parte
s. f. [lat. pars partis]. – 1. a. Ciascuno degli elementi in cui un intero è diviso o può essere diviso, sia che essi siano materialmente staccati l’uno dall’altro, sia che possano essere soltanto considerati separatamente, per caratteristiche, funzioni, qualità proprie (e spesso anche per nomi diversi); quindi, in genere, entità che, insieme con altre entità, forma un tutto: dividere un numero, una grandezza, un segmento in parti; p. intera di un numero decimale, il numero rappresentato dalle cifre che precedono la virgola; oggetto composto di varie p.; divisione in p. uguali; il tutto è sempre maggiore della p. e la p. è minore del tutto; p. aliquota, p. proporzionale (spesso, per ellissi di parte, sostantivati: v. aliquota; proporzionale); la terza, la quarta, la decima p. dell’intero; in espressioni iperb.: non posso farmi in quattro p., in cento p., non mi è possibile provvedere a troppe persone o cose contemporaneamente; di ciò che dice non è vera neanche la centesima, la millesima parte. Come elemento risultante da una divisione operata materialmente: fare più p. di un oggetto o fare un oggetto in più p.; spezzare il pane in quattro p.; tagliare la torta in dodici parti. Come elemento costitutivo di un tutto, di un insieme, in relazione a una suddivisione, a una distribuzione strutturale, funzionale e sim.: le p. di un congegno, di una vettura, di un mobile; le p. di un microscopio; le p. architettoniche, ornamentali, funzionali di un edificio; le p. di ricambio di un motore. Le parti del mondo, le terre emerse, che secondo una classificazione avente valore più storico che fisico sono sette, e cioè Europa, Asia, Africa, America settentr., America merid., Oceania, Antartide. Nell’uomo: la p. spirituale e la p. fisica; le p. fondamentali del corpo umano (testa, collo, tronco, arti); le p. ossee, carnose, cartilaginee; le p. genitali (pop., disus., le p. basse, le p. vergognose); curare, medicare la p. malata; il dolore mi prende tutta questa p. del torace; l’emiplegia gli ha paralizzato la p. destra (o sinistra) del corpo; assol.: mi si è infiammata la p.; prima di fare l’iniezione, la p. va disinfettata. Analogam., le p. di una pianta, di un fiore. Con riferimento a uno scritto, a un’opera dell’ingegno, a una composizione musicale, a uno spettacolo e sim., suddivisione, ripartizione, sezione: le p. di un libro, di un trattato, di un capitolo; la prima, la seconda p. di un volume, di un film, di una commedia (e come titolo: p. prima, p. seconda, ecc.); le p. di un concerto, di un oratorio, di una cantata, le singole divisioni, corrispondenti agli atti della musica teatrale; le p. del discorso, le varie categorie in cui la grammatica tradizionale suole dividere il corpo lessicale di una lingua (v. discorso2, n. 3 a); le p. dell’orazione, secondo l’arte retorica. b. Senza allusione a una reale divisione o scomposizione dell’intero, ma in contrapposizione a questo, frazione dell’intero, quantità minore che si toglie dal tutto o che dal tutto si considera isolata. In senso spaziale: una p. del podere è coltivata a grano; gran p. della stanza era ingombra di bauli; con riferimento a strutture, corpi, oggetti varî: la p. alta, interna, esterna; la p. di fuori, di dentro, davanti, di dietro, di mezzo; le p. laterali. Con riferimento a luoghi, zona più o meno estesa di un territorio, di una regione: la p. orientale, occidentale, settentrionale, meridionale della Francia; la p. montuosa, costiera, insulare, peninsulare dell’Italia; la p. alta, bassa del paese; la p. vecchia, nuova della città; analogam., di una distesa d’acqua: la p. settentrionale, meridionale, centrale dell’Adriatico; la p. del Tirreno che bagna la costa ligure. In senso quantitativo: una p. (o semplicem. parte) della somma va versata in anticipo; le spese hanno assorbito buona p. del guadagno; non ti ho raccontato che una p. del fatto; ho già scritto gran parte del volume; dare la miglior p. di sé (in un’attività e sim.); Non son chi fui; perì di noi gran p. (Foscolo); contratto alla p. (che riguarda cioè parte del ricavato), speciale contratto di arruolamento dell’equipaggio di una nave, per il quale esso percepisce (in luogo o, qualche volta, a complemento di paga e panatica) una partecipazione ai ricavi, generalmente netti, dei noli della nave stessa. Come frazione del tempo: la prima p. del giorno, del mese, dell’anno; ho speso buona p. del pomeriggio a cercarlo; ho dormito solo una p. della notte; passa la maggior p. del giorno sdraiato in poltrona; trascorrerò (una) p. delle vacanze al mare e (una) p. in campagna; è vissuto all’estero (per) gran p. della sua vita. In rapporto a una totalità numerica di persone: una p. degli uomini, del pubblico, della scolaresca; la maggior p. dei presenti, o al contr. la minor p., i più, i meno; gran p., buona p. degli impiegati, molti, parecchi; la p. migliore, la p. peggiore della società; in correlazione, parte ... parte ..., alcuni, altri (di solito col verbo concordato a senso, cioè nel plur.): dei convenuti, parte approvarono la proposta, parte si opposero. In senso numerico, anche con riferimento ad animali, piante, cose varie: la maggior p. dei polli sono rimasti vittime della morìa; abbiamo dovuto abbattere una p. delle querce; un gruppetto di case, abitate la più p. da pescatori (Manzoni). 2. a. Sempre nel sign. fondamentale, ma con aggiunta, all’idea della divisione, l’idea della distribuzione: fare le p., dividere in parti e distribuire a ciascuno la sua; fare le p. giuste; fare le p. del raccolto, la divisione fra proprietario e colono; la p. mia, tua, sua, ciò che, in una divisione, spetta a me, a te, a lui: cedo a te anche la p. mia; io rinuncio alla mia p.; ciascuno avrà la sua p. e nulla di più o di meno; quando si è sposato ha preteso la sua p. di eredità; hai avuto la tua p. e perciò non protestare; si prende sempre lui la p. più grossa, a me tocca sempre la p. più piccola; farsi la p. del leone, prendere, con la prepotenza, tutto o quasi tutto per sé (dalla nota favola d’Esopo); con altro sign., fare la p. del leone, avere un ruolo o una funzione preminente: nelle ultime olimpiadi, gli atleti statunitensi hanno fatto la p. del leone; per estens., letter., proprietà: il Bisogno sospinse A por le rapitrici Mani nell’altrui p. (Parini). b. In usi fig.: mi assumo volentieri la mia p. di responsabilità; ha avuto anche lui la sua p. di delusioni nella vita; il cuore vuole la sua p., non si può, nelle decisioni, nei giudizî e sim., astrarre dal sentimento; anche l’occhio vuole la sua p., pretende di essere appagato (cioè: nel giudizio su cose o persone conta molto, oltre alle qualità intrinseche, anche l’aspetto esteriore). Per p. mia, per ciò che mi riguarda: per p. mia sono soddisfatto (o non faccio obiezione, non ho rimorsi, gli ho già perdonato, ecc.); anche con l’articolo: per la p. mia, io mi sento a posto. Come locuz. avv., la sua p., non poco, abbastanza, molto: ha goduto anche lui la sua p. nella vita; è furbo la sua p., te lo dico io!; era un ragazzo di circa dodici anni, sveglio la sua p. (Manzoni). 3. Con sign. più determinati, direttamente derivati da quello fondamentale: a. Luogo, paese, o zona di un territorio, di un paese, di una città; in questa accezione, si usa di solito al plur., o anche al sing. ma per lo più senza particolari determinazioni e senza che sia seguito da compl. di specificazione (e perciò si distingue dall’uso già analizzato nel n. 1 b, in riferimenti locali): devo appunto recarmi da quella p. e possiamo fare il viaggio assieme; da quelle p. piove sempre; dev’essere di quelle p.; che fai da queste p.?, in questa zona, in questi paraggi; come mai da queste p.?, mostrando o fingendo meraviglia nell’incontrare, contro il solito, una persona nel luogo dove noi ci troviamo; se hai l’occasione di passare da queste p., vieni a trovarmi; se novella vera Di Val di Magra o di p. vicina Sai, dillo a me (Dante); i pellegrini affluivano da ogni p.; in ogni p., dappertutto, anche di luoghi o ambienti molto limitati: ho cercato in ogni p. della casa (in senso fig., ha debiti da tutte le p., presso molta gente); oggi non vado da nessuna p., in nessun luogo, non mi muovo, resto qui. Per estens., anche via, passaggio: da questa p. non si passa; cercheremo di entrare da un’altra parte. Con senso più ampio: La gloria di colui che tutto move Per l’universo penetra, e risplende In una p. più e meno altrove (Dante); Levommi il mio penser in parte ov’era Quella ch’io cerco, e non ritrovo in terra (Petrarca), qui con riferimento alle regioni celesti. b. Lato, banda: dall’altra p. del fiume, della piazza; tienti sempre sulla p. destra della strada; passare da una p. all’altra della valle; per non salutarmi, girò la testa dall’altra p.; camminava diritto senza voltarsi da nessuna p.; il quadro pende da una p.; la regione è ben difesa da ogni p.; tangheri, che volete girare il mondo, senza saper da che p. si levi il sole (Manzoni); mettersi da una p., in un canto, in un angolo; è sordo dalla p. destra; sento delle fitte dalla p. del cuore; forare, trafiggere, trapassare da parte a parte, entrando cioè da un lato e uscendo dall’altro. In espressioni fig.: non sapere da che p. cominciare (un discorso, una serie di lavori e sim.); esaminare una questione in ogni sua p., sotto ogni aspetto, da ogni punto di vista; cugino, zio, nonno da (o per) parte di padre, di madre, nell’indicazione della parentela; prendere qualcuno dalla p. del cuore, dell’interesse, e sim., cercare di convincerlo, di agire su di lui con argomenti che toccano i sentimenti, l’interesse; analogam., non si sa da che p. prenderlo, con quali maniere, in quale modo trattare con lui. Dal sign. di lato si svolse anticamente anche il senso fig. di qualità di una persona, in frasi come avere molte buone p.; non gli manca nessuna di quelle p. che si desiderano in un uomo dabbene, e sim. c. Direzione, cioè verso, senso di un moto: da che p. sei diretto?; l’ho visto venire da quella p.; il veicolo che viene dalla p. destra ha la precedenza; il vento soffia dalla p. di tramontana, di levante, di ponente; giungevano grida, lamenti da ogni p. (in questo caso può intendersi anche nel sign. di «luogo», oppure «gruppo di persone», e così in frasi quali aveva avuto approvazioni, consensi da ogni p.; piovono proteste da tutte le p., e sim.). Con valore temporale: da un anno, da un mese a questa p., in qua; da un pezzo a questa p. non fa altro che piovere. In senso fig.: più volte piega L’oppinïon corrente in falsa p. (Dante), volge verso una falsa direzione; analogo a questo è forse l’uso fig. delle espressioni prendere, intendere, interpretare in buona p., in mala p. (le parole o un gesto o gli atti altrui), intendere nel significato migliore o al contrario nel significato peggiore e perciò aversene a male. Con altro traslato la locuz. da p. mia (o sua, nostra, ecc.), a mio nome, per conto mio (o suo, nostro, ecc.): diglielo da p. mia; mi incarica di salutarti tanto da p. sua; anche, da p. mia, sua, ecc., per ciò che dipende da me, da lui, ecc.: da p. mia puoi stare tranquillo; da p. nostra sii certo che non ci saranno ostacoli. 4. Dal valore che ha la parola quando indica un certo numero di persone in rapporto alla totalità, discendono i sign. seguenti: a. Gruppo di persone che costituiscono un partito politico, una fazione, e il partito, la fazione stessa: la p. guelfa (anche senz’articolo, con sign. più preciso, v. oltre); la p. ghibellina; Cicerone seguì la p. di Pompeo; la p. più arrabbiata; militare nella p. avversaria; lotte di parte, fra due o più fazioni; uomo, spirito di parte, fazioso. Fig.: fare parte per sé stesso, non essere legato a partiti (o gruppi in genere), ma agire con idee e di volontà propria: a te fia bello Averti fatta p. per te stesso (Dante); essere senz’arte né p., non avere un mestiere (o un’attività) con cui guadagnarsi da vivere né altri mezzi di sostentamento (propr., in origine: né un partito o gruppo politico cui appoggiarsi). In senso storico, Parte guelfa, denominazione del partito guelfo in quanto organizzazione politica inquadrata stabilmente nelle strutture giuridiche dei singoli comuni italiani; in partic., l’organizzazione politica fiorentina formatasi tra il 1267 e il 1280 per la difesa del guelfismo e divenuta, spec. nella seconda metà del sec. 14° e nei primi decennî del sec. 15°, la roccaforte degli oligarchi, con un magistrato (magistrato di P. guelfa), costituito dai nove (tre fino al 1366) capitani di P. guelfa, detti più spesso, con uso assol., capitani di Parte, coadiuvati da sei priori, un sindaco e tre consigli (i capitani restarono anche nel periodo della Signoria e del Principato, ma soltanto con funzioni amministrative, e furono soppressi nel 1769); il nome di Parte guelfa passò anche a organizzazioni analoghe, formatesi sul modello fiorentino in altre città della Toscana e nell’Umbria, con magistrati particolari. A Venezia, parte fu anticam. sinon. di partito nel sign. di votazione, scrutinio, deliberazione di un’assemblea votante (v. partito2, nel sign. 1 b): andar parte, essere messo ai voti (in forme esclamative di acclamazione, anche assol.: parte!, parte!, col sign. di «alle urne!», «ai voti!»); voti di parte, quelli favorevoli; metter parte, proporre una deliberazione; prender parte che ..., deliberare una proposta in assemblea. b. Nel linguaggio giornalistico e sindacale, p. sociali, le categorie dei lavoratori e degli imprenditori che, tramite i rispettivi organismi rappresentativi, partecipano alle trattative per il contratto di lavoro, stipulano accordi, esprimono il loro parere sull’operato dei pubblici poteri, formulano proposte e avanzano richieste al governo. c. Nel linguaggio giur., ciascuna delle persone (o gruppi di persone) che contendono in giudizio, o anche ciascuno dei soggetti del contratto: udire le p.; con il consenso delle p.; venire a un accordo, a un compromesso fra le p.; le p. si sono riappacificate. In partic.: parte in causa, il soggetto che promuove il giudizio o contro il quale il giudizio è promosso; p. civile, il soggetto danneggiato dal reato che interviene come parte privata nel processo penale (costituendosi in esso col patrocinio di un difensore) per esercitare in tale sede l’azione civile volta a ottenere la restituzione e il risarcimento del danno; p. lesa, il soggetto danneggiato, materialmente o moralmente, da un reato. In senso fig., essere parte in causa, essere direttamente interessato in una questione; essere giudice e parte, lo stesso che essere giudice in causa propria, cioè giudicare di questioni in cui si è interessati, e quindi con parzialità, a proprio vantaggio. d. In senso più generico, con riferimento a gruppi belligeranti, a contendenti, a persone in contrasto, e sim.: lungamente con danno di ciascuna delle p. in tal guisa combatterono (Boccaccio); per sapere chi ha ragione bisogna sentire l’una e l’altra parte. Nel gioco del golf, ciascun giocatore o anche due giocatori che siano compagni di gioco. Locuzioni: stare, mettersi dalla p. di qualcuno, parteggiare per lui, appoggiarlo, condividerne le idee, le richieste, le rivendicazioni e sim.; prendere parte tra due contendenti, decidersi per l’uno o per l’altro; prendere le p. di qualcuno, prenderne le difese, sostenerlo in una lite e sim.; tenere dalla p. del più forte, del più debole, affiancarsi al primo o sostenere il secondo: bisognerebbe che tutti i preti fossero come vossignoria, che tenessero un po’ dalla p. de’ poveri (Manzoni). Per traslato: essere dalla p. della ragione, del torto, essere quello, fra due contendenti, che ha ragione o torto; mettersi, passare dalla p. del torto, di chi essendo l’offeso o avendo comunque ragione, si comporta in modo tracotante nei confronti dell’avversario, finendo perciò con l’avere torto. 5. a. Dall’uso della parola con valore distributivo («ciò che spetta o tocca a ciascuno»), nelle rappresentazioni teatrali (e, per analogia, anche in quelle cinematografiche), l’azione che svolge e l’insieme delle battute che dice ogni personaggio, e, per estens., il personaggio stesso che un attore interpreta: assegnare, distribuire le p.; imparare, provare la p.; sapere bene la propria p.; conoscere la p. a memoria (al contr., non sapere la p.); è riuscito ad avere una p., a farsi dare una piccola p.; avere, recitare la p. della prima donna, del caratterista, dell’amoroso, del brillante; fare la p. del tiranno, dell’eroe (o precisando, la p. di Otello, di Amleto, di Ofelia), interpretare tale personaggio; p. serie, tragiche, comiche, buffe; avere la prima p., la p. di protagonista, una p. di primo piano, di secondo piano o secondaria; p. facile, difficile; una bella, una brutta p., una p. antipatica (anche con riferimento al carattere del personaggio e ai sentimenti che suscita negli spettatori). b. In senso fig., compito, ufficio assegnato a una persona, o anche la funzione che essa compie in un determinato momento: affidare le p. (di un’attività, di un lavoro collettivo); io la mia p. l’ho fatta; esser sue p. dênno Deliberare e comandar altrui (T. Tasso), devono essere questi i suoi compiti, i suoi obblighi. Comune spec. in alcune frasi di uso fam.: non mi piace fare la p. del guastafeste, dell’intrigante, e sim.; è una p. ingrata quella che mi è assegnata; le p. più antipatiche toccano sempre a me; fare una p. odiosa, dover parlare o agire in modo da recare ad altri dispiacere o danno, per lo più senza averne l’intenzione, anzi spesso contro la propria volontà; hai finito col fare la p. dell’imbecille, dell’ignorante, ti sei comportato come se tu fossi realmente tale; fare la p. dell’ingenua, fingersi o volersi far passare per tale; le piace far la p. della vittima, atteggiarsi a vittima, assumerne l’aria; fare la p. del diavolo, tentare qualcuno, cercare di farlo cadere in colpa (o anche muovergli obiezioni, difficoltà, con l’intenzione di aiutarlo a chiarire un problema, a risolvere una situazione, ecc.); fare due, più, cento p. in commedia, fare il doppio gioco, comportarsi in modo ambiguo. c. fig. Modo di comportarsi nei confronti di una persona (e sempre con allusione a comportamento o ad azione biasimevole, che addolora perché immeritata, perché vi è in essa dell’inganno, del tradimento e sim.): è una p. che non mi aspettavo da lui; questa p. da te non me la meritavo davvero; certe p. non dovresti farmele; mi hai fatto una brutta p., una p. poco bella. Anche, talora, sgridata, aspro rimprovero: mi ha fatto una p.! (ma in questo senso più spesso partaccia). 6. Con usi analoghi in musica: a. Ruolo destinato a una voce o a uno strumento in una esecuzione di insieme (opera, concerto, ecc.): la p. del tenore nell’Aida (o anche, considerando il personaggio anziché la voce: la p. di Iago nell’Otello); la p. del flauto, del clarino, dell’oboe; la p. del violino, la p. del pianista, o del pianoforte, in un concerto per violino e orchestra, o rispettivam. per pianoforte e orchestra. b. Singola linea melodica in un brano a più voci scritto per varî esecutori o per un solo strumento: la p. del contralto in un mottetto vocale; la p. del basso in una fuga di Bach per clavicembalo. In questo sign. però è preferito il termine voce. In relazione al fatto che una parte è talvolta raddoppiata all’unisono o all’ottava, si distinguono p. reali, l’una diversa dall’altra e p. di raddoppio, dette più semplicem. raddoppî. c. estens. Foglio o fascicolo su cui un singolo cantante o strumentista legge la musica che egli esegue in una composizione per più esecutori (si dice anche p. staccata in quanto costituisce un estratto dalla partitura del brano eseguito): leggere, seguire la p.; portare la p. con sé. 7. Locuzioni: a. Avere parte in qualche cosa, parteciparvi insieme con altri, oppure averci a che fare, entrarci in qualche modo: avere p. in un’impresa, in un affare, in un intrigo; avere p. nel merito, nella colpa; ho anch’io avuto p. in quest’opera; io non ho avuto nessuna p. in tutta questa faccenda; non voglio avere p. in questi imbrogli; sono questioni in cui ha la sua p. anche l’interesse. Essere parte di qualche cosa, esserne uno degli elementi costitutivi: sono anch’io p. di questa società; analogam., essere p. integrante, e sim.; essere gran p. di un’impresa, di un avvenimento, contribuirvi in misura notevole con l’opera o col capitale, esserne il principale autore, organizzatore, ecc. (v. anche magna pars2). Far parte di qualche cosa, essere uno dei componenti, degli iscritti, e sim.: fare p. di un partito, di un gruppo; far p. della commissione, della giuria; di cose, essere elemento costitutivo, appartenere a: gli accessorî della vettura non fanno p. del capitale assicurato; anche questo fa p. del mestiere (e così, rischi che fanno p. del mestiere, e sim.). Prendere parte a qualche cosa, parteciparvi: prendere p. a una spedizione, a una manifestazione, a una iniziativa, a una festa, a un banchetto; prendere p. alla conversazione, a una disputa, a una rissa; fig.: prendere p. al dolore, alla gioia di una persona, far proprio il suo dolore o la sua gioia, condolersi o gioire con lei. Essere a parte di un fatto, esserne a conoscenza, averne avuto notizia. Fare parte (o, meno com., dare parte) di qualche cosa a qualcuno, annunciare, comunicare, darne notizia. Mettere, o chiamare, qualcuno a parte degli utili, del guadagno, farlo partecipare agli utili, al guadagno; mettere qualcuno a p. di una notizia, di un segreto, di una scoperta e sim., far sì che ne sia anch’egli a conoscenza. b. Locuz. avverbiali: a parte, separatamente (o, con valore aggettivale, separato, non congiunto agli altri o al gruppo degli altri): di questo ti scriverò a p., in altra lettera; me ne faccia un conto a p.; il vino è a p., non è compreso nel prezzo stabilito per i pasti o per la pensione; dell’edizione sono stati tirati cento esemplari a p., in carta di lusso; il mio è un ufficio a p.; a p. ciò che ti ho detto, ciò che abbiamo convenuto, non tenendone momentaneamente conto; col sign. di in disparte, è anche didascalia premessa, nel testo di un’opera teatrale, alle parole che l’attore dice a mezza voce, fingendo di parlare tra sé, per lo più in contrasto con ciò che dice ad alta voce, ma in pratica dirette al pubblico per fargli conoscere il suo intimo pensiero, nascosto agli altri personaggi. Da parte, in serbo: ho ancora una piccola somma da p.; bisogna mettere un po’ di soldi da p. per gli imprevisti, per le vacanze; prov., impara l’arte e mettila da p.; con altro sign., mettere da p. una pratica, o sim., non curarsene per il momento, sospenderne l’esame, la trattazione, oppure anche toglierla dal gruppo delle altre pratiche per riservarle una particolare attenzione; come sinon. di in disparte, in parecchie locuz.: lo chiamò da p. per comunicargli qualcosa in segreto; tirare qualcuno da p.; rimanere da p.; farsi o tirarsi da p., scansarsi, mettersi da un lato; fig., mettere, lasciare da parte, non tenere o non prendere in considerazione, trascurare: da quando è cambiato il direttore, alcuni funzionarî sono stati messi da p.; metti da p. gli scrupoli, le prevenzioni, i pregiudizî; lasciamo da p. le chiacchiere, i pettegolezzi, i complimenti. In parte, parzialmente, non interamente: ciò che affermi è vero solo in p.; In sul mio primo giovenile errore Quand’era in p. altr’uom da quel ch’i’ sono (Petrarca); determinato da aggettivi: in gran p., in buona p., in misura o quantità notevole: la colpa è in gran p. anche tua (con lo stesso sign., per gran p., per buona p.); in piccola, in minima parte. Con altro valore, in parte, in disparte: se ne stava lì in p., senza parlare con nessuno; E solo, in p., vidi ’l Saladino (Dante). Non com., parte per parte, partitamente, ogni parte per sé: esaminare, verificare p. per p., e sim. Da una p., da un lato, in un certo senso, per certi riguardi: da una p. è vero; da una p. hai ragione anche tu; d’altra p., o dall’altra p., per un altro rispetto, del resto: d’altra p., che cosa ci posso fare io?; spesso in correlazione fra loro: da una p. vorrei aiutarlo, ma dall’altra capisco che non se lo merita. 8. a. Con valore avverbiale, in espressioni correlative, è usato spesso il semplice parte col sign. di in parte: è riuscito a cavarsela p. con l’astuzia, p. con la fortuna; il suo successo è dovuto p. alle sue capacità, p. a fortunate circostanze. b. Anticam., come vero e proprio avv., intanto, frattanto: «Come!», diss’elli, e parte andavam forte (Dante); E parte il tempo fugge Che, scrivendo d’altrui, di me non calme (Petrarca), non mi cale, non m’importa di me, non penso a me. Seguito da che, equivaleva a mentre, come cong. temporale: parte che lo scolare questo diceva, la misera donna piagneva continuo (Boccaccio). ◆ Dim. particina (v.), particèlla (v.); spreg., non com., partùccia; pegg. partàccia (v.).