Acciaio
Tra il 2000 e il 2005 la produzione siderurgica mondiale, soprattutto per effetto dello spettacolare sviluppo cinese e, in parte, per la ripresa delle economie in transizione, è mediamente cresciuta del 5,9% all'anno. È un tasso superiore al 5,6% registrato nel periodo di grande espansione postbellica, fra il 1950 e il 1974.
La divisione geografica
La geografia mondiale dell'a. sta mutando velocemente. Nei Paesi in rapido sviluppo il settore è stimolato dalla necessità di soddisfare il crescente fabbisogno di prodotti siderurgici, sempre più richiesti sia dalle imprese sia dalle famiglie. La produzione aumenta anche in alcuni Paesi esportatori di petrolio che, allo scopo di evitare i rischi della monocoltura, investono anche nella costruzione di acciaierie. Al contrario, altri Paesi, i cui risultati economici sono lusinghieri, sono diventati produttori di a. di importanza relativamente ridotta.
Tra il 1990 e il 2004 la ripartizione della produzione di a. grezzo per continenti ha mostrato una forte crescita dell'importanza relativa dell'Asia (dal 33,5% del totale mondiale al 50,7%) e un aumento più modesto dell'America Latina, dal 5,0% al 6,2%. A tali risultati si è contrapposta la perdita di importanza di quasi tutte le altre aree, a cominciare dai Paesi dell'ex URSS, scesi dal 19,2% al 10,2%, in conseguenza della necessaria eliminazione di impianti obsoleti e inquinanti. La marcata diminuzione nell'Unione Europea e in alcuni Paesi che attendono di farne parte (dal 26,3% al 19,4%) è dovuta in buona misura al riassetto delle siderurgie in molti dei nuovi membri, quali Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia; per la parte restante è conseguenza della terziarizzazione in alcuni dei Paesi economicamente più avanzati. Lo stesso può dirsi del Nord America, che scende dal 13,2% all'11,1%. Negli Stati Uniti si segnala anche una persistente crisi della siderurgia, che negli ultimi decenni del 20° sec. non ha partecipato al riassetto compiuto dalle imprese nei Paesi europei per migliorare produttività ed efficienza. Espressione della difficoltà a uscire da una situazione di diffuso sottosviluppo è il caso dell'Africa, che vede un ristagno del suo peso relativo (dall'1,7% all'1,6%).
In Asia lo sviluppo della produzione di a. si è concentrato nei Paesi del Sud-Est (Cina, Corea del Sud, Taiwan, Thailandia) e in quelli esportatori di petrolio del Golfo. Il Giappone, ormai giunto a una posizione di maturità, con 112,7 milioni di t nel 2004 non è molto al di sopra dei 110,3 del 1990. Altri Paesi, come Pakistan, Bangla Desh, Corea del Nord, Myanmar, Filippine, Srī Laṅkā, Vietnam, hanno una produzione che non è affatto proporzionata alla loro consistenza demografica.
Lo sviluppo tecnologico
Dopo le grandi innovazioni degli ultimi decenni del 20° sec. (per es., convertitori a ossigeno, colata continua, automazione spinta, tecniche per ridurre l'inquinamento), proseguono gli sforzi per migliorare le tecnologie siderurgiche in tutte le fasi della produzione.
Molte pratiche un tempo diffuse ma ormai obsolete sono in via di estinzione, grazie anche alla conversione dei Paesi ex socialisti all'economia di mercato. È il caso dei vecchi procedimenti di colata in lingottiera, quasi ovunque sostituiti dalla colata continua, che per l'insieme del mondo conta nel 2004 per il 90,4% del totale. Due aree sono in ritardo: la Comunità degli Stati indipendenti (CSI) e l'India, anche se la prima sta compiendo significativi progressi.
Il forno elettrico è invece in forte espansione. La produzione mondiale di a. elettrico è cresciuta dell'80% fra il 1992 e il 2003, a fronte di un 34% dell'a. nel suo insieme. Sempre nel 2004 la produzione con i convertitori a ossigeno è stata il 63,0% del totale, mentre un residuale 3,2% ha riguardato i forni Martin.
Occupazione e produttività
L'aumento della domanda per il momento non determina strozzature; ancora negli ultimi anni del 20° sec., infatti, le acciaierie mondiali denunciavano preoccupanti eccessi di capacità, poi assorbiti per far fronte alla crescente domanda cinese. Nonostante il forte sviluppo della domanda, si riscontra una generale prudenza da parte dei siderurgici nell'accrescere le capacità: gli investimenti sono soprattutto diretti a migliorare la qualità del prodotto e l'efficienza dei processi. Un indicatore significativo dell'evoluzione qualitativa delle produzioni è la crescente importanza degli a. inossidabili. I risultati degli sforzi per aumentare la produttività sono sintetizzati dalla produzione di a. per addetto, passata fra il 1990 e il 2003 da 350 t annue a 600 nell'Unione Europea (a Quindici), da 400 a 600 in Nord America, da 360 a 640 in Giappone. Nel contempo l'occupazione diminuiva costantemente, passando, nei Paesi che partecipano alle rilevazioni statistiche dell'IISI (International Iron and Steel Institute), da 1.264.000 unità nel 1990 a 790.000 nel 2003.
Le dimensioni dei produttori
La siderurgia mondiale si sta avviando verso dimensioni sempre maggiori, dando vita assai di frequente a gruppi transnazionali. Nel 1989 i primi dieci grandi gruppi avevano una produzione pari al 19,3% del totale mondiale; nel 2004 la percentuale era salita al 26,5%. In questo frattempo la loro dimensione media è passata da 15,1 milioni di t a 28,1. Nel 1989 i primi dieci gruppi erano eminentemente nazionali; nel 2004 tre di essi hanno carattere multinazionale.
L'approvvigionamento di materie prime
Lo sviluppo della produzione mondiale di a. comporta una crescente domanda di materie prime, e quindi tensioni sui prezzi. I rincari dell'a. sono infatti soprattutto dovuti ai prezzi sempre maggiori delle materie prime, i cui mercati sono sottoposti a forti pressioni, soprattutto da parte cinese. I rincari più significativi riguardano il minerale di ferro, che la Cina produce in grandi quantità ma con un contenuto metallico assai basso, e il cui impiego presenta tra l'altro l'inconveniente di un elevato consumo di coke per la fusione. Perciò la Cina tende ad approvvigionarsi in misura crescente in altri Paesi, e nel 2004 ha importato minerale di ferro per 208 milioni di t, con un incremento del 40,5% rispetto ai 150 del 2003. In conseguenza di questa pressione della domanda, al 1° aprile 2005 buona parte dei contratti a lungo termine stipulati dalle grandi compagnie estrattive con i maggiori clienti registravano aumenti di prezzo del 71,5% rispetto all'anno precedente. Anche sui mercati internazionali del rottame, un materiale la cui offerta è relativamente rigida, i prezzi tendono a crescere. Al contrario di quanto è accaduto per il minerale di ferro, la Cina è tuttora un grande produttore di carbone, sia termico sia metallurgico (carbone da coke), ed è il secondo esportatore mondiale dopo l'Australia, con il 20% delle vendite mondiali. Tuttavia la forte espansione degli altiforni nazionali ha portato a una riduzione delle esportazioni, dai 93 milioni di t del 2003 agli 80 del 2004, con conseguenti sensibili rincari. A tutti questi fattori si deve aggiungere l'incremento dei noli marittimi: non va dimenticato infatti che in questo settore buona parte del commercio con l'estero avviene via mare.
I prodotti intermedi
La produzione di a. avviene per il 63% con il processo a ciclo integrale, con altiforni abbinati ai convertitori a ossigeno. La produzione di ghisa, che si ottiene con i primi, si sviluppa quindi in parallelo con quella dell'acciaio. Nel 2004 è stata di 717,7 milioni di t, evidenziando un incremento del 7,1% rispetto a quella dell'anno precedente, di 670,1. Diverso il caso dei forni elettrici, che impiegano prevalentemente rottame. Il forte sviluppo di questo procedimento, la cui produzione è salita nel mondo da 296 milioni di t nel 2001 a 357 nel 2004, e le difficoltà obiettive che si frappongono a una parallela crescita nella disponibilità di rottame, hanno stimolato la produzione di minerale preridotto, che fra il 2001 e il 2004 è cresciuta del 38%. Si tratta per il momento di quantità ancora relativamente modeste, a causa dei problemi tecnici connessi con il trasporto marittimo, ma è significativo l'interesse per questo procedimento, che come materiale riduttore impiega il gas naturale, da parte dei Paesi produttori di petrolio.
Il caso dell'Italia
Nel nostro Paese il consumo apparente di a. è ammontato nel 2004 a 34,73 milioni di t in peso-lingotto, con un incremento del 2,6% rispetto ai 33,86 del 2003, un risultato che non concorda con il debole sviluppo della nostra economia. Infatti, secondo le tradizionali rilevazioni sull'elasticità consumo-reddito, aumenti della domanda di prodotti siderurgici si hanno solo se il PIL cresce almeno del 2-3%. Dal lato dell'offerta, la nostra siderurgia si adopera per soddisfare i fabbisogni dei settori utilizzatori. Nel 2004 la produzione di a. grezzo (28,4 milioni di t) è cresciuta del 5,9% rispetto all'anno precedente. L'Italia è il secondo produttore nell'Unione Europea dopo la Germania, precedendo Francia e Gran Bretagna. Nel 1973 la Germania era al primo posto, la Gran Bretagna al secondo, la Francia al terzo e l'Italia al quarto.
Per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico, si possono segnalare i buoni risultati conseguiti con il procedimento ISP (Inline Strip Production), per la produzione in continuo di lamiere sottili, e con le due più recenti innovazioni introdotte nella tecnologia della laminazione, la EWR (Endless Welding Rolling), che grazie alla saldatura on-line delle billette consente una produzione ininterrotta del laminatoio, e quella congiunta della ESL (Endless Spooler Line), ossia la linea avvolgitrice che permette di alimentare senza interruzione il laminatoio a freddo a valle.
bibliografia
F. Pirro, La siderurgia europea e mondiale dal secondo dopoguerra a oggi, in La civiltà del ferro: dalla preistoria al 3° millennio, a cura di W. Nicodemi, Milano 2004, pp. 371-487; M. Fumagalli, Breve profilo della siderurgia mondiale al volgere del secolo, in La metallurgia italiana, 2005, 6-7, pp. 63-64; International Iron and Steel Institute, Steel statistical yearbook 2005, Brussels 2005.