ZURIGO (A. T., 20-21)
Città della Svizzera, capoluogo del cantone omonimo, situata all'estremità NO. del lago di Zurigo, alla confluenza della Limmat con la Sihl, a 459 m. s. m. Tale località, favorevolissima dal punto di vista geografico per essere situata all'incrocio d'importanti vie di comunicazione, era destinata a divenire uno dei principali centri della Svizzera settentrionale. A Zurigo infatti confluiscono le strade provenienti da Sciaffusa, Winterthur, Basilea, mentre le due strade che costeggiano a est e ad ovest il lago la collegano con i vicini cantoni di Zug, Schwvz e Glarona. In tal modo essa è in diretta comunicazione con l'Italia, la Germania, la Francia e la Svizzera occidentale. La città si estende da sud a nord in magnifica posizione sulle due rive della Limmat e della Sihl; il clima, assai mite per la vicinanza del lago, ha contribuito anch'esso a favorire l'insediamento umano. La temperatura media annua è di 8°,5 (massima 30°,5, minima -13°,7) e le precipitazioni si aggirano intorno ai 1140 mm. annui.
Le acque della Limmat dividono la città in due parti: la Grande Città (Grosse Stadt) sulla riva destra, e la Piccola Città (Kleine Stadt) sulla riva sinistra. Quest'ultima con le sue vie strette, le sue case piccole e oscure, costituisce la parte antica della città ed è tuttora il centro della vita commerciale. La Grande Città invece è più moderna e ha bei quartieri con vie larghe e dritte sulle quali si allineano lussuose ville e giardini. A ovest scorre la Sihl, che si getta nella Limmat presso la Platzpromenade. La città, elegante e ben costruita, ha numerose passeggiate negli ameni dintorni; magnifica sopra le altre quella lungo il lago, dalla quale si gode un meraviglioso panorama su entrambe le rive e sulle montagne circostanti.
La popolazione è in rapidissimo aumento: gli abitanti, che nel 1850 ammontavano a 35.466, nel 1880 erano già più che raddoppiati, raggiungendo la cifra di 78.339; nel 1900 sono saliti a 150.730, e nel 1930 a 249.820. Il rapido aumento della popolazione è dovuto all'intenso sviluppo industriale verificatosi negli ultimi decennî. La popolazione parla la lingua tedesca ed è in maggioranza di religione protestante.
Le basi della vita economica di Zurigo sono costituite per la massima parte dall'industria, poi dall'agricoltura e dall'allevamento del bestiame. La coltura dei foraggi si effettua su larga scala, anche la coltura dei cereali e dei legumi e l'orticoltura sono importanti. Negli immediati dintorni di Zurigo non mancano rigogliosi frutteti.
Numerosissime sono le industrie. Il primo posto fra tutte spetta alla filatura e tessitura del cotone e della seta che hanno dato gran rinomanza alla città; le sue seterie specialmente sono conosciute dappertutto e vengono esportate largamente. Esistono inoltre fabbriche di candele, di sapone, di tabacco, di carta e di macchine.
Per la sua mirabile situazione geografica, per il suo clima temperato, per i numerosi monumenti artistici di cui è ricca, Zurigo attira nella bella stagione un gran numero di stranieri. Nei suoi dintorni sono molte località di particolare bellezza; molto frequentato dai turisti è il magnifico colle dello Uetliberg (873 m. s. m.), che si eleva all'estremità nord della catena dell'Albis ed è unito a Zurigo da una ferrovia.
Zurigo è in comunicazione con le altre città poste sulla riva del lago per mezzo delle due linee ferroviarie costiere, e per mezzo di regolari servizî di battelli a vapore, ed è anche in rapida comunicazione con i principali centri della Svizzera.
Monumenti. - L'edificio più caratteristico della città è la cattedrale (Grossmünster). Iniziata al principio del sec. XI, appartiene nelle parti essenziali al sec. XIII. A tre navate, senza transetto, ha matronei di tipo lombardo, coro rettangolare, cripta del 1107 e del 1170-1230, il portale settentrionale e i capitelli decorati da sculture. Il chiostro fu rifatto nel sec. XIX. Nell'interno affreschi dei secoli XIII-XV. Nella Fraumünsterabtei, fondata dalle figlie di Ludovico il Germanico, rimangono dell'età carolingia parti di una cripta anulare e frammenti architettonici; della chiesa romanica, costruita circa la metà del sec. XII, rimangono la base della torre settentrionale demolita nel 1728 e avanzi d'un chiostro; al sec. XIII risalgono il coro e la torre meridionale, terminata nel 1432. La facciata occidentale fu costruita nel 1911-12; nell'interno affreschi dei secoli XIII e XV e moderni (1920-31) di P. Bodmer. La suppellettile di tre stanze dell'abbazia è ora nel Landesmuseum. La torre di S. Pietro s'innalza sul coro d'una chiesa, costruita pure nell'epoca romanica, ma col corpo centrale in stile barocco del principio del sec. XVIII. Delle chiese appartenute agli ordini religiosi rimane soltanto quella domenicana, ben conservata (circa 1240), con coro alto (sec. XIV) e corpo centrale barocco. La Wasserkirche, a una navata e a vòlte stellari, fu costruita nel 1479-84 da Hans Felder il Vecchio. Il monumentale Palazzo comunale fu eretto nel 1694-98 da Giov. M. Ceruto da Lugano al termine delle grandiose nuove fortificazioni (1642-78). Di queste si conservano lo Schanzengraben e il Bauschänzli: quelle più antiche sono scomparse, a eccezione del Grimmenturm (sec. XII).
Poche sono le antiche case d'abitazione che abbiano importanza artistica; notevoli sono invece alcune case di corporazioni. A partire dal sec. XIX si ebbe un enorme sviluppo edilizio a cui parteciparono gli architetti Wegmann, Zeugheer, Semper, G. Gull, C. Moser, M. Haefeli e altri, come pure gli architetti del dopoguerra Pfister, Henauer, H. Bräm e altri. Ebbero incarichi ufficiali gli scultori E. Kissling, Zimmermann, A. Hünerwadel, P. Burckhardt, Oswald, Kappeler, Haller, H. Hubacher, Geiser e altri e i pittori F. Hodler, H. Huber, G. Giacometti, Bodmer, Hügin.
Lo Schweizerisches Landesmuseum ha importanti sezioni preistoriche e romane, sculture dei secoli X-XVIII, dipinti dei secoli XIII-XVI, arredamenti di stanze d'abitazione, numerose importanti vetrate, oreficerie, ceramiche, porcellane, monete, armi, tessuti, costumi, ecc., tutto di provenienza svizzera. Importante la collezione dì disegni e incisioni del Politecnico. La Kunsthaus ha raccolte di antiche pitture svizzere e soprattutto della scuola zurighese dei secoli XV-XIX ("maestro dei garofani", Leu il Vecchio, Leu il Giovane, Asper, i pittori Meyer, Hofmann, J. H. Füssli, S. e C. Gessner, Wüest, H. Hess, Freudweiler, Vogel, Koller); opere di pittori svizzeri più recenti (Anker, A. Böcklin, A. Stäbli, A. Welti, F. Hodler, C. Amiet, A. Blanchet, R. Auberjonois, P. B. Barth), nonché dipinti, sculture e incisioni di altre scuole. Nella Zentralbibliothek manoscritti miniati del sec. XV e una vasta raccolta di disegni architettonici e di ritratti. (V. tav. CLXIV).
Istituti culturali. - Senza avere le tradizioni delle università di Basilea, Berna e Ginevra, l'università di Zurigo, fondata nel 1833, è oggi una delle più importanti della Svizzera. Divisa in cinque facoltà (teologia, giurisprudenza, medicina, veterinaria, filosofia - suddivisa in due sezioni: filosofia, lettere e scienze) e in un Istituto autonomo di odontoiatria, conta un centinaio di professori e oltre 2300 studenti. Di poco inferiore è il numero degli studenti, fra cui molti stranieri, che frequentano la Eidgenössische technische Hochschule, unico istituto tecnico superiore della Svizzera, uno dei migliori d'Europa, fondato nel 1855 e attualmente diviso in 12 sezioni.
Fra le biblioteche dí Zurigo la più grande è la Zentralbibliothek che funge anche da biblioteca universitaria (circa 11.500 manoscritti e 800.000 volumi, con una sezione speciale di pubblicazioni riguardanti la Svizzera). Una propria biblioteca, ricca di circa 160.000 volumi, ha la Technische Hochshule.
Zurigo è sede del Comitato internazionale di scienze storiche al quale partecipano 42 stati. Esso dirige una serie di pubblicazioni: Bulletin, Annuaire international de bibliographie historique, La costituzione degli Stati nell'età moderna (dir. prof. G. Volpe), ecc.
Storia. - Come altre città della Svizzera, Zurigo (Turicum) risale al periodo celtico-romano, in qualità di piccolo borgo (vicus) e di luogo di dogana, ai piedi dell'odierno Lindenhof. Nel corso del sec. V d. C., all'epoca della migrazione degli Alamanni, ebbe però inizio un nuovo sviluppo, per quanto la base romana abbia verosimilmente resistito, data la sua importante posizione commerciale. Dall'876 è designata come Castrum o Castellum.
La città si sviluppò rapidamente, sia grazie alla fondazione della prepositura di Grossmünster e dell'abbazia di Fraumünster, nella prima metà del sec. IX, le quali ebbero ricchi possedimenti territoriali e considerevoli regalie, sia grazie all'afflusso di mercanti e artigiani, nel sec. X. Politicamente, nei secoli X-XII, la citta fu sottoposta al governo di balivi imperiali: carica, questa, tenuta ereditariamente dai conti di Lenzburg e, dopo di loro, dai duchi di Zähringen finché, nel 1218, estintasi anche la loro famiglia, l'imperatore Federico II di Svevia assunse personalmente la carica.
Ma col crescere della città, sempre più imperioso si fece il desiderio di autonomia: desiderio che assunse forme concrete nel corso del sec. XIII, e che conduce sia allo svincolamento effettivo della città dall'autorità imperiale, sia al prevalere delle classi mercantili e industriali cittadine, a danno dell'influsso notevole esercitato sino allora dall'abbazia. Dal 1220 circa troviamo a Zurigo un Consiglio, formato da ministeriali dell'abbazia e da rappresentanti delle corporazioni dei mercanti; nel 1262 Riccardo di Cornovaglia, re nell'interregno, ratifica formalmente la libertà del comune, il che fa fallire i tentativi di assoggettamento della città da parte dei vicini baroni di Ratisbona. Finalmente, di fronte alla politica finanziariamente oppressiva di Rodolfo d'Asburgo, la città compie il primo passo contro gli Asburgo: nel 1291 Zurigo si unì alla lega antiasburgica, contro il figlio di Rodolfo, Alberto I, lega alla quale parteciparono anche le contrade di Uri, Schwyz e Unterwald. Ma una sconfitta presso Winterthur, nel 1292, pose termine, per circa 60 anni, a questa politica.
Il moderno sviluppo della città comincia col 1336, con la rivoluzione delle Corporazioni (Zunftrevolution), condotta secondo l'esempio italiano. La classe artigiana, ormai benestante, mal sopportava l'esclusione da ogni ingerenza nell'amministrazione; e ad essa si unirono i cavalieri, abitanti entro le mura della città, perché il Consiglio cercava di estendere la sua supremazia anche sulle grandi proprietà e sui feudi della nobiltà cittadina. Contro la supremazia della classe dei mercanti, degli orefici, degli agenti di cambio, degli industriali (setaioli) si ebbe pertanto un moto guidato dal cavaliere Rodolfo Brun. Il governo fu deposto e Brun fu nominato borgomastro; nobiltà e artigianato si sovrapposero alle personalità fino allora preponderanti, le quali dovettero abbandonare la città.
Il governo fu suddiviso fra gli elementi della nobiltà e della borghesia mercantile, riuniti nella "Constaffel", e l'artigianato, che da allora fu raggruppato in 13 corporazioni, i cui rappresentanti formarono, con 13 rappresentanti della Constaffel, un Consiglio a durata semestrale. A capo di esso fu nominato, in qualità di "dittatore" a vita, il borgomastro R. Brun. Questa costituzione fondamentale, modellata essenzialmente su quella di Strasburgo, durò, nelle sue linee generali, fino al 1798, salvo varie susseguenti modifiche che, più tardi, vennero a limitare l'autorità assoluta del borgomastro.
La carica di Brun era simile a quella di un signore italiano. Si impegnò una lotta di 20 anni, per la nuova costituzione, fra il nuovo signore e gli esiliati. Nel 1350, in seguito ai vani tentativi di costoro per impossessarsi di nuovo della città, il borgomastro dichiarò guerra ai loro sostenitori, i conti di Rapperswil. Ma, con la distruzione del Vecchio e del Nuovo Rapperswil, egli si mise in lotta coi signori feudali dei Rapperswil, i duchi d'Austria. In tali difficoltà trovò degli alleati nei Quattro Cantoni di Uri, Schwyz, Unterwalden e Lucerna. Il 1° maggio 1351 egli conchiuse, con questi nemici giurati degli Asburgo, un patto di alleanza.
Ma la lotta immediatamente impegnatasi non ebbe il successo sperato. Replicati assedî crearono tali difficoltà che, nel luglio del 1355, fu conchiusa una pace separata con l'Austria, previa restituzione delle reciproche conquiste e previa sottomissione degli Zurighesi. Anzi Brun promise al duca, per ottenere il proprio riscatto, di aiutarlo nel ristabilimento dei suoi diritti sui Cantoni.
Anche nella guerra di Sempach (1386-1388) Zurigo prese parte solo effettuando saccheggi e rapine in territorio austriaco. E la sua politica estera continuò a mantenersi incerta sotto i successori di Brun, che furono Rüdeger Manesse (1360-1383) e Rudolf Schön (1390-1393). Ma allorché quest'ultimo volle impegnarsi con gli Asburgo alla neutralità nelle future guerre contro gli Svizzeri, fu deposto, per maneggio dei Quattro Cantoni. Solo allora Zurigo si unì alle contrade confederate.
Ma questa decisione rimase dubbia fino alla metà del sec. XV, non essendo i nobili e i mercanti disposti a rinunciare alla loro amicizia con i principi di Asburgo: solo le corporazioni, cioè gli artigiani, preferivano l'unione con i compagni democratici del Lago dei Quattro Cantoni. In seguito a mutamenti nella costituzione della città, riuscì loro di fronteggiare borgomastro e Constaffel.
Dal 1383 fu introdotto così un turno semestrale anche per il capo della città e la partecipazione della Constaffel al Consiglio dileguò. Ebbe allora origine un Consiglio dei Duecento (o Gran Consiglio), con autorità nelle decisioni di maggiore importanza, con ingerenza nella scelta del borgomastro, come vero rappresentante della sovranità. Al piccolo. Consiglio spettarono funzioni esecutive e amministrative e decisioni nelle vertenze cavalleresche.
Intanto si erano iniziate le conquiste territoriali. Già l'imperatore Carlo IV aveva fatto dono alla città della maggior parte del lago di Zurigo (1362). Verso il 1400 suo figlio, il re Venceslao, riconobbe l'amministrazione autonoma della città (in realtà già in atto da lungo tempo). Tra la fine del sec. XIV e il principio del XV, si incorporano estesi territorî, corrispondenti, per la maggior parte, all'attuale cantone di Zurigo. Ma il benessere economico diminuì, avendo l'allontanamento dall'Austria annullate molte possibilità di smercio dei prodotti.
L'aspirazione verso il retroterra, che costituiva il mercato di sbocco di una parte della produzione e il mercato d'acquisto dei cereali, implicò la comunità in una lotta appassionata col suo vicino di sud-ovest, il cantone di Schwyz. La speranza di ereditare dal conte Federico VII di Toggenburg (morto nel 1436) e di poter quindi dominare la parte più importante della via verso Coira e l'Italia, naufragò. Ne seguì fra i due cantoni una inimicizia che causò a Zurigo, nel 1439-40, la devastazione del suo territorio e la definitiva perdita di alcuni feudi al confine tra Schwyz e Zurigo.
Un accomodamento nei reciproci rapporti non si compì che in seguito alla cosiddetta "vecchia guerra di Zurigo" (alter Zürichkrieg, 1443-1450). Zurigo, che non poteva rassegnarsi alla sconfitta subita, s'impegnò in un'alleanza con l'Austria; immediatamente l'imperatore Federico III mandò a Zurigo un presidio comandato da esperti uomini d'arme. Sebbene tale procedimento non rappresentasse nulla più che l'attuazione di un preciso diritto di Zurigo, pure i confederati non vollero subire un accordo che perturbava la loro alleanza. Perciò i cittadini di Schwyz si strinsero a quelli degli altri cantoni, e inflissero a Zurigo una sconfitta, sotto le sue mura, presso St. Jakob an der Sihl (22 luglio 1443). L'anno seguente le posero l'assedio. Nemmeno l'assoldamento di truppe francesi, a opera di Federico III, migliorò la situazione; in seguito a una vittoria dei Confederati presso Ragaz (6 marzo 1446), la pace fu conclusa dopo lunghe trattative nel 1450. La città riebbe quasi totalmente il suo territorio devastato, ma dovette sciogliersi dal suo patto d'alleanza con l'Austria. Ormai la speranza della supremazia sulla Svizzera orientale sfumava completamente. Da allora la partecipazione di Zurigo alla Confederazione rimase definitiva.
Risollevatasi lentamente, essa partecipò ai brillanti fatti d'arme che abbatterono la potenza di Carlo il Temerario. Il borgomastro zurighese Hans Waldmann fece della città il capoluogo della Confederazione: ma la sua ambizione provocò una rivolta. L'opposizione dei cittadini, associata a quella dei contadini, causò la sua caduta. Alle spedizioni in Italia Zurigo prese parte importante.
Zurigo venne fatalmente trascinata nella Riforma. Le prediche di Ulrico Zwingli (v.) nella cattedrale causarono l'abbandono della religione cattolica e lo scisma nella Confederazione, provocato soprattutto, a Zurigo come altrove, dal ceto medio, che abbracciò facilmente la Riforma, mentre per la maggior parte le famiglie altolocate l'avversarono. In conseguenza della Riforma i contadini pretesero immediatamente l'abolizione della servitù, l'annullamento del censimento dei fondi, ecc.
La nuova dottrina fallì però nel suo intento di costringere all'adesione l'intera Confederazione: Zurigo scampò dal pericoloso isolamento solo perché Berna si pose al suo fianco, nel 1529. Basilea e Sciaffusa si unirono poi a esse, formando quella unione evangelica che escluse, fino al 1798, ogni possibile ritorno al cattolicismo. A ogni modo il tentativo di sottomettere a Zurigo l'intera Svizzera orientale, compresa Costanza, fallì; nella seconda guerra detta di Kappel (1529), i cantoni cattolici riuscirono a sconfiggere l'avanguardia zurighese a Kappel l'11 ottobre del 1531. Una seconda vittoria riportata dai cattolici sui bernesi a Gubel obbligò il partito riformatore a cedere, il 20 novembre 1531. Zwingli cadde nella battaglia dell'11 ottobre e così apparve escluso ogni ulteriore ampliamento confessionale o territoriale.
Mentre il seguace di Zwingli, Heinrich Bullinger (1504-75), rassodava la minacciata chiesa riformata, il Consiglio si limitò ad arrotondare i possedimenti preesistenti. Si evitò ogni partecipazione alle guerre religiose dei secoli XVI e XVII, sebbene un forte partito propendesse per un'alleanza con Gustavo Adolfo di Svezia, durante la guerra dei Trent'anni (1631-32). Le relazioni con le contrade cattoliche rimasero però naturalmente tese: queste si valsero della loro superiorità numerica nella dieta per ricondurre alla vecchia fede almeno una parte dei loro sudditi apostati. Zurigo, fedele ai principî di Zwingli, proibì gli arruolamenti di mercenarî, come pure l'accettazione di pensioni straniere. Solo nel 1613 entrò nell'alleanza con la Francia, alla quale le altre contrade già avevano aderito fin dal 1521. Nel frattempo si curarono le relazioni con l'anti-spagnola Venezia, oltre che con i Paesi Bassi e con l'Inghilterra. Un tentativo di modificare la pace di Kappel andò fallito, essendo state battute Zurigo e Berna nella prima guerra di Villmerg (1616): solo nel 1712 riuscì alle due città di infliggere agli avversarî una grave sconfitta presso Villmerg, dopo di che esse, fino al crollo della vecchia Svizzera (1798), furono i centri principali della Confederazione.
Ma frattanto si acuirono a Zurigo i contrasti interni: lotte di classe, allontanamento sempre più sensibile delle città dalle campagne, ripulsa di ogni richiesta del popolo. Un moto di ribellione contro questo stato di cose (1646) scoppiò sul Lago di Zurigo. Ma i rivoltosi, allora duramente puniti, si mantennero poi tranquilli anche durante la susseguente guerra dei contadini svizzeri, scoppiata poco dopo (1653), così che Zurigo poté prestare aiuto ai Confederati minacciati.
Già nella seconda metà del sec. XVI, cioè dall'epoca in cui a Zurigo erano confluiti i protestanti fuggiaschi da Locarno (1555), si era avuto l'inizio di un'attività industriale in senso moderno; e un simile sviluppo si accrebbe in seguito alla concessione di provvisorio asilo agli ugonotti cacciati dalla Francia (1685). È ben vero che, per motivi di concorrenza, non si accordò loro un soggiorno duraturo; però la loro superiorità tecnica trovò numerosi imitatori. Famiglie zurighesi, fabbricanti di lanerie e seterie, fecero ogni sforzo per sollevarsi a un più alto grado sociale; e, sebbene l'influsso di queste classi d'industriali e di mercanti venisse molto limitato dalla revisione della Costituzione del 1713, che intese dare all'amministrazione della città uno spirito democratico, tuttavia essi posero la base di quella fioritura economica e sociale, che si verificò nel sec. XVIII.
Il periodo dell'illuminismo rappresentò il periodo luminoso della vecchia Zurigo. Insigni personalità le conferirono alta importanza, sopra tutto per il suo influsso sulla vita intellettuale tedesca.
Sebbene, fino dalla seconda metà del sec. XVI, seguendo la corrente dei tempi, le tendenze aristocratiche penetrassero anche in Zurigo, esse non riuscirono a togliere all'organizzazione corporativa medievale la sua importanza politica. I mercanti e gli artigiani qui come a Basilea, seppero sostenere la loro parte. Ma il contraccolpo ne fu molto sfavorevole; perché, dato l'ambiente più ristretto, nei confronti di Berna, si venne quasi a un regime di monopolio, che danneggiava fortemente i sudditi della campagna. L'esercizio della maggior parte dei mestieri del commercio e dell'industria veniva a essi proibito, per riguardo ai concorrenti cittadini; era loro chiusa la via alle alte posizioni come alla maggior parte delle cariche ufficiali. La campagna, cioè, serviva da dominio al ceto medio che controllava l'industria e il commercio. Nessuna libertà di movimento economico era possibile.
Dopo lo scoppio della Rivoluzione francese il malcontento andò sempre aumentando e si venne a un tentativo di ribellione, che fu però brutalmente soffocato nel 1795 a Stäfa. Ma l'invasione dei Francesi, nel 1798, provocò infine il tramonto dello stato zurighese. L'uguaglianza dei diritti fu allora introdotta con la forza, e la costituzione di Brun annullata. Il 29 marzo 1798 il cantone di Zurigo dovette accettare l'ordinamento dettato dalla Francia. Nel 1799 il paese fu anche teatro di guerra; il 4 giugno 1799, la sconfitta di Masséna portò all'occupazione della città da parte dell'arciduca Carlo; ma già il 25-26 settembre Masséna riconquistava le posizioni perdute, in seguito alla seconda battaglia di Zurigo.
Nel 1803 Bonaparte, con l'Atto di mediazione, ricostituì anche il cantone autonomo di Zurigo, con una forma di governo che, lontanamente, ricordaVa l'antica.
Nel Gran Consiglio, di nuovo composto, 11.000 cittadini venivano rappresentati da 75 membri, e 182.000 abitanti del contado da 120 membri. Nel Piccolo Consiglio sedevano 15 membri scelti nella città; 2 rappresentanti di Winterthur e 8 della campagna.
Ma una sommossa di contadini (1804) turbò, per quanto momentaneamente, la pace. Dopo la caduta di Napoleone (1814-15) si rafforzò la costituzione a carattere patriarcale-assolutista, già un tempo predominante. Durante la restaurazione gli elementi reazionarî prevalsero, e il Gran Consiglio fu composto per 2/3 da cittadini; ma il territorio ottenne almeno la completa libertà economica.
La rivoluzione del luglio 1830 a Parigi provocò nelle campagne un movimento per il raggiungimento dell'autonomia politica, movimento che, del resto, gia si stava organizzando indipendentemente dagli avvenimenti esterni. I liberali della citta s'impadronirono della direzione del governo; una nuova costituzione fu approvata con 40.000 voti contro 700, nel marzo 1831. Il nuovo regime liberale realizzò non solo le norme dell'uguaglianza dei diritti e della divisione dei poteri, ma soppresse anche gli ultimi resti del feudalesimo medievale. L'abolizione dei vincoli corporativi rese possibile la piena libertà nei commerci; la scuola, liberata dalla tutela della Chiesa, fu riorganizzata con nuovi criterî, e a suo coronamento fu fondata nel 1855, la Hochschule (Politecnico).
Nel 1839 l'opera legislativa subì una sosta, per una insurrezione dei contadini; ma i liberali, in pochi anni, riguadagnarono il terreno perduto. La seconda era del liberalismo, iniziatasi nel 1845, è soprattutto degna di menzione per lo sviluppo delle forze economiche - ferrovie, fondazioni di banche, di società per azioni, ecc. - sotto la guida di colui che doveva, più tardi, essere il creatore della via del Gottardo, A. Escher.
Contro la fusione del potere politico e amministrativo accentrati nella sua persona insorse, nel 1867-69, il partito democratico, che riuscì a instaurare un vero governo popolare, con diritto di iniziativa e di referendum.
Il rapido aumento delle cifre della popolazione testimonia del felice sviluppo della città nei secoli XVIII e XIX. L'inconveniente della sproporzione numerica fra città e campagna, è stato considerevolmente ridotto: la città, che in altri tempi non rappresentava Che una minoranza, comprende oggi più della metà della popolazione totale del cantone. Con l'avvento del socialismo e le scissioni dei partiti, le relazioni interne appaiono oggi più incerte perché, mentre la città è amministrata da una maggioranza socialista, la classe dei contadini non permette che questa salga al potere nel cantone. Se un tempo Zwingli ebbe di mira il predominio di Zurigo sulla Svizzera orientale, questo è un fatto compiuto, dalla metà del sec. XIX, almeno per quanto riguarda la vita economica, e soprattutto per merito di Alfredo Escher.
Il Consensus Tigurinu - È l'atto con cui Bullinger e Calvino riuscirono ad attuare, nel 1549, l'unione dei riformati svizzeri. Il Bullinger aveva cercato invano l'accordo con i luterani, ma il contrasto tra le due correnti della Rilorma germanica relativamente all'Eucaristia aveva sempre impedito l'unione. Calvino, d'altra parte, la desiderava anche per ragioni politiche; perché, essendo il re di Francia legato politicamente con i protestanti tedeschi, l'unione di questi con i francesi avrebbe protetto anche questi ultimi. Così il Consenso fu raggiunto, sulla base di una formula antiluterana, ma assai più calvinistica che Zwingliana. Si è anzi potuto dire che con il Consenso di Zurigo la dottrina di Calvino divenne il dogma della Chiesa riformata, mentre quella di Zwingli rimase nella concezione popolare. Certo è che il Consenso unì i riformati svizzeri, quando anche altre città svizzere e del Reno, come Sciaffusa, Mulhouse, San Gallo, Biel, Berna e Basilea, vi aderirono; e che esso precorse così la seconda Confessio Helvetica.
Bibl.: Karl Dändliker, Geschichte der Stadt u. des Kantons Zürich, Zurigo 1908-12; Hans Nabholz, in Histor.-biograph. Lexikon der Schweiz, VII, p. 695 segg.; O. Tschumi, Urgeschichte der Schweiz, Frauenfeld 1926; K. Escher, Die beiden Zürcher Münster, ivi 1927; I. Futterer, Zürich, Augusta 1928 (con bibl.); Zürich: Geschichte, Kultur, Wirtaschaft, edito a cura del Consiglio comunale, Zurigo 1933 (con articoli di H. Wölfflin, Die alte Stadt, P. Meyer, Das heutige Zürich, W. Wartmann, Bildende Kunst); K. Escher, in Das Bürgerhaus in der Schweiz, IX, Zurigo 1921.