Processo fonetico per cui una consonante occlusiva perde la soluzione esplosiva e assume quella fricativa, trasformandosi in consonante affricata. L'a. si è verificata nel passaggio dal latino classico al latino volgare per le occlusive velari sorde e sonore seguite dalle vocali e ed i (per es., in cella, gingiva la pronuncia ‹kella, ghinghiva› si trasforma in ‹čella, ǧinǧiva›) e per le occlusive dentali sorde e sonore seguite da i semivocale (così dal lat. class. gratia e medius si avranno in ital. grazia e mezzo). L’italiano possiede tre fonemi affricati: un'affricata alveolo-palatale sorda, il cosiddetto c dolce ‹č›, che appare in celare o mancia; un'affricata alveolo-palatale sonora, il cosiddetto g dolce ‹ǧ›, che appare in gelo, mangia; un'affricata alveolare, che ha due varianti libere, una sorda e una sonora (sorda in marzo ‹ts›, sonora in zelo).