agente
. Il termine a. (latino agens, greco τὸ ποιοῦν) ricorre solo in Convivio, ed è usato nel senso tecnico fissato dalla filosofia aristotelica.
Aristotele tratta la dottrina del ποιεῖν ϰαὶ πάχειν (agerepati, actio-passio) in Categ. 4, 1b 28; 2a 3-4; 9, 11b 1-7 e soprattutto in Gener. I 7-9, 323b 1-327a 29. A. per Aristotele è tutto ciò che opera producendo un effetto in una realtà detta ‛ paziente ', in modo tale che il paziente venga assimilato all'a.; reciprocamente, l'azione dell'a. risulta condizionata dalla disposizione del paziente. Quella dell'a. è azione causale, giacché l'a. è causa efficiente (Metaph. V 2 1013a 30-32 " principium permutationis primum aut quietis, ut... omnino efficiens facti " [" ὅλως τὸ ποιοῦν τοῦ ποιουμένου"].
Di questa dottrina D. richiama i seguenti principi: a) disposizione del paziente all'azione dell'a., in II IX 7 e IV XX 7, per cui D. stesso rinvia al De Anima di Aristotele (II 4, 414a 11 e non II 2, 414a 25 come vuole il Moore [Studies, I 114; cfr. Busnelli-Vandelli, ad l., e F. Groppi, D. traduttore, 70-71 e 208]. È da notare, per l'occorrenza di IV XX 7, che la formulazione dantesca del principio rende assai da vicino il testo aristotelico); b) assimilazione del paziente all'a., in III XIV 2, dove D. si richiama al caso degli agenti naturali, o cause agenti nel mondo fisico, constatabili con piena evidenza (vedemo manifestamente; v. anche causa; causare); c) aumento nell'a. della ‛ passione ' quando più esso si unisce al paziente (III X 2), per cui D. rinvia ad Aristotele (Gener. I 9, 326b 29 ss.; cfr. il commento di s. Tommaso lect. 23, Cont. cent. II 19-20, e Alberto Magno Generat. et corrupt. I V 20). Infine (III XIV 4) primo agente è detto Dio, del quale si descrive l'azione, ricorrendo all'immagine della luce, come operante in due modi: nelle intelligenze motrici opera per modo di diritto raggio (santa mezzo, direttamente), mentre negli altri esseri opera per modo di splendore reverberato, ‛ ripercuotendosi ' dalle Intelligenze prima illuminate (cfr. Pd XIII 52 ss. e Convivio, ed. Busnelli-Vandelli, I, app. V, 464-466).
Bibl. - E. Moore, Studies in D., la serie, Oxford 1896; B. Nardi, La filosofia di D., in Grande Antologia Filosofica, IV, Milano 1954; F. Groppi, D. traduttore, Roma 19622.