ZANĀTAH (dialettalmente Zenātah)
Nome di forma araba di uno dei maggiori gruppi berberi, riconnesso dai genealogisti col ramo etnico dei Ḍarīsah, e che nella storia della Barberia medievale ebbe notevole parte. La zona abitata dagli Zanātah era, dalla Tripolitania al Marocco, quella comprendente gli altipiani stepposi e i margini del deserto, dove in grande maggioranza menavano vita nomade, costituendo così quell'elemento turbolento e ribelle, ostile alla vita civile e all'ordine, il cui contrasto con la zona incivilita spiega tanta parte della storia nord-africana. È stata perciò emessa da alcuni studiosi l'opinione che i Getuli dell'antichità, gli Zanātah del Medioevo, i grandi nomadi arabi dei tempi moderni, siano la stessa gente che ha costituito i centri di resistenza all'avanzata dei vari popoli colonizzatori. Gli Arabi di alcune zone tunisine, degli altipiani algerini e delle pianure marocchine sarebbero Zanātah completamente arabizzati nel linguaggio.
Mentre l'antagonismo tra i due tipi di ambiente fisico-sociale è un fatto certo, è da notare che genti Zanātah penetrate nelle zone di cultura fondarono durante il Medioevo parecchi principati, tra i quali quello degli ‛Abd al-Wāditi (v.), di Tilimsān, e quello dei Merīnidi (v.) al Marocco, ebbero anche qualche importanza per ordinamenti politici e per sviluppo culturale. Ciò dimostra che essenzialmente l'ambiente fisico plasma la vita di queste genti. Per i linguaggi parlati dagli Zanātah ancora berberofoni, v. berberi.
Bibl.: Ibn Khaldūn, Histoire des Berbères (trad. De Slane), Algeri 1852-1856, III, p. 179 segg., IV passim (nuova ediz., Parigi 1925 segg.); G. Marçais, Les Arabes en Berbérie du XIe siècle, Costantina e Parigi 1913; E. De Agostini, Le popolazioni della Tripolitania, Tripoli 1917, pp. viii-ix e passim; E. F. Gautier, Les siècles obscurs du Maghreb, Parigi 1927, passim.