GUASCONI, Zenobi
Nacque a Firenze il 6 maggio 1397 da Iacopo di Biagio e da Albiera di Filippo Baroncelli. Da questo matrimonio, avvenuto nel 1379, nacquero altri sei figli maschi, Biagio, Bonaccio, Giovanni, Girolamo, Francesco e Niccolò, e una figlia femmina, Francesca, che nel 1410 sposò Giovanni Strozzi, fratello di Palla.
Il G. si dedicò alla vita politica, al pari dei fratelli Biagio e Francesco, con i quali condivise l'adesione e l'impegno nell'ambito del reggimento oligarchico guidato dagli Albizzi, subendo, dopo la sconfitta politica del 1434, l'allontanamento dalla vita pubblica.
Tra i primi atti che riguardano il G. vi è una bolla di Alessandro V, del 4 marzo 1410, in cui il pontefice dà commissione al canonico fiorentino Giovanni Albizzi di esaminare il ricorso presentato dai fratelli Guasconi contro la badia fiorentina - della quale era abate dal 1408 un altro fratello del G., Niccolò - per questioni di carattere patrimoniale.
Nel 1421 il G. sposò Nanna di Lorenzo Ridolfi da cui ebbe nove figli: Caterina, Maddalena, Girolamo, Niccolò, che nel 1458 si unì a Fioretta di Antonio Martelli, Lionardo, Piero, Filippo, Benedetto, Albiera, che nel 1463 contrasse matrimonio con Ludovico di Antonio Masi.
Nel 1425 il G. si laureò a Siena in diritto canonico e, successivamente, in diritto civile. Il suo impegno fu rivolto prevalentemente all'insegnamento nello Studio fiorentino, ricoprendo in questa sede, a partire dal 1429, numerosi incarichi come docente; non trascurò tuttavia la vita politica, dove raggiunse un ruolo di un certo rilievo, anche in ambito diplomatico, legato in particolare alla sua formazione giuridica.
Il 31 luglio 1427 effettuò la dichiarazione fiscale insieme con la madre e i fratelli Biagio e Francesco, per il quartiere S. Giovanni, "gonfalone" Leone d'oro. Nel 1428 il G. prese parte allo squittinio per il gonfalonierato di Giustizia, ma non venne qualificato. Nel 1429 fu incaricato di leggere diritto canonico presso l'ateneo fiorentino dal 9 febbraio al 1° agosto; il 30 genn. 1431 presentò nuovamente la portata catastale con la madre e i due fratelli Biagio e Francesco. Il 22 marzo 1431 prese parte, insieme con Lorenzo de' Medici, Palla Strozzi, Lorenzo Ridolfi e Giuliano Davanzati, a un'ambasceria a Roma, presso il pontefice Eugenio IV, per congratularsi a nome della Repubblica fiorentina della sua elezione. Nel corso dei colloqui con il papa gli oratori avrebbero anche dovuto manifestare le preoccupazioni circa l'atteggiamento del duca di Milano, Filippo Maria Visconti, che più volte era contravvenuto ai capitoli di pace con Firenze.
L'11 ag. 1431 il G. vinse lo squittinio per il priorato ottenendo così l'abilitazione agli uffici; il 23 ottobre dello stesso anno iniziò l'insegnamento delle decretali, che gli venne rinnovato per un anno a partire dal 18 ag. 1432. In precedenza, il 28 febbraio dello stesso anno, aveva preso parte a una riunione politica concernente il contenuto di un'ambasceria da inviare al re dei Romani Sigismondo di Lussemburgo. Nel febbraio 1433 il G. si recò a Siena con Rinaldo Albizzi presso lo stesso, che era stato incoronato imperatore a Roma; scopo della missione era, in particolare, quello di far presente che i capitoli di pace con Siena, stilati a Firenze con la mediazione dei rappresentanti imperiali, sarebbero stati osservati solo dopo la restituzione dei castelli e delle altre località occupati dai Senesi nella guerra in corso. Il 30 maggio seguente il G. rinnovò insieme con la madre e i fratelli la certificazione fiscale. Nello stesso 1433, unico della sua famiglia, fece parte della Balia che il 7 settembre decretò l'esilio di Cosimo de' Medici e dei suoi fautori; poco dopo vinse le elezioni per il priorato, tenute nell'ottobre, e quelle indette dalla Parte guelfa in novembre, aderendo pienamente al nuovo regime capeggiato da Rinaldo Albizzi.
Il 6 marzo 1434, e ancora il 22 maggio, il G. partecipò ai dibattiti in materia di ordine pubblico. Nello stesso anno fu membro della Balia che il 29 settembre richiamò a Firenze Cosimo de' Medici: ciò non significa tuttavia che vi sia stato da parte sua un riavvicinamento allo schieramento mediceo, dal momento che anch'egli, insieme con tutta la sua famiglia, venne escluso dalla vita politica e condannato alla privazione degli uffici per vent'anni. Il relativo decreto fu emanato il 3 nov. 1434: all'epoca il G. era vicario della Val d'Elsa, carica cui era stato estratto il 10 ottobre precedente e che dovette abbandonare. L'esclusione dalla vita politica non impedì tuttavia al G. di continuare il suo impegno nello Studio fiorentino: proprio in qualità di professore di diritto gli venne concessa dall'imperatore Sigismondo di Lussemburgo l'autorità di istituire notai, tabellioni e giudici ordinari, come appare in un atto del 12 giugno 1436, in cui il G. nomina Lotto di ser Francesco Masi notaio, tabellione e giudice ordinario.
Il 22 nov. 1440 il G. partecipò con i fratelli Francesco e Biagio all'acquisto di una bottega di oreficeria, situata a Firenze nella zona del Mercato nuovo. Il 31 ag. 1442, sempre insieme coi due fratelli, presentò la dichiarazione catastale. Il 29 marzo 1444 tra il G. e i fratelli Biagio e Francesco avvenne la divisione del patrimonio familiare.
Per quanto riguarda l'attività del G. come docente presso lo Studio, ulteriori testimonianze relative a questi anni si hanno, per esempio, in un atto del 20 apr. 1444 in cui compare tra gli esaminatori di un dottorando; nel settembre 1447 appare come consulente di diritto canonico in questioni relative al convento di S. Maria Novella. Il 26 apr. 1448 risulta di nuovo tra gli esaminatori di un dottorando.
Nel marzo 1458 il G. presentò l'ultima portata al Catasto nella quale, fra l'altro, testimoniava che la morte del fratello Biagio era avvenuta circa nove anni prima.
Il G. morì a Firenze il 5 sett. 1464 e venne sepolto in S. Maria Novella.
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