Arabi
Un popolo che viene dal deserto
Sono Arabi gli abitanti dell'Arabia e più in generale tutti coloro che hanno come lingua madre l'arabo. Gli Arabi vivono in numerosi Stati, dall'Africa settentrionale alla Penisola Arabica fino alla parte occidentale dell'Asia. La loro storia è strettamente legata alla storia e alla cultura dell'Islam e per molti versi si identifica con esse: è infatti con l'opera di Muhammad (Maometto), fondatore dell'Islam, che gli Arabi nel 7° secolo conquistarono un ruolo di protagonisti. Tuttavia non tutti gli Arabi sono musulmani; in molti paesi arabi vivono Arabi che sono di religione cristiana. Viceversa ci sono musulmani che non sono Arabi, per esempio i Berberi, che abitano nell'Africa del nord.
Prima della nascita dell'Islam nel 7° secolo, gli Arabi abitavano nella Penisola Arabica, quella regione vastissima (grande all'incirca un terzo dell'Europa) che oggi, oltre all'Arabia Saudita, comprende lo Yemen e i vari paesi del Golfo. La parte settentrionale della regione era, allora come oggi, desertica, con piogge tanto scarse che potevano passare molti anni tra l'una e l'altra. Vi abitavano Arabi nomadi: i beduini (in arabo badw), che si spostavano con tutti i loro averi da un luogo all'altro alla ricerca di pascoli freschi. I beduini dormivano nelle tende, per gli spostamenti utilizzavano il dromedario e prendevano l'acqua dal sottosuolo attraverso la costruzione di pozzi che arrivavano a una profondità di oltre 70 metri.
Ma non tutta la Penisola Arabica era costituita da deserto. Esistevano zone fertili chiamate oasi, dove la popolazione, grazie alla presenza di acqua, abitava stabilmente: era dunque sedentaria. Nelle oasi gli Arabi si dedicavano principalmente alla coltivazione delle palme da dattero. Di questo albero si utilizzava ogni parte, non solo i frutti, i datteri appunto, che erano considerati dagli Arabi il principale cibo solido, cui generalmente veniva unito il latte di cammella. Arabi nomadi e Arabi sedentari vivevano in stretto contatto, poiché gli uni avevano bisogno degli altri. Entrambi credevano in dei e divinità: erano dunque politeisti.
La parte meridionale della Penisola Arabica, anticamente nota col nome di Arabia Felix ("Arabia fertile"), godeva di un clima migliore rispetto alla regione settentrionale. I venti, i monsoni dell'Oceano Indiano, arrivavano sulle montagne dell'Arabia meridionale e assicuravano piogge regolari. Condizioni climatiche favorevoli, insieme a un sapiente sistema di irrigazione che incanalava l'acqua piovana, permisero un florido sviluppo dell'agricoltura. Si producevano cereali, frutta, legumi, oltre alla mirra e all'incenso, che costituivano le principali fonti di ricchezza del paese, poiché venivano venduti fuori della regione: molto sviluppato, infatti, era il commercio.
Gli abitanti dell'Arabia meridionale erano per lo più sedentari ed erano suddivisi in vari Stati. Tra l'8° e il 3° secolo a.C. fiorirono il regno dei Minei e quello più noto dei Sabei. Questi Stati erano organizzati come monarchie parlamentari, vale a dire con re e assemblee che prendevano le decisioni.
Gli Arabi sono sempre stati noti per la loro bravura nel commercio e per i loro mercati (in arabo suq). La Penisola Arabica era solcata da numerose carovane che commerciavano sia prodotti tipicamente regionali, sia merci che provenivano da altre zone. Molti dei prodotti commerciati erano beni di lusso: spezie, profumi, essenze e perle, molto richiesti soprattutto nell'area mediterranea. L'Arabia collegava il Mediterraneo ai mercati d'Oriente, India e Cina. Le vie carovaniere erano principalmente due: una partiva dall'Arabia meridionale e arrivava in Palestina e in Siria; l'altra, che partiva dall'India, risaliva il Golfo Persico e, percorrendo l'Eufrate, raggiungeva la Siria. Sulle rotte carovaniere si formarono alcuni centri, tra i quali uno dei più importanti era, già nel 6° secolo, la Mecca, la città dove nacque il profeta Muhammad. Il commercio rappresentò dunque una fonte indispensabile dell'economia locale, ma costituì anche uno dei principali mezzi attraverso cui scambiarsi le conoscenze. L'Arabia, infatti, grazie al commercio aveva continui contatti con i grandi Stati confinanti, tra i quali l'impero bizantino e l'impero sasanide.
La vita nel deserto era organizzata in strutture sociali tipiche: tribù e clan, o sottotribù. Ogni tribù era formata da vari clan legati tra loro da vincoli di parentela. A capo della tribù vi era un sayyid ("signore"), scelto in base alle sue qualità: coraggio ed equità. Generalmente un personaggio importante era il capostipite, colui che dava il nome all'intero gruppo tribale. La difficile vita nel deserto non permetteva all'individuo di vivere staccato dal proprio gruppo e, sebbene non ci fossero regole scritte, bisognava rispettare la legge non scritta del deserto. Legge che, se tollerava e anzi considerava normali le razzie alle carovane, era assolutamente intransigente nei confronti dell'omicidio, che andava vendicato con l'uccisione del colpevole o di un membro del clan del presunto assassino (questo sarà uno degli aspetti che l'Islam attenuerà attraverso il pagamento di una somma di denaro come risarcimento del danno commesso). Famoso è il senso di libertà dei beduini che, se da un lato faceva loro accettare con fatica qualsiasi forma di sottomissione politica e religiosa, dall'altro non impediva di essere estremamente fedeli al proprio clan e ai propri obblighi sociali. I beduini, infatti, avevano particolarmente sviluppato il sentimento dell'onore, dell'ospitalità e del coraggio.
Nella società beduina le arti non potevano essere coltivate, proprio a causa della vita errabonda che i beduini conducevano. Unica eccezione era l'arte della parola. Gli Arabi, che erano soliti riunirsi in assemblee per prendere decisioni importanti, ammiravano coloro che con i discorsi riuscivano a convincere gli altri. Un posto particolare occupava, e ancora oggi occupa, la poesia. Il poeta è un personaggio importante, molto stimato; egli canta i suoi amori, le sue gioie e le sue tristezze. L'abbandono del proprio accampamento da parte della donna amata, la descrizione della luna (in arabo al-qamar se intera e al-hilal se è una mezzaluna) che illumina le lunghe notti del deserto costituiscono gli argomenti privilegiati della poesia araba preislamica (cioè prima dell'avvento dell'Islam). Durante le fiere e i mercati gli Arabi organizzavano vere e proprie gare di poesia: ogni poeta dedicava cantiche alla sua tribù e utilizzava la rima per mettere in cattiva luce la tribù antagonista. La risposta doveva avvenire seguendo sempre la stessa forma poetica.
Per mondo arabo si intende oggi l'insieme di quei paesi che riconoscono la lingua araba come lingua ufficiale. Sebbene ogni Stato arabo abbia un proprio dialetto (marocchino, egiziano, siriano, e altri), la comprensione tra le varie popolazioni è assicurata dal fatto che hanno in comune la lingua scritta, ossia l'arabo classico. A ulteriore conferma di tale comunanza linguistica e culturale è nata nel 1945 la Lega araba, un'associazione sorta tra i vari Stati arabi con l'obiettivo di coordinare le decisioni politiche e culturali. Ma al di là della politica esiste in effetti tra la popolazione dei vari Stati arabi un forte senso di appartenenza, in quanto Arabi, alla umma 'arabiyya, ossia alla "nazione araba ideale". Nazione che supera i confini dei singoli Stati e unisce tutta la sua popolazione attraverso un grande ideale comune. Gli Arabi, insomma, sentono di avere un passato, una cultura, dunque una storia, comuni.
In Arabia viveva il Camelus dromedarius, ossia il dromedario (una specie di cammello con una sola gobba), che era utilizzato per gli spostamenti delle carovane. Ribattezzati 'le navi del deserto', i dromedari riuscivano a trasportare oltre 200 kg di peso e potevano marciare moltissimi giorni senza bere acqua e con una temperatura di oltre 50 °C.