Molecola che si lega in modo specifico a un anticorpo o a un recettore di un linfocito ma che non può evocare una risposta immunitaria. Gli a. possono essere trasformati in antigeni se si uniscono a una molecola adatta, chiamata vettore.
Maurizio Pietrogrande
Piccola molecola, di per sé non antigenica, che coniugata a una macromolecola (carrier) stimola la produzione di anticorpi contro se stessa. Il termine, a volte usato, meno correttamente, per indicare il determinante antigenico (➔), è stato coniato da K. Landsteiner nei primi ...
aptene
aptène [s.m. (pl. -ni) Dal ted. Hapten, der. del gr. ápto "attaccarsi, unirsi"] [BFS] Denomin., coniata da K. Landsteiner (1938), di sostanze non proteiche, e pertanto incapaci di formare anticorpi, che acquistano tale proprietà copulandosi con sostanze proteiche: v. antigene: I 172 a.
aptene
aptène s. m. [dal ted. Hapten, der. del gr. ἅπτομαι «attaccarsi, unirsi»]. – In medicina, ogni sostanza che, pur essendo originariamente incapace di formare anticorpi, perché di natura non proteica, può acquistare tale capacità unendosi...
immunogenico
immunogènico agg. [comp. di immuno- e -genico] (pl. m. -ci). – In medicina, di sostanza (antigene o aptene) capace di indurre una reazione immunitaria.