Architetta irachena (Baghdād 1950 - Miami 2016) naturalizzata britannica. Artista dal linguaggio provocatorio che ha disegnato un nuovo modo di concepire lo spazio architettonico, è stata la prima donna a vincere il premio Pritzker (2004), il massimo riconoscimento nell'ambito dell'architettura.
Laureatasi in matematica all'American University di Beirut, nel 1977 ha conseguito la laurea in architettura presso l'Architectural Association a Londra, dove ha fatto parte dell'Office for metropolitan architecture (OMA) con R. Koolhaas ed E. Zèngelis. Ha insegnato in alcune delle più prestigiose univ. statunitensi (tra gli incarichi si ricordano: Kenzo Tange Chair alla Graduate School of Design di Harvard e la Sullivan Chair all’University of Illinois di Chicago). La rappresentazione grafica e pittorica ha nella sua opera un ruolo fondamentale ed è debitrice nei confronti del suprematismo russo e del futurismo italiano; nel 1988 la partecipazione alla mostra Deconstructivist architecture presso il Museum of modern art di New York ha di fatto ascritto la sua ricerca alla corrente decostruzionista.
Tra le numerose realizzazioni: la Vitra Fire Station (1991-1993) e il Landesgartenschau (1996-1999) a Weil am Rhein; il Bergisel Ski Jump a Innsbruck (1999-2002); il Richard and Lois Rosenthal Center for contemporary art a Cincinnati (1997-2003); il BMW Central Building a Lipsia (2002-2005); il MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma (1999-2009); l'Heydar Aliyev Centre a Baku (2013); la riqualificazione del quartiere dell’ex Fiera di Milano (in collaborazione con D. Libeskind, A. Isozaki e P.P. Maggiora, 2004-15); la stazione marittima di Salerno (2007-16). Nel 2017 il MAXXI di Roma ha ospitato la mostra L'Italia di Zaha Hadid, da cui risalta l’intenso rapporto dell'architetta con questo Paese. Dal 2016, anno della prematura scomparsa dell'architetta, P. Schumacher - suo collaboratore dal 2003 - le è subentrato nella direzione dello studio Zaha Hadid Architects.