Africa orientale italiana
(AOI) Nome col quale venne designato, con regio decreto 1° giugno 1936, il complesso dei territori costituito dagli antichi possedimenti coloniali italiani della Somalia e della Colonia eritrea e dall’impero etiopico. Retta da un governatore generale, con titolo di viceré (che poteva valersi del consiglio di apposite consulte tecniche), l’AOI era ripartita nei governi dell’Amhara (con capoluogo Gondar), dei Galla e Sidama (Gimma), dello Harar (Harar) e dello Scioa (Addis Abeba, sede del viceré), più i governi dell’Eritrea (ingrandita del Tigray e d’una parte della Dancalia) e della Somalia (ingrandita dell’Ogaden). Tale divisione in parte rispecchiava differenze linguistiche, etniche e religiose. I sei governi erano a loro volta ripartiti in commissariati e residenze, che rispondevano essi pure a suddivisioni di regioni fisiche o gruppi etnici minori.
L’acquisto di Assab da parte della compagnia di navigazione Rubattino e il successivo passaggio allo stato (1882), portarono ai primi contatti ufficiali dell’Italia con l’impero di Etiopia e a un graduale tentativo di penetrazione italiana, sfociato alla fine nella costituzione della colonia dell’Eritrea, nel Trattato di Uccialli e nella Prima guerra italo-etiopica del 1895-96. La pace di Addis Abeba (1896) se impedì ulteriori tentativi d’espansione verso l’Etiopia dalla zona eritrea, non rese però impossibile la continuazione di quelli verso il territorio somalo, che, iniziati nel 1885, portarono in seguito alla costituzione della colonia della Somalia Italiana. La definizione dei confini delle due colonie con l’Etiopia non fu, tuttavia, esente da contrasti e da incidenti e si giunse a un accordo soddisfacente solo con la convenzione del 31 dic. 1906 per il confine eritreo-etiopico e con quella del 16 maggio 1908 per il confine somalo-etiopico. Si trattò tuttavia di accordi di valore limitato, e per i primi decenni del 20° sec. l’influenza francese, inglese e persino tedesca si fece sentire nell’impero etiopico più di quella italiana. Solo con l’avvento dell’imperatrice Zauditù (1917) la presenza italiana tornò a essere sensibile, con l’appoggio dato dal governo italiano a ras Tafari «erede del trono di Etiopia » (viaggio a Roma nel 1924) e – dopo un progetto, non messo in atto, di penetrazione violenta (accordo italo-inglese del 1925) – si concretò in una serie di manifestazioni cordiali (viaggio del duca degli Abruzzi ad Addis Abeba nel 1927) e infine nel trattato ventennale di amicizia del 2 ag. 1928. Quando nel 1930 ras Tafari divenne imperatore col nome di Hailè Selassiè I, i rapporti si raffreddarono. Motivo occasionale della Seconda guerra italo-etiopica del 1935-36 fu l’incidente di Ual-Ual, una postazione sul confine somalo in territorio etiopico, del 5 dic. 1934; ma la guerra si spiega considerando lo sviluppo che il governo fascista intendeva dare alla politica coloniale italiana e la distensione allora in atto nei rapporti italo-francesi. Pur seguendosi la procedura arbitrale per l’incidente di Ual-Ual prevista dal patto di amicizia del 1928, si giunse assai presto alla mobilitazione delle forze da ambedue le parti, mentre varie diplomazie europee entravano in movimento per impedire il conflitto. Al contrario, il governo francese di P. Laval si accordò con Mussolini (genn. 1935), garantendo il proprio sostegno all’Italia in caso di guerra. Fallito l’intervento sia della Società delle Nazioni, che poi decise sanzioni contro l’Italia, sia dell’Inghilterra (viaggio del ministro Eden a Roma, invio della flotta inglese nel Mediterraneo), si giunse alla guerra. L’aggressione scattò il 3 ott. 1935, allorché 10.000 ascari guidati da E. De Bono avviarono l’offensiva. Il genero del negus, Hailè Selassiè Gugsà, si schierò con l’esercito invasore, favorendone l’avanzata. Il 6 ott. gli italiani occuparono Adua, con un’azione il cui significato simbolico era quello di riscattare la sconfitta subita nel 1896. Il 15 fu occupata Axun, mentre un provvedimento di «abolizione della schiavitù» servì a fornire una giustificazione ideologica alla guerra, adeguatamente sostenuta dalla macchina propagandistica del regime in Italia. Macallè veniva conquistata il 9 nov. L’Italia intanto era colpita dalla condanna e dalle sanzioni della Società delle Nazioni (7 ott., 18 nov.), e ulteriore sdegno suscitò l’uso di gas tossici e bombe all’iprite, vietato dalla Convenzione di Ginevra, nei mesi successivi. Pur in presenza di una resistenza accanita in tutto il Paese, le truppe italiane riuscirono infine a conquistare l’Etiopia; Hailè Selassiè fuggì all’estero. Le armate di Badoglio arrivarono a Addis Abeba il 5 maggio 1936; pochi giorni dopo fu proclamato l'impero, e l’E. entrò a far parte dell’AOI con l’Eritrea e la Somalia.
Costituita l’AOI, il governo coloniale, affidato ai viceré P. Badoglio (10 maggio-11 giugno 1936), R. Graziani (21 giugno 1936-20 nov. 1937) e Amedeo di Savoia duca d’Aosta (dal 20 nov. 1937), ebbe da risolvere non pochi difficili problemi: la repressione dei residui centri di resistenza (con episodi drammatici come l’eccidio di Lechemti, la cattura dell’Abuna Petros nel 1936, l’attentato del 19 febbr. 1937 contro Graziani, il massacro di Amezegna Washa, a Zerét nello Scioa, nel 1939); l’abolizione della struttura dell’impero etiopico (parità tra le varie popolazioni, effettiva e non più soltanto teorica abolizione della schiavitù, ecc.) e un suo parziale ammodernamento; lo sviluppo economico-sociale del paese (creazione di una vasta rete stradale; esplorazione del sottosuolo, ecc.). Sul piano metropolitano, venne affrontato il problema del riconoscimento internazionale del nuovo possesso e del titolo di imperatore di Etiopia assunto dal re d’Italia; il 16 e il 19 nov. 1938 fu ottenuto tale riconoscimento anche da parte delle due potenze maggiormente ostili, ossia l’Inghilterra e la Francia. In seguito agli avvenimenti militari della seconda guerra mondiale e al trattato di pace di Parigi del 1947, l’AOI ha cessato di esistere e al suo posto sono subentrati il regno di Etiopia, l’Eritrea prima come unità autonoma federata con l’Etiopia e sotto la sovranità della corona d’Etiopia (decisione dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 2 dic. 1950), quindi (dal 14 nov. 1962) come parte dell’Etiopia stessa, e la Somalia come Stato per dieci anni affidato all’amministrazione fiduciaria dell’Italia (decisione dell’ONU del 21 nov. 1949; trasferimento del territorio all’amministrazione italiana il 1° apr. 1950), quindi (dal 26 giugno 1960) come repubblica indipendente, cui è stata unita la Somalia ex britannica.