ZENONE (Ζήνων, Zeno)
Conosciamo dalle loro firme parecchi scultori greci di questo nome. Uno del periodo ellenistico, gli altri d'epoca romana imperiale, e questi tutti d'Afrodisia di Caria.
1. Sull'acropoli di Lindo, a Rodi, L. Ross vide un marmo, pertinente senza dubbio al piedistallo d'una o più statue, con l'iscrizione: Sosipatro e Zenone da Soli fecero. Soli di Cilicia era colonia di Lindo, e perciò gli artisti è più probabile che provenissero di là che non dall'omonima città di Cipro, come il loro collega Epicarmo, del quale si rinvennero, pure a Lindo, due firme. La paleografia dell'epigrafe è del sec. III o del II a. C.
2. Flavio Z. arcisacerdote, illustre Afrodisiense faceva: questa iscrizione, riportata già da un epigrafista del'600, era sopra un plinto ovale, con una gamba e un tronco di sostegno; il frammento d'una statua maggiore del vero, trovato a Roma nel 1880, s'è creduto che fosse lo stesso marmo. Il gentilizio ci fa pensare che questo Z. abbia ottenuto la cittadinanza romana da Vespasiano o dai figli; ad ogni modo l'epigrafe non è anteriore al 70 d. C.
3. Figlio di Attina: resta la firma sul mantello di una statua maschile drappeggiata, seduta, priva della testa, al Museo nazionale romano. La paleografia è riferibile alla prima metà del secondo secolo dopo Cristo.
4. Figlio di Alessandro: la firma è sul plinto d'una statua maschile acefala, seduta, a Litto (Creta).
5. Senza paternità, ma con l'etnico dei precedenti: l'iscrizione è sul plinto d'una statua femminile stante, vestita, a Siracusa.
Uno degli ultimi tre potrebbe essere lo Z. d'Afrodisia che, nell'iscrizione in versi, sul fusto di un'erma acefala conservata in Vaticano, dice d'avere ornato molte città con le sue sculture, e d'avere eseguito di propria mano il monumento funebre per sé, e per la moglie e il figlio, pure chiamato Z., che l'avevano preceduto nella tomba. Più d'uno, tra questi scultori, può avere terminato così la sua carriera a Roma. Uno Z. architetto costruì, verso il 170 d. C., il teatro di Aspendo, in Panfilia, come si rileva da un'iscrizione trovata in luogo.
Bibl.: E. Löwy, Inschriften griechischer Bildhauer, Lipsia 1885, nn. da 364 a 367, 549; H. Brunn, Geschichte griech. Künstler, 2ª ed., Stoccarda 1889, I, pp. 323 e 401; II, p. 365; per l'architetto: M. Bieber, Denkmäler zum Theaterwesen, Berlino 1920, p. 68.