV nel Palatinato, fu quasi completamente distrutta dalle truppe di Mélac. Occupata nel 1792 dai francesi, nel 1795 in mano agli imperiali, nel 1797 fu ripresa dai francesi, a cui rimase per la Pace di Lunéville (1801). Nel 1816 passò al granducato d’Assia.
Ebbero luogo dal 25 nov. 1540 al 18 genn. 1541 tra rappresentanti dei principi cattolici e protestanti, nel tentativo di ricomporre lo scisma religioso all’interno dell’impero. I teologi incaricati dell’esposizione delle rispettive tesi furono Eck e Melantone.
Concluso nel sett. del 1122 tra l’imperatore Enrico V e papa Callisto II, pose termine alla lotta delle investiture. A norma di esso l’imperatore rinunciò a ogni investitura con l’anello e con il pastorale, concedendo anche l’elezione canonica e la libera consacrazione in Germania, dove tuttavia si riservò il diritto di essere presente all’elezione medesima. Le disposizioni del Concordato, apparentemente di compromesso, segnarono in realtà il riconoscimento dell’autonomia del papato, che si svincolò decisamente da ogni tutela e sudditanza imperiale.
Tra le numerose diete tenutesi a W. si ricordano: quella dell’829, in cui l’imperatore Ludovico il Pio, su richiesta della seconda moglie Giuditta, assegnò al figlio Carlo il Calvo, nato da quel matrimonio, una parte dell’impero, costituita dall’Alemannia, dalla Rezia e da parte della Borgogna; quella del 1076, convocata da Enrico IV, dopo le accuse rivoltegli da papa Gregorio VII di essersi circondato di consiglieri scomunicati e di opprimere i sassoni, a cui parteciparono gli arcivescovi di Magonza e Treviri, oltre venti vescovi tedeschi e quelli di Losanna e di Verona, i quali sancirono l’invio di un decreto di deposizione al papa; quella del 1521, prima dieta convocata da Carlo V dopo la sua elezione a imperatore, nel corso della quale fu convocato Lutero, già condannato come eretico e scomunicato da Leone X il 3 gennaio: inutile fu ogni tentativo di convincerlo a rinnegare le proprie idee e il suo atteggiamento provocò la promulgazione dell’Editto di Worms.
Emanato da Carlo V, su proposta del nunzio G. Aleandro, il 25 maggio 1521, dopo la dieta, e retrodatato all’8 dello stesso mese. Lutero fu condannato come eretico e posto al bando e vennero vietate la lettura e la diffusione delle sue opere. L’editto non ebbe praticamente effetto perché l’imperatore non ritornò in Germania per nove anni.
Tra i vari trattati conclusi a W. si ricordano quello del 1495 e quello del 1743. In seguito a una dieta tenuta a W. nel 1495, fu concluso un trattato tra i principi e le città dell’impero da una parte e l’imperatore Massimiliano I dall’altra, quale compromesso sul problema della riforma dell’impero tra la tendenza degli Asburgo a un rafforzamento dell’autorità imperiale in senso centralistico e quella federale-parlamentare dei principi e delle città. Dopo che in precedenza l’imperatore Federico III aveva respinto le richieste dei principi, nel 1495, invece, avendo l’elettore di Magonza, in nome degli elettori, dei principi e delle città (che, invitate come terza curia alla dieta di Francoforte del 1489, avevano ottenuto regolare posizione nella costituzione dell’impero), rinnovato la richiesta d’un Consilium imperii che avrebbe dovuto avere potere esecutivo, Massimiliano rispose acconsentendo al trattato del 7 ag. 1495, con il quale venne proclamata la «pace perpetua», la cui tutela era affidata a un Reichskammergericht presieduto da un giudice di nomina imperiale e composto di sedici membri nominati dai Reichsstände. Il Reichskammergericht aveva competenza ordinaria per le questioni fiscali, per le cause territoriali e per le violazioni della «pace perpetua». La riforma dell’impero si fermò a questo punto, poiché fallirono in seguito sia il Consilium imperii imposto dalla dieta di Augusta (1500) sia il piano di un Consilium imperii consultivo proposto da Massimiliano alla dieta di Colonia (1505). Il 13 sett. 1743 fu concluso un trattato in nome di Giorgio II d’Inghilterra, Maria Teresa d’Asburgo e Carlo Emanuele III di Sardegna: esso portò all’intervento di quest’ultimo contro i Borboni nella guerra di Successione austriaca. Al re di Sardegna, che aveva riconosciuto la validità della Prammatica sanzione di Carlo VI, furono ceduti da Maria Teresa il Vigevanasco, la porzione del Pavese tra il Po e il Ticino, l’Oltrepò Pavese (compresa Bobbio), Piacenza e il Piacentino, l’Alto Novarese, nonché tutti i diritti sul marchesato di Finale.