Dilatazione, più o meno circoscritta, del calibro di un’arteria, dovuta all’alterazione anatomica della sua parete e alla sollecitazione della pressione arteriosa. Secondo la forma gli a. si distinguono in navicolari, sacciformi, fusiformi ecc. (fig. 1); se si crea una comunicazione con un vaso venoso prossimo si parla di a. arterovenoso o fistola arterovenosa. Sede più frequente di a. è l’aorta e in particolare la sua porzione ascendente e l’arco. L’arteriosclerosi rappresenta il fattore etio-patogenetico più importante. La prognosi dell’a. è assai delicata, potendosi verificare la rottura della sacca aneurismatica con conseguente morte rapidissima per emorragia. Molto frequenti sono gli a. intracranici, specialmente del sistema carotideo; sono causa di emorragia subaracnoidea.
Il metodo più antico di cura, usato fino agli inizi del 20° sec., è quello della legatura del vaso aneurismatico; in seguito la cura dell’a. ha registrato sostanziali progressi dapprima con l’endoaneurismorrafia, poi con l’avvento dell’arterioplastica e degli innesti protesici (fig. 2).