Alessandro I Pavlovič zar di Russia. - Sovrano riformista e di spirito sostanzialmente liberale, ebbe rapporti ora di alleanza ora di conflitto con la Francia napoleonica, del cui crollo finì per essere uno dei maggiori artefici. In seguito, conobbe un'involuzione reazionaria, dando vita alla Santa Alleanza, appoggiando le repressioni di Metternich in Europa e permettendo in patria l'instaurazione di un clima di sospetti e censure.
Figlio (Pietroburgo 1777 - Taganrog 1825) del granduca Paolo Petrovič, poi Paolo I, ebbe come precettore F. C. La Harpe, sposò nel 1793 Elisabetta (prima Maria Luisa) di Baden e salì al trono di Russia il 24 marzo 1801. Per quanto non sia provata l'accusa, spesso ripetuta, di complicità nell'assassinio del padre, gl'inizi del suo regno segnarono un netto capovolgimento di politica rispetto agli anni di Paolo I; ponendo in pratica idee del La Harpe, A. introdusse notevoli riforme: abolizione della tortura, attenuazione della censura, concessione al senato del diritto di rimostranza e ai contadini e mercanti del diritto di acquistare la terra, creazione di un consiglio dei ministri di tipo occidentale, riorganizzazione dell'istruzione. Anche in politica estera netto capovolgimento: nel 1801 A. concluse la pace con l'Inghilterra e strinse un trattato di amicizia col Bonaparte; ma dopo l'assassinio del duca d'Enghien ruppe ogni rapporto col Primo Console e aderì alla terza coalizione, cui portò non solo le forze del suo imponente impero, ma anche vaghi sogni di riorganizzazione europea, elaborati, per incarico del ministro e amico di A., Adam Czartoryski, dal fiorentino Scipione Piattoli. Le battaglie di Austerlitz, di Eylau e Friedland costrinsero A. a venire a patti con Napoleone e a Tilsit (1807) Francia e Russia si divisero l'egemonia in Europa: la Russia abbandonò Corfù e Cattaro, ma occupò la Finlandia, e intanto si riapriva all'influsso delle idee francesi (periodo del favorito M. Speranskij: 1807-12). L'alleanza russo-francese, già incrinata con la pace di Schönbrunn (1809) e lo svolgimento successivo della politica di Napoleone, venne rotta nel 1812: la difesa della Russia invasa e la cavalleresca condotta in Parigi occupata (1814) conquistarono ad A., salutato da alcuni come liberatore dell'Europa, l'ammirazione universale: nel congresso di Vienna (1814-15) egli ebbe la consacrazione della propria gloria, sebbene non ottenesse tutto quanto voleva, specie per Federico Guglielmo di Prussia, Vittorio Emanuele I di Sardegna ed Eugenio Beauharnais. A., che era ormai sotto l'influsso misticheggiante della baronessa Krüdener, riuscì a imporre ad Austria e Prussia la dichiarazione della Santa Alleanza; spirito sempre vagamente liberale e non dimentico della vecchia amicizia per il Czartoryski, fece delle terre polacche appartenenti alla Russia un regno costituzionale autonomo. Ma, rientrando in Russia, abbandonò l'Europa al Metternich, di cui appoggiò i provvedimenti repressivi in Germania, Italia e Spagna; subì insomma sempre più un'evoluzione in senso reazionario, la quale nella politica interna venne impersonata dal generale A. Arakčeev e generò quell'atmosfera di reazione e di sospetti, che un mese dopo la morte di A. portò alla rivolta decabrista. Uomo facile a subire i più diversi influssi, fu però sempre fermo nella sua idea di fare della Russia l'elemento preponderante della vita politica dell'Europa.