Scrittore e pubblicista polacco (Wolborze, Sieradz, 1503 - ivi 1572). Proveniente dalla piccola nobiltà, studiò all'accademia di Cracovia (1517-22). Viaggiò in Germania, dove conobbe Lutero e Melantone; seguì il diplomatico Hieronim Łaski in Ungheria e in Turchia. Rientrato definitivamente in patria nel 1541, fu dapprima segretario di Sigismondo Augusto, poi wójt (rappresentante della comunità di fronte alla corona) nella città natale. Incaricato di missioni diplomatiche, fu anche inviato (1552) al Concilio di Trento. Aprì la sua attività di pubblicista con l'orazione Lascius, sive de poena homicidii (1543; cui seguirono, 1544 e 1545, altri due sullo stesso argomento), in cui propugnava l'uguaglianza delle pene per tutti i colpevoli del reato di omicidio, indipendentemente dalla classe sociale; nella successiva Oratio Philaletis peripathetici (1545) criticò il divieto fatto alla borghesia cittadina di acquistare terre e quindi di accedere per tale via alla classe nobiliare. L'opera maggiore di M. sono i Commentariorum de republica emendanda libri quinque (pubbl. integralmente nel 1554). Egli difende i contadini, legati progressivamente alla gleba con le nuove forme di conduzione agricola che si andavano sviluppando in Polonia; il ceto borghese, escluso dal potere che si accentrava nella dieta nobiliare; le prerogative della corona, usurpate dall'aristocrazia e dalla nobiltà. Ma al tempo stesso egli si oppone all'"absolutum dominium" del sovrano; propugna inoltre la tolleranza religiosa e l'autonomia di una Chiesa nazionale svincolata da Roma. Nella sua ultima opera, le Sylvae (pubbl. post. nel 1590, nel centro antitrinitario di Raków), si accostò ad alcune tesi "ariane", ponendo il dogma della trinità fra quelli indifferenti, ai fini della salvezza.