CUZA, Alexandru Ioan
Principe di Moldavia e Valacchia, primo sovrano dell'odierna Romania, nato l'8 marzo 1820 a Galaţi da una famiglia della piccola aristocrazia moldava di IaŞi, morto a Heidelberg il 3 maggio 1873. Sua madre era una Gozzadini, genovese di Costantinopoli. Nel 1834 fu mandato a studiare all'estero; frequentò le scuole militari a Parigi e poi le università di Pavia e Bologna; tornò in patria nel 1839, educato alle nuove idee democratiche dell'Occidente, ed entrò nell'esercito, ma non vi rimase a lungo. Il matrimonio con Elena Rosetti aumentò i suoi legami famigliari con la nobiltà romena. Nel 1848 partecipò ai moti rivoluzionarî della Moldavia, fu arrestato per le sue idee democratiche e proscritto dal principe Sturza; riparò a Vienna. Tornò presto in patria, entrò nella magistratura e, nel 1850, fu prefetto di Galaţi sotto il principe Gregorio Ghica. Si dimise nel 1857 quando il caimacan (governatore turco) Nicola Vogorides volle soffocare le tendenze unioniste e autonome dei Moldavi e dei Valacchi. Rientrò poi nell'esercito, in cui raggiunse presto il grado di colonnello. Nel 1858 fu deputato del divano ad hoc (assemblea) di Bucarest, ove perorò la causa dell'unione. Nell'anno seguente, promosso generale, fu nominato ministro della Guerra. La diplomazia, per frenare le aspirazioni d' indipendenza dei Romeni, aveva costituito i principati uniti di Moldavia e Valacchia che, sotto la sovranità del Sultano, avrebbero dovuto essere retti da due principi differenti. Il 5 (vecchio stile, ossia 17) gennaio 1859 Alessandro C. fu eletto principe di Moldavia e poco dopo, il 24 (vecchio stile) gennaio (ossia 5 febbraio) 1859 anche principe di Valacchia (Muntenia) e prese il nome di Alessandro Giovanni I. C. fu eletto con la condizione, da lui accettata, che quando si fosse ottenuta l'unione dei principati avrebbe abdicato per cedere la dignità suprema a un principe straniero: avuto però il riconoscimento della Porta (1861) nulla fece per rispettare l'impegno assunto. C. cercò di servirsi ora dei conservatori e ora dei liberali, ma finì con l'averli tutti contro di sé. L'esercito mancava del necessario; lo stato non aveva crediti; l'amministrazione era pessima; la libertà personale non era rispettata; ovunque regnava l'arbitrio. C. fu preso nell'ingranaggio della lotta sociale fra i boiari e i contadini, ma nonostante avesse introdotto utili riforme, non poté regnare a lungo. Siccome la camera era in prevalenza boiara, nel 1864 fece un colpo di stato interno, che fu accolto male tanto dalla Porta, la quale temeva le velleità d'indipendenza dei Romeni, quanto dalle Potenze, gelose per la loro influenza, e dalla nobiltà, lesa nei suoi interessi dalla politica democratica del C., nonché dalla nazione tutta per i metodi di governo, troppo autocratici. Un viaggio di C. a Costantinopoli salvò momentaneamente la situazione; ma siccome i debiti e il disordine crescevano, nella notte del 22 al 23 febbraio 1866 scoppiò la rivoluzione e i congiurati costrinsero il principe ad abdicare. Visse da allora a Parigi, a Vienna, a Firenze, infine a Heidelberg.
Bibl.: M. A. Silvestri, Couza e Cavour, Roma 1920; P. Henry, L'abdication du Prince Cuza et l'événement de la dynastie de Hohenzollern au trône de Roumanie, Parigi 1931.