ebreoebrèo agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. hebraeus, gr. tardo ἑβραῖος, adattam. della voce aramaica corrispondente all’ebr. ῾ibrī (pl. ῾ibrīm), dal nome del supposto capostipite ῾Ēber]. – 1. a. Appartenente [...] . E. errante, persona irrequieta, che non trova mai pace e si sposta continuamente (dal personaggio dell’ e. errante, leggendario ebreo, di nome Buttadeo o Aasvero, condannato a errare senza tregua sino alla fine del mondo, per avere schernito Gesù ...
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errante
agg. [part. pres. di errare; nel sign. 2, calco del fr. errant, part. pres. dell’ant. errer «camminare», der. di erre «viaggio», che è il lat. iter]. – 1. Che erra, che va qua e là (anche con [...] l’errante fantasia mi porta (Foscolo). 2. Che cammina senza posa; con questo senso, solo nelle locuz. ebreo e., cavaliere e. (v. ebreo; cavaliere). 3. In zoologia, anellidi e. (lat. scient. Errantia), sottoclasse di anellidi policheti che conducono ...
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giudeo
giudèo (ant. o pop. giudìo) agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. Iudaeus, gr. ᾿Ιουδαῖος, propr. «appartenente alla tribù di Giuda (personaggio biblico, quarto figlio del patriarca Giacobbe)»]. – 1. [...] ., e con valore spreg., la parola è usata, in senso fig., con lo stesso sign. attribuito dalla tradizione antisemitica a ebreo (v.); meno spesso, per riferimento alla condotta tenuta dai Giudei relativamente alla morte di Cristo (e anche, per un più ...
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empatizzare v. intr. 1. In psicologia, provare empatia. 2. Per estensione, nella lingua corrente, sentire la condizione altrui come se fosse la propria; immedesimarsi. ◆ Il Vogliolo [Giuliano V., autore [...] con la miseria del contadino langhetto, col suo senso della morte, con la sensualità delle donne di quel luogo, con l'Ebreo Errante, con la grandine, il malocchio e i falò, con Pinolo Scaglione, l'amico di Cesare Pavese, «tornato a suonare clarino ...
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quartiere
quartière (ant. quartièro) s. m. [der. di quarto, sul modello del fr. quartier]. – 1. La quarta parte di determinati oggetti, elementi o strutture: a. In araldica, sinon. di quarto, nel sign. [...] , ottocentesco; il vecchio, il nuovo q.), e anche etniche, secondo l’etnia prevalente dei residenti (q. arabo, ebreo, cinese, ecc.). Consiglio di quartiere, organo elettivo amministrativo costituito in ogni quartiere di una grande città con funzioni ...
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puntiglio
puntìglio s. m. [dallo spagn. puntillo, propr. dim. di punto (de honor)]. – Ostinazione caparbia nel sostenere un’idea o nel tenere un certo comportamento solo per partito preso o per falso [...] e che erano lazzaroni era per prenderli nel p. (Vittorini); o con quello di cavillo, sofisticheria, sottigliezza: queste son ben ragioni d’ebreo! – esclamò Scacerni, sovvenendogli un modo popolare per dire sofisticherie e puntigli (Bacchelli). ...
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sabra
(o sabre) s. m. e f. e agg. [dall’ebr. mod. ṣabbār, propr. «fico d’India, cactus»], invar. – Ebreo nato in Palestina (o in Israele dopo la costituzione dello Stato d’Israele), così definito con [...] allusione scherz. al suo carattere superficialmente rude ma nel fondo generoso e gentile ...
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scriba
s. m. [dal lat. scriba, der. di scribĕre «scrivere»] (pl. -i). – 1. a. letter. ant. Scrivano, amanuense; talvolta, trascrittore: Ché a sé torce tutta la mia cura Quella materia ond’io son fatto [...] ). Per estens., persona che compie un lavoro di copia e di scrittura (v. anche amanuense, copista). b. Nella tarda età biblica e nella prima età postbiblica, dotto ebreo seguace del farisaismo, caratterizzato da un accentuato formalismo religioso. ...
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dispersione
dispersióne s. f. [dal lat. dispersio -onis, der. di dispergĕre (v. dispergere), ma sentito, nella maggior parte dei sign., come der. di disperdere]. – 1. Il disperdere o disperdersi; l’essere [...] disperso: la d. del popolo ebreo (storicamente detta diaspora); d. del patrimonio; d. della proprietà terriera, frammentazione della terra in molte piccole proprietà; d. dei voti, nelle elezioni (v. disperdere); d. di forze, di energie; d. di calore. ...
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yiddishofono
s. m. e agg. Chi o che si esprime in yiddish, lingua propria delle comunità degli ebrei ashkenaziti, che si caratterizza per la fusione di elementi tedeschi, ebraico-aramaici, neolatini [...] , Stampa, 25 aprile 2000, p. 21, Società e Cultura) • In scena vi è un gruppo di sette buontemponi, vi è un regista ebreo americano che decide di realizzare un film sul «Mercante» come nessuno l’ha mai realizzato (in yiddish, appunto); e poi c’è lei ...
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Nome con cui è noto il medico e filosofo ebreo Yĕhūdāh Abrabanel o Abravanel (n. Lisbona tra il 1460 e il 1465 - m. in Italia prima del 1535). Nel 1484, essendo il padre, già ministro e tesoriere di re Alfonso V, sospettato di congiurare contro...
Una delle più diffuse leggende del Medioevo, che ha avuto numerose elaborazioni in tutte le letterature europee: narra di un ebreo che schernì Gesù sulla via del Calvario e per castigo fu condannato a errare senza tregua sino alla fine del mondo,...