architettura
Creare, progettare, costruire lo spazio dove viviamo
L'architettura è l'attività umana che comprende l'arte e la tecnica di ideare, progettare e costruire edifici e qualsiasi altra opera che modifichi l'ambiente in relazione alle esigenze della vita degli uomini. L'architetto, dal latino architectus, e questo dal greco architèkton, parola composta del prefisso archi-, che indica "comando", e di tèkton, che vuol dire "costruttore", è colui che ricopre una funzione di invenzione e di direzione nella tecnica del costruire.
Il bisogno di costruire un'abitazione in un luogo riparato, in forma di capanna o palafitta, ha contraddistinto già le fasi più antiche della civiltà umana; quando l'uomo preistorico sceglieva il luogo per abitare considerava la posizione geografica, le condizioni climatiche, i materiali che aveva a disposizione, l'organizzazione degli spazi sia esterni sia interni all'abitazione: pensiamoci bene e ci accorgeremo che tutti questi aspetti sono rimasti ancora validi nella pratica architettonica odierna!
Ma, nel corso della storia, quando si può iniziare a parlare di vera e propria architettura?
Nel periodo paleostorico le popolazioni nomadi vivevano al riparo di piccole capanne coperte da rami e fronde d'albero; a volte i pastori stendevano teli di lana o pelli di animali sulle strutture in legno: si trattava, comunque, sempre di case instabili e provvisorie, ma di sicuro quegli uomini cercavano di migliorare la loro condizione di vita agendo anche sulle abitazioni o sulle grotte naturali, che organizzavano dividendone gli spazi e decorandole. Quindi la prima forma di architettura furono le abitazioni dei popoli nomadi. Ma quando in alcune regioni i popoli, grazie allo sfruttamento dei beni della terra, iniziarono una vita sedentaria, si svilupparono nuove forme di architettura: le capanne divennero più solide, specialmente nei tetti, realizzati con paglia impastata con il fango. I villaggi che si andavano a formare in Mesopotamia nel 6° millennio a.C. già erano dotati di cinte murarie e al loro interno vi erano luoghi amministrativi, commerciali e sacri: si formavano le prime città!
In Europa, tra 5° e 3° millennio a.C., gli insediamenti non erano così sviluppati, ma l'architettura iniziò a comparire sotto forma di grandi monumenti a carattere sacro e simbolico costituiti da menhir e dolmen, grandi pietre conficcate nel terreno da sole ‒ i primi ‒ o riunite in complessi ‒ i secondi (numerose e famose le concentrazioni in Francia e ‒ come nel caso del Santuario del Sole di Stonehenge ‒ in Inghilterra). Già nella preistoria, quindi, emerse una differenza sostanziale tra architetture dotate di spazio interno, per esempio le abitazioni, e altre più somiglianti a sculture, come i monumenti sacri.
Ma torniamo nella Mesopotamia, dove le civiltà dei Sumeri prima, degli Assiri e dei Babilonesi dopo, perfezionarono una tecnica costruttiva ancora in uso: il mattone. Inizialmente (4° millennio a.C.) in quelle regioni si usavano mattoni di argilla seccati al sole, che si rovinavano per gli agenti atmosferici e che quindi dovevano essere sostituiti spesso, ma che nel corso del 3° millennio cominciarono a essere cotti nelle fornaci, diventando così resistentissimi. Fu così che, grazie ai mattoni, in Mesopotamia potette fare la comparsa un tipo di edificio imponente, il palazzo reale, che comprendeva al suo interno svariate funzioni. Ma l'antica Mesopotamia ci ha lasciato anche un tipo di costruzione unica: la ziqqurat, complesso sacro con un tempio collocato in cima a una serie di piattaforme a gradoni.
Il contributo degli antichi Egizi fu importantissimo: le piramidi di Giza sono forse i monumenti dell'antichità più conosciuti. Ma la civiltà egizia ci ha trasmesso anche un elemento costruttivo fondamentale: la colonna di pietra sormontata dal capitello che regge un altro elemento orizzontale in pietra, chiamato architrave.
Questo sistema costruttivo, detto trilitico, avrebbe poi caratterizzato l'architettura greca, che lo portò alla perfezione nei templi, tutti progettati adottando il cosiddetto ordine architettonico (sistema di colonna-capitello-trabeazione) che dettava le proporzioni di ogni parte dell'edificio; i primi due ordini furono il dorico e lo ionico, ai quali in seguito si aggiunse il corinzio. I Greci furono anche costruttori di città: disegnarono gli spazi pubblici (le agorài) con portici ed edifici amministrativi, predisposero dei veri e propri piani regolatori con tracciati ortogonali di strade, dotarono le maggiori città di luoghi per il divertimento (teatri, stadi, palestre).
L'influenza della cultura architettonica greca si avvertì anche presso i Romani, che furono noti per la loro maestria nelle tecniche costruttive: usarono forme ricurve (archi, volte e cupole), creando spazi interni ricchi e variegati. La costruzione di questi grandi edifici ‒ pensiamo al Colosseo e al Pantheon ‒ fu possibile grazie all'uso del calcestruzzo (conglomerato di sabbia, ghiaia, scaglie di mattoni, malta cementizia e acqua) impiegato con i mattoni. Nel periodo di maggior potenza dell'Impero, i Romani fondarono moltissime città in Europa, Africa settentrionale e Asia, riportando lo schema regolare dei loro accampamenti militari (castra), con la piazza principale ‒ il foro ‒ in posizione centrale; sistemarono buona parte dei territori dominati suddividendoli in parti regolari (centuriae) e dotandoli di una fittissima rete di strade. Nell'architettura residenziale i Romani svilupparono tre tipi di case: la casa di città (domus), la casa ad appartamenti (insula) e la casa di campagna (villa). Altri tipi di costruzioni tipicamente romane furono le terme, i teatri, gli anfiteatri, i ponti.
Dopo la caduta dell'Impero romano si aprì il lungo periodo medievale, che per quanto riguarda l'architettura inizialmente si concentrò soprattutto sulla realizzazione di edifici sacri.
Dopo la diffusione del cristianesimo, le prime basiliche paleocristiane vennero edificate riprendendo e adattando lo schema delle basiliche civili romane ‒ grande navata centrale con navate laterali più piccole ‒, mentre nel mondo bizantino si preferirono chiese a spazio centrale con grandi cupole ricoperte da mosaici (per esempio, Santa Sofia a Costantinopoli, l'attuale Istanbul). Dopo l'anno Mille il senso di spazialità e monumentalità tipico dei Romani fu ripreso dall'architettura romanica, che si sviluppò in Francia, Germania e Italia: tornarono gli spazi delimitati da possenti murature, archi e coperture voltate. Anche le città ripresero importanza, dotandosi di palazzi comunali, torri, cinte murarie e sviluppando un fitto reticolo di vie e viuzze tortuose, caratteristica ancora oggi visibile nei centri medievali meglio conservati.
Lo sviluppo dell'architettura medievale arrivò al punto più alto nel periodo gotico: a partire dalla metà del 12° secolo in Francia le tecniche costruttive romaniche, già progredite, vennero sviluppate nella realizzazione delle grandi cattedrali di Chartres, Bruges, Reims, Amiens e di Notre Dame a Parigi, tutte caratterizzate da altissime navate centrali coperte da crociere ad arco acuto e illuminate da grandi rosoni multicolori inseriti nelle facciate. La grande esperienza tecnica dei magistri costruttori gotici rese possibile la realizzazione di strutture alte e snelle, con pareti sottili ‒ in alcuni casi solo vetrate ‒ sostenute esternamente da archi rampanti: queste chiese possono essere paragonate alle strutture moderne a telaio metallico!
Ma quando si arrivò a una concezione moderna dell'architettura, nella quale, come avviene oggi, prima viene progettato l'edificio attraverso disegni e modelli in scala e solo dopo viene avviata la costruzione? Il primo architetto che lavorò in questo modo fu Filippo Brunelleschi, che nel Quattrocento aprì il periodo dell'architettura rinascimentale italiana: incaricato di realizzare la cupola del duomo di Firenze, Brunelleschi prima studiò il progetto e dopo fece aprire il cantiere. Nei progetti fece uso anche della prospettiva, metodo di disegno che permette di rappresentare sul foglio oggetti tridimensionali con regole scientifiche. I concetti introdotti nella Firenze del Quattrocento saranno trascritti da Leon Battista Alberti nel De re aedificatoria, primo trattato di architettura rinascimentale, nel quale si teorizza il rapporto fra architettura e proporzioni matematiche, si riscoprono gli ordini classici, si danno direttive sulla costruzione delle città, come in un vero e proprio manuale. Nella metà del Quattrocento s'iniziarono a progettare chiese e palazzi impiegando forme geometriche elementari per le piante di questi edifici e proponendo la successione classica di colonne-capitelli-archi sia nelle facciate sia negli interni: si richiamava il mondo antico, ma con concezione geometrica moderna!
Questi principi progettuali furono applicati tra 15° e 16° secolo da Donato Bramante, prima a Milano e poi a Roma, dove disegnò il piano per il rinnovamento della basilica di San Pietro: il grande cantiere durò per oltre 150 anni e vi furono coinvolti tutti i maggiori artisti e architetti italiani del 16° e del 17° secolo, come Raffaello, Baldassarre Peruzzi, Antonio da Sangallo, Michelangelo, Carlo Maderno e Gian Lorenzo Bernini. La disciplina dell'architettura durante i primi due decenni del Cinquecento fu caratterizzata da queste nuove regole classiche, che però quasi contemporaneamente vennero anche infrante: pensiamo a Michelangelo, che stravolse l'uso degli ordini classici e concepì l'architettura come la scultura, plasmando gli spazi! A questo periodo dell'architettura, che fu chiamato manierismo, appartiene anche Andrea Palladio, il quale ebbe il merito di studiare un modello per le ville che fu ripreso a lungo nei secoli successivi, formato da un edificio centrale a pianta simmetrica, decorato con portici classici all'esterno.
Sarà ancora la città di Roma a far registrare un ulteriore cambiamento nell'architettura. Il periodo chiamato barocco, che si sviluppò nel 17° secolo e che terminò nella metà del 18°, fu caratterizzato dall'abbandono delle proporzioni degli ordini classici: si preferirono le linee ricurve, sia nelle piante degli edifici sia nelle facciate, i volumi complessi, l'uso plastico della luce, dei marmi colorati, dello stucco, della pittura e della scultura. Da Roma, attraverso le opere dei maestri barocchi Bernini, Francesco Borromini e Pietro da Cortona, queste novità arriveranno in tutta Europa, sviluppandosi specialmente in Austria e in Germania. In questo periodo, poi, furono proprio gli spazi pubblici a essere investiti da questo nuovo linguaggio architettonico: piazze scenografiche, parchi e giardini, scalinate, fontane saranno realizzati in larga misura nelle città capitali europee e l'architettura inizierà a diventare l'espressione della potenza delle nazioni. Inoltre si ampliò il campo d'azione dell'architetto, che iniziò a occuparsi di diverse discipline, specializzandosi: vi erano architetti particolarmente esperti nel progetto di parchi e giardini, altri specializzati nell'arredamento e nel disegno di mobili, altri ancora nei progetti a livello urbano. S'iniziarono quindi a individuare e definire i diversi campi disciplinari dell'architettura. Questo modo di affrontare i vasti problemi del progetto architettonico è in parte valido ancora oggi: infatti ci sono attualmente architetti che si occupano solo di urbanistica, altri che studiano gli edifici antichi e li restaurano, altri ancora specializzati nel design.
Intorno alla metà del Settecento si seguirono le nuove idee culturali e filosofiche degli illuministi che, reagendo all'irrazionalità del barocco, vollero fondare nuovi principi fissi e razionali. Si ristudiarono gli antichi edifici romani e si scoprirono i templi di Paestum, rivalutandone la grandiosità e la purezza dei volumi; ispirandosi a essi, in questo periodo, detto neoclassicismo, si arrivò alla creazione di un'architettura di pure forme geometriche (cubo, sfera, piramide), con poche decorazioni classiche. Questi concetti furono però ben presto superati e, nell'Ottocento, iniziò quella particolare tendenza del gusto architettonico chiamata eclettismo: gli stili del passato vennero tutti rivalutati e potevano essere usati indifferentemente in qualsiasi tipo di edificio. E così i nuovi quartieri delle città, espressione della nuova classe borghese, vennero costellati di edifici pubblici e privati nei quali potevano essere accostati lo stile gotico, quello rinascimentale e il barocco. Siamo dunque arrivati a un periodo di crisi del classicismo che anticipa un radicale rinnovamento nell'architettura. Questo rinnovamento iniziò alla fine dell'Ottocento con il movimento detto art nouveau, che propose l'uso di nuovi materiali (ferro e vetro), l'eliminazione dei riferimenti agli stili storici e motivi decorativi ispirati a forme naturali. Si sperimentarono nuove tecniche costruttive, prima fra tutte quella del cemento armato, che permette di costruire strutture poco ingombranti e di sviluppare impianti planimetrici liberi dai vincoli dei muri portanti.
Il rapporto tra architettura e mondo industriale, l'eliminazione delle decorazioni dagli edifici, lo studio di nuovi tipi di abitazioni che avessero superfici interne libere e ben illuminate, tetti attrezzati come giardini: furono questi alcuni dei nuovi concetti che entrarono nel mondo dell'architettura a partire dagli anni Venti del Novecento, grazie ad architetti all'avanguardia, come Walter Gropius, Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe. Essi diedero vita al cosiddetto movimento moderno, per un'architettura razionale e funzionale, che ebbe grande risonanza a livello mondiale fino agli anni Cinquanta. Nella seconda metà del Novecento, oltre all'influenza dell'architettura cosiddetta organica ideata da Frank L. Wright e Alvar H.H. Aalto, si sono sviluppate diverse correnti architettoniche in continuità o in aperto contrasto con il movimento moderno. Ma è importante sottolineare come nuove richieste della società hanno investito la pratica dell'architettura in questi ultimi decenni: il rispetto dell'ambiente e dei centri storici, l'uso dei materiali ecologici e delle tecnologie solari per il risparmio energetico, l'abbattimento delle barriere architettoniche per permettere una libera circolazione a bambini, anziani e persone portatrici di handicap sono soltanto alcuni dei criteri da seguire attualmente per una progettazione corretta di un qualsiasi tipo di edificio.
Conosciamo piuttosto bene i nomi e le figure degli architetti che si sono succeduti dal Rinascimento a oggi. Così non si può dire per i periodi storici precedenti. Eppure, qualcuno dei nomi degli architetti che hanno legato a sé la realizzazione di edifici eccelsi emerge dalle nebbie del passato. Iniziando dalla Grecia classica, per esempio, possiamo citare i progettisti dell'acropoli di Atene: gli architetti Ictino e Callicrate - coadiuvati dallo scultore Fidia - per il Partenone, oltre a Mnesicle e Filocle. Nel mondo romano fu noto Apollodoro di Damasco, che lavorò per l'imperatore Traiano, mentre tra i bizantini conosciamo l'identità dell'architetto che progettò la chiesa di Santa Sofia a Istanbul: si chiamava Antemio di Tralle.
Spingendoci nel Medioevo, incontriamo Eude di Metz, l'architetto che realizzò per Carlomagno la Cappella Palatina ad Aquisgrana. Nell'architettura romanica e gotica italiana si distinsero Lanfranco (duomo di Modena), Benedetto Antelami (battistero di Parma) e Arnolfo di Cambio (Palazzo della Signoria e cattedrale di Firenze). Nello stesso periodo in Europa conosciamo Jean d'Orbais (cattedrale di Reims) e Henry of Reynes (abbazia di Westminster a Londra).
La figura dell'architetto è considerata in modo diverso a seconda delle epoche storiche.
Solo nel Rinascimento, infatti, si è delineata la figura dell'architetto come esperto di tutte le fasi della costruzione, sia cioè degli aspetti artistici sia di quelli tecnici degli edifici: una figura professionale che è arrivata sino ai nostri giorni. Ma fino ad allora? Nell'antico Egitto, per esempio, l'architetto era un importante funzionario dello Stato, con il compito di ideare e realizzare le grandi costruzioni di templi, piramidi e palazzi, mentre in Grecia l'architetto doveva esprimere un forte senso artistico, oltre che tecnico. Presso i Romani, invece, la sua figura tornò a privilegiare gli aspetti tecnici delle costruzioni. In età medievale, infine, si conoscono gruppi di costruttori che facevano capo ad architetti i quali operavano nelle diverse città per costruire le grandi cattedrali.