Benedetto XIII, antipapa
Appartenente ad una delle più illustri famiglie feudali della Corona d'Aragona, Pedro Martínez de Luna nacque a Illueca (Saragozza). La sua data di nascita appare incerta. Se tradizionalmente veniva collocata tra gli anni 1328-1329, di recente alcuni studiosi hanno considerato più realistici gli anni 1342-1343. Figlio di Juan Martínez de Luna, signore di Luna e di Medina, e di María Pérez de Gotor, signora di Illueca e Gotor, concludeva i suoi studi addottorandosi in diritto canonico e civile nell'Università di Montpellier, dove rimase per alcuni anni come maestro. Nel 1367 aiutò Enrico II di Castiglia a fuggire dopo la sconfitta di Nájera; in tal modo dimostrava la sua incondizionata lealtà verso la dinastia che, una volta diventato papa, gli avrebbe offerto un decisivo sostegno. Entrato nello stato clericale, il giovane Pedro de Luna indirizzò i suoi sforzi verso la carriera ecclesiastica. Ottenne dei canonicati nelle città spagnole di Vich, Tarragona, Huesca e Maiorca; gli vennero concessi arcidiaconati a Tarazona e Saragozza e una prepositura a Valenza. Il 20 dicembre del 1375 Gregorio XI lo nominò cardinale diacono di S. Maria in Cosmedin e quando decise di porre fine al periodo avignonese, trasferendo la Curia a Roma, ne fece uno dei suoi più attivi e stretti collaboratori. In quello stesso periodo, insieme ai cardinali Guillaume d'Aigrefeuille e Géraud du Puy, formò parte della commissione che giudicò positivamente le Rivelazioni di s. Brigida di Svezia morta a Roma il 23 luglio 1373. Scomparso Gregorio XI, partecipò all'agitato conclave (tra il 7 e l'8 aprile del 1378) dal quale uscì papa l'arcivescovo di Bari, Bartolomeo Prignano (Urbano VI). Da un gran numero di testimonianze ed inchieste ufficiali si evince che Pedro de Luna ebbe un ruolo centrale nei momenti più concitati del conclave che, nelle aspettative del popolo romano, doveva sancire un definitivo rientro della Corte papale in città. Tuttavia i mesi seguenti marcarono un progressivo allontanamento fra il pontefice e i cardinali che lo avevano eletto. Il 9 agosto, i cardinali non italiani, attraverso un documento letto pubblicamente nella cattedrale d'Anagni, affermavano l'invalidità dell'elezione di Urbano VI avvenuta "timoris mortis". Dopo questo primo atto di rottura, il Collegio cardinalizio, compreso Pedro de Luna, si trasferì per motivi di sicurezza al castello Caetani di Fondi dove, il 20 settembre 1378, procedeva all'elezione, con l'astensione dei tre cardinali italiani, di un nuovo papa nella persona di Roberto di Ginevra (Clemente VII). Con lui aveva inizio lo scisma della Chiesa d'Occidente. Alla fine dello stesso anno il cardinale de Luna si recò nella penisola iberica in qualità di legato pontificio e, grazie ai suoi buoni uffici, la Corona di Castiglia (1381), quella d'Aragona (1387) e quella di Navarra (1390) aderirono all'ubbidienza a Clemente VII. Per questa sua intensa e fruttuosa missione diplomatica, Pedro de Luna, conosciuto da tutti come il cardinale d'Aragona, poté contare sulla collaborazione di Vincenzo Ferrer che scrisse in favore del papa d'Avignone il trattato De moderno Ecclesiae scismate. Nel 1393 l'impegno in favore della causa avignonese portò inoltre Pedro de Luna a percorrere Francia, Paesi Bassi e Inghilterra. Questa seconda missione diplomatica ebbe tuttavia scarsi risultati, anche se rafforzò la formazione ed il prestigio personale del cardinale de Luna; in particolare, egli si rese conto che nello scenario europeo degli ultimi anni del XIV secolo questioni religiose e questioni nazionali tendevano sempre più a sovrapporsi. Morto Clemente VII, il 28 settembre 1394 Pedro de Luna venne eletto papa con i voti di venti dei ventuno cardinali presenti ad Avignone. Data la sua condizione di diacono, prima della sua incoronazione fu ordinato prevosto e consacrato vescovo. L'ampio consenso e la sua grande influenza non furono, tuttavia, sufficienti ad evitare che le rivalità nazionali producessero ulteriori elementi di tensione. Se da un lato nella Corona d'Aragona si respirava un clima di grande soddisfazione, dall'altro Carlo VI di Francia non vedeva di buon grado la presenza nel suo territorio di un papa che aveva forti legami al di là dei Pirenei. Il 22 maggio 1395 arrivò ad Avignone un'ambasceria a nome del re e della Chiesa di Francia che volevano da B. la promessa di porre fine allo scisma mediante la rinuncia; si trattava della cosiddetta "via cessionis" che il pontefice rifiutò offrendo in cambio la "via conventionis", cioè un incontro tra i due papi per discutere dei rispettivi diritti. La controproposta del papa non trovò il sostegno di Carlo VI, che il 27 luglio 1398 ritirò l'obbedienza a B. e obbligò i cardinali ad abbandonare Avignone minacciandoli in caso contrario della perdita dei benefici. Per B. cominciò un difficile periodo in cui poté contare unicamente sul sostegno di cinque cardinali e del re Martino I d'Aragona. Rimasto quasi solo, egli subì un lungo assedio che terminò solo nel 1403 quando una flotta aragonese riuscì a liberarlo e a condurlo a Château-Renard, località sotto la giurisdizione di Luigi II d'Angiò, conte di Provenza. Una volta liberato da Avignone, B. avviò una politica d'avvicinamento e riconciliazione con il re di Francia e con quanti lo avevano abbandonato nei momenti di maggiore difficoltà. Così, se nel 1397 sembrava condannato all'isolamento, alcuni anni più tardi, nel 1403, poteva contare su un'ampia rete di alleanze politiche ed avere al suo fianco, oltre al sempre fedele Martino I d'Aragona, Enrico III di Castiglia e Carlo VI di Francia. In questo contesto B. mosse i primi passi per organizzare un incontro con Bonifacio IX. A tal proposito inviò a Roma il vescovo di St-Pons, Pierre Ravat, ma nessuno dei due papi si dimostrò disposto a retrocedere dalla sua posizione, convinti com'erano che ognuno di loro rappresentasse una giusta e legittima elezione. Dimostrando una solida posizione politica ed una puntuale capacità ad intervenire in territori sotto la sua obbedienza, il 27 ottobre 1404 B. promulgava la bolla a favore di Luigi di Savoia per la fondazione dell'Università di Torino. Nel 1404 Innocenzo VII fu eletto successore di Bonifacio IX e B., forte del sostegno dell'Aragona, della Castiglia, della Francia, della Corsica, della Sardegna, di una parte della Guascogna, del Galles, di alcune diocesi dei Paesi Bassi, della Germania, della Polonia, dell'Ungheria e perfino di alcuni territori del Nord d'Italia, prese la decisione di recarsi personalmente in Italia per incontrarsi con il nuovo pontefice romano. Nel maggio del 1405 B. arrivò nel porto di Genova dove fu ricevuto trionfalmente, ma l'incontro con Innocenzo VII non si realizzò mai. Allo stesso modo fallirono tutti i tentativi di organizzare un incontro con Gregorio XII, successore di Innocenzo VII. Constatata l'impossibilità di trovare una soluzione che mettesse fine all'anomalia della duplice obbedienza, il 24 maggio 1408 Carlo VI spedì ai papi un "ultimatum" chiedendo loro di adoperarsi senza nessuna ambiguità per superare le divisioni. La richiesta fu disattesa e Carlo VI dichiarò la Francia neutrale e quindi svincolata da qualsiasi tipo di legame nei confronti dei due papi. Fra il novembre del 1408 e il marzo del 1409, B., in risposta, organizzò a Perpignano un concilio per farsi confermare unico e legittimo pontefice. Le riunioni si svolsero nel castello del re Martino I d'Aragona, l'unico, grande e fedele alleato che rimaneva a B., le cui sorti, da questo momento in poi, appariranno sempre più legate alle vicende di carattere politico-dinastico della Corona d'Aragona. Il legame tra B. e l'Aragona si strinse ancor di più dopo il concilio di Pisa (1409) nel corso del quale B. e Gregorio XII vennero dichiarati scismatici, e si procedette all'elezione di un terzo papa: Alessandro V. Il baricentro dello scisma si spostò quindi definitivamente in Aragona. Nel 1410 moriva senza eredi Martino I "l'Umano" e per la Corona d'Aragona si apriva un periodo di grande incertezza dovuto alla mancanza di una linea successoria diretta. I candidati ad occupare il trono aragonese erano Ferdinando de Antequera della dinastia castigliana dei Trastámara, e Giacomo de Urgel, rappresentante della nobiltà locale molto più vicino alle posizioni del papa romano. Il grado di tensione raggiunto era così elevato che il 1° giugno 1411 fu ucciso l'arcivescovo di Saragozza, García Fernández de Heredia, familiare e sostenitore di Benedetto XIII. Privo di alleanze internazionali sicure e lontano dalla Corte d'Avignone, B., forte dei suoi contatti interni e profondo conoscitore della realtà peninsulare, dovette assicurarsi il pieno ed incondizionato favore delle Corone di Castiglia e Aragona. In quest'ottica dispiegò un'energica attività di mediazione all'interno della quale va interpretato sia il deciso sostegno che egli fornì a Ferdinando de Antequera, rinsaldando i rapporti con la famiglia dei Trastámara, sia l'intensa e costante ricerca del consenso tra i parlamenti di Aragona, Catalogna e Valenza. Per gestire la situazione che si stava configurando, B. s'insediò nella fortezza di Peñíscola, cittadella strategicamente situata a metà strada tra i tre Regni che componevano la Corona d'Aragona (Catalogna, Valenza ed Aragona), da dove cominciò a tessere le file di una partita che lo avrebbe portato, alla fine di due lunghi anni di dibattiti e prese di posizione, a proporre una soluzione che serviva bene anche la sua causa. In questo modo, lo sviluppo dello scisma e la questione dinastica della Corona d'Aragona finirono per intrecciarsi e condizionarsi reciprocamente. Consapevole delle sue necessità, B. cercò di convincere le parti che l'unica strada percorribile era il raggiungimento di un compromesso e il 10 febbraio 1412 spedì una bolla in cui si chiedeva che l'elezione del futuro re d'Aragona fosse affidata ad un ristretto numero di persone giuste e fedeli a Dio. Il risultato di questo diretto intervento del papa nei destini politici della Corona d'Aragona fu "il compromesso di Caspe", il cui nome viene dalla cittadina nella quale si riunirono i nove rappresentanti che dovevano esprimere il voto per eleggere il successore di Martino I. Tranne due, le persone prescelte per questo incarico erano fedeli alleati o familiari del papa di Peñiscola e la decisione finale, presa il 15 febbraio 1412, fu quella auspicata dal pontefice: l'elezione al trono della Corona d'Aragona dell'infante castigliano Ferdinando de Antequera. Il 21 novembre 1412 il neoeletto re d'Aragona si presentò davanti a B. offrendogli il suo pieno e fedele sostegno, un censo di 8.000 fiorini fiorentini d'oro annuali e cinque navi per recarsi a Roma in qualsiasi momento; in cambio riceveva dal papa l'investitura dei Regni di Sicilia, Sardegna e Corsica. In questo modo per la storia della Spagna cominciava una nuova fase contraddistinta da una dinastia che di fatto rendeva più stretti i vincoli tra le Corone di Castiglia e di Aragona. Si potrebbe dire che il grande interesse dimostrato da B. per garantire l'arrivo al trono della Corona d'Aragona di un re d'origine castigliana segnava la strada che più tardi avrebbero percorso i re cattolici inserendo le due Corone iberiche in un unico disegno politico. Risolta positivamente la questione aragonese, B. si concentrò sul problema degli ebrei e, stimolato dal suo confessore Vincenzo Ferrer e dal suo medico Jerónimo de Santa Fe, organizzò un incontro tra teologi cristiani e rabbini nella città di Tortosa. Secondo i promotori, scopo dell'incontro era dimostrare l'infondatezza e gli errori della religione ebraica. B. appoggiò questa iniziativa poiché, come dimostra il contenuto della sua biblioteca di Peñiscola, la questione della religione ebraica era tra i temi a lui più cari. Alla fine di un intenso e articolato dibattito sui contenuti del Talmud, seguito in prima persona da B., si arrivò a una massiccia conversione di ebrei spagnoli che nell'animo di B. doveva servire a dimostrare ai suoi detrattori che egli non era né eretico né scismatico. Non appena ebbe concluso in modo soddisfacente la questione successoria alla Corona d'Aragona e la "disputa di Tortosa", B. dovette far fronte alla decisione dell'imperatore Sigismondo di convocare un concilio a Costanza per porre fine allo scisma. Come prima reazione, egli si incontrò con il suo grande, ed a questo punto unico, protettore Ferdinando I d'Aragona, ma il monarca aragonese, di fronte ad una cristianità che invocava una soluzione definitiva, non poteva compromettersi offrendo permanente sostegno a colui che costituiva uno dei principali ostacoli al raggiungimento di un accordo risolutivo. Per B. cominciava l'ultimo capitolo della sua tormentata storia, quello che in definitiva ha contribuito a forgiare in maggior misura la leggenda che circonda la figura del "papa Luna". Fallito un tentativo d'incontro con l'imperatore a Perpignano, fallirono allo stesso modo tutti i tentativi di rinuncia portati avanti da differenti commissioni nominate dal re d'Aragona il quale, di fronte ad una intransigenza che ormai aveva superato ogni ragionevolezza, prese le distanze dal suo vecchio alleato. A B. non rimase che scomunicare tutti quelli che lo abbandonavano, tra cui lo stesso Vincenzo Ferrer che nel 1416 a Perpignano, durante un pubblica omelia, aveva dichiarato che si sottraeva all'obbedienza a Benedetto XIII. Il successore di Ferdinando I (morto il 2 aprile 1416), Alfonso V "il Magnanimo", non era così vincolato a B. e il 26 luglio del 1417 il concilio di Costanza decretava la deposizione di B. e lo scomunicava. B. non cedette e alla fine ribadì di considerarsi il vero ed unico papa. Davanti a questa rigidità, Alfonso V circondò militarmente il castello di Peñíscola dove, ormai abbandonato da tutti, B. trascorse gli ultimi sei anni della sua vita. Tuttavia, prima di morire, a dimostrazione della sua estrema caparbietà, cercò di garantire continuità alla sua linea nominando un Collegio cardinalizio composto da due aragonesi (Julián de Loba e Jimeno Dahe) e due francesi (Dominique de Bonnefoi, priore della certosa di Montalegre, e Giovanni Carrier, vicario generale di Armagnac). Secondo quanto riporta la cronaca di Martín de Alpartils, B. morì il 23 maggio 1423, mentre per alcuni suoi biografi la data reale del decesso sarebbe da anticipare al 29 novembre 1422. Quasi sicuramente la discrepanza sulle date si deve al fatto che i quattro cardinali della Curia di Peñíscola cercarono di guadagnare del tempo per potersi preparare in tranquillità un futuro sicuro. Il risultato finale fu però una situazione da farsa. Tre dei cardinali procedettero all'elezione di un nuovo papa (il prevosto di Valenza Gil Muñoz che prese il nome di Clemente VIII), ma Giovanni Carrier si dissociò e da solo nominò pontefice un misterioso personaggio che adottò il titolo di Benedetto XIV. Di fronte a questa clamorosa degenerazione e piegandosi alle pressanti sollecitudini di Alfonso V e di Martino V, Clemente VIII rinunciava nel 1429 alla sua dignità pontificia. Con lui lo scisma d'Occidente era finito e la Chiesa poteva di nuovo riconoscersi sotto un'unica obbedienza. Sette anni dopo la sua morte, nel 1430, Rodrigo de Luna trasferì i resti del corpo di suo zio nel castello di Illueca, trasformando la camera dove B. era nato in cappella. Nel 1811 le truppe francesi saccheggiarono la residenza dei Luna e il sepolcro venne distrutto. Del corpo si è conservato soltanto il cranio. Parlando di B. e della sua lunga e complessa vicenda rimane forse senza soluzione la controversia storiografica circa la legittimità della posizione dei vari papi. Sulle anomalie che circondarono la scelta compiuta dai cardinali nel concilio che vide l'elezione di Urbano VI nel 1378 si riscontra una generale unanimità. Lo stesso Pedro de Luna confessava al re di Castiglia che il suo voto non era stato libero perché, come scrisse nel suo Tractatus de principali scismate (1380), nessuno dei cardinali presenti aveva avuto la libertà di poter cambiare opinione e senza il rispetto di questo fondamentale principio la votazione doveva forzosamente avere vizi di legalità. Con queste osservazioni Pedro de Luna partecipò al concilio di Gaeta ed accettò nel 1394 di succedere a Clemente VII. Per lui, in seguito, rinunciare divenne impossibile; il papa, nella sua "plenitudo potestatis", non poteva subire condizionamento alcuno, né prima né dopo l'elezione. Per quanto riguarda la posizione di B. di fronte al concilio di Costanza, il papa non accettava che a decidere del futuro della Chiesa fossero l'imperatore e i sovrani europei da un lato, e la comunità cristiana di base da un altro. Tutto questo rappresentava una decisa minaccia al ruolo del papa come supremo garante dell'indipendenza e dell'unità della Chiesa e, data la sua solida formazione canonista e giuridica, B. ne era consapevole. Da un punto di vista letterario, B. oltre ad essere autore delle Vitae humanae adversus omnes casus consolationes e del Liber de consolatione theologiae, scrisse un gran numero di testi canonistici riguardanti lo scisma: Tractatus de principali scismate, Allegationes pro papa contra rebellantes per quemdam venerabilem doctorem (1400-1401), De novo subscismate (1409-1410), Replicatio contra libellum factum contra praecedentes tractatum (1411). Ugualmente è noto l'impegno di B. per costruire una prestigiosa biblioteca papale. Durante il cardinalato raccolse circa duecento codici; questo suo interesse culturale e il desiderio di circondarsi di un'ampia e pregiata collezione libraria aumentò ad Avignone ed a Peñiscola dove, alla fine, possedeva una raccolta che superava i millecinquecento volumi. I temi presenti spaziavano dalla teologia e il diritto, alla medicina, all'astrologia, alla storia, alla filosofia e alla letteratura classica, alla religione ebraica e così via. Per varietà di materie e ampiezza di orizzonti conoscitivi, si presenta come una biblioteca di chiara impronta rinascimentale che superando gli schemi culturali medievali anticipava quello che più tardi rappresenterà la Biblioteca Vaticana. Concluso lo scisma, uno dei primi compiti dei delegati apostolici fu quello di inventariare accuratamente questo ampio e ricco materiale librario per trasportarlo in maniera definitiva a Roma; le ricerche dimostrano infatti che molti codici vaticani attribuibili alla fine del XV o all'inizio del XVI secolo sono in realtà parte di quella biblioteca alla quale è legato il nome di Benedetto XIII.
fonti e bibliografia
Molta della documentazione riguardante B. conservata nell'A.S.V. risulta ancora inedita e non è stata oggetto di un sistematico studio. Allo stesso modo bisogna ricordare i ricchi fondi degli archivi della Corona d'Aragona. In partic., per la "disputa di Tortosa", B.A.V., Vat. lat. 4069 (con una bolla di condanna del Talmud). Tra la documentazione pubblicata merita di essere ricordato: É. Baluze, Vitae paparum Avenionensium [...], a cura di G. Mollat, IV, Paris 1922; la più completa descrizione del pontificato e dei tempi di B. è quella composta dal suo cameriere segreto ed uomo di fiducia Martín de Alpartils, Chronica actitatorum temporibus domini Benedicti XIII, a cura di F. Ehrle, Paderborn 1906; la stessa cronaca è stata oggetto di pubblicazione e traduzione in spagnolo, a cura di J.A. Sesma Muñoz-M. del Mar Agudo Romeo, Zaragoza 1994; Aus den Acten des Afterconcils von Perpignan 1408, "Archiv für Literatur und Kirchengeschichte des Mittelalters", 5, 1889, pp. 387-492; 7, 1900, pp. 576-693; F. Ehrle, Neue Materialien zur Geschichte Peters von Luna, ibid., 6, 1892-93, pp. 139-308; 7, 1900, pp. 1-310; F. Benoit, L'interrogatoire de Margarit. Document inédit sur Benoît XIII (1410-1411), "Mélanges d'Archéologie et d'Histoire de l'École Française de Rome", 39, 1921-22, pp. 267-301; G. Muzzioli, Rotulo originale e suppliche per fiat di Benedetto XIII antipapa, Roma 1947; Lettres de Benoît XIII (1394-1422), a cura di M.J. Tits-Dieuaide, I-II, Bruxelles-Rome 1960; Suppliques de Benoît XIII (1394-1422), a cura di P. Briegleb-A. Laret Kayser, I-II, ivi 1973; L. Pazan, Recordanzas en tiempo del Papa Luna (1407-1435), a cura di G. de Andrés, Madrid 1987.
Per quanto riguarda i testi canonici e teologici scritti da B.: P. Gayangos, Libro de las consolaciones de la vida humana, Madrid 1860; F. Ehrle, Die kirchenrechtlichen Schriften Peters von Luna (Benedicts XIII.), "Archiv für Literatur und Kirchengeschichte des Mittelalters", 7, 1900, pp. 515-75; V. Ferrer, De moderno Ecclesiae schismate, a cura di A. Sorbelli, Roma 1901; F. Stegmüller, Die Consolatio theologiae des Papstes Pedro de Luna (Benedikt XIII.), "Gesammelte Aufsätze zur Kulturgeschichte Spaniens", 21, 1963, pp. 209-15.
Per quanto riguarda la storiografia su B., la bibliografia, soprattutto quella più datata, sconta un grave problema di scarso rigore scientifico: S. Puig y Puig, Episcopologio Barcinonense. Pedro de Luna, último papa de Aviñon, 1387-1430, Barcelona 1920 (con un'appendice di duecentonove documenti); A. Giménez Soler, El carácter de don Pedro de Luna, Zaragoza 1926; J.A. Rubio, La política de Benedicto XIII desde la sustracción de Aragón a su obediencia hasta su destitución en el concilio de Constanza (enero de 1416 a julio de 1417), Zamora 1926; M. Beti Bonfils, El papa don Pedro de Luna, Valencia 1927; G. Mollat, Épisodes du siège du Palais des papes au temps de Benoît XIII (1398-1399), "Revue d'Histoire Ecclésiastique", 23, 1927, pp. 489-501; P. Galindo, Biblioteca de Benedicto XIII, Zaragoza 1930; F. Baes, Die Disputation von Tortosa (1413-1414), "Gesammelte Aufsätze zur Kulturgeschichte Spaniens", 3, 1931, pp. 307-36; M. Seidlmayer, Peter de Luna (Benedikt XIII.) und die Entstehung des grossen abendländischen Schismas, ibid., 4, 1933, pp. 206-47; P. Luc, Un complot contre le pape Benoît XIII (1406-1407), "Mélanges d'Archéologie et d'Histoire de l'École Française de Rome", 55, 1938, pp. 374-402; J. Zunzunegui, La legación en España del cardenal Pedro de Luna, 1379-1390, "Miscelánea Histórica Pontificia", 11, 1943, pp. 83-137; A. Casas, El papa Luna, Barcelona 1944; G. Pillement, Pedro de Luna, le dernier pape d'Avignon, Paris 1955; A. Pacios López, La disputa de Tortosa, I-II, Madrid-Barcelona 1957; A. Martín Rodríguez, Benedicto XIII y el reino de Aragón, "Hispania", 19, 1959, pp. 163-91; A. Gascón de Gotor, Pedro de Luna. El Pontífice que no cedió, Madrid 1971;A. Oliver, El Papa Luna. San Vicente Ferrer, defensor de la causa del pontífice aviñonés, in Historia de la Iglesia en España, II, 2, La iglesia en la España de los siglos VIII al XIV, ivi 1972; J. Pérez de Urbel, Un español universal: el papa Luna, Castellón 1972; A. Xavier, El papa de Peñíscola: un siglo de Europa, Barcelona 1975; J. Perarnau Espelt, La declaración del Beguino Gallego, fray Alonso de Mellid, sobre los orígenes del Cisma de Occidente, "Anthologica Annua", 26-7, 1979-80, pp. 619-34; G. Mollat, I papi di Avignone e il grande scisma, in Storia del Mondo Medievale, VI, Declino dell'impero e del papato e sviluppo degli stati nazionali, Milano 1980, pp. 533-68; E. Sarasa, Aragón y el Compromiso de Caspe, Zaragoza 1981; V. A. Alvarez Palenzuela, El Cisma de Occidente, Rialp 1982; F. de Moxó y Montoliu, El Papa Luna: un imposible empeño. Estudio político-económico, I-II, Zaragoza 1986; La vida y el tiempo del Papa Luna, a cura di J.A. Sesma Muñoz, ivi 1987; M.-E. Jullien de Pommerol-J. Monfrin, La bibliothèque pontificale à Avignon et à Peñíscola pendant le grand schisme d'Occident et sa dispersion, Rome 1991; R. Rusconi, L'Italia senza papa. L'età avignonese e il grande scisma d'Occidente, in Storia dell'Italia religiosa, a cura di G. De Rosa et al., I, L'antichità e il Medioevo, a cura di A. Vauchez, ivi-Bari 1993, pp. 427-54; Benedicto XIII, el papa Luna. Muestra de documentación histórica aragonesa, a cura di J.M. Berges, Zaragoza 1994 (con i seguenti contributi: J.A. Sesma Muñoz, De Pedro Martínez de Luna a Benedicto XIII, pp. 33-46; V.A. Alvarez Palenzuela, El Pontificado de Benedicto XIII, pp. 47-62; F. de Moxó, Benedicto XIII y la Monarquía Aragonesa, pp. 63-73; T. Laguna Paul, La biblioteca de Benedicto XIII, pp. 75-90); Storia dei papi, a cura di M. Greschat-E. Guerriero, Cinisello Balsamo 1994, pp. 382-86; Jornadas de Estudio. VI Centenario del Papa Luna, Calatayud 1996 (con i seguenti contributi: E. Sarasa Sánchez, El Papa Luna y la Corona de Aragón. El compromiso de Caspe, pp. 7-19; I. Muñoz Jiménez, Las Consolaciones de la vida humana de Benedicto XIII, pp. 165-75; F. de Moxó, La legitimidad de Benedicto XIII, pp. 353-70); A. Manfredi, Un codice di Plinio il Giovane per Benedetto XIII, in Avignon & Naples. Italy in France-France in Italy in the Fourteenth Century, Rome 1997, pp. 27-37; B. Gatland, Les papes d'Avignon et la maison de Savoie (1304-1404), ivi 1998, pp. 338-61 (per i rapporti fra B. e Amedeo VII), 413-18 (per la fondazione dell'Università di Torino).
L. Jadin, Benoît XIII, in D.H.G.E., VIII, coll. 135-63; Diccionario de historia eclesiástica de España, II, Madrid 1972, s.v., pp. 1368-70; Enciclopedia de Historia de España, IV, Diccionario biográfico, Madrid 1991, s.v., pp. 504-05; Dizionario storico del Papato, a cura di Ph. Levillain, I, Milano 1996, s.v., pp. 165-68.
(traduzione di Maria Cristina Coldagelli)