anarchismo
Storia di un'idea di libertà
Anarchia è una parola di origine greca che significa "assenza di governo". Fa riferimento al tempo stesso a una dottrina, a un'utopia e a un insieme di movimenti. Questi ultimi si svilupparono soprattutto in Europa e nelle Americhe e mirarono ad affermare l'idea di una libertà senza vincoli da parte del potere che opprime dall'alto la società e gli individui
Gli anarchici ritengono che le varie forme di società e di collettività umane divise tra coloro che comandano e coloro che obbediscono, governanti e governati, ricchi e poveri, insomma tra chi ha potere e chi non ne ha alcuno, sono contrarie all'autentica natura dell'uomo. Gli Stati, i governi, i loro apparati amministrativi, gli organi di polizia, gli eserciti sono considerati strumenti dell'oppressione dei più forti sui più deboli. Sicché, per realizzare la libertà dell'uomo, è necessario distruggerli, in quanto essi non costituiscono affatto i mezzi per assicurare l'ordine e la pace nella società, ma all'opposto esercitano e suscitano violenza, mettendo gli uni contro gli altri. Gli anarchici hanno una concezione decisamente ottimistica dell'uomo: credono infatti che, se liberato dalle catene che lo opprimono, l'uomo sia in grado di sviluppare le qualità della propria natura originariamente buona, spontaneamente disposta alla benevolenza e alla libertà.
Gli avversari dell'idea anarchica hanno sempre visto in essa un'utopia irrealistica e pericolosa, nemica delle legittime autorità, causa di caos e di disordine, da combattersi con la massima energia. A sostegno delle loro posizioni, i nemici dei movimenti anarchici hanno portato il fatto che le correnti più importanti dell'anarchismo, per combattere Stati, governi e classi dirigenti, hanno fatto in molti casi ricorso ad atti di violenza, ad attentati sanguinosi, al terrorismo.
Tracce dell'idea anarchica si possono rintracciare già nell'antichità, con lo svilupparsi del sogno di un ritorno all'età dell'oro, epoca nella quale si immaginava che gli uomini vivessero liberi senza subire alcuna oppressione. Nell'Europa medievale presero vita in vari paesi movimenti religiosi e correnti di ribellione sociale che, in opposizione ai signori feudali ed ecclesiastici, predicavano l'avvento del 'vero cristianesimo', basato sulla fratellanza, la spartizione delle terre e l'eguaglianza tra gli uomini. Tendenze analoghe furono sviluppate dalle correnti più radicali della Riforma protestante nel 16° secolo e della Rivoluzione inglese nel 17° secolo.
Il movimento anarchico moderno ha fatto la sua comparsa alla fine del 18° secolo in Inghilterra, dove William Godwin pubblicò nel 1793 un'esposizione dei principi dell'anarchia, e durante la Rivoluzione francese, con l'emergere di correnti libertarie. A partire dall'Ottocento l'anarchismo si diffuse dapprima in Francia, Russia, Svizzera, Italia e Spagna, poi nelle Americhe, dividendosi in diverse e persino opposte correnti. Da un lato vi erano gli anarchici collettivisti, come il francese Pierre J. Proudhon e i russi Mikhail Bakunin e Pëtr A. Kropotkin, che sostenevano l'idea di una società fondata su comunità di tipo cooperativo o comunistico; dall'altro gli anarchici individualisti, come il tedesco Max Stirner, fautori della totale libertà dei singoli individui. Inoltre, di fronte ai sostenitori dell'uso della violenza, vi era chi, come Lev N. Tolstoj, era decisamente contrario e chi, come il Mahātmā Gandhi (in cui si notano alcuni tratti anarchici) predicava la disobbedienza civile. Gli anarchici erano avversari non solo degli Stati e delle classi dirigenti, ma anche dei socialisti e dei comunisti, accusati di voler costruire un ordine autoritario basato sulla forza dello Stato da essi dominato. Nel Novecento il paese in cui l'anarchismo fece sentire di più la sua influenza fu la Spagna (specie in Catalogna, v. anche Spagna, storia della), dove gli anarchici ebbero un ruolo rilevante durante la guerra civile del 1936-39.