Zhongyong («Il giusto mezzo»)
(«Il giusto mezzo») Opera cinese della tradizione confuciana, già 31° cap. del Libro dei riti (Liji), e successivamente divenuta, grazie al filosofo Zhu Xi (➔), con il Daxue (➔) («Il grande studio»), i Lunyu (➔) («Dialoghi») e il Mengzi («Mencio»), parte dei Sishu («Quattro libri»), corpus di testi fondamentali nel cursus studiorum dei Cinesi dall’inizio del 14° sec. fino alla fine della dinastia Qing (1644-1911). Incerte sono sia la data di composizione sia la paternità, sebbene la tradizione abbia attribuito lo Z. a Zisi, nipote di Confucio, e recenti studi considerino probabile che il testo abbia raggiunto la versione definitiva nel periodo compreso tra la fine del 3° sec. a.C. e prima della fine del 1° sec. a.C. Fu variamente commentato e tra le opere esegetiche di maggior rilievo sono da ricordare quelle di Zheng Xuan (127-200) e Zhu Xi, l’una per la prossimità temporale del suo autore all’epoca di composizione del testo originario e l’altra per lo sforzo creativo e sistematico di presentare anche tutto il lavoro interpretativo dei secoli precedenti. Zhu Xi studiò accuratamente il testo dello Z. e ne offrì una nuova lezione, assunta poi come quella definitiva per l’edizione unanimamente accolta. Così il testo è diviso in 33 capitoli di cui il primo contiene i fondamenti dottrinali, mentre i restanti raccolgono (quasi fossero delle riprove) attestazioni testuali, note interpretative e argomentazioni filosofiche. Più o meno lo Z. riecheggia, nell’interna disposizione della materia, la medesima suddivisione testuale del Daxue, ossia quella fra classico (jing) e commentario (zhuan). Il primo capitolo è dunque la vera essenza dell’intero testo, dove si tratta della natura umana (xing), del dao, dell’educazione (jiao), dell’equilibrio (zhong) e dell’armonia (he). La natura umana discende direttamente dal Cielo, da cui l’obbligatorietà per l’uomo, quasi un imperativo categorico, di agire conformemente a essa. Nonostante ciò, il potere negativo di ogni brama è costante, e nella vita dell’uomo solo l’educazione può governarne e arginarne la forza. E ciò anche perché ogni disposizione interiore o emotiva dell’uomo (gioia, afflizione, collera, ecc.) permane in uno stato di naturale equilibrio finché è latente, e si rivela armonicamente quando è pienamente manifesta. In definitiva, quando zhong e he avranno raggiunto il loro supremo grado, allora il cielo e la terra potranno seguire il proprio corso e tutti gli esseri, a loro volta, prosperare magnificamente. Che lo Z. fosse opera essenziale sia nella filosofia sia nell’iter educativo dei Cinesi fu subito compreso dai gesuiti in Cina, tanto che venne tradotto in latino già verso la fine del sec. 16°. Di tale traduzione si conservano in Italia i due soli esemplari manoscritti sinora noti, mentre nell’Europa colta dei secc. 17° e 18° il testo tradotto dello Z. fu invece diffuso a stampa nel Confucius Sinarum philosophus, sive Scientia Sinica (1687), di cui costituisce il liber secundus.