Secondo la Bibbia, il primo uomo creato da Dio, progenitore del genere umano.
Nella Bibbia (Genesi 1-5) la creazione dell'uomo è narrata in due racconti. Nel primo essa avviene il sesto giorno, mediante la seguente deliberazione: "facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza". Nel secondo racconto "Dio formò l'uomo dal fango della terra, gli insufflò nelle narici un alito di vita e l'uomo divenne anima vivente". Si narra poi come Dio collocò Adamo nel "giardino di Eden in Oriente… per lavorarlo e custodirlo"; lì erano l'albero della vita e quello della conoscenza del bene e del male e Dio permise ad Adamo di cibarsi dei frutti di ogni albero, tranne che di quest'ultimo. Ma Adamo era solo; Dio gli condusse tutti gli animali, ma nessuno era atto a essergli d'aiuto; per questo, da una delle costole di Adamo addormentato, Dio formò la donna, Eva. Vedendola, Adamo riconobbe in lei la sua forma femminile e si ebbe così la prima coppia umana. Eva cedette al serpente, mangiò il frutto proibito e indusse Adamo a trasgredire il divieto; con ciò "si aprirono loro gli occhi" e si resero conto della loro nudità, di cui prima non sentivano vergogna. La punizione divina condannò la donna a partorire con dolore e a essere sottomessa all'uomo; e Adamo a procurarsi "col sudore del volto" il pane, lavorando la terra. Dio rivestì poi Adamo ed Eva di tuniche di pelle e li cacciò dal Paradiso. Adamo ebbe poi da Eva i figli Caino e Abele, quindi, in età di 130 anni, Seth; visse ancora altri 800 anni.
I due racconti della Genesi sono attribuiti a due fonti diverse: al Codice sacerdotale (P) il primo, allo Yahwista (J) il secondo (→ Bibbia). Vari studiosi li hanno comparati ai miti (specie babilonesi) della creazione e alle leggende primitive dei cosiddetti progenitori mitici. Gli esegeti cristiani segnalano nel racconto biblico caratteristiche particolari, tra cui l'origine di Adamo da Dio creatore senza intermediari; la regalità dell'uomo sulla natura; la famiglia monogamica; il peccato originale. Paolo contrappone ad Adamo, che introdusse nel mondo il peccato e la morte, capo dell'umanità decaduta, il 'nuovo Adamo', Cristo, capo dell'umanità redenta. Adamo, come tutti i patriarchi (e lo stesso Gesù), è detto "profeta" nel Corano, mentre rimane estraneo all'Islam il concetto delle conseguenze del peccato originale sui discendenti di Adamo, e quindi della necessità della redenzione per opera di Gesù.
Adamo compare in numerose leggende giudaiche: Adamo ed Eva furono creati ventenni; Dio, e anche gli angeli, rimasero lungamente in dubbio se creare Adamo, ma poi la misericordia divina prevalse; gli angeli s'inchinarono innanzi ad Adamo, ammirando in lui la somiglianza di Dio, e Satana, che non volle, fu punito, e così divenne nemico dell'uomo.
A partire dal Medioevo, specie il teatro, ha tratto da Adamo e dalla sua leggenda i più ricchi motivi. Il più antico dramma, tutto in volgare, che si conosca è l'anglo-normanno Jeu d'Adam, o Representacio Adae, 1300 versi ottosillabi e decasillabi di anonimo del 12° sec. (ed. V. Luzarche, 1854); seguirono La creación del mundo y primera culpa del hombre di Lope de Vega, la tragedia giovanile di Ugo Grozio (1583-1645), Adamus exsul (1601), che ispirò poi quella di Joost van den Vondel (1587-1679), Adam in Ballingschap (1664); l'Adamo (1613) di G.B. Andreini (1578-1654), rappresentazione sacra in 5 atti con parti cantate, che ebbe risonanza anche fuori d'Italia e che, forse, in qualche modo influenzò la figura di Adamo che compare in Paradise Lost (Paradiso perduto, 1667) di J. Milton (1608-1674), opera con la quale ha certamente punti di contatto. Quello di Milton è un poema in dodici libri, il cui scopo è "di giustificare all'uomo le azioni del Signore" mostrando che la punizione di Adamo ed Eva è giusta perché essi peccarono forniti di libero arbitrio, scegliendo deliberatamente il male invece che il bene. Il loro peccato consiste nell'avere disubbidito al divieto del Signore, non già nell'atto carnale, secondo la tradizione popolare, perché l'amore coniugale è prescritto dal Signore stesso, che istruisce Eva nei riti nuziali. Ma Eva ha dato ascolto al serpente e ha rotto l'unico divieto del Signore; Adamo la imita pur comprendendo meglio di lei l'enormità del suo peccato, ma non volendo essere separato da lei anche nella punizione e nella morte. L'inesorabile sentenza divina li caccia dal paradiso nella terra dove ora si abbattono la morte, la discordia, la guerra; e il poema si chiude con due versi sublimi nella loro semplicità, mostrando Adamo ed Eva che con passi incerti e lenti avanzano per la terra ignota, soli, tenendosi per mano, uniti ancora e sempre nell'infelicità.
Adamo è presente nella tragedia in prosa di F.G. Klopstock, Der Tod Adamus (Morte di Adamo, 1757) e nel Cain (Caino, 1821) di G. G. Byron (1788-1824); è, infine, il protagonista del poema incompiuto El diablo mundo (1840-41) di J. de Espronceda y Delgado (1808-1842), dove ottiene di ritornare dalla vecchiezza alla gioventù e di poter compiere un'esperienza del tutto nuova, materiale e sensuale, della vita e del mondo; ma infine riesce a elevarsi a Dio.