Acerenza
(lat. Acerentia, Acheruntia, Acherontia)
Centro della Basilicata in prov. di Potenza, A. sorge su una rupe tufacea cui deve in gran parte le caratteristiche e l'aspetto di baluardo fortificato. Antica città lucana, dagli ultimi anni della repubblica fu colonia romana. Contesa per la sua rilevanza strategica da Goti e Bizantini, fu importante gastaldato longobardo, prima aggregato al ducato di Benevento e, dall'849, al principato di Salerno, rispetto al quale però mantenne la propria autonomia, mentre non poté sottrarsi all'influenza bizantina, come mostra l'assegnazione della sua cattedrale alla diocesi metropolitana di Otranto (968). Per reazione a questo atto, Benedetto VII (983) incluse A. tra le suffraganee della nuova provincia ecclesiastica latina di Salerno, ma la rivendicazione rimase senza effetti concreti: infatti un documento catapanale del 1001-1002 mostra il kástron di Akeréntza ('Αϰεϱέντζα) amministrativamente dipendente dal tema di Lucania e, nel 1041, un vescovo della città è presente nelle file bizantine alla battaglia di Montemaggiore sull'Ofanto. Con l'avvento dei Normanni la città fu assegnata (1043) ad Asclettino, fratello di Rainulfo conte di Aversa, e munita di nuove fortificazioni. Nel 1061 A. venne nuovamente conquistata dal Guiscardo e da allora ebbe un ruolo rilevante nella politica normanna in Italia meridionale: il prestigio del suo presule Arnaldo è testimoniato dalla mediazione che Gregorio VII gli richiese (1076) presso Roberto e Ruggero d'Altavilla. La città si mantenne fedele ai nuovi dominatori, salvo quando, nel 1132, i cives aderirono alla rivolta promossa da Tancredi di Conversano e scacciarono un funzionario regio, indice questo di una latente ma precoce aspirazione autonomistica, che assimila A. ai comuni dell'Italia settentrionale (Fasoli, Bocchi, 1973). Alla fine del periodo svevo A. fu coinvolta nelle lotte tra Manfredi e Carlo d'Angiò. Con gli Angioini ebbe il ruolo di città regia e da Ferdinando I d'Aragona ricevette un nuovo stemma (1476); successivamente seguì la sorte di progressiva decadenza comune alle altre città feudali del regno.
Monumento principale della città, tra i maggiori in ambito regionale, è la cattedrale dedicata all'Assunta e a s. Canio, che sorge nella parte più alta della rocca e presenta una pianta con deambulatorio e tre cappelle radiali (un'altra cappella si apre su ciascuno dei bracci del transetto), di evidente derivazione normanna, collegabile a quelle della cattedrale di Aversa e della Ss. Trinità di Venosa: la cronologia relativa dei tre edifici è stata oggetto di divergenti tesi da parte degli studiosi. La costruzione della cattedrale di A., elevata ad archidiocesi forse già da Nicolò II (Kehr, 1962, pp. 452-453), è riferita al 1080 in occasione del ritrovamento delle reliquie di s. Canio (Lupo Protospatario, Annales; Romualdo Salernitano, Chronicon) oppure agli inizi del sec. 12°, a seguito del distruttivo incendio del 1090 tramandato dagli stessi cronisti. Della fabbrica originaria rimangono transetto e absidi, decorate esternamente con archetti pensili su lesene e colonnine (reimpiego di materiale antico e altomedievale), il portale di tipo pugliese, con archivolto e stipiti scolpiti e protiro mutilo; la decorazione di quest'ultimo manifesta assonanze con modelli della Francia meridionale, ma recentemente invece è stata avanzata un'attribuzione a Sarolo di Muro (Arte in Basilicata, 1981). Prima dei restauri, sulla facciata era posto un busto di fattura antica (forse Giuliano l'Apostata) o federiciana, oggi conservato in un locale adiacente all'ingresso.
Bibliografia
Fonti:
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Romualdo Salernitano, Chronicon, a cura di C.A. Garufi, in RIS2, VII, 1, 1909-1935;
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Letteratura critica:
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G. Fasoli, F. Bocchi, La città medievale italiana, Firenze 1973;
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